Vangelo del 25 novembre 2019

Tutto quello che aveva per vivere
Lc 21, 1-4

"In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere»".


Una delle cose più complicate della vita è il rapporto che abbiamo con la ricchezza e in particolare con il denaro. È difficile riconoscere la propria avarizia che spesso sconfina nell'idolatria come ci ricorda Paolo (cfr. Col 3,5). Gesù ha parecchie parole sulla ricchezza e il brano di oggi è una occasione in cui interviene per convertire il cuore dei discepoli e il nostro.

"Gesù, alzàti gli occhi".
Gesù è nel tempio, ci è andato ad insegnare al popolo e per rispondere alle domande sempre più provocatorie del clero e dei dignitari del suo tempo.
Il vangelo sottolinea che, per guardare gli altri, alza gli occhi: è sempre più in basso rispetto a chi incontra. È il posto che si è scelto davanti a tutta l'umanità e ad ogni uomo in particolare.
Da questo punto di osservazione egli penetra nelle intenzioni più intime. Non guarda e non giudica dall'alto in basso; parla non per condannare ma per rivelare i cuori.

"Vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio".
Fare un'offerta per opere religiose è sempre un vanto. Nei nostri paesi, in un passato recente e non del tutto dimenticato dalla prassi religiosa, si attaccavano alla veste della statua della Madonna o del Santo in processione, le banconote, davanti a tutti, affinché si sapesse l'entità dell'offerta.
Sono usanze che vengono da lontano. Anche il grande tempio di Gerusalemme e tutta l'organizzazione che vi ruotava attorno, era mantenuta dalle offerte fatte pubblicamente.
Il posto era tutt'altro che nascosto: nel recinto del “tesoro”, aperto anche alle donne, c'erano tredici feritoie a forma di tromba rovesciata verso il basso. Lì venivano gettate le monete rigorosamente ebraiche; le pareti metalliche ne amplificavano il rumore.
Le offerte dei ricchi attiravano l'attenzione anche dei più distratti con lo scampanio che facevano le molte monete versate.

"Vide anche una vedova povera".
Vide chi normalmente nessuno vedeva, invisibile e inascoltato, chi passa nella vita senza fare rumore.
I poveri nessuno li calcola, non portano reddito, semplicemente vengono scansati perché "impoveriscono" e disturbano con la loro presenza fastidiosa.
Lo sguardo di Gesù è capace di accogliere ognuno. Nessuno è da lui ritenuto indegno della sua attenzione. Il suo sguardo è quello del Padre, che tiene in conto gli orfani e le vedove.

"Che vi gettava due monetine".
Anche senza sapere il valore si capisce che "due monetine" sono una miseria. Davanti a tante ricchezza l'offerta della vedova si fa notare per la sua povertà.

"In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti".

Ecco la considerazione di Gesù che non ha come metro il valore corrente delle monete. Il metro è un altro e in questa visione la donna ha messo più di tutti.
Ora Gesù rivelerà il perché del suo giudizio.

"Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo".

Offrire il superfluo, ciò che cade dalla tasca, lo possono fare tutti senza che cambi niente come atteggiamento finale di fronte a come si concepisce il vivere e anche il morire.
Qui l'attenzione non è più su quanto contribuire per arricchire il tempio, ma sul cuore con cui si dona, sul coinvolgimento che il dono comporta.
Per chi era fondante il rapporto con Dio? Chi ci aveva investito tutte le sue speranze?
Non certo i ricchi, che comunque nei loro averi riponevano la loro sicurezza.

"Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere".

Una donna, povera, si scopre colei che più si è coinvolta nella preghiera e nell'offerta di se stessa. Si priva del necessario per vivere a favore del tempio, rimette al Signore la sua possibilità di vita e spera.
"Tutto quello che aveva per vivere", ricorda il dono della vedova di Sarepta, durante la grande carestia, che fa le ultime due focacce, una per saziare il profeta Elia e una per lei e il figlio, finendo l'ultima farina rimastale; poi non le restava che la morte (cfr. 1Re 17, 9ss).
Entrambe compromettono la loro sussistenza futura su un'ultima speranza, entrambe trovano chi sente il loro cuore e non lascia cadere quel gesto decisivo, ultimo, definitivo.
Gesù capovolge così il criterio dell'apparenza verso Dio a favore della verità del cuore e di una vera generosità. Bella lezione per i discepoli e per noi!

Questa donna è ammirata e lodata da Gesù perché vive il suo stesso distacco dalle ricchezze, il suo stesso abbandono al Padre, senza cercare sicurezze materiali, senza preoccupazioni sul domani, di cosa mangiare e di cosa vestire (cfr. Mt 6, 25-26).
Non sarebbe stato possibile per Gesù arrivare a donare tutto ai suoi, proprio tutto nell'ultima cena e poi sulla croce, se non avesse rimesso la sua vita nel "tesoro" che nessuno poteva togliergli, cioè nel cuore del Padre.

