Prima lettura di domenica 13 settembre 2020

 
Dimentica gli errori altrui
Sir 27,33-28,9

"Rancore e ira sono cose orribili,
e il peccatore le porta dentro.
Chi si vendica subirà la vendetta del Signore,
il quale tiene sempre presenti i suoi peccati.
Perdona l’offesa al tuo prossimo
e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
Un uomo che resta in collera verso un altro uomo,
come può chiedere la guarigione al Signore?
Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile,
come può supplicare per i propri peccati?
Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore,
come può ottenere il perdono di Dio?
Chi espierà per i suoi peccati?
Ricòrdati della fine e smetti di odiare,
della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti.
Ricorda i precetti e non odiare il prossimo,
l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui".


La Scrittura è una grande maestra di vita che non sorvola sui nostri guai; è come se ci guardasse profondamente e portasse a galla, per noi, le cose che cerchiamo di rimuovere per non affrontarle.

"Rancore e ira sono cose orribili,
e il peccatore le porta dentro".

Possiamo passare giorni e giorni camuffando dei macigni che ci trasciniamo quasi inconsapevolmente; e poi arrivano frasi come queste e crolla il nostro castello di pace illusoria!
Rancore e ira ce li portiamo dentro, conservate ben bene, con la cura di chi fa crescere una cosa importante; e poi nessuna meraviglia quando diventano micce che si accendono ad una parola, ad un gesto, deflagrando come una bomba!

"Chi si vendica subirà la vendetta del Signore,
il quale tiene sempre presenti i suoi peccati".

Il Signore fa il nostro percorso inverso: tiene presente chi siamo, tutta la nostra realtà ed è pronto a curare le piaghe che non riusciamo a rimarginare da soli.
Gesù lo ha detto chiaro: lui non si è mai illuso sulla nostra realtà, ma è il medico giusto, venuto a fare quest'opera di guarigione, consapevole che il virus, il veleno da cui immunizzarci, avrebbe ucciso lui.

"Perdona l’offesa al tuo prossimo
e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati".

Una delle invocazioni del Padre Nostro, vitale, per noi e per i fratelli, è: perdona i nostri debiti affinché anche noi diventiamo capaci di perdonare ai nostri debitori!
La preghiera si innesta nelle opere del Padre che guariscono creando!
"Offendere" viene dal latino e il suo significato è: ŏb ‘contro’ e -fendĕre ‘battere, colpire’.
Solo noi siamo "colpiti contro", noi rimaniamo lesionati dal peccato di un fratello!
Il Signore non si offende per il nostro peccato, né per quello del mondo intero: sa chi siamo e viene in soccorso di chi chiede aiuto, di chi lo invoca per la guarigione del cuore.
La Sapienza afferma: "Non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento" (Sap 11,23).

"Un uomo che resta in collera verso un altro uomo,
come può chiedere la guarigione al Signore?
Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile,
come può supplicare per i propri peccati?"

La parabola di Gesù completa il pensiero del Siracide: il padrone ha pazienza col servo che gli deve diecimila talenti, una cifra esorbitante, quasi da debito pubblico di uno stato!
Invece il servo che ha ricevuto tanta grazia, non riesce ad avere nessuna pazienza con il suo debitore che gli deve 100 denari, una cifra pari a 3 mesi di lavoro di un operaio! Il padrone fa una grazia smisurata, anzi misurata col debito gigantesco che si ha con lui; il servo butta in galera il fratello per molto ma molto meno! (cfr. MT 18, 21-35)
Con quale misura il nostro cuore agisce? Con quella degli egoisti: pretendere tutto per sé e non avere misericordia minima per nessuno!

"Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore,
come può ottenere il perdono di Dio?
Chi espierà per i suoi peccati?"

Conservare il rancore è covarlo come una serpe in seno, è dargli da mangiare il nostro tempo, i nostri pensieri, la nostra pace!
Chi vive così avvelenato non si accorge neanche che una via diversa è possibile, che il perdono è lì pronto per essere colto dal suo cuore ammalato, per farlo tornare a pulsare di compassione per chi ha vicino.

