Salmo del 13 novembre 2019

Dio presiede
Sal 82 (81)

"1 Salmo. Di Asaf.

Dio presiede l'assemblea divina,
giudica in mezzo agli dèi:

2 «Fino a quando emetterete sentenze ingiuste
e sosterrete la parte dei malvagi?

3 Difendete il debole e l'orfano,
al povero e al misero fate giustizia!

4 Salvate il debole e l'indigente,
liberatelo dalla mano dei malvagi!».

5 Non capiscono, non vogliono intendere,
camminano nelle tenebre;
vacillano tutte le fondamenta della terra.

6 Io ho detto: «Voi siete dèi,
siete tutti figli dell'Altissimo,

7 ma certo morirete come ogni uomo,
cadrete come tutti i potenti».

8 Àlzati, o Dio, a giudicare la terra,
perché a te appartengono tutte le genti!"


La scena per noi inconsueta è quella di una riunione ad alto livello in cui un Re convoca tutti i suoi ministri per fare il punto sull'amministrazione del regno. Il salmo ha sullo sfondo questa immagine che diventa il punto di partenza per una riflessione più alta e di largo respiro.
Anche nel libro di Giobbe c'è una scena simile, come un "consiglio della corona" in cui si vagliano le azioni umane.

"Dio presiede l'assemblea divina,giudica in mezzo agli dèi".
Ecco la corte divina riunita con il Re al centro: egli non giudica però gli uomini, come ci verrebbe da pensare, ma giudica tutti i suoi sottoposti, le potenze di questo mondo.
Un Dio in mezzo agli dei nel linguaggio biblico indica il potere di Dio al di sopra di ogni altro potere. In un mondo politeista "il Dio" è al di sopra di tutti.

A noi suona male un insieme di dei, abituati come siamo al Dio unico.
Ma la Bibbia non la pensa così: se pure esistono tanti poteri, uno solo si erge sopra tutti ed è quello dell'Eloim, del Dio di Abramo di Isacco e di Giacobbe.
Spesso penso che qualcosa di simile possiamo riscontrarlo oggi nella nostra società. Si parla spesso degli idoli dell'uomo moderno, delle varie idolatrie che ci irretiscono; ebbene il Signore dei Signori per eccellenza è al di sopra di tutto questo e ha potere su ogni altro potere.

"Fino a quando emetterete sentenze ingiuste
e sosterrete la parte dei malvagi?"

Da divina, l'assemblea prende dimensioni più terrene e i rimproveri del Re sono per queste potenze umane che giudicano e sono più favorevoli ai ricchi e ai malvagi.
Una giustizia clemente e favorevole con chi è potente, va a scapito dei deboli, non si prende cura dei loro diritti, usurpati da chi può pagare per comprarsi un giudizio favorevole.
Il Re impone loro di difendere il debole, l'orfano e il povero.

"Salvate il debole e l'indigente, liberatelo dalla mano dei malvagi!".

Da sempre il Re, il Dio dell'Esodo, prende posizione mettendosi dalla parte degli oppressi, manifestandosi come liberatore. Spesso quando ci si sente vittime di ingiustizia si incolpa Dio di essere ingiusto.
Ma il salmo non ha dubbi: il Signore è attento alla sorte di chi subisce ingiustizia e severo con chi dovrebbe portare giustizia.
Il Dio di Israele è il Dio degli orfani e delle vedove, che erano nell'antichità i più poveri tra i poveri e di cui tutti si approfittavano.

"Non capiscono, non vogliono intendere,
camminano nelle tenebre;
vacillano tutte le fondamenta della terra".

Il cuore di questi giudici è chiuso, è sordo alle parole del Re Giudice. Tutto diventa oscuro e vacillante per questa loro sordità.
Gli atti di giustizia sono le fondamenta di bene per tutta l'umanità perché rispondono alla volontà del creatore, giusto giudice.

"Io ho detto: «Voi siete dèi,
siete tutti figli dell'Altissimo,
ma certo morirete come ogni uomo,
cadrete come tutti i potenti».

