Prima lettura dell'8 novembre 2019

Da Gerusalemme e in tutte le direzioni
Rm 15, 14-21

"Fratelli miei, sono anch’io convinto, per quel che vi riguarda, che voi pure siete pieni di bontà, colmi di ogni conoscenza e capaci di correggervi l’un l’altro. Tuttavia, su alcuni punti, vi ho scritto con un po’ di audacia, come per ricordarvi quello che già sapete, a motivo della grazia che mi è stata data da Dio per essere ministro di Cristo Gesù tra le genti, adempiendo il sacro ministero di annunciare il vangelo di Dio perché le genti divengano un’offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo.
Questo dunque è il mio vanto in Gesù Cristo nelle cose che riguardano Dio. Non oserei infatti dire nulla se non di quello che Cristo ha operato per mezzo mio per condurre le genti all’obbedienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la forza dello Spirito.
Così da Gerusalemme e in tutte le direzioni fino all’Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo. Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunciare il Vangelo dove era già conosciuto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui, ma, come sta scritto: «Coloro ai quali non era stato annunciato, lo vedranno, e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno»".


Paolo non conosce i cristiani di Roma. Non ha fondato lui quella comunità; altri gli hanno parlato dei fratelli a cui si rivolge progettando l'ennesimo viaggio missionario nella città eterna. Nell'anno 58 circa, progetta di andare in Spagna, limite del mondo conosciuto, affinché il Vangelo arrivi "fino agli estremi confini della terra" (At 1,89), e di fermarsi a Roma, "Caput Mundi".
Ciò che scrive è la presentazione del suo Vangelo e per farsi conoscere mostra il suo cuore, la perla trovata nella sua vita e dalla quale non si è più separato.

"Sono anch’io convinto, per quel che vi riguarda, che voi pure siete pieni di bontà, colmi di ogni conoscenza e capaci di correggervi l’un l’altro".
Pur non conoscendo la comunità di Roma ne ha già una visione positiva, ed è convinto che siano capaci di correggersi a vicenda per superare i problemi che nascono dal condividere le loro vite nel nome della fede in Cristo.

"Su alcuni punti, vi ho scritto con un po’ di audacia".
È vero, in questa lettera Paolo si è espresso molto esplicitamente sui grandi temi della fede, con profondità dottrinali fino a quel momento mai raggiunti nelle prime comunità e spingendosi più in avanti rispetto alle lettere precedenti.
Proprio questa audacia rende la lettera ai Romani il manifesto della meravigliosa originalità dell'esperienza cristiana, con aspetti dottrinali di estrema importanza

"A motivo della grazia che mi è stata data da Dio per essere ministro di Cristo Gesù tra le genti".
Paolo ha sempre chiara la coscienza della sua vocazione e della sua missione verso i pagani. Sta arrivando alla fine della sua instancabile vita e ha sviluppato una fede adulta e profonda. Giustamente può definirsi "ministro" e servitore, inviato cioè da Cristo fra i pagani.
È altissima l'esperienza di fede vissuta nella sua missione; non era per Paolo una funzione o un semplice lavoro.

"Adempiendo il sacro ministero di annunciare il vangelo di Dio perché le genti divengano un’offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo".

L'evangelizzazione è vissuta come una grande liturgia e l'offerta è le fede che incredibilmente è nata tra coloro che non conoscevano la Scrittura, le genti, i lontani, gli insalvabili.

"Questo dunque è il mio vanto in Gesù Cristo nelle cose che riguardano Dio".

La fiducia che il Signore gli ha manifestato, nella grandezza della sua chiamata, è il suo vanto, gemma preziosa che condivide con i fratelli.
Paolo si vanta dei doni di Dio, della sua misericordia e di niente altro.
Quello che rimane di lui, quello che va ricordato, è che il Signore ha operato per mezzo suo tra i pagani "con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la forza dello Spirito".

"Così da Gerusalemme e in tutte le direzioni".
Le cartine in fondo alle nostre Bibbie dicono quanto fosse esteso il campo d'azione e il viaggiare dell'apostolo, al servizio della fede.
La visione di Isaia aveva profetizzato che tutti i popoli sarebbero stati attirati dalla città santa, come una madre che attende e accoglie i suoi figli (Is 60, 1-6).
Dopo la morte e resurrezione del Cristo, da Gerusalemme la salvezza, prima esclusiva di un popolo, si era allargata a macchia d'olio su tutti i popoli e in tutte le direzioni, mostrando che la portata salvifica voluta dal Padre era per l'umanità intera.

La Parola non può essere incatenata in una sola città, ma divincolata dai recinti religiosi, è inviata per realizzarsi con la fecondità mondiale voluta dal Padre.
Paolo è scelto come motore propulsivo di questa forza centrifuga che raggiunge ogni angolo della terra.

"Mi sono fatto un punto di onore di non annunciare il Vangelo dove era già conosciuto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui".

Osare sempre più al largo di tutti, arrivare in terre pericolose per chiunque, avvicinare i più disparati credi e culture diverse dalle sue: questa la peculiarità dell'evangelizzatore Paolo, per portare la novità del vangelo verso i luoghi dove non era mai stato annunciato.

"Coloro ai quali non era stato annunciato, lo vedranno, e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno".
Con un piccolo inno, che risente di versetti di salmi e del profeta Isaia (52,15), Paolo esalta questo dono che gli è stato fatto: poter evangelizzare i lontani.
Il Vangelo apre gli occhi e le orecchie di ciechi e sordi ed è questa la più grande ricompensa di chi, ieri come oggi, cerca tutti i modi per contagiare i fratelli della grazia che ha colmato la propria vita.

Commenti

  1. S. Paolo, quasi a farsi perdonare dai Romani di aver espresse alcune esigenze del cristianesimo che suonano quasi come un'imposizione, richiama l'autostima dei suoi interlocutori affermandoli capaci di bontà e di correzione fraterna. Si direbbe che Paolo se ne intenda di psicologia e che sappia bene come dare fiducia crei possibilità. Infatti, non solo i bambini diventano irreprensibili quando si sentono elogiati o valutati positivamente. Anche noi adulti, se qualcuno mostra fiducia nelle nostre possibilità ricambiamo con il 100 per 100 delle nostre prestazioni. Da questa Parola siamo dunque invitati a credere nella buona volontà di chi ci sta accanto e a dargli fiducia come il Signore Gesù ogni momento fa con noi.
    (Graziella Curti)

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  2. La predicazione ai pagani e la loro vocazione alla salvezza è elemento essenziale della fede di Gesù! Queste sono considerazioni solo mie, ma credo che quello che Paolo ci ha annunciato circa il volto essenziale della Chiesa come comunione tra Israele e le genti nell’unica fede di Gesù sia elemento fondamentale della fede di ogni comunità cristiana!
    Al ver.16 ci viene donata una perla preziosa circa la definizione dell’opera apostolica di annuncio della Parola. La predicazione viene definita come un atto liturgico: come “il sacro ministero di annunciare il Vangelo di Dio perché le genti divengano un’offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo”.
    (Giovanni Nicolini)

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