Salmo del 14 maggio 2020
Sal 113 (112)
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
2 Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre.
3 Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore.
4 Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
5 Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell'alto
6 e si china a guardare
sui cieli e sulla terra?
7 Solleva dalla polvere il debole,
dall'immondizia rialza il povero,
8 per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo.
9 Fa abitare nella casa la sterile,
come madre gioiosa di figli.
Alleluia".
La lode è il modo di pregare preferito del salterio, ma i salmi dal 113 al 118 vengono detti "salmi di lode" in quanto dedicati proprio a questo.
La peculiarità di un credente è la lode perché vive la realtà come guidata e determinata da un altro fuori di sé, che è l'epicentro della propria esistenza e il motivo della propria esultanza.
La lode è un crescendo; si snoda sui diversi aspetti che stupiscono chi si avvicina alla santità di Dio, scoprendola rivolta all'uomo, voluto in una relazione d'amore inaspettata.
E' una preghiera senza tempo e quindi universale; non è guidata dalla situazione del momento, ma è il puro bearsi della presenza meravigliosa del Signore, nella propria vita e nel cosmo.
"Alleluia.
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre".
La prima parola è "Alleluia": riproduce la parola ebraica che significa "preghiamo/lodiamo YHWH (Dio)".
E' una preghiera senza tempo e quindi universale; non è guidata dalla situazione del momento, ma è il puro bearsi della presenza meravigliosa del Signore, nella propria vita e nel cosmo.
"Alleluia.
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre".
La prima parola è "Alleluia": riproduce la parola ebraica che significa "preghiamo/lodiamo YHWH (Dio)".
E' un grido di gioia che apre e si ripete più volte in questi salmi di lode. E' una bellissima formula concentrata che innalza il cuore al Signore.
I servi del Signore, i leviti, gli angeli ma anche tutti gli uomini che riconoscono la sovranità di Dio, lodano il suo Nome, cioè il suo potere, il suo amore, la sua misericordia.
Il Nome è per eccellenza quello di Dio, il benedetto in eterno, poiché sul suo nome fedele si regge l'eternità delle sue promesse.
"Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore".
Dall'alba al tramonto si dispiega il tempo della lode! E' la luce che dà forza crescente al cuore di chi contempla il suo Signore e che si unisce al canto corale degli altri fratelli.
La preghiera della notte è invece riservata all'invocazione e alla meditazione silenziosa e personale del mistero di Dio, che si ammanta di tenebra e silenzio.
"Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria".
La prima scoperta della preghiera di lode è la grandezza di Dio. Nessuno in Israele o tra le genti ha potere su di lui. Nessuno è più in alto del Signore; eppure nessuno come lui si fa così vicino nel suo chinarsi sulla nostra povertà.
"Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell'alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra?"
Il più alto di ogni altro potere non rimane chiuso nei cieli. Il salmista è come se lo vedesse sedere in alto eppure volto in un movimento di abbassamento che lo fa "scomodare" dalla sua residenza che sovrasta tutti e lo fa scendere al nostro livello, sulla terra.
I servi del Signore, i leviti, gli angeli ma anche tutti gli uomini che riconoscono la sovranità di Dio, lodano il suo Nome, cioè il suo potere, il suo amore, la sua misericordia.
Il Nome è per eccellenza quello di Dio, il benedetto in eterno, poiché sul suo nome fedele si regge l'eternità delle sue promesse.
"Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore".
Dall'alba al tramonto si dispiega il tempo della lode! E' la luce che dà forza crescente al cuore di chi contempla il suo Signore e che si unisce al canto corale degli altri fratelli.
La preghiera della notte è invece riservata all'invocazione e alla meditazione silenziosa e personale del mistero di Dio, che si ammanta di tenebra e silenzio.
"Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria".
La prima scoperta della preghiera di lode è la grandezza di Dio. Nessuno in Israele o tra le genti ha potere su di lui. Nessuno è più in alto del Signore; eppure nessuno come lui si fa così vicino nel suo chinarsi sulla nostra povertà.
"Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell'alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra?"
Il più alto di ogni altro potere non rimane chiuso nei cieli. Il salmista è come se lo vedesse sedere in alto eppure volto in un movimento di abbassamento che lo fa "scomodare" dalla sua residenza che sovrasta tutti e lo fa scendere al nostro livello, sulla terra.
E il salmo ci interpella e ci chiede di trovarne un altro di potente come lui che abbandona il piedistallo per estroflettersi verso il creato, debole e bisognoso.
"Solleva dalla polvere il debole,
dall'immondizia rialza il povero
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo".
Ecco cosa vuol dire che il Signore guarda sulla terra: prende posizione a favore degli "impotenti", di coloro che non hanno nessuna rilevanza e li risolleva dall'umiliazione!
Dall'ultimo posto in cui sono relegati, innalza i piccoli al pari dei potenti di questo mondo. Lui, il Potente, abbassandosi, innalza gli umili (cfr. Lc 1, 52).
"Fa abitare nella casa la sterile,
come madre gioiosa di figli.
Alleluia".
Come per il Magnificat, anche questo mi sembra un canto scritto da una donna.
Non c'era miseria più grande per una donna in Israele che quella di essere sterile!
Eppure la Bibbia è costellata proprio di donne incapaci di procreare che determinano un cambio inaspettato nella continuità della discendenza.
La salvezza passa attraverso queste donne rigettate e inutili per la società e per il proprio marito: Sara (cfr. Gn 17, 15-19), Anna (cfr. 1Sam 2), Elisabetta (cfr. Lc 1, 5-7).