Dio, che li ha costituiti giudici e capi, ricorda loro che, anche se stanno in alto, in una posizione quasi divina, sono in fondo poveri uomini destinati a morire, come muore qualunque potente di questo mondo.

"Àlzati, o Dio, a giudicare la terra,
perché a te appartengono tutte le genti!"

L'invocazione di giustizia adesso parte dal salmista, l'orante che ha bisogno della giustizia del Re. La preghiera invoca il suo aiuto, certa di essere ascoltata perché a lui appartengono tutte le nazioni della terra e nelle sue mani risiedono giustizia e potenza.

Perché un salmo così? Che preghiera è?
Nei suoi termini poetici è una manifestazione della delusione per come è vissuta la giustizia in questo nostro mondo.
L'umanità tutta e ognuno di noi sarà sempre come ci vede nella verità Gesù: "affamati e assetati di giustizia" (Mt 5,6).
Questa fame sarà saziata dal Signore, l'unico giusto, che è il potente su tutti i poteri che schiacciano l'uomo.
E' la bella notizia del Salmo: il Signore non permetterà a nessun altro potere, che sembrerebbe distruttivo e illimitato, di continuare la sua corsa.
Egli metterà un limite ai re della terra, come ci insegna tutta l'Apocalisse di Giovanni (cfr. Ap 18, 9) e ridurrà a nulla i principati e le potenze (cfr. 1Cor 15, 24-28) come ha annunciato Paolo.
Possiamo rivolgerci a lui con fiducia filiale per essere accolti, trovare giustizia ed essere liberati.

Commenti

  1. Per capire il salmo, che è di natura politico-giudiziaria, bisogna tenere presente quello che avveniva
    un tempo: un sovrano convocava i suoi ministri o governatori di provincia perché rendessero conto
    della loro amministrazione. Stando in piedi, il sovrano rivolgeva un discorso di denuncia e
    pronunciava la sentenza. Le colpe si riferivano alla cattiva amministrazione, alla corruzione e tutto
    ciò che aveva portato alla instabilità e alla confusione. Gli imputati si difendono come possono,
    richiamandosi alla loro posizione sociale e ai loro privilegi: ma non si ammettono eccezioni. Il
    sovrano pronuncia una sentenza di morte.
    Questo modello viene proiettato alla corte celeste. Il tribunale supremo di Jahweh è insediato
    nell'ambito del consiglio della corona celeste. Giudice e sovrano è 'Elohim, imputati sono gli
    'elohim, divinità pagane (v 1).
    La requisitoria punta sulla violazione del diritto e della giustizia (w 2-4). La sentenza inappellabile è
    quella capitale (w 5-7). Dimostrandosi ingiusti, gli dèi si dimostrano inesistenti e privi della qualità
    dell'immortalità divina. La morte di questi dèi non è che il sigillo della loro non-esistenza e
    "infernalità".
    Il giudice -re supremo- si ritira, acclamato dai suoi fedeli.
    (www.figliedellachiesa.org)

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  2. I vers.6-7 esplicitano il giudizio divino: queste “divinità” saranno sottoposto al comune giudizio di tutti, perché, anche se sono “dèi”,moriranno come ogni uomo, e cadranno come anche tutti i potenti cadono. “Alzati, o Dio, a giudicare la terra, perché a Te appartengono tutte le genti” dice il ver.8. Questo “alzati” è espresso con il verbo della risurrezione. Gesù è Dio che risorge dai morti, primogenito dell’umanità nuova.
    (Giovanni Nicolini)

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  3. La requisitoria esordisce in forma di domanda, e continua in forma d’esortazione: “Fino a quando emetterete sentenze ingiuste e sosterrete la parte dei malvagi? salmista in tal modo introduce nel salmo la sostanza delle riprensioni di Dio per mezzo dei profeti. Il salmista prosegue rivolgendosi a Dio con la desolata constatazione dell’impenitenza dei giudici iniqui: “Non capiscono, non vogliono intendere, camminano nelle tenebre; vacillano tutte le fondamenta della terra”. L’ingiustizia dei giudici scardina il vivere civile.
    (www.novena.it)

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