Prima lettura del 22 settembre 2020

E' un corso d’acqua
Pr 21,1-6.10-13

"Il cuore del re è un corso d’acqua in mano al Signore:
lo dirige dovunque egli vuole.
Agli occhi dell’uomo ogni sua via sembra diritta,
ma chi scruta i cuori è il Signore.
Praticare la giustizia e l’equità
per il Signore vale più di un sacrificio.
Occhi alteri e cuore superbo,
lucerna dei malvagi è il peccato.
I progetti di chi è diligente si risolvono in profitto,
ma chi ha troppa fretta va verso l’indigenza.
Accumulare tesori a forza di menzogne
è futilità effimera di chi cerca la morte.
L’anima del malvagio desidera fare il male,
ai suoi occhi il prossimo non trova pietà.
Quando lo spavaldo viene punito, l’inesperto diventa saggio;
egli acquista scienza quando il saggio viene istruito.
Il giusto osserva la casa del malvagio
e precipita i malvagi nella sventura.
Chi chiude l’orecchio al grido del povero
invocherà a sua volta e non otterrà risposta".


Nei testi sapienziali si parla spesso del re, ma in effetti il testo non si riferisce esclusivamente ai regnanti ma a qualunque uomo che arriva alla sapienza imparando dal Signore.
Il re, cioè un discepolo arrivato alla pienezza della sapienza, diventa così l'uomo che corrisponde al progetto di Dio e che diventa luce in mezzo ai suoi fratelli.

"Il cuore del re è un corso d’acqua in mano al Signore:
lo dirige dovunque egli vuole".

La docilità agli insegnamenti del Signore è la caratteristica principale dell'uomo-re, come lo è stata per Davide e suo figlio Salomone.
Il cuore del saggio è un recipiente che accoglie la sapienza che il Signore versa in abbondanza, come un fiume che trova nella sorgente la sua forza e la spinta verso la foce.

"Agli occhi dell’uomo ogni sua via sembra diritta,
ma chi scruta i cuori è il Signore".

L'apparenza non va d'accordo con la sapienza. Gli uomini possono guardare e poi giudicare, ma la visione è pur sempre limitata e superficiale. Il cuore del saggio è consapevole di questo e ridimensiona le sue capacità di giudicare le sue azioni e quelle dei fratelli.
Solo le vie del Signore sono rette e volte al bene, solo lui legge profondamente nel cuore di tutti, svelandone i pensieri e proteggendolo dal male.

"Praticare la giustizia e l’equità
per il Signore vale più di un sacrificio".

I Proverbi si spingono ad affermare quello che i profeti e il Vangelo porteranno a compimento.
"Poiché voglio l'amore e non il sacrificio,
la conoscenza di Dio più degli olocausti" (Os 6, 6).
"Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa" (Mt 12, 7).

È una vera liturgia del cuore, superiore a quella esteriore dei sacrifici liturgici, limitati nel tempo come la preparazione dei bambini, preludio al sacrificio totale del Figlio che realizza la giustizia e l'equità della salvezza.
Piegare la propria visione della vita ad un atteggiamento non legalista, misericordioso verso se stessi e verso gli altri, fa entrare nella visione di Dio sul mondo che supera ogni moralismo e ogni rettitudine umana.

"Occhi alteri e cuore superbo,
lucerna dei malvagi è il peccato".

Adesso il testo mostra come si può guardare in modo distorto la realtà. Il peccato non solo deturpa la visione che abbiamo di noi, alimenta la sfiducia verso gli altri, fa guardare con diffidenza al futuro e allontana dalla sapienza.
Il giusto si lascia guidare dalla sapienza di chi vede più in alto di lui; l'uomo iniquo, coinvolto dal peccato, non vede altro che il proprio limite, proiettato su tutto il mondo, come se fosse invece una grandezza.

"I progetti di chi è diligente si risolvono in profitto,
ma chi ha troppa fretta va verso l’indigenza".

La fretta, l'agitazione, l'ansia, sono i grandi limiti di un mondo industrializzato e proteso ad un progresso che diventa una gabbia opprimente per tutti.
Non è ricchezza, non è progressione nel bene, ma ridurre la propria ottica solo ad un aspetto dell'esistenza. Non si può pensare che i soldi siano la soluzione ad ogni problema, ad ogni sofferenza, ad ogni morte che ci opprime. Questa è l'indigenza che la Scrittura svela, una vita ricca di beni ma mancante di bene.

"Accumulare tesori a forza di menzogne
è futilità effimera di chi cerca la morte.
L’anima del malvagio desidera fare il male,
ai suoi occhi il prossimo non trova pietà".

È tutt'altro che sapienza quella descritta: avidità, menzogna, non rispetto del prossimo, succhiarne la vita, giudicare con malevolenza: tutto questo è qualificato come un cammino di morte.
Chi non vive per fare il bene dell'altro, finisce per buttare la propria vita nell'inutilità, nel vano, nell'idolatria.

"Quando lo spavaldo viene punito, l’inesperto diventa saggio;
egli acquista scienza quando il saggio viene istruito".

Il saggio impara da tutto ciò che avviene intorno a sé: dalle punizioni che i superbi subiscono inevitabilmente dalla vita, dall'inutilità di vie che non portano a nessun futuro.
Gli eventi che sembrano disastri, concorrono ad accrescere la sua sapienza.

"Il giusto osserva la casa del malvagio
e precipita i malvagi nella sventura".

Il giusto è testimone della triste sorte dell'empio. La saggezza viene dall'esperienza diretta di ciò che riserva la vita.

"Chi chiude l’orecchio al grido del povero
invocherà a sua volta e non otterrà risposta".

Questa considerazione finale, spinge a ricercare una sapienza diversa, profonda, che dia senso alla relazione con gli altri.
Chi chiude il suo cuore al povero, non crederà mai che una risposta sia possibile. Non ha ascoltato il grido di chi ha bisogno, invocherà senza sperare e senza ascoltare la risposta del Signore.

Preziosi e veri gli insegnamenti di questo libro così antico eppure così attuale!
All'esordio di un nuovo anno scolastico viene da riflettere sul fatto che questi insegnamenti sono sempre validi..
L'istruzione dei giovani, la loro educazione, anche in una scuola laica e moderna, non può prescindere da uno sguardo sapienziale, da una compassione per il mondo.
Il loro giudizio sulla realtà va indirizzato come un fiume, riempito di saggezza, in cammino verso il bene, insegnando a non giudicare puntando il dito, ma dando credito al loro desiderio di riparare le disparità, sanare i divari sociali e ristabilire l'equità e il benessere per tutti.

Commenti

  1. "Il cuore del re è un corso d’acqua in mano al Signore:
    lo dirige dovunque egli vuole". Docilità, ascolto, disponibilità, fede, magnanimità, fiducia, sapienza: tanti i modi per dire il bene che viene al cuore dal lasciarsi condurre dal Signore e dalla sua Parola. Chi guida il carro della mia vita? Chi suggerisce al mio cuore quali vie percorre l'amore? Chi illumina i miei occhi per compiere il prossimo passo? Vero re è chi si lascia condurre dalla Sapienza diventando saggio. Ho bisogno di un cuore da re, che come fiume scorra fiducioso verso il mare, credendo che sorgente e oceano è il Signore.

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  2. Il giusto osservs la casa del malvagio.
    Perché ha quello, possiede...
    La stortura è qui
    Desiderare cose che passano
    L'empieta' è alle porte...
    Sempre
    Opero coi filatteri
    Altrimenti precipito.
    Non lasciarmi, da solo chi sono?

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