Prima lettura del 13 ottobre 2020
In forza della fede
Gal 5, 1-6
"Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.
Ecco, io, Paolo, vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla. E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la Legge. Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella Legge; siete decaduti dalla grazia.
Quanto a noi, per lo Spirito, in forza della fede, attendiamo fermamente la giustizia sperata. Perché in Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità".
La libertà è il bene più prezioso e va custodito. Qui Paolo parla della libertà dei figli, coloro che sono stati liberati dal giogo del peccato e dalla Legge mediante il sangue di Cristo.
Anche le regole religiose possono attentare alla libertà di chi cammina nella fede! D'altronde la religione ebraica, assolutizzando la Legge e appellandosi ad essa, aveva ucciso il Messia che pure il popolo attendeva.
"Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù".
Mette in guardia i Galati, Paolo, perché con fatica ha evangelizzato il Cristo crocifisso e non vuole che il giogo della Legge sia più forte del messaggio rivoluzionario della salvezza gratuita.
Cristo è l'unico che porta alla libertà; noi che abbiamo scoperto questo dono non dobbiamo barattarlo con nessuna pratica religiosa sbandierata come la chiave magica per comprare il paradiso.
È il rischio continuo che si corre nella fede: vecchie e nuove regole tentano di svilire la nostra libertà in Cristo, fino a renderci di nuovo schiavi della paura di Dio e incatenati al giochetto di premi e castighi, di bilanciamenti tra dare e avere.
"Ecco, io, Paolo, vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla".
È il problema di fondo del passaggio dall'ebraismo al cristianesimo: secondo alcuni, i cristiani che venivano dal paganesimo, dovevano essere circoncisi per entrare nell'alleanza di Abramo.
"Cristo non vi gioverà a nulla" è la prospettiva peggiore per chi è stato immerso nella sua morte per essere innalzato nella sua resurrezione! Ad altri cristiani Paolo dirà che è andato da loro ad "annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo" (1Cor 1, 17).
Vano, nulla, ci dicono che Paolo ritiene il ritorno alla Legge antica una idolatria.
Mettere, al posto del Vangelo, norme che avevano solo il compito di preparare alla nuova alleanza, è il rischio più grave, o chiamiamolo il peccato più grande per un cristiano!
Che senso ha la circoncisione per chi nella sua carne ha impresso il sigillo dello Spirito?
Paolo non è tenero per niente e afferma "a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la Legge".
Terribile prospettiva per chi ha creduto nella misericordia infinita e immeritata di Dio e invece si carica volontariamente di oltre 613 precetti impossibili da seguire!
"Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella Legge; siete decaduti dalla grazia".
Paolo estremizza sempre più: rimettendosi sotto il giogo della Legge si disdegna la grazia; ci si riduce a cercare affannosamente giustificazione e salvezza nella Legge, che per definizione condanna e rende schiavi, anziché vivere in pace da figli salvati.
"In Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità".
È il tempo della fede, è camminare fiduciosi e operosi verso il Regno, lasciando stare la ricerca ossessiva della propria salvezza, per dedicarsi alla carità verso i fratelli, sull'esempio del Maestro, che ha vissuto "estroflesso" verso gli altri.
La circoncisione è ormai tramontata, ora è il tempo della grazia che si accoglie mediante la fede.
Quanto mi piace Paolo che chiaramente denuncia la deriva dell'auto-giustificazione dei legalisti come il pericolo più grande, perché si finisce per ridurre il Cristo ad uno dei tanti idoli da imbonire con i propri sforzi!
Mi sento di dire, in comunione con l'apostolo e con quella Chiesa che si spoglia di inutili pratiche di devozione per annunciare solo il Vangelo: "Quanto a noi, per lo Spirito, in forza della fede, attendiamo fermamente la giustizia sperata".
Io attendo, sapendo di non essere meritevole di salvezza, ma di aver ricevuto in dono il grande amore del Padre.
Nessun merito davanti agli uomini e davanti a Dio per le opere della Legge (cfr. Gal 2, 16), ma solo la certezza di essere salvata gratis!
Paolo non è tenero per niente e afferma "a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la Legge".
Terribile prospettiva per chi ha creduto nella misericordia infinita e immeritata di Dio e invece si carica volontariamente di oltre 613 precetti impossibili da seguire!
"Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella Legge; siete decaduti dalla grazia".
Paolo estremizza sempre più: rimettendosi sotto il giogo della Legge si disdegna la grazia; ci si riduce a cercare affannosamente giustificazione e salvezza nella Legge, che per definizione condanna e rende schiavi, anziché vivere in pace da figli salvati.
"In Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità".
È il tempo della fede, è camminare fiduciosi e operosi verso il Regno, lasciando stare la ricerca ossessiva della propria salvezza, per dedicarsi alla carità verso i fratelli, sull'esempio del Maestro, che ha vissuto "estroflesso" verso gli altri.
La circoncisione è ormai tramontata, ora è il tempo della grazia che si accoglie mediante la fede.
Quanto mi piace Paolo che chiaramente denuncia la deriva dell'auto-giustificazione dei legalisti come il pericolo più grande, perché si finisce per ridurre il Cristo ad uno dei tanti idoli da imbonire con i propri sforzi!
Mi sento di dire, in comunione con l'apostolo e con quella Chiesa che si spoglia di inutili pratiche di devozione per annunciare solo il Vangelo: "Quanto a noi, per lo Spirito, in forza della fede, attendiamo fermamente la giustizia sperata".
Io attendo, sapendo di non essere meritevole di salvezza, ma di aver ricevuto in dono il grande amore del Padre.
Nessun merito davanti agli uomini e davanti a Dio per le opere della Legge (cfr. Gal 2, 16), ma solo la certezza di essere salvata gratis!
"Per lo Spirito, in forza della fede, attendiamo". Spirito, fede, attesa: di queste tre parole è tessuta la trama dei miei giorni. Con queste parole misuro il senso segreto della mia preghiera. Lo Spirito mi è stato donato. La fede ne è il suo frutto. L'attesa è desiderio di pienezza. Vivo di doni. Attendo il "tutto in tutti" promesso. Nell'attesa la fede mi fa vivere nello Spirito. La fede mi apre gli occhi sul Dono che mi abita. L'attesa mi tiene sveglio e canto nella notte.
RispondiEliminaCristo non vi gioverà a nulla.
RispondiEliminaSi è possibile?!
Frequentare TE può essere vano?
Continuo con la mia ipocrisia.
I miei limiti,acciacchi,scuse,ecc.
Ti affido tutto questo;non abbandonarmi alla sterilità di me stesso.
Così sia!
"Le cose vecchie sono passate.."
RispondiEliminaAprimi Signore alla Tua Grazia ogni giorno