Prima lettura del 21 settembre 2020

Raggiungere la pienezza
Ef 4, 1-7.11-13

"Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.
Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo".

Paolo, vecchio e in carcere, esorta i cristiani a vivere nello spirito di riconciliazione e di pace che nasce dal Vangelo di Gesù. Non si ripeterà mai abbastanza che l'obiettivo ultimo di ogni cammino di fede è la carità fraterna e la riconciliazione permanente.

"Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto".
Non è l'autorità che parla ma l'autorevolezza di chi ha dedicato la vita al Vangelo e ai fratelli. Non dà ordini Paolo, ma esorta, che nel suo significato più vero vuol dire "indurre a un certo comportamento, facendo leva sugli affetti oltre che sulla ragione".
L'apostolo provato in ogni modo, mai fermato da nessuna persecuzione e neanche dalle catene nella corsa all'evangelizzazione in ogni regione conosciuta, continua da padre e fratello degli Efesini a parlare al loro cuore.

"Comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto".
Il dono di sé, l'amore reciproco, la compassione a imitazione di Gesù, la risposta al disegno personale e unico che il Padre ha pensato per ognuno, sono gli obiettivi da ricercare e perseguire per realizzarsi pienamente.
Sembrano esortazioni "antiquate" per noi, cose sorpassate dalle cose ben più "necessarie": formazione al lavoro, al profitto alla realizzazione sociale. Eppure senza l'adesione con gesti e scelte alla nostra vocazione, a quello che sentiamo essere la nostra vita più vera, non si può essere completamente felici.

"Con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore".
Dalla cura per se stessi, all'accoglienza del prossimo.
Poche parole che dicono la diversità del vivere da discepoli di Gesù, secondo il suo stile, che il mondo ritiene da perdenti.
Umiltà è non ritenersi superiori, più importanti dei fratelli; porgersi dolcemente è cercare la via migliore di comunicazione e condivisione, nel rispetto dell'altro diverso da noi; sopportare, è il portare sopra, il farsi carico di chi è debole o ferito, accollarsi le difficoltà e i limiti di chi non ce la fa a proseguire.

"Avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace". Unità e pace, doni dello Spirito, vanno conservati e coltivati.
L'unità e la pace non sono automatiche, richiedono lavoro e dedizione, rinunciando ai propri piccoli interessi per dedicarsi con amorevolezza alla costruzione della comunità.

"Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione".
L'unità della Chiesa non è quella che possiamo pensare a prima vista; non si riferisce ad una unità sociologica o di potere, ma è fondata sull'Unità di Dio.
È lui che realizza, nell'unico Spirito, la comunità dei credenti; che si esprime nella diversità e molteplicità; una sola è la speranza che accompagna tutti verso un'unica meta.

"Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti".
Bellissimo ascoltare che c'è un unico Padre di tutti, che si serve di tutti per manifestarsi ed è presente nel più profondo e intimo di ogni uomo. Con questi parametri dovremmo guardare alle storie e alle vite concrete di ognuno di noi. L'altro mi porta all'Unico, è faccia, volto che non mi appartiene ma in cui si specchia l'Uno a cui voglio appartenere.

"A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo".
Non sono la nostra bravura, né il nostro impegno la misura del dono.
È la misura con cui ama Cristo che ci viene donata: questa è la buona notizia del Vangelo!
"Qual è la misura con cui ci ama Dio? Nessuna! L’amore di Dio non pesa, non bilancia, non fa calcoli. È infinito!"
Così Papà Francesco ha commentato questo versetto!
Senza misura, senza limiti è la grazia, altrimenti non sarebbe grazia!
L'amore gratuito di Dio per noi è immeritato e sovrabbondante!

"Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri".
Che diversità e che ricchezza nella Chiesa il Signore ha disposto per il bene di tutti!
Nessuno si auto proclama indispensabile, ma tutti riconoscono i doni reciproci messi al servizio della comunità.

"Per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo".
Lo scopo di ogni ministero e di ogni servizio tra i discepoli non porta certo ad esercitare un potere sugli altri. Anzi, chi più è ricolmato di doni dallo Spirito, come Paolo stesso, di più offre la sua premura per l'edificazione dei fratelli.
Infatti lo scopo è, e non può che essere, unitario!

"Finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo".
Unità, fede e crescita che ha, in Cristo, la misura verso cui tendere. Il Signore risorto è l'uomo nuovo sul cui modello il Padre fa crescere i figli. Non ci sono altri modelli per i discepoli.
Tutto il nostro cammino và indirizzato a scoprire ed immergerci nel modello unico della fede, della carità e della speranza che è il Cristo.
Per questa pienezza tutti siamo fatti, a questo tutti veniamo attirati, e questo il Padre lo realizzerà per tutti!


Commenti

  1. "sopportandovi a vicenda nell'amore"
    Si, senza amore non c'è possibilità di convivenza,di comunione ,di fratellanza.
    La diversità arricchisce,dice Paolo;voglio sperimentare e fare mio questo invito
    accogliere la diversità dell'altro.
    Così sia

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  2. "Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti". Ho passato ore a leggere e rileggere queste parole benedette. E così vorrei fare ora. Trovare un angolo silenzioso e vedere con gli occhi del cuore questo "tutto" declinato in ogni direzione. Di tutti è Padre. Su tutti è Padre. Attraverso tutti si manifesta Padre. In tutti è Padre presente. Tutti sono figli. Tutti sono sotto lo stesso Padre. Tutti mostrano il Padre da cui veniamo. Tutti hanno dentro il Padre di tutti. Gioia profonda e senso di unione intima con ogni uomo rallegrano questa mia nuova alba. Nelle orecchie questa parola e i miei occhi vedono solo fratelli. Riprendo a ripeterla continuamente per non perdere i fratelli.

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  3. La felicità è condividere la propria vita con i fratelli. Mai isolarsi, mai condannare, ma amare e perdonare, San Paolo spesso lo dice nelle lettere ai suoi amici e fratelli, la condivisione fraterna è la nostra salvezza.

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