Salmo di domenica 10 novembre 2019

Custodiscimi come pupilla degli occhi
Sal 17 (16)

1 "Preghiera. Di Davide.

Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l'orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c'è inganno.

2 Dal tuo volto venga per me il giudizio,
i tuoi occhi vedano la giustizia.

3 Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte,
provami al fuoco: non troverai malizia.

La mia bocca non si è resa colpevole,
4 secondo l'agire degli uomini;
seguendo la parola delle tue labbra,
ho evitato i sentieri del violento.

5 Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.

6 Io t'invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l'orecchio, ascolta le mie parole,

7 mostrami i prodigi della tua misericordia,
tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra.

8 Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all'ombra delle tue ali nascondimi,

9 di fronte ai malvagi che mi opprimono,
ai nemici mortali che mi accerchiano.

10 Il loro animo è insensibile,
le loro bocche parlano con arroganza.

11 Eccoli: avanzano, mi circondano,
puntano gli occhi per gettarmi a terra,

12 simili a un leone che brama la preda,
a un leoncello che si apposta in agguato.

13 Àlzati, Signore, affrontalo, abbattilo;
con la tua spada liberami dal malvagio,

14 con la tua mano, Signore, dai mortali,
dai mortali del mondo, la cui sorte è in questa vita.
Sazia pure dei tuoi beni il loro ventre,
se ne sazino anche i figli e ne avanzi per i loro bambini.

15 Ma io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine".


Il Salmo 17 sembra la risposta esistenziale del Salmo 1: l'uomo che si affida al Signore non "bazzica" con gli empi, con coloro che non hanno in nessuna considerazione la loro vita di fronte a Dio e sperperano il loro bene cercandolo in sentieri che non portano a nulla.
Ma la vita si presenta dura e faticosa per entrambi, e anche l'uomo che pianta le sue radici nella fonte della vita, si sente braccato da molteplici nemici che non sa affrontare.
Il rifugio nel Signore è la sua fonte di pace.

"Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido".

L'orante del salmo non chiede attenzione per la sua "giustezza", per la sua rettitudine: la "giusta causa", quello che muove il suo cuore, è ciò che più gli preme, ciò per cui grida e per cui chiede soccorso.
Il Salmo ci rimanda ad Isaia "Porgi, Signore, l'orecchio e ascolta; apri, Signore, gli occhi e guarda" (Is 17, 37) che vede nell'Assiria il nemico del momento, troppo grande da affrontare.

"Ma sulle mie labbra non c'è inganno".
La preghiera del giusto non è quella di colui che si rivolge a falsi idoli; per questo non ha davanti un inganno, un'illusione.
Sulla sua bocca la lode del Dio vero, quello che è stato esperienza salvifica in Israele sin dai tempi del patriarca Abramo, un politeista che ascoltando la voce di un Dio nuovo, ha abbandonato l'inganno degli idoli.

"Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte,
provami al fuoco: non troverai malizia".

Il fedele si affida nella notte, da sempre temuta per le tenebre e l'impossibilità di operare per un uomo antico che non aveva l'energia elettrica a rischiararlo dopo il tramonto.
Nella notte, nell'intimità della sua dimora, il cuore desidera l'azione del Signore: "Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri" (Sal 128, 23), come se fosse il fuoco che toglie i residui dai metalli preziosi, affinché si riveli la verità profonda di chi prega.

"Seguendo la parola delle tue labbra,
ho evitato i sentieri del violento".

LA Parola indica un cammino che porta alla fecondità, che non prende strade che fanno violenza alla verità dell'uomo.
La violenza si manifesta quando il nostro cuore è frustrato e non conosce altro bene se non quello usurpato e rubato agli altri.
La violenza è la malattia dei non amati, e dei non amanti.
La Parola, che esce dalla bocca dell'Amante per eccellenza, sana il nostro cuore malato d'amore e ci impedisce di seguire sentieri che portano a distruggere gli altri, le relazioni e quindi noi stessi.

"Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno".

