Prima lettura del 9 novembre 2019

Vidi che l’acqua scaturiva
Ez 47, 1-2.8-9.12

"In quei giorni, [un uomo, il cui aspetto era come di bronzo,] mi condusse all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno, fino alla porta esterna rivolta a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro.
Mi disse: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Àraba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina»".


Oggi la liturgia ci regala una delle più belle visioni della Bibbia. L'acqua ha già di suo un fascino particolare; nella Scrittura è carica di significati profondi. La profezia di Ezechiele ne manifesta alcuni, esaltando la bellezza simbolica di questo elemento caro a tutte le religioni.

"Un uomo, il cui aspetto era come di bronzo, mi condusse all’ingresso del tempio".
Ezechiele è in esilio a Babilonia, a 2000 chilometri da Gerusalemme.
Quella che vive è un'esperienza dello Spirito che, partendo dalla terra di esilio, lo porta alle soglie del tempio nella città santa, con un pellegrinaggio di speranza.

"Vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente".

L'oriente è il luogo della luce, dove sorge il sole. Per questo i templi erano così orientati. Dal lato apposto, l'occidente, luogo del tramonto e della notte, rappresenta le tenebre e il male. Nonostante l'esilio e tutte le vicende dolorose del popolo eletto, sorge e risplende ancora la luce.
A questo simbolo, già bello, si aggiunge che "usciva acqua verso oriente".
La fecondità, la purificazione, la vita, tracima dal tempio che si credeva abbandonato dalla presenza di Dio per i peccati del popolo. È una visione che fa sgorgare la speranza dal cuore degli esiliati e di quelli rimasti nella città santa.

L'acqua fluisce, come da una sorgente e va verso il basso, verso il mar Morto, tristemente noto per la sua sterilità per l'eccessiva concentrazione di sale che impedisce qualsiasi forma di vita.
"Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Àraba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque".
Dove la vita è impossibile la visione mostra un'esaltante immagine di fecondità e di benedizione, che ricorda quella originaria della creazione nei primi capitoli della Genesi.
"Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà".
La vita viene dall'acqua ed è possibile solo con l'acqua. Ad un semita, costretto all'aridità del deserto di Giuda, è chiaro quanto l'acqua sia vita.
Dal tempio sgorga il fiume, e "fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno" (Gv 7, 37), profezia del costato di Gesù, nuovo tempio di incontro tra uomo e Dio.

"Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno".
Sembra di leggere il Salmo 1, dove il fedele è descritto come albero fecondo carico di frutti. Il torrente che esce dal tempio rende feconde le terre deserte che attraversa, popolandosi sulle rive di alberi sempreverdi.

"I loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario".
È una fecondità straordinaria, sovrabbondante, a motivo delle acque divine e santificate dal tempio.
"Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere" (Sal 1,3).

In natura non esiste albero che dà frutto ogni mese, con foglie sempre vive. La certezza della riuscita di ogni opera dice che si sta parlando di un'umanità vivificata da una forza che non viene da sé.
Il Signore è fonte di questa "sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna" (Gv 4, 14).

"I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina".

Cibo e medicina, sazietà e salute: altri segni di benedizione, di assenza di sofferenza e sollievo della fame. Gli assetati, i malati, i bisognosi trovano in quest'acqua la cura, il refrigerio, la fine dell'arsura.
La benedizione originale, che precede il peccato di Adamo, non si ferma con la caduta successiva di ogni uomo e in Abramo diventa promessa di una discendenza che porterà il virgulto nuovo del Messia.
Questa è la caratteristica fondamentale del Dio biblico, fedele nel suo amore curativo, benedicente e bene operante per i suoi figli.

Gli esiliati pensavano che fosse finito tutto, il tempio raso al suolo, finiti i rivoli di sangue dei sacrifici che dall'altare scendevano nei giorni della Pasqua, finito il suono del corno, i canti, gli inni, che riempivano l'aria di preghiera e di lode.
Ma questo tempio che Ezechiele vede e mostra agli esiliati inariditi nella speranza, è immerso nelle acque dove pullula una nuova vita, che contagerà con la forza battesimale tutti i popoli e tutta l'umanità.
Quanto bisogno abbiamo nei nostri giorni di vedere con gli occhi di Ezechiele! Quanta fecondità aspettiamo per scoprire sanate le arsure delle nostre ferite!
Ezechiele parla a noi e alla nostra terribile certezza che non ci sia più un luogo in cui Dio e gli uomini possano tornare a incontrarsi e cantare.
La sua visione ci immerga nella speranza e ci curi la vista per cogliere la fecondità nuova che nasce, inaspettata, dalle fondamenta della chiesa universale.

Per concludere vi rimando ad un bellissimo articolo di Luigino Bruni, in Avvenire dell'11 maggio, che coglie con grande maestria la grandezza di questo brano di Ezechiele.

Commenti

  1. Il messaggio di Ezechiele al popolo ancora in esilio è forte: attualmente disperso, ritroverà il suo centro vivificante, perché Dio sarà di nuovo in mezzo a esso, e lo inonderà di vita e benedizione in modo ancora più abbondante di prima, in modo addirittura straripante.
    (Marco Pratesi)

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  2. Le acque scendono nell'Araba, cioè nella depressione del Giordano e del Mar Morto, portando ovunque vita. Le acque del Mar Morto, sterili a motivo della eccessiva concentrazione salina, diventano feconde. Quel paesaggio spettrale, legato nella memoria biblica alla punizione del peccato di Sodoma e Gomorra (cf. Gen 13,10; 19,24-25), diviene un tripudio di vita per animali (pesci), piante (che crescono lussureggianti sulle rive), e uomini (che possono nutrirsi di frutti straordinariamente abbondanti e curarsi con foglie mai vizze).
    (Marco Pratesi)

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  3. Ezechiele vede questa visione profetica ma, più tardi l'apostolo Giovanni la vedrà realizzata, attraverso la morte del Cristo, per la redenzione dell'umanità. L'acqua ed il sangue che sgorgheranno dal fianco del Cristo sono i segni della nostra salvezza essi rappresentano il battesimo e l'eucarestia.
    (CMP Italia)

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