Salmo del 19 novembre 2019
Sal 3
"1 Salmo. Di Davide. Quando fuggiva davanti al figlio Assalonne.
2 Signore, quanti sono i miei avversari!
Molti contro di me insorgono.
3 Molti dicono della mia vita:
«Per lui non c'è salvezza in Dio!».
4 Ma tu sei mio scudo, Signore,
sei la mia gloria e tieni alta la mia testa.
5 A gran voce grido al Signore
ed egli mi risponde dalla sua santa montagna.
6 Io mi corico, mi addormento e mi risveglio:
il Signore mi sostiene".
7 Non temo la folla numerosa
che intorno a me si è accampata.
8 Sorgi, Signore! Salvami, Dio mio!
Tu hai colpito alla mascella tutti i miei nemici,
hai spezzato i denti dei malvagi.
9 La salvezza viene dal Signore:
sul tuo popolo la tua benedizione".
Nel capitolo 15 del secondo libro di Samuele è narrato l'episodio della vita del re Davide a cui accenna il primo verso di questo salmo. Assalonne, figlio del re, organizza un golpe per prendere il trono del padre e quando è riuscito a radunare gli uomini necessari si autoproclama re.
Davide, saputolo, organizza la sua corte e fugge per scampare da morte certa. Comincia così la fuga penosa del re inseguito dal figlio.
La storia finisce con la morte di Assalonne e col cuore straziato di Davide.
La preghiera interpreta i sentimenti del re braccato che si affida al suo Dio.
"Signore, quanti sono i miei avversari!
Molti contro di me insorgono".
Il salmo prende le mosse dalla costatazione che sono tanti, troppi coloro che avversano la vita di Davide. Sembra di sentirne l'ansia, circondato com'è da nemici troppo numerosi per le sue sole forze.
Prendere coscienza della propria debolezza è vitale; la presunzione di farcela sicuramente da solo e non vedere il pericolo incombente, sarebbe buttarsi nella morte.
"Molti dicono della mia vita:
«Per lui non c'è salvezza in Dio!»"
I nemici sanno di avere un esercito più forte e deridono Davide e il suo abbandonarsi a Dio.
Stanno sminuendo così la potenza del suo Dio o ritengono Davide abbandonato alla sua sorte, con nessuno a proteggerlo.
I nemici conoscono la potenza del Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, ma mettono in dubbio che sia anche il Dio di Davide e aspettano il momento di debolezza massima per ghermirlo.
"Ma tu sei mio scudo, Signore,
sei la mia gloria e tieni alta la mia testa".
Davide sa a chi si è affidato: nel suo fuggire mette la vita nelle mani del suo Dio.
"Eccomi: faccia di me quello che sarà bene davanti a lui" (2 Sam 15,16).
Inizia così una "guerra santa", cioè una guerra contro ciò che nel cuore dell'uomo è inciampo alla fede.
Il Signore è scudo, unica difesa, solo in lui può gloriarsi chi combatte contro cose troppo grandi.
Solo Dio può risollevare dalla sconfitta e dalla vergogna.
L'immagine dello scudo rimanda al Cristo: lui combatte il male per noi e prende su di sé il peso dell'espiazione, salvandoci.
Perciò al Signore si innalza il grido, la preghiera difficile e faticosa di chi è nella lotta, nella fatica per non perdere la fiducia e la speranza.
"A gran voce grido al Signore
ed egli mi risponde dalla sua santa montagna".
Un altro salmo aveva affermato:
"Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e terra (Sal 120, 1-2).
Il Signore è considerato in alto, su un monte, dove venivano costruiti i templi, ma in effetti ascolta, è vicino, scende su chi invoca il suo aiuto.
"Io mi corico, mi addormento e mi risveglio:
il Signore mi sostiene".
È sorprendente questa affermazione!
La lotta nella preghiera ha raggiunto un risultato: togliere l'ansia e la paura che fa perdere il sonno.
Coricarsi, dormire e risvegliarsi accompagnati dall'unica certezza che il Signore sostiene e non abbandona, è il vero miracolo dell'essersi affidato.
"Non temo la folla numerosa
che intorno a me si è accampata".