Ma, guardandoci onestamente dentro, sappiamo che da soli non ci riusciamo, che abbiamo bisogno di chi ci ancora a lui, che ci attrae con una forza più grande del male che ci ammalia.

"Mostrami i prodigi della tua misericordia,
tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra".

Il Signore sembra non rispondere; sembrerebbe che siamo lasciati soli a fronteggiare le avversità sempre più soffocanti della nostra vita.
La fede ci dice che non è così: il Signore si mostra presente in prodigi inimmaginabili a chi si affida alla sua azione, a chi alza gli occhi dai suoi problemi e guarda la salvezza che avanza.

"Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all'ombra delle tue ali nascondimi".

Questo bellissimo versetto è scritto da colui che sa quanto è prezioso agli occhi del Signore. Un padre, al solo guardare i suoi figli, si bea della loro presenza. Sono la sua pupilla, la delizia su cui posa lo sguardo. Il fedele si sente figlio e, davanti al pericolo, si rifugia sotto le ali da chioccia di chi lo ama.

"Eccoli: avanzano, mi circondano,
puntano gli occhi per gettarmi a terra".

Al contrario gli occhi di chi attenta alla serenità del salmista, lo puntano come un predatore che lo spia per atterrarlo e ghermirlo.
Il salmo non fa teorie: descrive con aggettivi chiari tutte le azioni di chi lo cerca come preda di cui cibarsi. La sua vita è nell'angoscia perché il mattino ripresenterà una realtà di sopruso e terrore.
Solo il Signore, come un guerriero, si può ergere per affrontare il pericolo e abbatterlo.

"Ma io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine".

Si, è vero, la vita mostra una durezza che in alcuni momenti sembra distruggere tutta la dolcezza dei nostri giorni.
Ma il salmista non si lascia schiacciare: la notte passerà e al mattino si specchierà nel volto del Signore e si lascerà contagiare dalla sua luce.
Non c'è notte che non possa essere vinta dal Signore : "per te le tenebre sono come luce" (Sal 138, 12).
Con questa certezza, che era la stessa di Gesù, ci affidiamo nelle molteplici notti della nostra vita rifugiandoci tra le braccia di colui che non lascerà che la nostra vita sia preda delle tenebre.
Se anche può sembrare che il male abbia il sopravvento, la fede nel Risorto ci fa alzare lo sguardo dalle nostre povertà e da quelle dei fratelli, per camminare sicuri verso la Luce della Pasqua, che risplende ormai intramontabile.

Commenti

  1. I vers.1-2 esprimono il nostro desiderio di essere ascoltati dal Signore: la nostra è una preghiera, ma è anche un grido. Non si tratta per noi di una qualsiasi devozione- meditazione: abbiamo semplicemente bisogno di essere da Lui ascoltati e salvati. Tutto questo nasce e si appoggia sulla relazione che Dio ha stabilito con noi. I vers.3-4 descrivono mirabilmente la nostra comunione con Lui, comunione che Egli stesso può verificare: “Saggia il mio cuore…provami al fuoco”(ver.3). Camminando dietro a Lui e alla Parola delle sue labbra abbandoniamo ogni logica e ogni sapienza della mondanità. Non è strada che potremmo percorrere con le nostre forze intellettuali o morali, e solo Lui può permetterci di stare e camminare con Lui: “Tieni saldi i miei passi sulle tue vie e i miei piedi non vacilleranno”(ver.5). Dunque, ascoltami!
    (Giovanni Nicolini)

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  2. Gli occhi dell’uomo hanno bisogno della luce per vedere: gli occhi di Dio sono fonte luminosa che proietta i suoi raggi sull’uomo che confida in Lui. Mentre il giudice umano investiga i fatti, il giudice divino penetra il cuore ed il tempo propizio per questo è la notte dice Agostino. Infatti gli effetti reali dell’animo si manifestano nei tempi della prova e della sofferenza.

