Salmo dell'1 ottobre 2020

Contemplare la Bellezza
Sal 27 (26)

"1 Di Davide.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

2 Quando mi assalgono i malvagi
per divorarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.

3 Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me si scatena una guerra,
anche allora ho fiducia.

4 Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

5 Nella sua dimora mi offre riparo
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua tenda,
sopra una roccia mi innalza.

6 E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano.
Immolerò nella sua tenda sacrifici di vittoria,
inni di gioia canterò al Signore.

7 Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!

8 Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco.

9 Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

10 Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.

11 Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
perché mi tendono insidie.

12 Non gettarmi in preda ai miei avversari.
Contro di me si sono alzàti falsi testimoni
che soffiano violenza.

13 Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.

14 Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore".


Nel bel mezzo della battaglie della vita, la Scrittura ci invita alla preghiera, che oscilla tra memoria e desiderio.
Alle spalle l'esperienza del Signore che vince per il suo popolo; nel presente i "nemici" che danno battaglia; davanti un futuro di liberazione.
Le immagini che rivelano la lotta di ogni giorno si rincorrono e cresce il desiderio di protezione e la consapevolezza di chi siamo di fronte al Signore.
Così i salmi ci insegnano a pregare.

"Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?"

Il salmo inizia nella paura, nella precarietà, nelle tenebre. Ma con due domande si risveglia nel cuore la fiducia nella luce che viene incontro a chi ha bisogno e la speranza che il male non prevalga.

"Quando mi assalgono i malvagi
per divorarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere".
Un paradosso che solo la fede permette di "vedere".
Sono gli occhi di Israele che sempre, ad un passo della morte, ha scoperto il sostegno potente del Salvatore.
Sono gli occhi di Maria di Nazareth che nel Magnificat canta il capovolgimento delle sorti nella storia con i poveri innalzati e i potenti detronizzati.

"Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me si scatena una guerra,
anche allora ho fiducia".

Il cuore non ripone in sé le sue forze e le capacità di vittoria; sa di essere nelle mani del Signore, per questo non teme l'assedio, la guerra, il vantaggio degli avversari.
Non è coraggio da supereroi, ma fiducia di figli.

"Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario".

Il salmista chiede fiducioso; è il desiderio per eccellenza di ogni credente che ha tanti nomi: paradiso, comunione, unione sponsale, vita eterna.
"Contemplare la Bellezza" dice tutto il nostro bisogno, il nostro appagamento e il progetto del Padre che ci ha fatti per questo.
"Tutti i giorni della mia vita" è il futuro che la profezia della Parola ci annuncia e a cui il cuore credente tende.

"Nella sua dimora mi offre riparo
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua tenda,
sopra una roccia mi innalza".

Fiducia di essere custoditi al sicuro, di trovare riparo, di non restare abbandonati davanti al pericolo: questi sono tutti i sentimenti che nella preghiera vengono coltivati.
Il Signore è l'ospitante, la sua casa è sempre aperta a chi ha bisogno.
I fuggiaschi e gli stranieri erano un memoriale per gli ebrei che nell'Esodo avevano fatto esperienza di come fosse terribile essere schiavi in fuga e senza un riparo. L'ospitalità era quindi una norma fondamentale per gli israeliti, che non lasciavano fuori dalla porta, a morire in un deserto, chiunque chiedesse un riparo per la notte.
Norme essenziali del vivere, umanità che oggi sembra mancare in tanti e in tante leggi!
Nella sua casa, al riparo nella sua tenda, che copre come un manto, tutti coloro che non hanno una dimora, trovano un posto; e sopra un posto stabile, che rimanda alla roccia su cui era costruito il Tempio, il Signore pone i suoi consacrati al riparo da ogni male e innalzati alla dignità di figli.

"E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano.
Immolerò nella sua tenda sacrifici di vittoria,
inni di gioia canterò al Signore".

Eccolo pronto per la battaglia il nostro orante. Si prende di coraggio, riesce a ritrovare fiducia. La paura lascia il posto alla certezza che comunque la sua vita non è in mano ai nemici, ma al suo Dio vittorioso.
Questo ebreo che sembrava sconfitto, già si prefigura i sacrifici di ringraziamento e i canti di gioia per la vittoria perché il Signore, il suo condottiero, esce in battaglia e vince.

"Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza".
Bellissimo dialogo in cui il cuore è tutto orientato nella ricerca e nella contemplazione del volto amato. Tenendo gli occhi fissi sul suo volto, si può affrontare la fatica con grande fiducia perché non si è soli.

"Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.
Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
perché mi tendono insidie".
È un paragone che lascia senza fiato. È possibile essere abbandonati da padre e madre ma non dal Signore!
Sembra di sentire le parole del profeta Isaia:
"Si dimentica forse una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se costoro si dimenticassero,
io invece non ti dimenticherò mai" (Is 49,15).

Il salmista è un trovatello, un rigettato, un aborto come dice San Paolo, ma che è stato eletto a figlio adottivo addirittura dal Re!

"Non gettarmi in preda ai miei avversari.
Contro di me si sono alzàti falsi testimoni
che soffiano violenza".

Un'invocazione accorata sale dal cuore di un innocente che deve difendersi da calunnie.
Più aumentano le difficoltà, più gli accusatori cercano prove false in giudizio per farlo cadere, più il fedele si affida all'avvocato, al Paraclito che gli sta accanto e lo difende.

"Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi".

Speranza fondata è quella che sente la vicinanza del Signore nel momento della prova.
La certezza nasce dalla memoria delle opere del Signore: come in passato egli ha ascoltato il grido e si è chinato sul suo popolo bisognoso, così anche in futuro non negherà il suo aiuto. Qui la contemplazione è sulla bontà del Signore: bontà e bellezza sono le caratteristiche dell'unico Dio vivo.

"Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore".

Sembra una voce che arriva alle orecchie di colui che prega o è lui stesso che esorta un altro credente ad essere saldo, come lui, nel Signore.
La preghiera non è mai solitaria. Mentre si prega cresce il dialogo con i fratelli, rincuorandosi a vicenda a rimanere saldi e fiduciosi dell'amore del Signore che è per sempre.

Il salmo di oggi non lo diremmo di lode, ma di invocazione.
Eppure contemplare la bellezza e la bontà è l'esigenza del salmista in mezzo ai guai della vita, perché è la vocazione di ogni persona, è lo sguardo diretto al volto del Salvatore, è scoprirsi già liberati dalla morsa dei nemici, tutti, compresa la morte.
Fatto dalla Bellezza, visto dal Signore come "cosa molto bella" (Gn 1, 31), l'uomo si volge già adesso a contemplare la Vita, quella del mondo, la sua e quella di Dio, come bellezza e bontà, distruzione della notte e della solitudine, certezza che il male non prevale e
amore/dimora accogliente per tutti gli uomini.

Link di approfondimento alla Liturgia del giorno:

Salmo 27 (26)
Commento dell'08/02/2019

Commenti

  1. Il mio cuore ripete il tuo invito:
    «Cercate il mio volto!».
    Una voce mi guida. Il mio cuore mi parla senza sosta e mi spinge a cercare il Volto di chi non ha volto. Non è una ricerca illogica nella logica dell'amore. Vedere l'invisibile, udire il silenzioso, riconoscere i passi leggeri, è roba da amanti. Per questo il mio cuore parla e io ascolto. Lo dico sottovoce, timidamente, ma è una bella avventura. Ricercare il volto che mi guarda con i miei stessi occhi, che è riflesso nella mia stessa immagine, è cercare e sapersi cercati, guardare sapendosi guardati. Il mio cuore ripete e io accolgo l'invito.

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  2. Io grido,abbi pietà di me,rispondimi.
    Signore t'invoco per le mie nefandezze,i miei aborti(ho balbettato la TUA maestà in un contesto di ateèi),la mia manchevolezza,la mia incapacità a seguirti come vorrei--DONARMI TUTTO A TE(direbbe qualcun altro).....
    Ti offro tutto questo.
    Grazie
    Aiutami a migliorare

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  3. "Sappiate che il regno di Dio è vicino.."

    Sapere che ti fai vicino e mi raccogli lungo la strada,
    è conforto
    è consolazione
    è salvezza
    è desiderio di
    vederti e seguirti

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  4. Una cosa ho chiesto al signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore .... Mi offre un luogo di rifugio .... Il tuo volto Signore io cerco. Non nascondermi il tuo volto.

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