Prima lettura di domenica 24 novembre 2019

Essi unsero Davide re d’Israele
2Sam 5, 1-3

"In quei giorni, vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”».
Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d’Israele".


Tutta la Scrittura celebra e canta l'Alleanza, la prima delle quali è quella di Dio con il suo popolo. Non è un semplice contratto di utilità, un patto tra contraenti alla pari, come potrebbe sembrare dal significato che noi diamo alla parola "alleanza".
Il paragone che si avvicina di più al significato biblico è quello delle nozze, tanto che spesso si parla di sposalizio per descrivere il rapporto d'amore che lega Dio ad Israele.

Il linguaggio è sempre intenso e ricco di belle immagini. Anche in queste poche righe scopriamo tutta la forza di una parola e di una esperienza che Dio stesso ha voluto assumere per se e per noi.

"Vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron".
Davide è stato designato e unto re dal profeta Samuele, ma ancora manca il riconoscimento del suo popolo. Un pastorello, l'ultimo figlio di Iesse, il meno probabile, diventa un valente soldato e poi saggia guida della tribù di Giuda.
Arriva infine il tempo in cui tutte le tribù si rendono conto che la volontà di elezione da parte di Dio è quella di re di tutto Israele.
Così tutte le tribù si radunano attorno a Davide. D'ora in poi sarà lui il centro e la guida di questo popolo deluso dal primo re e predecessore di Davide che è Saul.

"Ecco noi siamo tue ossa e tua carne".
Sono le parole commosse che dice Adamo quando al risveglio, col fianco aperto alla vita, si ritrova accanto Eva.

Davide e il suo popolo sono una carne sola, sono della stessa pasta, sono generati l'uno per l'altro, sono uniti indissolubilmente. È un riconoscimento altissimo da parte delle varie tribù che vedono in Davide non un estraneo, non un capo opprimente, ma uno "sposo".

"Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele".
Samuele, inviato da Dio, aveva visto già in Davide il ruolo di guida, molto tempo prima che si manifestasse come re.
La Bibbia ci tiene a rimarcare che la fede è frutto di parole e di segni profondamente legati, e Samuele aveva compiuto i segni dell'unzione con parole profetiche sul quel ragazzo imberbe.
Poi, durante il regno di Saul, Davide emerge lentamente dal gruppo dei soldati del re guadagnandosi la fiducia a corte e tra i suoi fratelli.
Ora, in questa adunanza solenne, la scelta di Dio si rende visibile e tutti riconoscono in lui la nuova guida.
Davide è il pastore d'Israele, conduce e riconduce le sue pecore, ad immagine di Dio che fa proprio questo continuamente con noi.
Abbiamo bisogno continuamente di cura, di chi ci conduca alle fonti dell'acqua viva, di chi ci indichi pascoli dove nutrirci e riposare. Noi siamo bisognosi di un pastore amorevole che si prenda a cuore la nostra vita complicata e difficile, tutti i giorni, tutti i momenti.
Davide è messia, l'unto di Dio, segno e profezia di colui che nascerà dalla sua discendenza, Gesù Cristo più che un pastore, lui stesso cibo e nutrimento dell'umanità.

"Il Signore ti ha detto: «Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele»”.
Preziosa è la memoria della parola ricevuta dall'annuncio profetico!

Il ricordo delle parole ascoltate porta luce e dà la possibilità di discernere ciò che il Signore opera in mezzo a noi.
Senza la parola gli eventi sarebbero muti, facilmente travisati nel loro significato, che noi spesso imputiamo alla superstizione, al caso o alla fortuna.
Se Davide è capo è perché il Signore ha voluto così, prendendolo dietro ad un gregge, elevandolo alla dignità di progenitore del Figlio, nonostante il suo peccato e tutto il male che ha compiuto.

"Il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d’Israele".
Ecco che tutto trova una sua pienezza. Il cammino sfocia in una nuova unzione: questa volta è elezione comunitaria, condivisa da tutti, consolidata dalla profezia che è ora un fatto, un evento concreto che prima ha portato ricchezza a Davide, e ora si spande su tutto il popolo.
Davide non è più solo un soldato e un re, ma un segno dell'amore di Dio, pastore di Israele, attraverso cui il Signore si prende cura del suo popolo.

Pagina lontana da noi millenni, eppure quanta luce getta sulla nostra identità davanti al Padre!
L'unto di Dio diventa l'unto del popolo: Davide, sacerdote, re e profeta è segno per tutti noi che acquistiamo la stessa dignità del Cristo nell'immersione battesimale.
Non era solo per Davide quella grande elezione: il Figlio è venuto nel mondo dalla discendenza davidica affinché tutti noi entrassimo nella stessa Alleanza e nella stessa pienezza!

Commenti

  1. Il giovanissimo figlio di Iesse, dai capelli rossi, individuato da Samuele e da lui unto Re, è riconosciuto ora da tutti gli anziani di Israele. Davide stringe con loro un'alleanza e rinnova così la presenza di Dio in mezzo al suo popolo, con la stessa forza che ebbero Abramo e Mosè nell'istituire l'alleanza. Questa impegna Dio nei confronti del popolo e soprattutto il popolo nei confronti suoi. Dio ha permesso che Samuele accontentasse il popolo e scegliesse un Re. Ora questo re è per eccellenza la mediazione che, accolta, dice la fedeltà e l'amore del popolo a Dio. Ora questo re interpreta la presenza di Dio.
    (Silvia Biglietti)

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  2. Tutta l’intricata storia dell’ascesa di Davide al trono, prima solo sulla tribù di Giuda, in
    Ebron, ove regnerà per sette anni, e poi su tutto Israele e Giuda, sui quali regnerà per trentatrè
    anni, mostra come attraverso i sanguinosi e ambigui giochi degli uomini Dio conduce il suo
    progetto, realizzando quanto già significato dall’unzione di Davide a Betlemme da parte di
    Samuele, avvenuta con trepidazione e in gran segreto (cf. 1Sam 16,13): dare a Israele un re
    secondo il cuore di Dio.
    Davide è un uomo abile, ma leale, sa badare a sé, ma senza machiavellismi. Se JHWH
    vorrà fargli prendere il posto di Saul, sarà il Signore stesso a provvedere. Egli non se lo pren-
    derà da solo. Ricorre frequentemente agli oracoli per conoscere la volontà divina. Lo ha fatto nei momenti cruciali della sua fuga dal re persecutore; lo fa anche agli inizi del secondo libro
    di Samuele quando, terminata la persecuzione, chiede al Signore il da farsi, lasciando che sia
    Lui a determinare il suo cammino. Così l’ascesa concreta del figlio di Iesse al trono di Israele
    comincia con un atto di obbedienza: salire in Giuda, ad Ebron (2,1). Ed anche dopo la presa
    del trono, è in Dio che Davide ripone il suo cuore, sopra tutto il resto.

    «In ogni sua opera glorificò il Santo altissimo con parole di lode;
    cantò inni a lui con tutto il cuore e amò colui che l’aveva creato...
    Il Signore gli perdonò i suoi peccati,
    innalzò la sua potenza per sempre,
    gli concesse un’alleanza regale
    e un trono di gloria in Israele» (Sir 47,8.11).
    (www.oblati.org)

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  3. Ai piedi del Crocifisso, di fronte allo spettacolo della carità vissuta fino in fine, possiamo riconoscere il Re dell' universo, ma pure il voto di noi stessi:"ecco noi siamo tue ossa e tua carne" grazie Gesù di averci fatto uno con Te...

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  4. Certosino intrigo per portarmi a TE

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