Prima lettura di domenica 4 ottobre 2020

Cantico d'amore
Is 5,1-7

"Voglio cantare per il mio diletto
il mio cantico d’amore per la sua vigna.
Il mio diletto possedeva una vigna
sopra un fertile colle.
Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi
e vi aveva piantato viti pregiate;
in mezzo vi aveva costruito una torre
e scavato anche un tino.
Egli aspettò che producesse uva;
essa produsse, invece, acini acerbi.
E ora, abitanti di Gerusalemme
e uomini di Giuda,
siate voi giudici fra me e la mia vigna.
Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna
che io non abbia fatto?
Perché, mentre attendevo che producesse uva,
essa ha prodotto acini acerbi?
Ora voglio farvi conoscere
ciò che sto per fare alla mia vigna:
toglierò la sua siepe
e si trasformerà in pascolo;
demolirò il suo muro di cinta
e verrà calpestata.
La renderò un deserto,
non sarà potata né vangata
e vi cresceranno rovi e pruni;
alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia.
Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti
è la casa d’Israele;
gli abitanti di Giuda
sono la sua piantagione preferita.
Egli si aspettava giustizia
ed ecco spargimento di sangue,
attendeva rettitudine
ed ecco grida di oppressi".


Leggiamo questo canto ed entriamo in una dichiarazione d'amore disarmante!
Il Signore si svela come l'amante, appassionato, desideroso di vivere con la sua amata in un luogo che prepara accuratamente, che adorna come un giardino, che guarda al futuro, con tutte le premure possibili, affinché fruttifichi e sia casa, dimora, famiglia.
Isaia profetizza e annuncia, in questo cantico d'amore, i sentimenti del Dio liberatore nei confronti del suo popolo che stenta a portare i frutti per il quale ogni cura è stata data, ogni progetto è stato preparato, ogni promessa ha impegnato la fedeltà del Signore.

"Voglio cantare per il mio diletto
il mio cantico d’amore per la sua vigna".

Immagino il profeta come un cantastorie e Isaia è il più appassionato, il più incredibilmente evangelico se si pensa che gli scritti del libro hanno preceduto la venuta di Cristo di almeno cinquecento anni!
La vigna era la prima cosa che piantava un giovane vicino alla casa quando prendeva moglie. Dio è un agricoltore che pianta un giardino per accogliere l'uomo (cfr. Gen 2, 8-15); anche Noè è un coltivatore e pianta una vigna appena può mettere i piedi all'asciutto scendendo dall'arca, per far fruttificar nella gioia la nuova casa dell'umanità (cfr. Gen 9, 20)
La vigna non cresce da sé, ha bisogno della regolamentazione, della potatura, della cura dell'agricoltore per produrre uva commestibile e devono passare almeno 3 anni prima di vederne il frutto; in questi giorni di attesa e di speranza l'agricoltore diventa un tutt'uno con la sua vigna amata. Lavoro faticoso quindi, e paziente, pieno della promessa del frutto.

Segue la descrizione di tutte le attenzioni che questo "diletto" elargisce. senza lesinare. alla sua vigna.
Prima di tutto la pone "sopra un fertile colle". E' visibile a tutti, esposta in modo da poter prendere il sole senza subire l'ombra incombente degli altri monti, posta in luogo privilegiato, visibile a tutti.
Ma un lungo lavoro preparatorio aveva impegnato il contadino: la collina era stata "dissodata e sgombrata dai sassi".
Chi conosce i terrazzamenti volti al mare della Calabria o delle Cinque Terre in Liguria, molto simili alle moderate alture della Palestina, sa il lavoro faticoso e meticoloso di raccolta dei sassi affioranti, usati per i muretti a secco per frenare, durante le piogge torrenziali, la perdita del poco terreno a disposizione delle radici.

"E vi aveva piantato viti pregiate".
La scelta non cade su qualsiasi vitigno, ma sui migliori, i più aromatici e apprezzati. Per questo "in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino".
Dal canto traspare tutta la cura di questo vignaiolo innamorato della sua vigna: protetta, abbeverata anche nei periodi di siccità, gesti di attenzione premurosa e niente è lasciato al caso perché i frutti siano ottimi.

"Egli aspettò che producesse uva;
essa produsse, invece, acini acerbi".

Il canto è rotto da un epilogo assurdo: nessuno si sarebbe aspettato che tanta cura sarebbe abortita in aridità e frutti che legano i denti, impossibilitati a produrre il vino, bevanda della festa, delle nozze, della felicità!
E' il dramma nel cuore di tutta la storia di Israele:le condizioni erano ottimali, le cure veramente straordinarie, ma il risultato è fallimentare su tutti i fronti. A tanto amore corrisponde immaturità, grettezza e sterilità.