Le donne però non potranno inorgoglirsi come proprietarie della vita e del proseguimento delle generazioni. E' il Signore che dà una casa alla sterile, cioè un posto vero e dignitoso nella famiglia; è sempre lui che la circonda di figli, riempendogli la vita di gioia.
Questo salmo, insieme al cantico di lode di Maria costituiscono un modello per la nostra preghiera quando la vita risulta arida, infeconda e le nostre mani sono impotenti nel darci i frutti necessari alla sopravvivenza.
La lode genera speranza, riconosce nel Signore l'opera che ribalta le sorti di una persona, di una dinastia, dell'umanità.
L'Alleluia finale raccoglie e rilancia la lode, partita dalla grandiosità di Dio nei cieli e ritrovandola poi discesa tra le nostre impossibilità, per fecondarle di vita nuova.
"Alleluia" allora è gridare di gioia per l'impossibile, alzare la voce che ormai sembrava morire in gola tra i singhiozzi e riconoscere da chi viene la vita.
"Alleluia" è la parola che ci viene donata per ripeterla come un mantra, un memoriale per il nostro cuore che annuncia, prima a se stesso e poi al mondo, le opere meravigliose e feconde del Nome santo di Dio.
"Solleva dalla polvere il debole,
dall'immondizia rialza il povero
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo".
Ecco cosa vuol dire che il Signore guarda sulla terra: prende posizione a favore degli "impotenti", di coloro che non hanno nessuna rilevanza e li risolleva dall'umiliazione!
Dall'ultimo posto in cui sono relegati, innalza i piccoli al pari dei potenti di questo mondo. Lui, il Potente, abbassandosi, innalza gli umili (cfr. Lc 1, 52).
"Fa abitare nella casa la sterile,
come madre gioiosa di figli.
Alleluia".
Come per il Magnificat, anche questo mi sembra un canto scritto da una donna.
Non c'era miseria più grande per una donna in Israele che quella di essere sterile!
Eppure la Bibbia è costellata proprio di donne incapaci di procreare che determinano un cambio inaspettato nella continuità della discendenza.
La salvezza passa attraverso queste donne rigettate e inutili per la società e per il proprio marito: Sara (cfr. Gn 17, 15-19), Anna (cfr. 1Sam 2), Elisabetta (cfr. Lc 1, 5-7).
Le donne però non potranno inorgoglirsi come proprietarie della vita e del proseguimento delle generazioni. E' il Signore che dà una casa alla sterile, cioè un posto vero e dignitoso nella famiglia; è sempre lui che la circonda di figli, riempendogli la vita di gioia.
Questo salmo, insieme al cantico di lode di Maria costituiscono un modello per la nostra preghiera quando la vita risulta arida, infeconda e le nostre mani sono impotenti nel darci i frutti necessari alla sopravvivenza.
La lode genera speranza, riconosce nel Signore l'opera che ribalta le sorti di una persona, di una dinastia, dell'umanità.
L'Alleluia finale raccoglie e rilancia la lode, partita dalla grandiosità di Dio nei cieli e ritrovandola poi discesa tra le nostre impossibilità, per fecondarle di vita nuova.
"Alleluia" allora è gridare di gioia per l'impossibile, alzare la voce che ormai sembrava morire in gola tra i singhiozzi e riconoscere da chi viene la vita.
"Alleluia" è la parola che ci viene donata per ripeterla come un mantra, un memoriale per il nostro cuore che annuncia, prima a se stesso e poi al mondo, le opere meravigliose e feconde del Nome santo di Dio.
Con questa breve composizione si apre il celebre «Hallel egiziano», un fascicolo di Salmi (113-118) così chiamato a causa del Salmo 114 dedicato all'esodo dall'Egitto ed usato nella liturgia giudaica della Pasqua. Molto amato anche dalla tradizione cristiana che l'ha considerato un po' il Magnifica! dell' Antico Testamento a causa dei contatti che l'inno di Maria rivela col tema fondamentale del salmo, questo cantico celebra JHWH nella sua presenza lungo la linea orizzontale del tempo (vv. 1-3), lungo quella verticale dello spazio (vv. 4-6), ma soprattutto lungo la storia della salvezza. In essa si assiste alle scelte di Dio che ribalta i troni per scegliere con tenerezza coloro che affondano nel fango e nei rifiuti (vv. 7-9). Un canto degli ultimi che agli occhi di Dio sono i primi. Turoldo
RispondiEliminaO Dio, che ami gli umili e i poveri
RispondiEliminae per loro compi prodigi,
chinati ancora dall'alto dei cieli
e vedi le infinite oppressioni
che imperversano dovunque sulla terra:
per ogni fratello che soffre violenza
sia il tuo intervento
fonte di vera libera Turoldo
Per due volte il salmo invita a lodare “il nome del Signore”, al cui confronto ogni altro nome è niente. Niente quello delle schiere angeliche; niente quello dei potenti della terra; meno di niente quello costruito attorno agli inesistenti dei: “Su tutte le genti eccelso è il Signore... Chi è come il Signore, nostro Dio...?”.
RispondiElimina“Il nome del Signore”, significa la grandezza, la potenza, la maestà regale, la sua giustizia, ciò che egli è e che deve essere riconosciuto dagli uomini. La “sua gloria” è inarrivabile, immensa, mai oscurabile da alcuno: “Più alta dei cieli è la sua gloria”. Egli è l'Altissimo che “si china a guardare sui cieli (cioè la corte celeste) e sulla terra (cioè gli uomini).
(novena.it)
BEATA scelta essere qui accanto a me!
RispondiEliminaCi vuole UNO(l'unico) che mi sa prendere......veramente!
Grazie Signore