Commenti

  1. È bella la parola gettare perché non è né il deporre, né il
    custodire, è il buttar via, tanto è vero che anche le immondizie si
    chiamano le cose gettate. Tutto ciò che avanza si getta via. Per i
    ricchi è ciò che avanza che gettano via, ma chi ha niente che cosa
    getta via? La sua vita. Costei invece dalla sua penuria, in greco c’è
    una parola che dice l’ultimezza cioè occupa proprio l’ultimo posto,
    perché chi serve occupa sempre l’ultimo posto. Chi occupa il primo
    posto semplicemente sta sopra gli altri, li domina, fa sì che gli altri
    gli servano o lo servano. Chi invece serve si pone ultimo. E l’amore
    per sé si esprime nel servizio, nella stima dell’altro, nel porsi ultimo.
    Per questo Dio è l’ultimo di tutti, è servo di tutti, è il Figlio
    dell’uomo, ultimo di tutti, servo di tutti. E costei, nel suo esser
    ultimo, proprio perché è ultimo gettò tutta la vita che aveva, dice il
    testo greco, cioè interpreta quelle due monetine con tutte le sue
    sostanze; in realtà usa la parola vita per dire che in quelle due
    monetine c’è tutta la sua vita e lei getta se stessa, perché ha nulla
    da dare e dà se stessa, tutto quanto che aveva. Cioè in fondo
    cos’ha? Niente, dà se stessa con quel gesto.
    (Silvano Fausti)

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  2. Nel giudizio di Gesù la povera vedova ha dato più dei ricchi, perché ha dato tutto ciò che possedeva. Ella affida a Dio la propria vita senza angustiarsi e preoccuparsi. Mette in pratica alla lettera l'insegnamento di Gesù: "Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete... Non cercate ciò che mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta" (Lc 12,22-31).

    A Dio non si deve dare né tanto né poco né nulla, ma tutto ciò che siamo e abbiamo, perché "noi siamo suoi" (Sal 100,3). L'unica cosa da fare è corrispondere liberamente al suo amore totale (cfr Lc 10,27).
    (Lino Pedron)

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  3. La logica di tutto questo racconto fatto di pause, di silenzi, dell’ascolto
    delle monete, dello sguardo di Gesù sulla gente, sguardo
    interessante perché non è uno sguardo vojeuristico di chi ama fare del gossip sulle persone, ma uno sguardo che coglie in profondità quello che sta avvenendo spassionatamente, perciò è uno sguardo autorevole come sono autorevoli le sue parole. In tutta questa logica il primo approdo non è tanto: adesso dobbiamo fare anche noi come la vedova, il che ci mette subito in affanno e ansia di prestazione, ma
    mi sembra che la logica, prima di poter fare anche noi così, o
    comunque il passaggio indispensabile per avvicinarci per fare anche noi così, è capire che Dio è così. Quindi il primo insegnamento di
    Gesù sulla vedova è aiutarci a capire che guardando quella persona lì capiamo chi è Dio. Poi allora, può darsi, che diventiamo capaci anche noi di fare altrettanto. Come quando si ascolta le beatitudini, il primo obiettivo non è che adesso devi essere mite, costruttore di pace, devi povero di cuore; certo, se lo sei, sei beato, ma quello è il ritratto del Signore innanzitutto ed è perché lui è così che noi possiamo essere figli di cotanto padre e fratelli di Gesù.
    (Silvano Fausti)

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  4. Una donna che getta nel tesoro del tempio tutto ciò che ha per vivere, tutta la sua vita. Un gesto nascosto, una cifra irrisoria come quelle monetine di rame che spesso non sappiamo come smaltire. Ma agli occhi di Dio la sua vita è preziosissima e gettandola nel tesoro ne diventa parte.

    Il Signore stesso per vederla deve alzare il suo sguardo, verso il cielo, verso il Padre! Quel tutto ciò che possiede ora diventa inestimabile patrimonio di Dio. La donna riscopre così la sua preziosità agli occhi del Signore e si inserisce in quel flusso d’amore e di beni a cui il tesoro del Tempio doveva, o avrebbe dovuto, servire. I beni donati al tempio, infatti, dovevano essere utilizzati per pagare le spese dello spazio sacro e per l’aiuto dei più bisognosi, forestieri, orfani e vedove appunto.

    In qualche modo il suo coraggio c’invita a non trattenere per noi la nostra vita, per quanto povera possa sembrarci. Gettarla nel cuore di Dio permetterà al Signore di gettare in noi la sua vita, di beneficiarci di tutto il tesoro!

