Prima lettura del 13 agosto 2024

Verso di me teneva un rotolo
Ez 2,8-3,4

"Così dice il Signore: «Figlio dell’uomo, ascolta ciò che ti dico e non essere ribelle come questa genìa di ribelli: apri la bocca e mangia ciò che io ti do». Io guardai, ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo. Lo spiegò davanti a me; era scritto da una parte e dall’altra e conteneva lamenti, pianti e guai.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, mangia ciò che ti sta davanti, mangia questo rotolo, poi va’ e parla alla casa d’Israele». Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: «Figlio dell’uomo, nutri il tuo ventre e riempi le tue viscere con questo rotolo che ti porgo». Io lo mangiai: fu per la mia bocca dolce come il miele. Poi egli mi disse: «Figlio dell’uomo, va’, rècati alla casa d’Israele e riferisci loro le mie parole»".


Spesso i profeti devono fare annunci non graditi agli orecchi di chi ascolta, specie dei potenti e di chi è a capo di istituzioni religiose e civili. Ma nessun vero profeta può scegliere cosa deve e cosa non deve dire.
Anche Ezechiele si ritrova ad annunciare parole difficili. Vede un "castigo" di correzione per i cuori di pietra che si protrae per tutto il tempo dell'esilio, ma che prepara la rinascita nei cuori di carne (cfr. Ez 36,26) fino al momento di ritornare in patria nella gioia.
Il profeta per primo porta il peso dell'annuncio, le sue stesse orecchie devono ascoltare annunci di sofferenze. Eppure continua a dare fiducia al Signore e alla sua opera, certo che non mancherà di portare sollievo e cibo al popolo affamato di lui.
Il nostro racconto parla di un aspetto della vocazione profetica di Ezechiele: suo primo impegno è "mangiare" la Parola, nutrirsi di ciò che esce dalla bocca di Dio. E' il segno di cosa deve fare il popolo, sintonizzarsi e nutrirsi sempre del suo Salvatore.

"Così dice il Signore: «Figlio dell’uomo, ascolta ciò che ti dico e non essere ribelle come questa genìa di ribelli»".
Da un singolo individuo il Signore ricomincia il recupero di tutti i suoi figli. Da uno solo riparte un cammino di ascolto e obbedienza che contagerà l'intero Israele.
Come in tutte le relazioni, per poter ripartire bisogna mettere a tacere la ribellione, il risentimento e aprirsi all'alterità. Così al profeta è chiesto di rompere con lo stile attuale del popolo: non deve essere ribelle e chiuso all'ascolto anche se ciò che sente non è in sintonia con le sue aspettative.
È il primo passo, che rende Ezechiele più attento alla voce divina e alle visioni, ma lo fa mettere controcorrente rispetto all'andazzo corrente.
Non esiste un profeta che segue la moda spirituale del momento, che mette a tacere lo slancio missionario e che non sia pietra di inciampo per chi preferisce le sue convinzioni alla novità di Dio.

"Apri la bocca e mangia ciò che io ti do".
Prezioso il verbo aprire. La chiusura viene guarita con l'apertura: apri il tuo cuore alla voce profonda, apri la tua mente alla comprensione di ciò che supera il contingente, apri i tuoi occhi alle meraviglie di Dio, apri la bocca per lasciarti nutrire da chi dà un cibo che non finisce.
Il Signore che ha nutrito il suo popolo con la manna nel deserto continua questa sua opera iniziando dal suo profeta.
Non è scontato mangiare ciò che ci dà, farlo crescere in noi, assimilarlo e farlo carne nostra.
Come una mamma che allatta, il Signore parlando ci dà sé stesso, ci nutre di sé.

"Io guardai, ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo".
È la isione che rende concreta una Parola preziosa:
"l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore" (Dt 8,3).
E' la consapevolezza cresciuta nel corso di 40 anni nel deserto, in fuga dal cibo degli schiavisti che nutrivano per sfuttare meglio, contro il cibo che nutre per la vita e che lui stesso ha dato proprio quando le risorse umane erano finite.
Lezione preziosa del cammino esodale dall'Egitto e punto di partenza per la rinascita dell'identità durante e dopo l'esilio babilonese.
Tutto ricomincia dall'ascolto. Riconciliazione e ascolto sono all'origine della rinascita del popolo di Dio e di ogni singolo credente, secondo la sapienza biblica.

"Lo spiegò davanti a me; era scritto da una parte e dall’altra e conteneva lamenti, pianti e guai".
La parola profetica non è prima di tutto ovvia, non segue le opinioni generali, non fa statistica. E' un cibo difficile quanto il cammino, è duro quanto la fatica, è lungo quanto l'attesa che si realizzi la promessa e sembra non finire mai.
Cibo amaro ma medicinale che purifica il cuore e la mente, che rimette le gambe in moto verso il Padre, che fa mettere le mani a disposizione del bene comune.
Beviamo e mangiamo Parole date gratis e senza secondi fini, che incontrano le nostre ricerche, liberandoci da illusioni e false speranze.
Sono parole scritte da una parte e dall'altra della Scrittura, definitive, compiute nella loro rivelazione. Sta a noi accoglierle senza manipolarle, aprire le orecchie e coglierne la grande ricchezza, la potenza che contengono di nutrimento e di salvezza.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Ez 2,8-3,4
Commento del 11/08/2020

Salmo 119 (118),111.131
Commento del 18/11/2022

Vangelo di Mt 18,12-14
Commento del 12/12/2023


Commenti


  1. "Io guardai, ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo".
    Come al profeta Ezechiele,
    mi è data oggi una Parola.
    Oggi
    mi è chiesto
    di nutrirmi della Parola.
    Di accoglierla nelle orecchie
    e di ospitarla nel cuore.
    Oggi a me è data una Parola.

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  2. Fu per la mia bocca dolce come il miele.
    Si
    Grazie Signore per la dolcezza con cui TU poni
    L'invito e non la costrizione
    Il dolce e non l'amaro;quando quest'ultimo si presenta sei TU a berlo per me o assieme a me
    Grazie mio addolcitore......

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