Salmo del 5 maggio 2020

E danzando canteranno
Salmo 87 (86)

"1 Dei figli di Core. Salmo. Canto.
Sui monti santi egli l'ha fondata;
2 il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
3 Di te si dicono cose gloriose,
città di Dio!
4 Iscriverò Raab e Babilonia
fra quelli che mi riconoscono;
ecco Filistea, Tiro ed Etiopia:
là costui è nato.
5 Si dirà di Sion:
"L'uno e l'altro in essa sono nati
e lui, l'Altissimo, la mantiene salda."
6 Il Signore registrerà nel libro dei popoli:
«Là costui è nato».
7 E danzando canteranno:
«Sono in te tutte le mie sorgenti»".

È questo salmo il canto d'amore per la città santa, la fidanzata di Dio secondo l'Apocalisse (cfr. Ap 21, 2), la città del grande pellegrinaggio, la cui visione rallegrava il cuore del credente dopo il lungo cammino, in salita, per raggiungerla.
È la città dove tutto comincia e tutto si compie. Gesù dice infatti: "non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme" (Lc 13, 33) e per questo "mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme" (Lc 9, 51).  È città santa per tutti i figli di Abramo, ebrei, cristiani e musulmani, e verso questa città, segno della presenza amante di Dio in mezzo all'umanità, il nostro canto e il nostro amore si innalzi, alimentato da un salmo come quello che la liturgia di oggi ci offre.

"Sui monti santi egli l'ha fondata;
il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe".
È fondata saldamente sui monti dal Signore, creatore dell'universo.
La città è un simbolo potente, ma può essere ambivalente: Babele è opera della superbia umana, mentre Gerusalemme è dono del Dio vivente.
Il Signore ha scelto Sion, su di lei ha fatto discendere le sue benedizioni e ne ha fatto una madre che profeticamente attrae tutti i popoli (cfr. Is 60, 1-6).

"Di te si dicono cose gloriose,
città di Dio!"
La gloria di Gerusalemme è universale nella fede.
Qui non si guarda alla Gerusalemme politica, quella dilaniata da conflitti religiosi ed economici, ma a quella su cui si contempla la gloria del Signore.
La santità di Dio la abita e questo lo avverte ogni fedele che si reca a visitarla.
Città contesa perché amata da tutti, Gerusalemme è la perla preziosa, il tesoro nascosto che parla di Dio ad ogni cuore, ad ogni lingua, ad ogni religione.

"Iscriverò Raab e Babilonia
fra quelli che mi riconoscono;
ecco Filistea, Tiro ed Etiopia:
là costui è nato".

Il salmo ricorda i grandi imperi, l'Egitto (Raab) e Babilonia, i nemici storici di Israele, le città vicine sul mare.
Tante altre città sono degne di essere ricordate ma nessuna ha la caratteristica di cui fra poco si dirà.

"Si dirà di Sion:
«L'uno e l'altro in essa sono nati
e lui, l'Altissimo, la mantiene salda»" .
Tutti i popoli nascono spiritualmente in Gerusalemme, madre fondata saldamente sul suo Dio.
Gerusalemme è perciò il riscatto di ogni popolo e tramite la città Santa ogni popolo diventa caro al Signore.


"Il Signore registrerà nel libro dei popoli:
«Là costui è nato»".

Ogni popolo può dirsi figlio di Dio e quindi nato nella sua città, con una dimora che non vacilla, che non perisce.
Qui la fede biblica, dimenticando i favoritismi e i particolarismi della predilezione d'Israele, raggiunge l'universalità affermando che nessun popolo è straniero per il Signore e tutti sono eletti perché elevati alla dignità di figli.

"E danzando canteranno:
«Sono in te tutte le mie sorgenti»".

La gioia festosa della danza conclude questo salmo lasciandoci negli occhi l'assemblea dei dispersi che finalmente si ritrovano riuniti nella loro città, da dove tutto comincia.
I figli d'Abramo in essa si riconoscono: la Cupola della Roccia, sfavillante d'oro, che oggi sorge nella spianata del Tempio di Salomone distrutto all'epoca dell'imperatore Tito, ha al suo centro la Pietra della Fondazione, dove, secondo la tradizione islamica, il profeta Maometto ascese in Paradiso.
Quella stessa roccia è identificata come il monte su cui Abramo stava per immolare Isacco per i cristiani, o Ismaele per i mussulmani.
Gerusalemme è sorgente di ogni dono del Signore all'umanità, luogo in cui tutti i popoli cantano le loro lodi e danzano di gioia davanti al loro Re.


I pellegrinaggi in Terra Santa e a Gerusalemme sono veramente un immersione nella consapevolezza che il Padre ha scelto quei luoghi per manifestare l'apice della rivelazione, la totalità del suo amore.
Gerusalemme, più che città santa, potremmo dirla noi cristiani la città del Santo, che con la sua incarnazione ha santificato la nostra vita e con i suoi passi su quella terra si è fatto pellegrino in cammino insieme a noi.

