Vangelo di domenica 24 maggio 2020

Grandezza della sua potenza
Ef 1, 17-23

"Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore.
Egli la manifestò in Cristo,
quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei cieli,
al di sopra di ogni Principato e Potenza,
al di sopra di ogni Forza e Dominazione
e di ogni nome che viene nominato
non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro.
Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi
e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose:
essa è il corpo di lui,
la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose".


Un bellissimo inno che la liturgia ci propone nella festa dell'Ascensione di Gesù.

Paolo ci fa entrare nel mistero profondo di questo ultimo momento di Gesù tra i suoi, annunciando che non è un distacco come sembrerebbe a prima vista, ma la massima rivelazione di quell'amico, frequentato per tre anni di cammino dagli apostoli, la cui potenza rimane presente e va al di là del tempo.

"Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui".
È una preghiera che ha come desiderio di fondo la conoscenza, l'intima relazione che si può avere solo con chi vive con noi.
È il desiderio di Paolo, che ha annunciato e trasmesso ai discepoli quello di cui lui ha fatto esperienza.
Sapienza e rivelazione, cioè capacità di gustare il senso profondo della vita e accogliere il mistero di Dio che si manifesta. Questi sono i due doni da chiedere a Dio con insistente fiducia.

"Illumini gli occhi del vostro cuore".
Molti padri della Chiesa parlano del terzo occhio o occhio interiore, che ha bisogno di essere curato e guarito dal Signore per rimanere luminoso e capace di vedere la luce del Dio vivente.
Solo il Signore può illuminare questo occhio interiore perché solo alla sua luce vediamo la Luce (cfr. Salmo 36,10).
"Non si vede bene che col cuore" afferma la volpe amica del Piccolo Principe, e nell'ottica di Paolo questa è l'esperienza dello Spirito che apre ad una realtà invisibile, eppure non meno reale del tangibile.
Un genitore ne fa esperienza: guarda il figlio e vede al di là di ogni altro occhio, vede con gli occhi del cuore che accolgono amando.
Il discepolo, illuminato dalla forza dello Spirito, vede distintamente la realtà non come lotta, fallimento, perdita e sconfitta; i suoi occhi ciechi vanno guariti e portati alla stessa visione che ha il Padre sin dalla creazione: "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" (Gen 1, 31).

"Per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi".
La speranza a cui ci chiama il Signore ha in lui il fondamento; per questo è solida, costruita sulla roccia della fedeltà di Dio.
Viviamo di speranza perché eredi del tesoro di Dio, della sua vita, del suo Spirito, che sin d'ora ci fa ricchi del Padre e della sua gloria.

"Qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi".
Nel Vangelo di Matteo della liturgia di oggi, Gesù prima di salire al Padre, rivela ai discepoli: "A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra" (Mt 28,18).
Quel potere che abbraccia tutto l'universo non va via per sempre con l'Ascensione al cielo del Maestro, perché egli promette "io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 20).
La potenza di Dio si è rivelata a nostro favore, presente, quotidiana e per sempre.

"Che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore".
La nostra fede non è un nostro traguardo, il frutto dei nostri sforzi. Noi crediamo solo perché la sua forza viene in soccorso alla nostra debolezza e infedeltà, rivitalizzandoci.

"Egli la manifestò in Cristo,
quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei cieli".

Che tipo di forza è quella di Dio? In Gesù si è manifestata capace di innalzare dall'umiliazione alla gloria, dalla morte alla vita. È una forza così efficace che neanche la morte, il nostro nemico ultimo e indistruttibile, la può fermare.

"Al di sopra di ogni Principato e Potenza,
al di sopra di ogni Forza e Dominazione
e di ogni nome che viene nominato
non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro".

Gesù è il Signore: questo Nome si innalza su ogni altro potere che noi possiamo immaginare.

Non è stato forte solo al momento della resurrezione; per Paolo abbraccia tutto il tempo, e si estende per l'eternità!

"Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi
e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose".

C'è un corpo ed una testa: sono la Chiesa e Gesù, corpo vivente, unito per sempre.

Il Padre, che ha sottomesso al Figlio ogni cosa, lo ha donato alla Chiesa affinché partecipasse della sua potenza..

"Essa è il corpo di lui,
la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose".
L'inno finisce con la rivelazione che tutta questa potenza, tutta la gloria, tutta la forza e la sapienza che in Cristo trovano il massimo splendore, sono donate alla Chiesa, sposa del Cristo, comunità dei credenti legata a lui per volontà del Padre.

L'inno cristologico alla fine è un inno che fa scoprire all'umanità redenta che, nel Figlio, anch'essa ascende al Padre e alla sua gloria.
La Chiesa è pienezza del Figlio! Solo Paolo poteva osare di annunciare una tale verità!
Egli aveva iniziato l'inno col desiderio che noi fossimo illuminati dallo Spirito proprio con questa conoscenza e noi, stupiti, entriamo in questo dono!

Commenti

  1. Qual è il senso biblico della parola Ascensione?

    Secondo una concezione spontanea e universale, riconosciuta dalla Bibbia, Dio abita in un luogo superiore e l’ uomo per incontrarlo deve elevarsi, salire. L’ idea dell’ avvicinamento con Dio, è data spontaneamente dal monte e nell’ Esodo (19,3), a Mosè viene trasmessa la proibizione di salire verso il Sinai, che sottintendeva soprattutto quest’ avvicinamento al Signore; “Delimita il monte tutt’ intorno e dì al popolo; non salite sul monte e non toccate le falde. Chiunque toccherà le falde sarà messo a morte”. Il comando di Iavhè non si riferisce tanto ad una salita locale, ma ad un avvicinamento spirituale; bisogna prima purificarsi e raccogliersi per poter udire la sua voce. Non solo Dio abita in alto, ma ha scelto i luoghi elevati per stabilirvi la sua dimora; anche per andare ai suoi santuari bisogna ‘salire’ . Così lungo tutta la Bibbia, i riferimenti al “salire” sono tanti e continui e quando Gerusalemme prende il posto degli antici santuari, le folle dei pellegrini ‘salgono’ festose il monte santo; “Ascendere” a Gerusalemme, significava andare a Iavhè, e il termine, obbligato dalla reale posizione geografica, veniva usato sia dalla simbologia popolare per chi entrava nella terra promessa, come per chi ‘saliva’ nella città santa. Nel Nuovo Testamento, lo stesso Gesù “sale” a Gerusalemme con i genitori, quando si incontra con i dottori nel Tempio e ancora “sale” alla città santa, quale preludio all’ ”elevazione” sulla croce e alla gloriosa Ascensione.
    (Famiglia cristiana)

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  2. Sant’Atanasio il Grande diceva che “Dio è diventato uomo affinché l’uomo possa diventare Dio”. Dio è venuto sulla terra affinché possiamo salire al Cielo! È questo che celebra l’Ascensione! E’ questo il motivo di grandissima gioia per gli Apostoli come ci riferisce l’evangelista Luca. (Luca 24, 50-52)
    (ortodossiapuglia.blogspot)

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  3. proprio me ha delegato,vai annuncia!!!!!!!!!!!!!!

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  4. Mentre il signore è innalzato al cielo, la comunità dei credenti inizia a comprendere la responsabilità di dover dilatare la presenza del regno fino all' estremità della terra. Dopo aver donato "il perfetto compimento di tutte le cose" il signore si allontana per lasciare alla nostra umanità il tempo e la creatività per testimoniare al mondo la logica delle beatitudini.

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