Prima lettura del 14 settembre 2020

Serpenti brucianti
Nm 21, 4-9

"In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero».
Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì.
Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo.
Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita"

Ci soffermiamo oggi su questo brano fondamentale per la nostra fede, presagio della Croce di Cristo, che abbiamo già meditato il 9 aprile dell'anno scorso.
C'è una parola nella Bibbia "mormorare" che va compreso nel suo significato: è un vero termine tecnico ed indica l'atteggiamento opposto alla fede e alla docilità nell'ascolto.
L'Esodo è costellato da episodi di mormorazione, a volte palesi, a volte brontolii, ostilità nascoste nel cuore del popolo che vengono portate alla luce in episodi drammatici.
Questo malumore è difficile da guarire perché è frutto del dubbio e della diffidenza verso Dio, insiti in ogni uomo, dal peccato di Adamo in poi.
Ma ogni volta il Signore si impegna con forza per ridare luce al cuore di Israele offuscato dalla fatica e dallo scoraggiamento, per sradicare la mormorazione e far sgorgare la lode.

"In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio".
Viaggiare nel deserto non è facile, si fa anche oggi, con mezzi e preparazione fisica adeguata. Era difficilissimo e al limite delle possibilità umane per schiavi fuggiaschi e con mezzi di fortuna.
In Egitto gli israeliti erano una minoranza schiacciata dalla fatica, ma comunque sedentaria e legata al proprio posto e alla loro routine.

"Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero»".
Sono recalcitranti a viaggiare e a cambiare: ecco che allora sfiduciano Dio e il suo servo Mosè.
Apertamente accusano entrambi: altro che liberazione, li hanno cacciati in una trappola da cui non usciranno vivi!
La manna, nutrimento raccolto dalle piante all'alba, era stata accolta come un dono del cielo; ma, passando i giorni, era venuta a noia.
Il popolo, in effetti, avrebbe preferito essere ben pasciuto ma in schiavitù: meglio le cipolle egiziane, le vecchie e rassicuranti abitudini, che l'ignoto di un cammino verso una libertà ancora ipotetica.
Si parla tanto di desiderio di salvezza, ma nei fatti non è facile lasciarsi condurre verso la liberazione!

"Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì".
La Bibbia non si fa scrupoli a dire che i serpenti velenosi, realtà comune e frequente nel deserto, sono la terapia d'urto voluta dal Signore per scuotere il suo popolo.
Le esperienze difficili da affrontare rimettono in contatto con l'alternativa vita-morte; passare dentro a queste prove è necessario per risentire la preziosità della propria esistenza e il desidero di libertà.
Solo quando la vita viene meno, per esempio in una malattia che toglie la possibilità di un ritmo normale o come è successo nel look down, con la pandemia che ci ha bloccati in casa, si scoprono tante piccole cose preziose e vitali che prima erano snobbate a vantaggio di vere sciocchezze.
I serpenti sono definiti "brucianti": segno del dolore lancinante che coglieva improvviso, ma anche del fuoco che fa rinascere un popolo spento, riacceso e rimesso in moto dall'intervento di Dio.

"Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti»".
Si aprono gli occhi al popolo e riconoscono che la mormorazione aveva fatto perdere quel rapporto vitale e di fiducia col loro Salvatore, facendolo passare per un ingannatore, caratteristica che non è certo di Dio, ma del diavolo!
Riconosco di aver "parlato contro": qui si aprirebbero tante riflessioni sulla necessità per ogni persona di "parlare verso", di avere un interlocutore a cui dare fiducia perché l'uomo si crea e si scopre parlando.
Supplicano Mosè di intercedere presso il Signore e di allontanare "questi serpenti": qui potremmo identificarli con il serpente della Genesi, che apre e allarga una spaccatura relazionale tra Adamo, Eva e Dio.

"Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita»".

Riconoscere il proprio peccato, il proprio limite e rivolgersi a colui che ci può liberare, è la via per ripartire.
L'uomo è relazione fiduciosa, trova la sicurezza dei suoi passi nell'appoggiarsi a chi lo guida e gli cammina vicino.
Ora i serpenti, causa di morte ma anche del loro risveglio, diventano il simbolo a cui guardare per riconoscere l'opera di Dio, che dal male trae il bene, dalla morte la vita.

"Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita".
Il popolo è di nuovo rimesso in piedi, liberato dal veleno del sospetto nei confronti di Dio, volto a chiedere aiuto al fratello e condottiero Mosè e fiducioso che un futuro di vita gli sia assicurato.

Paradossale il nostro atteggiamento quando gli occhi sono chiusi dalla diffidenza: quello che è la nostra salvezza, lo vediamo invece come il massimo intralcio alla vita!
Paolo ci supplica: "Fate tutto senza mormorare" (Fil 2, 14), sapendo che proprio l'atteggiamento di diffidenza e di sospetto del mondo religioso ebraico verso Gesù, lo aveva portato a morte.
La Croce di Cristo è la morte salvifica che sul monte Calvario si innalza affinché tutti possano contemplare la volontà del Padre.
Guardare oggi, festa dell'esaltazione della Croce, al Figlio trafitto, fa abbandonare il dubbio di un dio mostro che ci vuole spingere verso la morte e apre gli occhi e la bocca alla lode per l'Amore, a cui tutti possono arrendersi. 

Commenti

  1. "Il popolo non sopportò il viaggio". Pensare di viaggiare da un senso di libertà, di allargamento dei confini, di avventura. Quando il viaggio è una fuga dalla morte verso la vita, la qualità del cammino è più faticosa e carica di ansia. Israele fugge dall'Egitto verso una terra dove può vivere libero, non lo sente una passeggiata, ma un cammino pieno di rischi e pericoli. Sopportare il viaggio è possibile in base a quanto è grande il desiderio di libertà, di vita nuova. Non sopporto il viaggio quando dubito della meta, quando dubito delle mie forze, quando dubito della mia guida. La paura mi rende il viaggio insopportabile. La fretta mi rende il viaggio insopportabile. L'attaccamento al passato mi rende il viaggio insopportabile. Umiltà e fiducia donami Signore, perché possa camminare con passo fermo.

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  2. Supplica il Signore, che allontani questi serpenti......
    Ecco mi ritrovo come i fratelli di questo esodo di cui narra il libro dei Numeri di oggi.
    Quanti, serpenti, devo combattere...
    Da solo?
    Non ce la farei.
    Stai sempre con me, o meglio fa che io sia sempre fiducioso in TE.
    AMEN

    RispondiElimina

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