Salmo dell'1 maggio 2020

Gioiremo per tutti i nostri giorni
Sal 90 (89)

"1 Preghiera. Di Mosè, uomo di Dio.

Signore, tu sei stato per noi un rifugio
di generazione in generazione.

2 Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, o Dio.

3 Tu fai ritornare l'uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell'uomo».

4 Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.

5 Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l'erba che germoglia;

6 al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca.

7 Sì, siamo distrutti dalla tua ira,
atterriti dal tuo furore!

8 Davanti a te poni le nostre colpe,
i nostri segreti alla luce del tuo volto.

9 Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua collera,
consumiamo i nostri anni come un soffio.

10 Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
e il loro agitarsi è fatica e delusione;
passano presto e noi voliamo via.

11 Chi conosce l'impeto della tua ira
e, nel timore di te, la tua collera?

12 Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.

13 Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!

14 Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.

15 Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,
per gli anni in cui abbiamo visto il male.

16 Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.

17 Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l'opera delle nostre mani,
l'opera delle nostre mani rendi salda"


La liturgia del primo maggio, nel giorno dedicato alla festa dei lavoratori, ci propone il Salmo 90 che mi sembrava proprio adatto da commentare per questo giorno che esalta l'operosità e la creatività umana, ma che si scontra comunque col limite e gli impedimenti di questa emergenza mondiale che ha fermato l'economia. Una riflessione questi eventi la impongono e noi ci facciamo guidare dalla Parola che getta uno sguardo fuori da ogni contingenza o interesse, per aprire il cuore alla totalità dell'esperienza umana e alla storia del mondo.

"Preghiera. Di Mosè, uomo di Dio".
È una bella preghiera che fa un continuo passaggio tra la storia di chi prega, la storia di Israele e la creazione. Tre realtà che il salmista vede correlate continuamente e che hanno bisogno di essere rimesse sotto lo sguardo paterno di Dio.
Per la mistica ebraica Mosè è il profeta e maestro per eccellenza. Dai suoi detti discende tutta la sapienza tradizionale di Israele. È modello di preghiera, uomo di Dio e salvatore perché ha sofferto nella propria carne tutto il processo di liberazione del popolo.

"Signore, tu sei stato per noi un rifugio
di generazione in generazione.
Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,

da sempre e per sempre tu sei, o Dio".
Israele ha fatto esperienza del continuo sostegno del Signore quando tutto sembrava perduto e i suoi nemici erano pronti a sommergerlo e distruggerlo. Il ricordo di questa cura si è tramandato in tutte le generazioni, che hanno fatto a loro volta esperienza di questo amore fedele del Signore.
Da questa memoria nasce la consapevolezza che Dio precede i mondi e la creazione. Il suo amore è la roccia su cui tutto si poggia.

"Tu fai ritornare l'uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell'uomo»".

L'invito al ritorno, dall'esilio ad esempio, è continuo da parte di Dio. Qui è il ritorno più radicale, alla polvere, da cui l'uomo è stato tratto. Ogni ritorno ha dietro la parola efficace del Signore, che ordina il passaggio giusto perché la vita continui. La nostra ottusa illusione di camminare sempre nella direzione che ci siamo data, non contempla un ritorno, non solo di noi stessi, ma di tutto il creato, a colui che è ricapitolazione di tutte le cose.

"Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte".

Il mistero del tempo si intreccia con l'eternità di Dio. Noi e il Signore misuriamo il tempo in due modi diversi.
Non c'è proporzione nei tempi nostri e suoi; questo ci rende difficile l'attesa dell'intervento di Dio nella nostra storia.
Per noi due o tre mesi di quarantena sono un'eternità faticosissima... Nel tempo del mondo sono un soffio che passa presto, neanche una notte completa, ma un turno delle sentinelle che si avvicendano aspettando che la notte finisca.
Mille anni, un giorno: la nostra preghiera e la nostra fede hanno bisogno di non dimenticare questa affermazione e lo sguardo deve alzarsi a considerare almeno tutta la nostra vita per rimettere nella giusta considerazione una prova, un dolore, una fatica, una sofferenza.

"Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l'erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca.
Sì, siamo distrutti dalla tua ira,
atterriti dal tuo furore!"