"E ora, abitanti di Gerusalemme
e uomini di Giuda,
siate voi giudici fra me e la mia vigna".

Il profeta dà voce al dolore dell'amato: chiama in causa gli israeliti a esprimere un auto giudizio. Colpisce che Dio non sia il giudice, ma la parte lesa.
È necessario intraprendere il percorso della presa di coscienza, dell'apertura degli occhi su cosa sia stata una chiusura continua alle leggi del Signore,
la mancanza di docilità al suo amore esclusivo, il rifiuto della misericordia verso i poveri che il Signore voleva, più che ogni culto o celebrazione pomposa.
Israele che non risponde alle cure di Dio, uccide se stesso.
Fatto per portare frutto, rifiuta la sua vocazione di sposa, gettandosi nell'aridità e nella prostituzione agli idoli.

"Ora voglio farvi conoscere
ciò che sto per fare alla mia vigna".

Le immagini che seguono dicono quanto era necessario il lavoro del Signore; la vigna non vegetava da sola, come credeva nella sua illusione, ma tutto di lei dipendeva dal suo baluardo.
Tolta la siepe di protezione e il muro di cinta, nessun impedimento poteva tener lontano i nemici, gli animali selvatici che la riducono a loro pascolo, depredandola dei germogli migliori. Calpestata e conquistata, diventerà un deserto, non coltivato, senza l'acqua del pozzo e delle piogge, senza futuro.
"Rovi e pruni" prenderanno il posto dei vitigni pregiati; in poco tempo chi riconoscerebbe in quello scempio la magnificenza che tutti i popoli potevano ammirare sulla collina di Sion, la stirpe eletta, i figli della promessa, la sposa del Signore?

"La vigna del Signore degli eserciti
è la casa d’Israele;
gli abitanti di Giuda
sono la sua piantagione preferita".

Isaia palesemente svela l'altro contendente nel giudizio invocato dal Signore: la sua alterità, la sua "metà" è Israele, la sposa sempre amata fin dalla giovinezza e sempre traditrice, eppure la preferita. primizia tra tutti i popoli.

"Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna
che io non abbia fatto?"

Domanda amara ma alla quale Dio stesso ha dato una risposta.
Per questa vigna il Signore aveva coltivato per anni una relazione unica e preziosa, con tutta la cura e la predilezione possibile.
Solo una cosa mancava: dare sé stesso nel Figlio!
La stessa immagine d'amore verrà ripresa da Gesù e il Vangelo di oggi ce la ripropone (cfr. Mt 21,33-43).
La dedizione, l'amore appassionato, arriverà a realizzarsi nonostante tutto il peccato, nonostante tutta l'avversione e la ribellione.
E' il Padre che sceglie di dare il massimo, di dare la vita del Cristo, mostrando che quello che era stato ritenuto inutile e nulla dagli uomini, era invece la pietra su cui tutto si reggeva, l'Amore che avrebbe salvato la vigna Israele e il mondo intero.

Commenti

  1. "Voglio cantare per il mio diletto
    il mio cantico d’amore per la sua vigna". Eccolo il canto che vale sempre la pena di cantare! Chi canta l'Amore, chi annuncia il Dio innamorato, chi parla di un amore che da solo vale la vita, solo lui in ogni tempo dice parole vere, eterne. Chi è Dio? L'amante! Chi è l'umanità? L'amata! Come và a finire tutto? In una festa di nozze! O parlare così o tacere. O cantare per amore o rimanere senza parole. Cantare già fin d'ora l'amore divino è la cosa più sensata in questo mondo. Proprio questo canto dà valore ad ogni cosa. Cantare così apre gli occhi e il cuore sul mistero che tutto sorregge e ogni cosa riempie.

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  2. La vigna produsse acini acerbi....
    Si
    Quando regna la logica umana, questo succede!
    Distruzione, infertilità...
    Mi affido come vigna al tuo potare, sicuro di produrre buon vino, con la TUA opera, con la mia adesione desiderata.
    Amen

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  3. Tu in un canto perenne d amore mi inviti a portare frutti di amore, giustizia secondo il tuo cuore, in un continua storia di amore tra Tu mio amato e io la tua amata...ma mi ritrovo spesso a essere la vigna che price acini acerbi. Ma il tuo richiamo non è un giudizio crudo, ma lo sento come il cantico d amore che tu continuamente fai per me.

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