Prima lettura del 7 settembre 2020

Siete àzzimi
1Cor 5, 1-8

"Fratelli, si sente dovunque parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti in modo che venga escluso di mezzo a voi colui che ha compiuto un’azione simile!
Ebbene, io, assente con il corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha compiuto tale azione. Nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati voi e il mio spirito insieme alla potenza del Signore nostro Gesù, questo individuo venga consegnato a Satana a rovina della carne, affinché lo spirito possa essere salvato nel giorno del Signore.
Non è bello che voi vi vantiate. Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità".


La lettera ai Corinzi non è un trattato di teologia scritto a tavolino. È risposta ad una comunità con problemi concreti e a volte drammatici.
Comunità difficile quella di Corinto perché proveniente da un crogiolo di culture diverse e quindi anche da culti pagani tra i più disparati.
Naturalmente la moralità del tempo non era certo la nostra e questi brani possono sembrarci strani e difficili. Ma uno è l'intento di Paolo che il brano riesce a trasmetterci: quello di educare da pastore i suoi figli, anche se a distanza.

"Fratelli, si sente dovunque parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani".
Le prime comunità cristiane erano attente a sottolineare la differenza con la mentalità del mondo a loro contemporaneo, soprattutto sulle questioni morali.

Paolo rimprovera i Corinzi, non solo perché la loro prassi non si differenzia da quella dei pagani, ma addirittura è peggiore!
Sarà forse una esagerazione, ma ci dice la delusione dell'apostolo nei confronti della comunità che lui ha fondato e che ancora non riesce a fare distinzione tra le consuetudini pagane e quelle nuove del cristianesimo.

"Al punto che uno convive con la moglie di suo padre".

Questa usanza era a volta tollerata tra i pagani, ma nella comunità cristiana non era certo possibile accettarla. Una persona che vive con la seconda moglie del proprio padre, suona alle orecchie di Paolo come una cosa abominevole.

"E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti in modo che venga escluso di mezzo a voi colui che ha compiuto un’azione simile!"
Mi viene da pensare che il trasgressore fosse uno di quei personaggi benvoluti da tutti in comunità, a cui in genere si perdona facilmente tutto.

Non tutti i peccatori sono uguali nelle comunità! Quelli più simpatici o più facoltosi, sono ben accetti e quindi criticati più benevolmente. Succede in tutte le epoche purtroppo. Giacomo nella sua lettera denuncia favoritismi ambigui nella comunità dei credenti. Scrive infatti: "Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali" (Gc 2, 1). Solo così mi spiego il vanto per questo tizio incestuoso, quando invece meriterebbe di essere ammonito come si deve e allontanato dalla comunità.

"Ebbene, io, assente con il corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha compiuto tale azione".
Paolo affronta il problema con la sicurezza di chi è guidato dallo Spirito e decide per il bene comune. Ha fatto nascere questa comunità con la sua predicazione, ne è quindi fondatore e responsabile in un modo tutto particolare. Li sente come figli e, in base all'autorità che gli è riconosciuta, decide la via da prendere per affrontare lo scandaloso problema.

"Nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati voi e il mio spirito insieme alla potenza del Signore nostro Gesù, questo individuo venga consegnato a Satana a rovina della carne, affinché lo spirito possa essere salvato nel giorno del Signore".
Le frasi sono dure e difficili da capire per noi, ma è una formula ufficiale con cui l'apostolo ordina che quel peccatore sia abbandonato a se stesso e senta fino in fondo la gravità di ciò che ha fatto portandone il peso e le conseguenze.
Un periodo di sofferenza non è una condanna fine a se stessa, ma servirà a redimerlo, a riportarlo all'interno della comunità e alla salvezza; inoltre questo gesto deciso è di insegnamento ai discepoli che potranno discernere in futuro su altri episodi del genere.

"Non è bello che voi vi vantiate. Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi".
Un po' di lievito sembra innocuo, ma, se lasciato agire, corrompe tutta la farina facendola fermentare.
Paolo paragona il peccato al lievito: è necessario vegliare nella comunità affinché non si sviluppino, nel segreto, atteggiamenti dannosi per tutti che, una volta portati alla luce, sarebbero ormai impossibili da bloccare.
E ricorda il simbolo del pane azzimo, senza lievito, usato nella liturgia ebraica, a ricordo della fuga dalla schiavitù in Egitto, quando per la fretta si erano cotte e mangiate delle pagnotte non lievitate.

Ogni alimento lievitato, inoltre, era completamente eliminato da ogni casa prima della festa della Pasqua degli ebrei per impedire che la festa potesse essere fatta con lievito vecchio.
Allo stesso modo necessita che la comunità sia "azzima", senza attaccamento al vecchio peccato che la corrompe, ma terreno fertile a ricevere il lievito nuovo del Cristo, che ci fa partecipi del suo passaggio dalla morte alla vita.

"E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità".
Il richiamo alla Pasqua è fondamentale: dice quanto per l'apostolo la correzione fraterna non sia solo una semplice questione morale, ma una necessità della fede e di fedeltà al dono ricevuto dalla resurrezione del Signore.
Ricevendo il battesimo i cristiani entrano nella morte di Cristo che distrugge ogni lievito vecchio, ogni corruzione e ogni mentalità mondana.
Uscendo dall'acqua del fonte battesimale tutti i fedeli sono entrati già nella novità, nella vita che non muore e prendono parte alla resurrezione del Signore Gesù.
Fare memoria del dono iniziale del battesimo, che ci immerge nella Pasqua di Gesù, rinnova la nostra fede, sostiene nelle fatiche del vivere quotidiano e aiuta a discernere in ogni situazione ciò che è in linea o meno col Vangelo.
Con l'aiuto del Signore, possiamo, liberati dal lievito vecchio, entrare nella festa, nel banchetto del Padre, che ha apparecchiato per noi un nutrimento che sazia per la vita, il Pane del cielo che solo lui può darci.

Commenti

  1. "Io, assente con il corpo ma presente con lo spirito". La vera presenza finalmente! Spesso c'è il corpo mentre lo spirito è rannicchiato nel passato o evaso nel futuro. Essere qui e ora con lo spirito è presenza a se stessi, al mondo e a Dio. Mi scopro spesso assente, e mi addolora scoprirlo dopo. Il passato è uno stupido rifugio. Il futuro è un illusoria speranza. Oggi è la vita, è dono da scartare subito. Il mio cuore chiama il mio spirito a che sia finalmente presente, oggi, qui e ora per bere alla coppa della vita e gustare finalmente. Fortunato Paolo che è così presente che può esserlo perfino senza il corpo. Oggi voglio essere presente in corpo e spirito. Oggi! Adesso!

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  2. Il peccato è sempre da condannare
    Ma chi come me, intrattiene rapporti con la PAROLA, quotidianamente
    dovrebbe volutamente astenersi dal peccare.
    Così sia.

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  3. Paolo mi ricorda che il dono della vita di Cristo mi ha riscattato e mi ha reso libera. La mia risposta dovrebbe essere una vita da salvata una vita che celebra in ogni momento la novità di Cristo , insomma una vita vera. Celebrare la Pasqua è lo stile di vita del credente, il senso del tempo che vivo, e allora la mia esistenza sarà una festa perché al centro c è la novità di Cristo e il dono della sua vita per la salvezza dell' uomo.

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