"Ricòrdati della fine e smetti di odiare,
della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti".

La memoria alla quale il Siracide ci invita non è quella dei torti subiti, è quella dell'esistenza di ogni creatura: tutto nasce e quindi muore.
C'è dentro ogni inizio il cammino verso la fine, che lo accettiamo o no, che lo vogliamo o no. Ricordarlo cambia il senso di questo cammino, cambia il modo con cui la vita, così breve, ci parla e ci educa.

"Ricorda i precetti e non odiare il prossimo,
l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui".

Papa Francesco ha detto nell'omelia dell'1 marzo 2016:
"Perdonando apriamo il nostro cuore perché la misericordia di Dio entri e ci perdoni. Perché tutti noi ne abbiamo da chiedere di perdono: tutti. Perdoniamo e saremo perdonati.
Abbiamo misericordia con gli altri, e noi sentiremo quella misericordia di Dio che, quando perdona, dimentica”.

Dio ha inscritto in ogni persona la sua Alleanza; non viene meno perché non fondata sulla nostra fedeltà, ma sulla sua, ci ha legato al suo cuore: il Figlio ha preso la nostra carne e questa Alleanza è un'inabitazione indissolubile.
In questa Alleanza il perdono non è un "accessorio" in più: il Patto è fatto nella carne del Figlio che è stata maciullata, frantumata dal nostro peccato. E lui ha lasciato fare perché ha perdonato.

Il perdono è il motivo che ha spinto la salvezza, il desiderio più grande di Dio per accoglierci nuovamente, lavati nel sangue del Figlio, per sempre.
Innestati in questo patto, memori di chi siamo (peccatori salvati) anche noi arriviamo al perdono, accolto e donato.
La grazia ci precede e ci educa, aprendoci gli occhi sul fatto che rancore e ira sono orribili e non, come qualche volta pensiamo, un vanto che tutela il nostro onore!
"Dimentica gli errori altrui" è l'invito della Parola di Dio.
La misericordia apra il nostro cuore ad abbandonare vendette, a scoprire la necessità vitale del perdono, che dal Padre fluisce in noi e da noi ai fratelli, per risanarci e portarci a nuova vita.

Commenti

  1. "Ricòrdati della fine e smetti di odiare". Come un semaforo questa parola mi costringe a fermarmi. Ogni pensiero sulla fine e sul fine sono necessari al senso delle mie giornate. La fine è certa, il fine del mio vivere va scoperto di ora in ora. Il ricordo della morte toglie senso e forza all'odio, all'avversione, ad ogni senso di superiorità e di rifiuto verso gli altri. Polvere che ritorna alla terra mi definisce un giorno santo dell'anno. Sono un soffio che presto scompare. Da questi pensieri non disperazione ma sapienza. Quella vera, che non si illude e non coltiva false speranza. Sono mortale, un giorno tutto si ferma e finisce, allora perché togliere tempo all'amore, alla riconciliazione, all'incontro, alle possibilità di vicinanza, all'abbraccio?

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  2. Rancore, ira....
    Chi non le vive?
    Chi ne è immune?
    Dentro il cuore dell'uomo c'è ANCHE questo....
    Cosa mi rasserena?
    L'esercizio, il rendermi conto, la consapevolezza che sono limitato, che è bene deporre le armi... anzitutto per la mia salute!
    Odio e rancore ti consumano....
    La consapevolezza della mia voglia di vivere in libertà, è anche condonare....
    A mia volta, comunque perdonato, molto di più...
    Questo è anche un mio filattero, per superare la mia umanità, di terra...
    Grazie Signore

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  3. Il Perdono
    è come il respiro del mare:
    quando arriva l'onda
    cancella tutto

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  4. Rancore e ira sono cose orribili,
    e il peccatore le porta dentro.". e chi non è peccatore? Quindi questi due sentimenti me li trovo nel cuore ... Signore liberami ti prego piega il mio cuore , sana il mio cuore purificami o mio Dio

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