Nell'orizzonte della preghiera compaiono i nemici, di cui si spera il veloce passaggio e la distribuzione da parte di Dio. Nel nostro pregare "liberaci dal male" diamo corpo alle invocazioni che da sempre salgono dal cuore degli uomini e che rivelano tutta la debolezza e la povertà di ognuno di noi.

Quando ci sentiamo travolti da eventi incontrollabili, quando i mali sono veramente troppi per le nostre forze, chiediamo fiduciosi che il Signore li faccia indietreggiare e mollare la presa, lasciandoci liberi.

"Davanti a te poni le nostre colpe,
i nostri segreti alla luce del tuo volto.
Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua collera,

consumiamo i nostri anni come un soffio".
Ora è il turno dei nostri peccati: tutto è scoperto agli occhi del Signore e riconosciamo che la nostra vita è effimera. Noi ci sentiamo un soffio, un momento nella lunga vita del mondo.
Quando il male sembra travolgerci, mettere tutto sotto lo sguardo del Dio vivente, è la speranza che la nostra fragile umanità trovi in lui redenzione.

"Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
e il loro agitarsi è fatica e delusione;

passano presto e noi voliamo via".
Poche parole per dire tutta la fragilità di ogni creatura: agitazione, fatica e delusione rendono dura la nostra esistenza.
Il Signore sa che ci dibattiamo tra le varie peripezie della vita ed è pronto ad accogliere i nostri anni che cercano significato e speranza.

"Chi conosce l'impeto della tua ira
e, nel timore di te, la tua collera?
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio".

Nessuno ha fatto esperienza di dove può arrivare la collera del Signore. L'ira di Dio si rivolge sempre contro i nostri nemici, perché la nostra vita gli è cara. Nella preghiera chiediamo la saggezza che è il gusto, il sapore di ogni momento, bello o brutto, doloroso o gioioso.
Ognuno dei nostri giorni è prezioso, va contato, conservato nella memoria. Nessuno è sprecato o inutile perché tutti costruiscono ciò che siamo e danno il significato di una vita intera.
Nessun giorno passi senza che ci abbia insegnato qualcosa.

"Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,
per gli anni in cui abbiamo visto il male".

L'invito a tornare è ora rivolto dal salmista a Dio.
Ancora il Signore mostri la sua pietà e ci sazi con il suo amore. Per ogni giorno di angoscia e tristezza ci restituisca gioia!
Solo il Signore può riscattare la nostra vita e renderci il bene per il male che riceviamo.

"Si manifesti ai tuoi servi la tua opera

e il tuo splendore ai loro figli".
Questo è il desiderio di ogni credente, da chiedere ogni giorno al Signore.
Egli splende nella creazione e irradia tutta l'esistenza del suo sguardo d'amore.
Niente è in ombra per lui e tutti i mali che abbiamo visto prima non possono oscurare il suo vederci come figli, beneficati e amati.

"Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l'opera delle nostre mani,
l'opera delle nostre mani rendi salda".

Con questa bellissima benedizione finale si chiude la preghiera iniziata nella notte e approdata alla luce, perché si è immersa nello sguardo divino sul mondo, nel suo operare sempre (quello che chiamiamo provvidenza) che sorregge le nostre vite.
La sua opera è fondamento della nostra, il suo operare incessante è l'energia di ogni opera di bene che nasce dalle nostre mani.
Il nostro lavoro, la nostra creatività è riflesso di quella del Padre, si innesta in quel disegno di dolcezza con cui si prende cura della sua creazione.
Sì, pregare con i Salmi ci fa entrare in questo progetto più grande che troviamo in ciò che ci circonda, nel giardino del mondo che abitiamo e in cui la nostra operosità trova saldezza, senso, ordine e dolcezza.

Commenti

  1. Come in altri Salmi, anche qui il Salmista comincia ricordando quello che Dio è stato per il popolo d'Israele: «Signore, tu sei stato per noi – per noi ebrei – un rifugio di generazione in generazione» (v. 1). In altri Salmi (il 44 ad esempio) il ricordo di quello che Dio è stato nel passato viene rievocato per contrapporlo a quello che Dio non è più nel presente. È questo il caso anche del Salmo 90? Il Salmista vuol forse dire: «Tu sei stato un rifugio in passato, ma ora non lo sei più»? No, non vuole dire questo. Il suo non è un lamento su quello che Dio non è, è una confessione di fede su quello che Dio è, oggi come un tempo. Che Dio sia oggi un «rifugio» è implicito nel «per noi» del v. 1: lo sei per noi, come lo sei stato per i nostri padri, lo sei per la nostra generazione come lo sei stato per le generazioni precedenti. L'espressione «Tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione» vuol dunque dire: Tu sei sempre stato un rifugio per il nostro popolo e lo sei anche per noi oggi.
    Dio come «rifugio» è un'immagine abbastanza eloquente: il rifugio è il luogo in cui una vita in pericolo per qualunque motivo trova riparo e protezione. 
    (Paolo Ricca)

