Salmo del 23 novembre 2019

Tu non abbandoni chi ti cerca
Sal 9, 1-11

1 Al maestro del coro. Su «La morte del figlio». Salmo. Di Davide.

2 Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
annuncerò tutte le tue meraviglie.

5 Gioirò ed esulterò in te,
canterò inni al tuo nome, o Altissimo,

4 mentre i miei nemici tornano indietro,
davanti a te inciampano e scompaiono,

5 perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa:
ti sei seduto in trono come giudice giusto.

6 Hai minacciato le nazioni, hai sterminato il malvagio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.

7 Il nemico è battuto, ridotto a rovine per sempre.
È scomparso il ricordo delle città che hai distrutto.

8 Ma il Signore siede in eterno,
stabilisce il suo trono per il giudizio:

9 governerà il mondo con giustizia,
giudicherà i popoli con rettitudine.

10 Il Signore sarà un rifugio per l'oppresso,
un rifugio nei momenti di angoscia.

11 Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché tu non abbandoni chi ti cerca, Signore".


Ci fermiamo a meditare i primi 11 versetti del Salmo 9, una vera esplosione di gratitudine.
È il canto di un "povero di Jahweh", come è chiamata nella Bibbia una persona di fede che non conta niente ma che ha in Dio il suo difensore.

"Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
annuncerò tutte le tue meraviglie".

Rendere grazie e annunciare le opere meravigliose di Dio è un tutt'uno. La gratitudine è frutto di un dono ricevuto; quando la gioia è al colmo, grande è il desiderio di raccontare, è incontenibile la meraviglia per come si è scampati alla morte.

"Gioirò ed esulterò in te,
canterò inni al tuo nome, o Altissimo".

Il salmista non sente Dio lontano, si sente vivo in lui e in lui può gioire ed esultare. Il centro della sua vita è questa presenza, per cui sente il bisogno di cantarne le lodi.
Il Nome indica l'intimità, l'identità profonda di una persona. Per questo gli ebrei non nominavano Dio, consapevoli di non poter racchiudere, in un solo nome, l'interezza della sua santità infinita.
Il salmista innalza inni di lode a questo nome che per lui è Salvezza!
Il salmo si sofferma tante volte sul nome: il nome dell'Altissimo che è esaltato, il nome dei malvagi che è cancellato.

"Mentre i miei nemici tornano indietro,
davanti a te inciampano e scompaiono".

I nemici di questo povero sono tanti, forti, avanzano, lo assediano: eppure sono messi in fuga dal Signore.
Coloro che erano intralcio e impedimento per il povero, che volevano farlo cadere, inciampano essi stessi nei loro tranelli. Scompaiono come nebbia appena si alza il sole e tutta la loro potenza svanisce nel nulla. Dei malvagi non rimane traccia, come dice l'ultimo versetto del Salmo 1.

"Perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa:
ti sei seduto in trono come giudice giusto".

Quando tutto sembrava perso per il povero, ecco sorgere il giudice di cui si ha bisogno: sostiene chi è oppresso, si mette dalla parte più debole, cura il sofferente.

"Hai minacciato le nazioni, hai sterminato il malvagio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre".

Le nazioni potenti e gli uomini malvagi avranno il nome cancellato, non ci si ricorderà più di loro, neanche per sentire rancore o vendetta.
Questa frase mi ricorda la "Damnatio Memoriae" dei romani, cioè la "condanna della memoria" che consisteva nella distruzione di tutte le tracce dell'esistenza di un nemico del popolo in modo che non potesse essere tramandato ai posteri.
Non solo le opere, ma anche il nome, l'identità del malvagio, ciò che faceva paura al solo sentirlo nominare, tutto è cancellato senza lasciare traccia.
"È scomparso il ricordo delle città che hai distrutto".

Neanche le macerie rimangono a ricordare il male di una città opprimente.
È un dono prezioso dimenticare; il male ricevuto di solito continua a penetrare come un'ustione che non ferma la sua piaga bruciante; solo la misericordia di Dio può fermare tale dolore.

"Il Signore sarà un rifugio per l'oppresso,
un rifugio nei momenti di angoscia".

Quando ci si sente oppressi da un male che non si riesce a reggere, si cerca materialmente un angolino in cui stare al sicuro, un riparo dall'angoscia.
Anche il buio può essere di conforto perché ricordo ancestrale del riparo nel ventre della madre prima di nascere. Questo rifugio per un adulto è il Signore. Beato chi ha sperimentato l'amore liberante di Dio e in lui può rifugiarsi e sentirsi al sicuro.

"Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché tu non abbandoni chi ti cerca, Signore".

Dalla lode alla fiducia: questo è il percorso del salmista nella preghiera. La memoria dei doni ricevuti e delle opere che il Signore ha fatto sono l'alimento di questo cammino.

Il Signore non abbandona, non mortifica la ricerca!
Questa certezza ci conforta: anche quando i nostri occhi non trovano subito una via di scampo, una luce di pace, sappiamo che il Signore è già in cammino per raggiungerci e che la nostra ricerca sarà coronata dall'incontro, dal riposo in lui, perché il suo nome è Emmanuele, Dio con noi.

Commenti

  1. Il salmista confessa la sua fede, dicendo: «Il Signore sarà un rifugio sicuro per l’oppresso, un rifugio sicuro in tempo d’angoscia» (v. 9). Nei Salmi si intrecciano sempre dichiarazioni di fiducia e richieste di aiuto, che a volte diventano vere e proprie grida di aiuto. Perché è chi crede che chiede, è chi ha fiducia che osa aprire la bocca e levare il suo grido a Dio.

    Vi sono, però, momenti della nostra esistenza in cui la fiducia è messa a dura prova. In questo versetto risuona la speranza per il futuro, che presuppone però di saper attendere. I verbi sono al futuro: il povero non sarà dimenticato, la speranza dei miseri non sarà delusa… Il futuro è il tempo che indica la promessa e il fatto che il verbo si trovi nella forma passiva indica che è Dio il soggetto di quella promessa: Dio non dimenticherà il povero, Dio non deluderà la speranza dei miseri.

    Nei momenti più duri è necessario saper attendere con fiducia, sapendo che Dio manterrà le sue promesse. La fede cristiana guarda al futuro con speranza, anche quando l’apparenza dice il contrario. E dunque anche la preghiera guarda al futuro, chiedendo a Dio di essere «un rifugio sicuro in tempo d'angoscia», e contemporaneamente sapendo che «certamente» Dio non ci dimentica e non deluderà le nostre speranze.
    (Marco Gisola)

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  2. Questo Salmo è un canto di ringraziamento che Davide ha composto dopo aver ottenuto giustizia, perchè Dio ha giudicato le nazioni malvagie e lo loda per essere quel Dio in cui gli afflitti possono confidare, parla di Dio come il vero Giudice e speranza per gli afflitti,  per chi è oppresso, per chi è maltrattato. Dio è il giudice che opera con giustizia.

    Davide chiede a Dio di liberarlo dalle sofferenze, e invoca Dio di liberarlo dalla morte in modo che lui possa lodarlo.

    Il Salmo si conclude con l’affermazione che il Signore incuta al mortale il timore del suo giudizio affinchè possano capire che essi sono solo dei mortali e che non possono opprimere coloro che hanno fiducia nel Signore.
    (Norma Semprebene)

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  3. Questo salmo è stato definito “il manifesto degli anawim”, è una preghiera dei poveri.
    Il significato originale della parola ebraica “anawim” sembra richiamare il gesto del curvarsi, simbolo di una situazione di povertà. Il successivo uso biblico e quindi religioso fa però riferimento a persone discrete, umili, sottomesse, miti, che esprimono un atteggiamento di sottomissione fiduciosa verso Dio. Anche nelle altre parole ebraiche sinonime di “anawim”, risultano presenti entrambi gli aspetti, quello sociale e quello teologico, molto usati anche dai profeti: i poveri socialmente e gli umili.


    Qui i protagonisti del salmo sono: il povero, Dio che è re e giudice, le nazioni. Il tema è quello affrontato anche da altri salmi: come può Dio tollerare il male e permettere la sofferenza del povero e dell’innocente? Al centro dell’attenzione viene posto il povero, verso cui convergono sia l’interesse maligno dell’empio sia quello benefico di Dio.
    (giovani domenicani)

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  4. Signore gli afflitti possono confidare e sperare in te. Dammi il coraggio e la forza di fidarmi di te, soprattutto quando i dubbi che mi vogliono allontanare da te si fanno pesanti come macigni. Ti prego Padre, tu non lasci solo chi ti cerca.

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