Prima lettura del 9 ottobre 2020
La benedizione di Abramo
Gal 3, 7-14
"Fratelli, riconoscete che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede. E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunciò ad Abramo: «In te saranno benedette tutte le nazioni».
Di conseguenza, quelli che vengono dalla fede sono benedetti insieme ad Abramo, che credette.
Quelli invece che si richiamano alle opere della Legge stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: «Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della Legge per metterle in pratica». E che nessuno sia giustificato davanti a Dio per la Legge risulta dal fatto che il giusto per fede vivrà.
Ma la Legge non si basa sulla fede; al contrario dice: «Chi metterà in pratica queste cose, vivrà grazie ad esse».
Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: «Maledetto chi è appeso al legno», perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito".
Paolo dove aver sottolineato che lo Spirito viene donato per la fede nell'annuncio e non per le opere della legge nel brano che abbiamo visto ieri (cfr. Gal 3, 1-5), oggi ci offre, nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria di Sant'Abramo, Patriarca d'Israele e nostro, una catechesi partendo proprio dalla sua fede.
"Fratelli, riconoscete che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede".
Non è l'appartenenza ad una etnia che ci fa figli, né l'essere nati in un paese cattolico. E' la fede nel Dio vivente che fa scoprire alle tre grandi religioni mondiali di essere accomunate da un inizio, una partenza nella fede comune a tutte.
"E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunciò ad Abramo: «In te saranno benedette tutte le nazioni»".
La benedizione iniziale fatta su tutti gli uomini nella creazione (cfr. Gen 1, 28-31) si amplifica e prende corpo in una relazione con un arameo spinto nel deserto e in un lungo cammino alla ricerca della sua identità, che scoprirà così mischiata, connessa e radicata in un Dio potente che da quel momento in poi prenderà il suo nome, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.
E la Scrittura, profetizzando che la salvezza sarebbe stata universale (questa sì che una buona notizia!) va oltre le tre religioni che hanno in Abramo il loro patriarca: la sua paternità nella fede è anche per i pagani, coloro che lodano un Dio senza conoscere quello della Scrittura.
Infatti la benedizione sul patriarca e sulla sua discendenza era destinata a tutte le nazioni, cioè a tutti gli altri popoli, tutti quelli che possiamo immaginare e anche quelli che ci sfuggono. Tutti proprio tutti, benedetti in Abramo!
"Di conseguenza, quelli che vengono dalla fede sono benedetti insieme ad Abramo, che credette".
È la fede che fa entrare nella benedizione di Abramo, uomo sterile e sposato con una sterile, che diventa padre di una moltitudine immensa di figli, perché credette oltre ogni evidenza e razionalità alla promessa di Dio che gli prometteva fecondità.
"Quelli invece che si richiamano alle opere della Legge stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: «Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della Legge per metterle in pratica»".
"E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunciò ad Abramo: «In te saranno benedette tutte le nazioni»".
La benedizione iniziale fatta su tutti gli uomini nella creazione (cfr. Gen 1, 28-31) si amplifica e prende corpo in una relazione con un arameo spinto nel deserto e in un lungo cammino alla ricerca della sua identità, che scoprirà così mischiata, connessa e radicata in un Dio potente che da quel momento in poi prenderà il suo nome, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.
E la Scrittura, profetizzando che la salvezza sarebbe stata universale (questa sì che una buona notizia!) va oltre le tre religioni che hanno in Abramo il loro patriarca: la sua paternità nella fede è anche per i pagani, coloro che lodano un Dio senza conoscere quello della Scrittura.
Infatti la benedizione sul patriarca e sulla sua discendenza era destinata a tutte le nazioni, cioè a tutti gli altri popoli, tutti quelli che possiamo immaginare e anche quelli che ci sfuggono. Tutti proprio tutti, benedetti in Abramo!
"Di conseguenza, quelli che vengono dalla fede sono benedetti insieme ad Abramo, che credette".
È la fede che fa entrare nella benedizione di Abramo, uomo sterile e sposato con una sterile, che diventa padre di una moltitudine immensa di figli, perché credette oltre ogni evidenza e razionalità alla promessa di Dio che gli prometteva fecondità.
"Quelli invece che si richiamano alle opere della Legge stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: «Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della Legge per metterle in pratica»".
Capovolgendo le convinzioni tradizionali e citando la Scrittura, Paolo dice che le opere della legge rimangono sotto la maledizione, non vengono riscattate perché non credono nella salvezza di Dio, ma nel merito e nel salvarsi con le proprie forze. E' una via che non porta a niente, che si perde.
"E che nessuno sia giustificato davanti a Dio per la Legge risulta dal fatto che il giusto per fede vivrà".
C'è un versetto del profeta di Abacuc che Paolo ritiene importantissimo: "Il giusto vivrà per la sua fede" (Ab 2, 4). È la testimonianza esplicita della superiorità della fede sulle opere.
"Ma la Legge non si basa sulla fede; al contrario dice: «Chi metterà in pratica queste cose, vivrà grazie ad esse»".
La Legge non fa leva sulla fede, ma pone in se stessa la possibilità di salvezza. Sono parole chiare che evitano ambiguità nei fedeli al tempo di Paolo e molto di più, direi io, nei nostri giorni in cui la fiducia nelle possibilità "illimitate" dell'uomo è una vera utopia che porta morte e distruzioni a tutti i livelli.
"Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: «Maledetto chi è appeso al legno»".
Cristo è morto a causa della Legge, liberandoci a sue spese dalla condanna che la Legge ratificava.
"L'appeso è una maledizione di Dio" (Dt 21, 23): Paolo cita questo versetto del Deuteronomio vedendolo come profezia della morte di Gesù in Croce, perché in questo modo morivano gli assassini, coloro che avevano tolto la vita ad altri uomini.
La frase è molto forte e fa impressione al solo leggerla: Cristo, il Figlio amato, il prediletto, nel quale il Padre si compiace (cfr. Mt 3, 17), colui che verrà immolato per togliere il peccato di tutti (cfr. Gv 1, 29-34), muore come un maledetto da Dio!
Colui che si fa carico della maledizione che gravava sulla testa dei peccatori, colui che non toglie la vita a nessuno ma la dona, è considerato reietto dagli uomini che seguono come un idolo la Legge!
"Perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito".
Per Paolo è proprio attraverso Cristo, figlio di Abramo e di Dio, che giunge ad ogni uomo la benedizione che ha unito indissolubilmente il Signore ad ogni suo figlio.
Tutta la storia di Abramo è un cammino segnato dall'impossibilità e contemporaneamente dalla fede, .Solo riponendo le nostre fragilità nella Roccia che ci guida nel deserto della vita possiamo entrare nella stessa relazione vitale che aveva unito questo uomo, circa 1800 anni prima di Cristo, al Signore.
Lui il primo ponte di possibilità intravisto per uscire dall'idolatria e incontrare il Dio vero, lui il padre del Figlio dell'Uomo che avrebbe salvato l'umanità abolendo la Legge che la teneva prigioniera e diventando lui, il giustiziato dalla Legge, giustificazione gratuita per tutti.
"E che nessuno sia giustificato davanti a Dio per la Legge risulta dal fatto che il giusto per fede vivrà".
C'è un versetto del profeta di Abacuc che Paolo ritiene importantissimo: "Il giusto vivrà per la sua fede" (Ab 2, 4). È la testimonianza esplicita della superiorità della fede sulle opere.
"Ma la Legge non si basa sulla fede; al contrario dice: «Chi metterà in pratica queste cose, vivrà grazie ad esse»".
La Legge non fa leva sulla fede, ma pone in se stessa la possibilità di salvezza. Sono parole chiare che evitano ambiguità nei fedeli al tempo di Paolo e molto di più, direi io, nei nostri giorni in cui la fiducia nelle possibilità "illimitate" dell'uomo è una vera utopia che porta morte e distruzioni a tutti i livelli.
"Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: «Maledetto chi è appeso al legno»".
Cristo è morto a causa della Legge, liberandoci a sue spese dalla condanna che la Legge ratificava.
"L'appeso è una maledizione di Dio" (Dt 21, 23): Paolo cita questo versetto del Deuteronomio vedendolo come profezia della morte di Gesù in Croce, perché in questo modo morivano gli assassini, coloro che avevano tolto la vita ad altri uomini.
La frase è molto forte e fa impressione al solo leggerla: Cristo, il Figlio amato, il prediletto, nel quale il Padre si compiace (cfr. Mt 3, 17), colui che verrà immolato per togliere il peccato di tutti (cfr. Gv 1, 29-34), muore come un maledetto da Dio!
Colui che si fa carico della maledizione che gravava sulla testa dei peccatori, colui che non toglie la vita a nessuno ma la dona, è considerato reietto dagli uomini che seguono come un idolo la Legge!
"Perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito".
Per Paolo è proprio attraverso Cristo, figlio di Abramo e di Dio, che giunge ad ogni uomo la benedizione che ha unito indissolubilmente il Signore ad ogni suo figlio.
Tutta la storia di Abramo è un cammino segnato dall'impossibilità e contemporaneamente dalla fede, .Solo riponendo le nostre fragilità nella Roccia che ci guida nel deserto della vita possiamo entrare nella stessa relazione vitale che aveva unito questo uomo, circa 1800 anni prima di Cristo, al Signore.
Lui il primo ponte di possibilità intravisto per uscire dall'idolatria e incontrare il Dio vero, lui il padre del Figlio dell'Uomo che avrebbe salvato l'umanità abolendo la Legge che la teneva prigioniera e diventando lui, il giustiziato dalla Legge, giustificazione gratuita per tutti.
«In te saranno benedette tutte le nazioni». È Abramo. Sono io suo erede. È l'umanità che ne ha ricevuto la promessa. La benedizione scorre nella nostra storia. Dio è buono e dice bene. Solo lui ha parole bene dette per noi, per ogni uomo. La benedizione è la goccia che trabocca dal vaso della storia umana, lasciando profumo di vita. Benedetto è il nascere in questo mondo chiamato dalla parola bene dicente di Dio. Benedetto è il vivere accompagnato dalla benedizione mai ritirata all'umanità. Benedetto è il morire accolto dal Benedicente che ha, lui solo, l'ultima parola.
RispondiEliminaMa la Legge non si basa sulla fede; al contrario dice: «Chi metterà in pratica queste cose, vivrà grazie ad esse»"
RispondiEliminaLo sforzo non produce.....ammala.....
Entrare in questo mistero,"maledetto chi è appeso al legno"
dà FEDE
quindi volontà,piacere di donarsi.