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  2. Siccome il pensiero ebraico rifugge dai concetti astratti, ecco che l'eternità di Dio viene espressa con un'immagine altamente poetica: «Prima che nascessero i monti, e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre, tu sei, Dio» (v. 2). La maggior parte delle traduzione, qui, dice «Tu sei Dio». Altre, tra le quali la versione della Conferenza Episcopale Italiana, dicono: «Tu sei, o Dio». È questa la traduzione che preferiamo, perché mette in evidenza il fatto che Dio è molto importante come vedremo tra poco, nella economia del Salmo. Nell'affermazione «Prima che nascessero i monti, e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre, tu sei, o Dio», dobbiamo mettere in luce due pensieri.

    1. Il primo è la precedenza di Dio rispetto al creato. Questa precedenza significa che Dio esiste indipendentemente dal mondo. Il mondo, il creato, l'universo non c'erano ancora, Dio c'era già. Il mondo, il creato, l'universo non ci saranno più, Dio ci sarà ancora. Dio non ha cominciato a esistere con il mondo. Il mondo esiste perché esiste Dio, ma non è vero il contrario, e cioè che Dio esiste perché esiste il mondo. «Prima che la terra e il mondo fossero generati, tu sei!». Che cosa significa questo? Significa, molto semplicemente, che Dio non è un pezzo di mondo – il pezzo più pregiato, naturalmente, la sua dimensione spirituale. Dio non è l'anima del mondo, è il suo creatore! In altri termini: la precedenza di Dio rispetto al mondo attesta la sua autonomia, la sua libertà nei confronti del mondo, escludendo una visione panteista del rapporto Dio-mondo.

    2. Il secondo pensiero nasce dall'ascolto del solenne «tu sei, o Dio!». Da sempre e per sempre, Tu sei! È l'affermazione più semplice, più elementare, più limpida che si possa fare su Dio: tu sei! Dicendo questo, non si dice tutto, ma si dice la cosa fondamentale. «Tu sei» è l'affermazione primordiale della fede, il punto di partenza di tutto il discorso religioso. E tutta la teologia, dal principio alla fine, non è altro, a ben guardare, che la spiegazione e l'esplicitazione di questo «Tu sei!». E qui bisogna sottolineare ciascuna delle due piccole parole che compongono questa breve, ma immensa affermazione. Il «tu», anzitutto, pronome personale. Questo significa che Dio non è una potenza impersonale, come potrebbe esserlo un'immensa sorgente di energia (come il sole nel nostro «sistema»), che potremmo adorare (come facevano gli antichi), ma con cui non potremmo dialogare. No, Dio è un «tu» come lo è ogni nostro prossimo, un soggetto, un partner personale. 
    (Paolo Ricca)

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  3. "Davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni con.e in giorno solo. Il Signore non ritarda nell' adempiere la sua promessa .... Egli usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi." 2Pt 3,8.9. (Pregando la Parola con la Parola)

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  4. O Dio tu sei l immenso, e l eterno noi, invece, polvere, attimo fuggente, giorno che appassisce: volgiti a noi con la tua grazia, e volersi di gioia la brevità delle nostre giornate e la fatica delle nostre povere mani.

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  5. Io come tutti, ho VISSUTO la mia notte...
    Non i turni di guardia in ospedale al Pronto Soccorso.... Anch'essi pieni di insidie.....
    Ma porto il ricordo di quella notte...
    Da lì tutto è partito per continuare....
    Iniettandomi la TUA PAROLA.

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  6. "...Insegnaci a contare i nostri giorni.."
    Tutto viene da Te Signore:donami di scoprire che ogni giorno è un'opera Tua,
    un dono della Tua misericordia

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