Vangelo del 10 agosto 2024

Produce molto frutto
Gv 12, 24-26

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà»".


Il seme per diventare pianta deve morire e rinascere diverso, moltiplicato, fruttificato.
Gesù nel Vangelo di Giovanni riflette su questo miracolo. che osserviamo ogni volta stupiti nella natura che ci circonda, per darci un immagine della fecondità di ciò che crediamo sterile e fine a se stessa: la morte.
Dalla sua morte, ogni morte vissuta nella fiducia nel Dio della vita rende evidente questo miracolo.
La Scrittura saggiamente scopre che "c'è un tempo per nascere e un tempo per morire" (Qo 3,2).
La morte non è lo stop al tempo, come temiamo noi, ma un tempo della Vita completa, un passaggio da "vivere", certi che c'è un dopo moltiplicato e fruttificato.
C'è una via alla vita anche nel morire. E' la dinamica del parto, di un dolore che ha senso perché è porta d'ingresso per una nuova creatura.
Paggio della morte c'è la solitudine e l'infecondità di una vita vissuta nella paura della morte.
Questo modo di vedere la vita e la morte, la fecondità e la sterilità è uno dei doni preziosi che ci ha lasciato il Maestro nelle sue parole e nei fatti della sua esistenza terrena.

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli".
Il tempo si è fatto breve (cfr. 1Cor 7,29); si legge un'urgenza in questo parlare di Gesù sempre più stringente, sempre più preciso nel rivelare il culmine della sua missione.
E' un tempo prezioso per lui e lo diventerà dopo la resurrezione anche per i discepoli che faranno memoria delle Parole e dei gesti che hanno preceduto la passione e la morte.
Per scalzare la mentalità che "alla morte non c'è riparo", Gesù deve usare tutte le immagini familiari ai suoi amici, per convertire quello che da millenni era conosciuto come ineluttabile.

"In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo".
Vivo ma solo, morto ma fecondo: è un bivio di consapevolezza, è un'abbracciare una scelta che continuamente ci si para davanti nei tanti momenti delle nostre giornate.
"Rimane solo": devo dire che per me è la paura più grande! Neanche la paura della morte equivale nel mio cuore a quella della solitudine!
"Caduto in terra": c'è una evidenza che la morte degli altri ci insegna ed è quella del cadere, del perdere, del fallire obiettivi futuri, del dover lasciare e rinunciare a tanta vitalità.
Se "non muore": come ci ribelliamo interiormente a questa necessità! La morte per noi sarà sempre un'errore che chissà chi ha introdotto nella vita, un errore che non perdoniamo, una lacerazione che ci fa ribellare profondamente.
Lo sappiamo che se il seme non marcisce soto terra non può realizzare la sua ricchezza vitale, rendendo vana la forza di fare frutto che contiene. Eppure questo miracolo che nella natura ci affascina, in noi, creature a tutti gli effetti, ci fa ribrezzo!

"Se invece muore, produce molto frutto".
Ecco la promessa evidente nella semina, ecco la certezza che Gesù insegna per le nostre vite cadute in terra, azzerate, spogliate di tutto: "produce molto frutto"!
Non è per questo che ci affanniamo tutti i giorni che ci facciamo in quattro per "rendere" al massimo, per essere in linea con i nostri record di cui andiamo fieri?
Per produrre molto frutto!
E Gesù insegna che non lo si fa solo stando ritti in piedi, tenaci, rigogliosi. Succede anche nella sofferenza, nel cadere, nel morire.
La morte di Gesù cambia la storia mondiale, cambia il percorso di ognuno di noi. Non più trascinati verso la fine di tutto, ma affascinati dalla vita per sempre, dalla fecondità moltiplicata, dallo strabordare di giorni che ci sono promessi in eterno.
I discepoli di ogni tempo fanno fatica ad accettare la morte di Gesù e anche la propria, ovviamente. Ma il Vangelo su questo punto nevralgico ci chiede una difficile conversione interiore.
Guardando a Gesù la nostra vita recupera la bellezza del dono, la fecondità dello spendersi e perdersi per far crescere gli altri, la certezza che sarà Vita sempre e per tutti.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di 2Cor 9,6-11
Commento del 21/06/2023

Salmo 112 (111),9
Commento del 10/08/2023

Vangelo di Gv 12,24-26
Commento del 10/08/2022


Commenti

  1. "In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo".
    Morte e solitudine:
    due parole che spingono oltre.
    Desiderio
    di andare oltre la morte,
    desiderio
    di andare oltre la solitudine.
    Passare per la morte
    per non restare solo.
    Il grano sotto la terra
    ci è maestro.

    RispondiElimina
  2. Se uno serve me, il Padre lo onorerà!
    Si
    Signore donami la consapevolezza sempre,
    ...il servire l'Altro è pace,è bello,è dono gratuito a cui TU mi conduci...
    Sempre
    Donami consapevolezza che morendo alle mie logiche dò vita agli altri ed a me stesso.
    Amen

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019