Vangelo del 26 settembre 2020

Nelle mani degli uomini
Lc 9, 43-45

"In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».
Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento".


Gesù era un pessimo pubblicitario di se stesso. Nel pieno dell'ammirazione che la gente ha per lui, inizia a parlare apertamente di persecuzione e di morte. Il Vangelo è bello ma non illusorio, dà speranza senza ingannare, è realistico senza cinismo.
Anche queste parole forti, se accolte con vera disponibilità all'ascolto, portano luce.

"Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva".
L'ammirazione per Gesù cresce man mano che la gente accorre ad ascoltarlo e a vedere gesti che trasmettono pace, riconciliazione, guarigione, sicurezza. Anche senza riconoscere in lui il Messia, le sue azioni attirano il cuore di chi lo incontra per la compassione e l'amore verso l'umanità ferita.

"Gesù disse ai suoi discepoli".
Il discorso ora è rivolto a coloro che lo seguono fiduciosi, che sono ormai coinvolti nel suo destino.
Nel Vangelo possiamo dire che gli interlocutori privilegiati erano proprio loro, dodici discepoli, scelti uno ad uno, con cui Gesù parlava continuamente.
Erano i suoi amici, la sua famiglia le sue orecchie, la comunità scelta per la predicazione itinerante di tre anni densi e impegnativi.

"Mettetevi bene in mente queste parole".
Parole seminate affinché portino frutto nel campo arato e ben disposto dei discepoli. Parole da custodire fino a che il frutto non verrà fuori, non porterà a maturazione tutta questa cura del seminatore che con abbondanza ha dato semi da far crescere.
Non sono scontate, non insegnamenti già ascoltati. Gesù porta un nuovo che destabilizza i credenti educati alla fede ebraica.
I discepoli, e molto di più gli scribi e i farisei, ascoltano queste parole con grande fatica perché capovolgono tante convinzioni maturate al catechismo tradizionale. Ma chi coltiva una vita di fiducia e amicizia con Gesù, conserva nel terreno buono parole difficili che vanno custodite per meditarle e farle proprie.

"Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini".
Ecco l'annuncio sconvolgente: il Messia, l'amato e atteso dal popolo, verrà consegnato, dal latino "tràdere", tradito!
Sta per realizzarsi la volontà del Padre e non si dice il soggetto della frase perché è proprio lui a deporlo, a lasciarlo nelle mani degli uomini. Pane donato affinché diventi cibo, carne immolata perché tutti se ne possano nutrire per sempre.
Terribile prospettiva che mette Dio a rischio nelle vicende umane. Nelle mani degli uomini tutto diventa complicato e difficile.
La via del Messia passa tra le nostre mani, e viene bistrattata, usata, schiacciata facendo la fine di tutte le carni degli inermi, dei poveri, dei derelitti, abbandonati dagli uomini e, sembrerebbe, anche da Dio!
Il Messia, Unto dal Signore, il Figlio dell'uomo, di ogni uomo, sta per portare a termine la sua missione di salvezza.

"Essi però non capivano queste parole".
Noi nelle mani di Dio ha senso, ma l'idea del Figlio di Dio nelle nostre mani è spiazzante, mette in crisi ogni pensiero religioso, ogni ragionevolezza umana. Infatti il vangelo annota senza tanti giri di parole: "restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso". C'è bisogno dell'epilogo, della croce, della sepoltura e della resurrezione per vedere la vocazione di un seme che muore schiacciato nella terra, che deve marcire per portare il frutto della vita. Non capiscono ora, capiranno dopo, ma le parole custodite saranno l'esegesi che darà significato ai fatti della passione.

"E avevano timore di interrogarlo su questo argomento".
Dove trovare il coraggio per approfondire una rivelazione così spiazzante?
Cosa sarebbe uscito dalla bocca di Gesù dietro a domande di chiarimento? La paura blocca ogni ulteriore ricerca, tappa la loro bocca, porta ad un turbamento profondo. Anche questa è una tappa necessaria per camminare e crescere nella fede.

Quante volte abbiamo invidiato i discepoli perché loro lo hanno sentito parlare e sono stati testimoni della sua esistenza che ha sconvolto la natura delle cose e la visione di Dio!
Eppure la loro è la stata la strada più difficile, perché erano i primi a seguire il Maestro in un cammino che sarebbe arrivato al martirio della croce, senza capire, senza sapere che più avanti il loro amico sarebbe stato risollevato dal sepolcro.
Il loro percorso non è diverso dal nostro, che ascoltiamo non comprendendo parole così difficili che ci spingono a guardare alla morte con una visione che non è la nostra, che vuole distruggere paure e idolatrie mortali.
Come loro veniamo invitati a custodire e meditare parole misteriose il cui senso ci sfugge. Sono Vangelo e quindi buone notizie che certamente si sveleranno nella maturazione e nel raccolto.

Commenti

  1. "Restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso". Questa è contemplazione. Restare davanti al mistero, non coglierne il senso, ma restarne attirati, nutriti. Quando ti spieghi tutto e sai dire una parola su tutto, non stai guardando Dio. Scopriamo il senso di noi stessi quando rimaniamo così davanti al mistero. Restare, accogliere, contemplare è sapienza. Spiegare il mistero perché è accessibile alle nostre misurazioni è stoltezza. Portare il peso del mistero rende leggera la vita. Fissare le tenebre del mistero illumina l'anima. Tacere davanti al mistero rende poeti e cantori.

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  2. Timore d'interrogarlo su questo argomento.

    Si chi non la tiene!
    Essere proiettati verso quello che la logica non vuole.
    Il martirio non è previsto, dalla mia logica.
    Da solo non capisco che devo MARCIRE, prima di avere Altro!

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