    Chiediamo oggi al Signore il coraggio di vivere sempre più intensamente le tue relazioni d’amore per Dio, per te stesso, per i poveri fratelli e sorelle che ti circondano e per quella parte di creato che affidato alle tue cure, chiediamo di entrare nel mistero dello scambio di doni proprio dei veri innamorati, in cui ciascuno dona all’altro tutto ciò che ha e possiede!

    Narciso Sunda SJ

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  5. O signore Gesù nel tuo sguardo di compassione è custodito il segreto di ogni cuore . Tu hai riconosciuto la forza dell' amore nascosta nella povera offerta della vedova e il suo dono senza misura. Accogli ora ciò che io posso offrirti nella povertà della mia vita e il tuo Spirito che viene in soccorso alla mia debolezza, ricolmi con la sua forza ciò che manca al mio dono.

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  6. Alzati gli occhi, vide … Vide anche” (vv. 1.2). In questi pochi versetti che oggi il vangelo ci offre, protagonisti sono gli occhi di Gesù. Occhi che “sempre aperti osservano / le sue pupille scrutano gli uomini” (Sal 11,4). Occhi che guardano e vedono, non sbirciano fugacemente per giudicare ma si posano e osservano oggetti e persone. Non guardano oltre ma guardano e vedono la realtà, una realtà che osservata con un occhio “semplice” (Lc 11,34) diviene rivelativa.

    Gesù vede anche... Gesù, di fronte al tesoro, il luogo più prezioso della casa di Dio, vede tutti e ciascuno. Vede chi getta tanto, il di più, e vede la mancanza, una mancanza assoluta: una vedova, povera. Questa donna manca del marito, manca della relazione essenziale di amore, e manca di beni, manca del necessario per vivere. Anche i poveri li possiamo vedere sempre, ma noi che sguardo rivolgiamo loro? Limpido e semplice come quello di Gesù? Gesù “alza gli occhi” (v. 1) per guardare proprio quello che noi spesso sfuggiamo, ciò da cui noi distogliamo lo sguardo.

    Gesù vede una mancanza colmata dal donare, non dal ricevere. Questa povera vedova che non ha di che vivere mette letteralmente “tutta la vita che aveva” (v. 4) nel suo dono; dona la vita. Questo il suo unico tesoro, il suo tutto, donato per quello che per lei è il vero tesoro, Dio. Follia? O estrema fiducia? Gesù nel suo insegnamento aveva detto: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (cf. Lc 12,34): il cuore di questa donna non è diviso tra diversi padroni, è completamente abbandonato al suo unico tesoro, Dio. Essa non si fa paralizzare dalla sua povertà, dalla sua pochezza, ma dona tutta la sua mancanza in un fiducioso abbandono al Dio della promessa: “Se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?” (Mt 6,30).

    Quella donna non è lì per Gesù, non è una sua discepola, non lo sta seguendo per ascoltarlo. Nessuno saprebbe nulla di questa donna se Gesù non avesse visto e raccontato ciò che aveva fatto. Eppure proprio ora, alla fine del suo ministero, quando egli stesso sta per donare il suo tutto, è proprio lei “a raccogliere l’eredità del messaggio di Gesù: ‘In verità io vi dico’. C’è un insegnamento, un insegnamento importante. È come se Gesù mettesse in cattedra una poveretta, direbbe qualcuno” (A. Casati).

    sorella Elisa

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  7. Bella l' ultima affermazione, di Casati
    Mette in cattedra una che non te l'aspetti
    Una che non merita secondo la logica del rumore, del chiasso, apparire

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  8. Si, Gesù mette in cattedra una poveretta ad insegnarci, ad insegnarmi come dare tutto di se stessi, proprio come ha fatto lui, fino alla croce... io riconosco quanto sono attaccata ai beni, alle cose, incapace di donare... salvami Gesù..

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  9. Dinanzi alla tua Parola, Signore, riconosco la mia avarizia. La rimetto a te, affinché la trasformi in grazia e generosità.

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  10. È bella la parola gettare perché non è né il deporre, né il
    custodire, è il buttar via, tanto è vero che anche le immondizie si
    chiamano le cose gettate. Tutto ciò che avanza si getta via. ... Mi ha molto colpito questo commento questa sottolineatura ... Mi ha fatto fare i conti con me che credendomi ricca non so "buttare" la mia monetina ... Signore fammi dono di una consapevolezza maggiore di quello che sono: piccola,povera

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  11. La vedova povera ha messo più di tutti, ha condiviso, ha dato tutto quanto aveva per vivere. Mi fa tanta tenerezza questa donna, non solo è povera, ma anche vedova è una donna sola. Il suo gesto mi commuove.
    Signore che il gesto di questa donna di grande ricchezza, perché dona se stessa, sia per me un esempio da imitare. Insegnami a donare, a condividere a non trattenermi niente come fanno i ricchi che donano il loro superfluo.

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