Se non fosse una preghiera in un momento di assalto imminente sembrerebbero le parole di uno sbruffone.
Ma è la certezza animata dalla sicurezza umile della fede che ha sperimentato la fedeltà del Signore in passato e che si affida alla stessa provvidenza.
"Sorgi, Signore! Salvami, Dio mio!
Tu hai colpito alla mascella tutti i miei nemici,
hai spezzato i denti dei malvagi".
I nemici sono qui rappresentati come feroci animali da preda a cui viene rotta la mascella e spezzati gli aguzzi denti, così che non possano più nuocere.
È la richiesta di disarmare gli avversari per renderli depotenziati e impediti a fare ancora del male.
"La salvezza viene dal Signore:
sul tuo popolo la tua benedizione".
Con questa professione di fede in Dio Salvatore il salmo giunge al suo culmine, coronato con l'indicazione finale della benedizione su tutto il popolo, in lotta e bisognoso sempre di difesa.
La benedizione è parola di bene che scende su ognuno e realizza il bene!
Non c'è momento in cui ognuno di noi non tragga vita dalla benedizione del Padre.
Non c'è lotta per la vita che non sia vinta da lui, non c'è vita senza la sua Parola che svela la presenza di bene in noi.
Davide considerava la ribellione come una punizione permessa da Dio, infatti, anche se sotto l’incalzare delle truppe del figlio, non combatté; si rivolse invece a Dio in preghiera, con umiltà e fiducia, consapevole che solo lui poteva liberarlo da quella situazione così grave. Egli pensava che se Dio aveva permesso il dolore e la sofferenza di certo l’avrebbe aiutato a superarla: doveva, in cuor suo, cercare la volontà di Dio e seguirla, così quello che il Signore intendeva compiere in lui e in coloro che erano coinvolti nella vicenda si sarebbe realizzato.
RispondiElimina(www.adonaj.it)
Come il re Davide, in virtù della grazia che c’è stata donata, ci riaccorgiamo del male che ci accerchia opprimendoci, ed è allora che fiduciosi nel divino aiuto, ci rincuoriamo perché il Padre celeste ci sostiene tramite Gesù, facendoci trionfare e liberare dalla schiavitù delle nostre debolezze e paure umane. Infatti, quando il regno degli uomini ci abbandona ai nostri problemi, è in quell’istante che scopriamo chi è il nostro unico e vero amico, fratello sempre fedele. E’ allora che sgorga spontanea la preghiera dell’intimo, con lacrime di disperazione, e troviamo ad attenderci a braccia aperte Lui, il nostro Signore: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, e io vi ristorerò”.
RispondiElimina(www.adonaj.it)
Mi sembra che qui il Salmo ci tocchi molto personalmente: in tanti problemi siamo tentati di pensare che forse anche Dio non mi salva, non mi conosce, forse non ne ha possibilità; la tentazione contro la fede è l’ultima aggressione del nemico, e a questo dobbiamo resistere così troviamo Dio e troviamo la vita.
RispondiEliminaL’orante del nostro Salmo è quindi chiamato a rispondere con la fede agli attacchi degli empi: i nemici negano che Dio possa aiutarlo, egli invece Lo invoca, Lo chiama per nome, “Signore”, e poi si rivolge a Lui con un “tu” enfatico, che esprime una rapporto saldo, solido, e racchiude in sé la certezza della risposta divina.
(Benedetto XVI)
La certezza dell' aver fiducia in Dio non è attaccata da nulla il salmista innalza il suo grido:" sorgi,salvami mio Dio" e si addormenta tranquillo perché sa che il signore lo sostiene il signore è la sua salvezza. Che sia questa certezza ad accompagnare il mio cammino.
RispondiEliminaMa TU sei mio scudo, Signore..
RispondiEliminae so che mi difenderai❣
AMICO VERO
RispondiElimina... Sei stato tu il muro di sostegno che ha retto la mia vita nel suo momento più difficile, l'appiglio cui mi sono aggrappata nell'attimo della vertigine, la sponda che ha guidato la corrente amara del mio cuore. Sei stato un amico vero.
R. Reycend