Commenti

  1. Questo breve canto di Sion, dal testo particolarmente difficile e in qualche punto oscuro, contiene in se una carica ecumenica che può essere variamente interpretata. Sion, comunque, appare come la radice della compattezza cosmica, è la fonte di ogni armonia per la planimetria della terra e delle nazioni i cui quattro punti cardinali sono nettamente delineati: Babilonia è la superpotenza orientale, Rahab, cioè l'Egitto, è quella occidentale. Tiro e Filistea rappresentano il nord mentre l'Etiopia il profondo sud. Ebbene, tutti questi popoli sul libro della storia curato da Dio sono registrati come cittadini di Gerusalemme. Per tre volte, nei vv. 4.5.6, si ripete il verbo ebraico jullad, «è nato là»: tutti i popoli della terra, non più considerati come impuri e pagani, hanno la loro «materna origine», la loro «sorgente» proprio in Sion, là dove risiede il Signore, la città che fa tutti gli uomini uguali e in pace. È naturale il riferimento cristiano alla Gerusalemme della Pentecoste in cui tutte le nazioni si ritrovano nelle loro lingue ad annunziare la stessa «grande opera di Dio» (Atti 2,5-12). Turoldo

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  2. L’esclamazione iniziale sulla solidità delle fondamenta mostra quanto sia solido l’edificio. Il Cristo è il fondamento: Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che è stato posto, che è Gesù Cristo (cfr. 1Cor 3,11)" (Cassiodoro).

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  3. Il poeta, sprofondato nei suoi pensieri, si trova in cima al Monte Sion. Sotto l'impressione del sentimento festoso che si rifrange intorno a lui, quanto egli pensa si concretizza in una lode a Gerusalemme, la santa città di Dio. Il suo sguardo vaga sulle sue costruzioni e conclude l'immagine dicendo: "le sue fondamenta sono sui monti santi". Quanto era stato conservato dall'antica tradizione (cf 2 Sam 24: il censimento del popolo; Sal 78, 68ss: "Il monte Sion che egli ama. Costruì il suo tempio alto come il cielo... "; Sal 102, 17: "Quando il Signore avrà ricostruito Sion e sarà apparso in tutto il suo splendore", tutto questo gli compare nell'anima e dice: "L'Altissimo stesso ha fondato il santo luogo in Gerusalemme".

    Da quando Salomone aveva fondato il tempio, questa santa città era stata distinta dalle altre come il luogo che Dio aveva scelto e che si trovava sotto la sua speciale tutela. La liberazione dall'esercito di Sennacherib nell'anno 701 a. C. (cf Is 36; 2 Re 18, 13-37), era stata riconosciuta come la dimostrazione visibile della intangibilità del santuario. E la stessa distruzione babilonese non poté in seguito oscurare lo splendore che si era irraggiato da quel luogo santo, e che aveva sperimentato un nuovo slancio nella ricostruzione del tempio dopo l'esilio. In questo clima di festa e di canti si può essere sicuri dell'amore di Dio, che non abbandona quanto Egli stesso ha fondato.

    Parola di Dio su Gerusalemme e i popoli (vv. 3. 6. 4. 5a). Dopo l'esordio del v 3, bisogna leggere il v 6, che è una introduzione narrativa alla Parola di Dio. Sentimento e pensieri si intrecciano per il poeta ed egli li partecipa alla città di Dio, come un profeta annuncia al popolo quanto ha contemplato e ascoltato durante le ore che ha dedicato a Dio. Il salmista vede il Signore mentre dispone un inventario dei popoli ordinati secondo la loro patria. Un numero immenso da tutte le terre. Perfino gli antichi nemici di Israele e del Signore oggi appartengono ai suoi adoratori.
    (figiedellachiesa.org)

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  4. Della “città di Dio” il salmista ha udito cose stupende provenienti dai profeti (Is 2,2; 60,1s; Zc 2,14-15). “I monti santi” dove sono le fondamenta della città sono il monte Sion e il piccolo rialzo su cui sorgeva il tempio.
    "Il Signore ama le porte di Sion, più di tutte le dimore di Giacobbe", poiché Gerusalemme è la città sede del trono di Davide che spetterà al Messia che, messo a morte ma risorto e salito al cielo alla destra del Padre, ha dato vita ad un tempio nuovo fatto di pietre vive, cioè la Chiesa (1Pt 2,5). Da Gerusalemme poi uscirà la Parola nel giorno di Pentecoste (Mi 4,2-3; At 2,4).
    Il salmista ricorderà ai suoi conoscenti Raab, cioè l'Egitto (Raab è un mostro mitologico pagano rappresentante il caos primordiale: Cf. Ps 88,11; Is 30,7), e Babilonia, cioè le due grandi forze avverse ad Israele, dalle quale Dio ha sottratto il suo popolo.
    La profezia di Sion, madre spirituale di tutti i popoli, si realizzerà nella novità dei tempi messianici. La futura Sion sarà la Chiesa, le cui porte saranno sempre aperte per accogliere le genti (Ap 21,24s).
    (novena.it)

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  5. 'E danzando çanteranno che il Signore ci illumini il percorso della nostra vita per poter un giorno partecipare alla Sua festa e danzare e cantare alla Sua presenza

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