    I commentatori leggono in questi versi un sottofondo messianico che rimanda a numerosi passi del Vangelo, come la salita di Gesù a Gerusalemme per celebrare la festa delle Capanne(Gv 7-10). In quell’occasione Gesù si proclama il Messia di Dio, l’Unto del Signore. Il fedele viene chiamato a seguire “l’orma” e a piegare l’orgoglio e la superbia. Sant’Agostino dice che le orme di Cristo sono rimaste impresse nella Scrittura e nei Sacramenti. “Tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra”. La” destra di Dio ” è il posto riservato ai redenti, chiamati a vivere nel regno del Padre come lo fu il buon ladrone (Lc 23,39ss) figura di Adamo espulso dall’Eden.
    (Parrocchia S. Rosalia. Montelepre)

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  3. Una protesta d’innocenza davanti al Giudice supremo (vv. 1-5) e un ‘intensa supplica indirizzata al Salvatore (vv. 6-15): sono questi i due registri sui quali si svolge questo poemetto. Da un Iato emerge con forza la certezza che Dio difende i suoi fedeli, anzi li protegge come la pupilla dei suoi occhi e li avvolge all’ombra delle sue ali, simbolo dell’arca dell’alleanza con le ali dei cherubini, segno della vicinanza di JHWH al suo popolo (v. 8). D’altra parte, però, Dio si erge anche come l’alfiere della giustizia che ingaggia una violenta colluttazione coi perversi. Le scene finali, di stile barocco, dipingono la sua vittoria trionfale sul male che è colpito sin nelle sue più lontane propaggini, nei figli degli empi, secondo la visione antica della solidarietà familiare nel bene e nel male (v. 14).
    (Gianfranco Ravasi)

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  4. L’orante del salmo è accusato d’empietà; una calunnia dei suoi nemici lo vuole mettere a morte. Ma egli presenta la sua causa a Dio, certo di non avere mancato. Egli chiede a Dio, quale giudice, di essere saggiato, scrutato nella notte, quando è solo con se stesso e riflette sul suo agire.
    Egli ha seguito la parola del Signore e ha evitato per questo “i sentieri del violento”; non è entrato in collisione con loro. Ora, tuttavia, essi lo insidiano per distruggerlo.
    I suoi nemici hanno il cuore indurito ad ogni luce di verità, e parlano con arroganza, quasi potessero accampare ragioni contro di lui: “Il loro animo è insensibile, le loro bocche parlano con arroganza”.
    C’è un persecutore, che ha coinvolto altri, e l’orante chiede al Signore che con la sua spada (la sua Parola) lo abbatta, così da essere liberato dai malvagi: “con la tua spada liberami dal malvagio, con la tua mano, Signore, dai mortali”. Ma dopo avere domandato questo, cambia modo di porsi dinanzi ai suoi persecutori; ora domanda a Dio che sazi “il loro ventre”, e ne avanzi per i loro figli e nipoti. “Ne avanzi”, perché essi nel loro egoismo pensano solo a se stessi e solo quando c’è abbondanza ne danno anche a figli e nipoti.
    Il salmista invoca per loro ogni bene materiale. Per lui, invece, la contemplazione del volto di Dio, cioè della sua potenza e misericordia, per mezzo della pratica della giustizia, che è amare Dio e il prossimo. Per lui nel risveglio, nella vittoria dell’alba sul buio della notte, la contemplazione del Santuario dove è presente la gloria di Dio: “della tua immagine”. L’immagine è nel significato Cristo. Nel giorno della felice aurora dell’avvento messianico, il giusto si sazierà della presenza del Verbo incarnato, immagine del Padre

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  5. Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me... Poiché non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo per questo il mondo vi odia. Gv 15,18.19. non state con l animo in ansia... Cercate piuttosto il regno di Dio... Non temete piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno. LC 12,29.31.32. O Dio, che provi nel grogiuolo il cuore dei tuoi fedeli e sveli la tua bontà a chi in te confida, destaci dalla notte della prova, nell' incontro radioso del tuo volto.

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