Prima lettura di domenica 25 ottobre 2020

Voi siete stati forestieri
Es 22,20-26

"Così dice il Signore:
«Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto.
Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.
Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse.
Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso»".


La Legge mosaica da sempre è stata ritenuta normativa per gli ebrei; con questo insieme di norme, che entrano a regolare anche le cose più piccole nella relazione tra i fratelli, il popolo passa dall'essere schiavo, e quindi soggiacente ad un oppressore, all'essere libero, cioè guidato per crescere nel rispetto e nella tutela dei più deboli.
Stiamo parlando di scritti che hanno 3000 anni eppure nessuno meglio di Mosè spiega il senso del detto "ama il prossimo tuo come te stesso".
Il Signore, come educando un bambino, mette sulle labbra del profeta Mosè una serie di piccoli esempi che vanno a curare grandi lacerazioni.

"Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto".
Nessuna motivazione filosofica o politica, si fa appello alla memoria: ricordati che tu sei stato forestiero, diverso, escluso, emarginato, defraudato da ogni diritto fondamentale.
Chi ha provato su di sé una tale violenza non può infliggerla ad un altro essere umano!
Mosè chiama all'empatia, a mettersi nei panni dell'altro ricordando le sofferenze patite in prima persona, o dai propri progenitori.
Perdere la memoria della propria povertà passata fa chiudere il cuore davanti al povero che infastidisce col suo bisogno e con l'insistenza nel chiedere un posto per sopravvivere.
Regola quindi profondamente umana, prima che religiosa, che stranamente, dopo anni e anni di "civiltà" viene messa sotto i piedi da proclami di "giustizia" o di "prima i compatrioti" che puzzano chiaramente di beceri interessi!
Come non dimentichiamo i nostri nonni che con tanti sacrifici e umiliazioni hanno lasciato le loro case vivendo da emigrati sottopagati e sfruttati, o vorremmo che i nostri figli, costretti ad emigrare per un lavoro decente, siano trattati da persone, così non possiamo rifiutare una mano d'aiuto a tanti altri figli, poveri derelitti, che vengono nelle nostre terre lesinando la sopravvivenza.

"Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani".
Il Signore fa particolarismi? Sì, facciamocene una ragione! E' difensore di chi è inerme!
Spesso la Bibbia definisce il Signore "padre degli orfani e difensore delle vedove" (Sal 68, 6), cioè di chi non aveva nessun diritto nella società, chi non aveva un altro padre che si prendesse cura del loro futuro.
Chi è potente non si illuda: dietro ogni povero c'è il Signore a difenderlo e a chiedere conto della sua vita.
Da sottolineare che il Signore punisce con una spada: nella Bibbia la spada è simbolo della Parola "più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore" (Eb 4, 12).
Il Signore giudica il mondo con la Parola! Mette a nudo le nostre falsità perché "tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada" (Mt 26, 52).
Non si può pretendere considerazione e misericordia per se stessi e i propri cari ed essere spietati esecutori di ingiustizie verso gli altri! Un modo di vivere così lacerato mostrerà prima o poi l'ipocrisia che ci sta dietro.

"Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse".
Passiamo adesso ai connazionali: a quanto pare le ingiustizie sono gravi come quelle verso gli stranieri!
L'usura era, ed è, una piaga che finisce col rovinare famiglie già messe in ginocchio dalle carestie, dai fallimenti, dalle pandemie.
Nell'antichità per debiti si poteva essere venduti come schiavi. Oggi si finisce sul lastrico, arrivando al suicidio e alla disperazione!
Comportarsi da usuraio è come dire essere una sanguisuga, un parassita che succhia la vita di chi ormai è in suo possesso!
Il Signore chiama questo comportarsi con "interesse": gli altri sono mezzi per la mia arrampicata sociale, per rendere ricca e agiata la mia vita a spese della loro.

"Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo?"
Per chi era nella completa povertà, il mantello vera l'unico bene che gli rimaneva, l'unico riparo nelle intemperie e nella notte.
Ma il mantello non era solo questo, ma era la "pelle", cioè senza si era nudi, scoperti e alla mercé di chi poteva approfittarne.
In Genesi "Il Signore Dio fece all'uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì" (Gen 3, 2). Non è bene che l'uomo sia solo, ma non è neanche bene che sia denudato!
Ai peccatori il Signore toglie le colpe e copre i peccati (cfr. Sal 32, 1).
Il mantello, preso in pegno per un debito, andava restituito entro la fine del giorno: simbolicamente non si può tenere nelle proprie mani una persona per più di un giorno. Con la luce il debito viene ripagato; nella notte chi è in difetto va liberato, rimesso nelle mani del Padre!

"Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso".
Il grido dei poveri e degli oppressi non si perde nel vento.
Il Signore, che invita per prima cosa Israele ad ascoltare (cfr. Dt 6, 4) fa altrettanto: ascolta!
Ed è pietoso: Papa Francesco dice che Dio è “misericordioso”, “pietoso” e “ricco di grazia” perché si offre a noi per colmare i nostri limiti e le nostre mancanze.
E non si parla di "mancanze" solo nel senso di peccati: pietoso è chi si china su un bisognoso colmando la necessità, chi dà se stesso a chi non è amato da nessuno.

La Legge di Mosè ancora ci parla e diventa più incisiva alla luce del Vangelo di Cristo che l'ha portata al massimo compimento.
Egli si è fatto straniero affinché tutti potessero avere una patria.
Si è fatto orfano, lontano dal Padre, e ci ha chiamati fratelli, sorelle e madri!
Si è fatto denudare, non solo della sua divinità, ma di ogni decoro sociale e religioso per attirare a sé tutti i denudati dalla società e dalla vita.
Noi ci difendiamo dagli altri per paura, perché ci sentiamo soli, esclusi, orfani e nudi.
Noi che eravamo "forestieri" e schiavi non lo siamo più perché siamo divenuti "i vicini grazie al sangue di Cristo" (Ef 2, 3).
Lasciamoci guarire dalle piaghe dell'egoismo e scopriamo che la Parola ci penetra e ci allarga il cuore fino a dove non pensavamo di arrivare, fino alla misura dell'amore del Cristo.

Commenti

  1. "Quando griderà verso di me, io l’ascolterò". Questo fa di un dio il Dio vivente. Nessun grido a lui va perso. Nessun grido a lui è inutile. Il mio Dio ascolta e chiede a me la stessa cosa. Lui ascolta il mio grido, io ascolto la sua Parola che sussurra al mio cuore. Gridare a lui con fiducia guarisce, illumina, consola. Sapersi da lui ascoltati è beatitudine. La mia voce ha un approdo. Il mio cuore un punto attorno a cui ruotare. La mia mente una luce in cui unificarsi.

    RispondiElimina
  2. Il mantello è la sua pelle......
    Chi possiede solo quello veramente lo vive;è incollato,appiccicato ad esso.
    Quanti barboni hanno poco,ma per loro è SOLO quello e lo custodiscono gelosamente.
    Io non ho alcun diritto di deprezzare il loro avere,affermando che non è nulla,è insignificante;per lui è tutto!
    Quindi non devo calpestare la peculiarità dell'ALTRO
    rispettarla e non mortificarla.
    Questo esercizio di AMORE,forse mi permetterà anche di
    " far finta di niente quando incontro il ,mio,nemico."
    Cosi' sia

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019