Prima lettura del 25 ottobre 2024
Per mezzo del vincolo della pace
Ef 4,1-6
"Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti".
Divisioni e discordia sono una grande ferita nella comunità umana, ma spesso si assiste ad una esaltazione dei conflitti come vanto e capacità di prevalere. Nella comunità dei discepoli è invece un grosso intralcio che non manca neanche tra gli Efesini; Paolo lo affronta alla luce dell'unità di Dio e della fede, che non accetta lacerazioni e prevaricazioni.
Davanti ad un Dio uno in tutti ci dobbiamo solo vergognare delle nostre divisioni, dei nostri steccati, della pretesa sempre fuori luogo di un "noi" superiore ad un "voi". In questi pochi versetti per sette volte si ripete il pronome un/uno/una.
L'unità è dono di Dio, si fonda sull'Uno, attinge pace e comunione all'unica fonte.
"Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore".
Paolo è in prigione a causa della sua fede, per la fiducia nel Vangelo di Gesù che lui annuncia con zelo secondo il mandato che il Signore stesso gli ha dato.
Gesù risorto è motivo ormai della sua vita, lo è della sua prigionia, lo sarà anche della sua morte.
"Cristo ci ha liberati per la libertà!" (Gal 5,1) dirà alla comunità della Galazia, e lo sguardo si allarga facendo accettare, nell'amore, anche la prigionia e la limitazione delle catene.
La persecuzione, la volontà di fermarlo e metterlo a tacere, vengono vanificate dal suo cuore spalancato su una vita che guarda oltre e non può essere limitata e frenata.
"Vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto".
La vocazione dà il tono giusto a tutto il nostro fare e il nostro dire. Siamo chiamati ad essere figli di Dio, a riconoscerci suoi eredi.
La chiamata alla fede secondo il Vangelo sono vocazione e missione al bene nostro e dei fratelli. Il Signore non ha bisogno di un esercito di subalterni, ma ci immerge nella sua vita, ci invita a seguirlo per trovare completezza e gioia. Non bisogna mai dimenticarlo e ripartire sempre da questa volontà amante.
"Con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore".
L'accettazione degli altri, l'unità, la comunione, si coltivano con gesti concreti, con scelte che fanno spazio al dono ricevuto.
Sostenersi a vicenda nell'amore riassume uno stile di vita lontano dal giudizio e dalla chiusura. Pian piano questa pedagogia della comunità, porta a riconoscere gli altri come amici, fratelli, compartecipi della stessa grazia.
"Avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace".
L'unità di cui parla Paolo è di natura spirituale, non va confusa con la comunanza di idee, con l'avere interessi comuni o lo stesso programma politico. Questo vivere umanamente in sintonia non basta e alla lunga si mostra come un'inconsistente possibilità.
E' l'unità dello Spirito che ci fa uno con Cristo, è il vincolo non oppressivo che l'amore genera e che fa approdare alla pace.
Paolo in prigione prega e auspica una libertà che diventi costitutiva, possibile quando si ha a cuore il bene dei fratelli.
"Vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto".
La vocazione dà il tono giusto a tutto il nostro fare e il nostro dire. Siamo chiamati ad essere figli di Dio, a riconoscerci suoi eredi.
La chiamata alla fede secondo il Vangelo sono vocazione e missione al bene nostro e dei fratelli. Il Signore non ha bisogno di un esercito di subalterni, ma ci immerge nella sua vita, ci invita a seguirlo per trovare completezza e gioia. Non bisogna mai dimenticarlo e ripartire sempre da questa volontà amante.
"Con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore".
L'accettazione degli altri, l'unità, la comunione, si coltivano con gesti concreti, con scelte che fanno spazio al dono ricevuto.
Sostenersi a vicenda nell'amore riassume uno stile di vita lontano dal giudizio e dalla chiusura. Pian piano questa pedagogia della comunità, porta a riconoscere gli altri come amici, fratelli, compartecipi della stessa grazia.
"Avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace".
L'unità di cui parla Paolo è di natura spirituale, non va confusa con la comunanza di idee, con l'avere interessi comuni o lo stesso programma politico. Questo vivere umanamente in sintonia non basta e alla lunga si mostra come un'inconsistente possibilità.
E' l'unità dello Spirito che ci fa uno con Cristo, è il vincolo non oppressivo che l'amore genera e che fa approdare alla pace.
Paolo in prigione prega e auspica una libertà che diventi costitutiva, possibile quando si ha a cuore il bene dei fratelli.
Il dono ricevuto è enorme, ma possiamo custodirlo con l'impegno di ogni giorno, con la corsa verso l'unità che ha animato la vita dell'apostolo e che diventa l'eredità donata a tutti i fratelli.
Dalle catene che vincolano i passi, si passa al vincolo luminoso della pace, una grazia liberante da far crescere per abbandonare vie di egoismo e per unirci tutti nel cammino verso il Padre.
Dalle catene che vincolano i passi, si passa al vincolo luminoso della pace, una grazia liberante da far crescere per abbandonare vie di egoismo e per unirci tutti nel cammino verso il Padre.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Ef 4,1-7.11-13
Commento del 21/09/2020
Salmo 24 (23),5-6
Commento del 20/12/2022
Vangelo di Lc 12,54-59
Commento del 21/10/2022
Sopportandovi a vicenda nell’amore
RispondiEliminaFammi lavorare MOLTO su questo
Sull'accoglienza incondizionata
Amare,rispettare chi è contro la mia logica
Amen
Accettando gli altri con tutto ciò che li caratterizza nel bene e nel male saremo a nostra volta accettati
Elimina"Vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto".
RispondiEliminaIl mio cuore si allarga.
I miei occhi si aprono.
La mia speranza fiorisce.
Chiamato figlio.
Chiamato erede.
Chiamato a vita eterna.
Dal Padre vengo
e a lui ritorno.
"Vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto".