Prima lettura del 2 settembre 2020

Siete campo di Dio
1Cor 3, 1-9

"Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete, perché siete ancora carnali. Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana?
Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso.
Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio".

Nel cammino della fede ci sono delle tappe di crescita che bisogna rispettare con attenzione e discernimento. Paolo nel brano che leggiamo affronta il discorso del passaggio dal carnale (cioè il modo di vedere umano appesantito dall'ego-centrismo) allo spirituale, la vita vista con gli occhi dei figli di Dio.
I sintomi che riscontra nella comunità sono tipici di chi cerca coalizioni per contare, per avere più potere, per essere riconosciuto superiore agli altri.

"Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo".
I Corinzi, a dispetto del tempo trascorso, dimostrano di essere ancora poppanti, indietro con la crescita, e quindi Paolo che sino ad allora aveva parlato loro come a bambini, rispettando i loro tempi e la loro lenta crescita si deve arrendere agli scarsi frutti che vede maturare.
Ancora prigionieri di una visione egoistica, non possono comprendere il linguaggio dello Spirito che va in direzione contraria e lotta con i desideri della carne.

"Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete, perché siete ancora carnali. Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana?"
Paolo è rammaricato della mancanza di crescita che si aspettava dalla comunità di Corinto. Anche la lettera agli Ebrei insiste su questo:
"Avete ancora bisogno che qualcuno v'insegni i primi elementi delle parole di Dio e siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido. Ora, chi si nutre ancora di latte non ha l'esperienza della dottrina della giustizia, perché è ancora un bambino. Il nutrimento solido è invece per gli adulti, per quelli che, mediante l'esperienza, hanno le facoltà esercitate a distinguere il bene dal male" (Eb 5, 12-14).
Ecco i sintomi di questa difficoltà nel diventare discepoli del Cristo: invidia e discordia, fattori di divisione, incapacità di discernere quanto le proprie azioni siano causa di bene o di male.
E' amara la constatazione che tanto cammino non abbia fatto nascere i frutti sperati dall'abbondante semina!

"Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini?"
Paolo non ha dubbi: coloro che sono vivificati dallo Spirito sono evidentemente non solo "umani", ma traspare in loro un modo d'agire che travalica i meccanismi di sopravvivenza, quelli carnali che ci fanno essere in competizione continua con coloro che abbiamo vicino.
Addirittura le divisioni nascevano a Corinto dall'essere stati evangelizzati da un maestro piuttosto che un altro! (cfr. 1Cor 1, 12-13)
Come meravigliarsi se oggi nella Chiesa assistiamo purtroppo agli stessi meccanismi, a lobby e fazioni che lavorano per dividere e stabilire chi sia migliore!
È un modo negativo di mostrare la propria povera umanità, un atteggiamento che mina la coesione tra i fratelli che invece sarebbe il terreno necessario per crescere nella fede.

"Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso.
Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere".

Com'è chiaro Paolo, quanto mi piace quando parla con tale franchezza, mostrando la verità delle cose!
Cosa sono tutti i membri della Chiesa, nessuno escluso, se non semplici operai nella vigna del Signore, servitori dei fratelli?
Gesù ha distrutto le gerarchie, capovolgendo la nostra idea piramidale di importanza degli uni sugli altri, mettendosi all'ultimo posto e invitando i suoi discepoli a fare altrettanto (cfr. Mc 3, 43-45).

"Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere".
L'idolatria è sempre in agguato nel cuore di un credente e bisogna essere sempre attenti nel discernimento per non mettersi al posto del Padre.
Ogni discepolo ha ricevuto la vocazione del servo perché chi ha veramente importanza, chi dà vita e fa crescere è solo il Signore.
Il Signore è l'unico riferimento per tutti: questo genera unità e umiltà.

"Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro".
Nella comunità ognuno ha un suo compito, inter-dipendente con quello degli altri. Tutti servi, tutti fratelli, tutti impegnati con i propri carismi nella cura della comunità, riunita intorno all'unico centro che è Gesù.

"Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio".

Bellissima definizione della Chiesa, che è di Dio, a lui appartiene ed è saldamente tenuta nelle sue mani.
Siamo collaboratori che il Signore si è scelti, nonostante le nostre lentezze e le nostre difficoltà. Eppure siamo coltivati da lui, campo e vigna sua, edificati nel bene.
Il nostro servizio è utile a tutti quando è impegnato alla crescita dell'opera che il Signore ha iniziato.

Siamo grati a Paolo per queste indicazioni preziose che rimettono ognuno nel suo vero, umile e quindi prezioso ruolo.
Sono immagini semplici e comprensibili da tutti, anche da noi che ci riconosciamo "neonati in Cristo", perché cadiamo spesso negli atteggiamenti di egoismo che descrive l'apostolo.
L'azione dello Spirito, la frequenza con la Parola, la docilità al Maestro, smussano pian piano le nostre difficoltà d'amare, ridimensionano la paura che ci fa prendere e pretendere, ci aprono all'accoglienza dell'altro diverso da noi, scalzano ogni desiderio di potere e di dominio.
Cresciamo come "campo di Dio", uniti nell'amore a modello di Gesù che si è fatto servo di ogni uomo.

Commenti

  1. "Dio fa crescere". Benedico questa parola che profuma di vita. Benedico la vita che il Signore dona e coltiva. Benedico il Signore che si prende cura accrescendo vita in ogni cosa. Benedico la mia vita che ho visto crescere silenziosamente. Benedico tutti quelli di cui il Signore si è servito per coltivarmi. Benedico ogni piccolo segno di crescita e la meraviglia che in me ha generato. Benedico la vita di tanti che ho visto crescere provando allegria. Benedico...Oggi posso solo benedire.

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  2. chi pianta e chi irriga....
    la diversità mi ha sempre arrecato un pò di sconcerto,inquietudine...
    sto smussando piano piano,benedicendo i passi fatti.
    Ma vigile,la caduta è in agguato.
    Grazie

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  3. Divisioni, non chiarezza su chi fonda genera,fa crescere la vita mia e quella degli altri... Ma il primo salmo di stamattina mi da respiro e mi illumina:" o Dio santa e la tua via chi è grande come il nostro Dio? Tu sei il Dio che opera meraviglie mandasti la tua forza fra le genti... Sul mare passava la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque e le tue orme rimasero invisibili" grazie Signore !!!

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