Seconda lettura di domenica 11 ottobre 2020
Liberati per la libertà
Gal 4, 22-24.26-27.31;5,1
"Fratelli, sta scritto che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma il figlio della schiava è nato secondo la carne; il figlio della donna libera, in virtù della promessa.
Ora, queste cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due alleanze. Una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, è rappresentata da Agar. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la madre di tutti noi. Sta scritto infatti:
«Rallégrati, sterile, tu che non partorisci,
grida di gioia, tu che non conosci i dolori del parto,
perché molti sono i figli dell’abbandonata,
più di quelli della donna che ha marito».
Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma della donna libera.
Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù".
Da alcuni giorni stiamo seguendo, guidati dalla liturgia, le parole accorate di Paolo che si rivolge alla sua comunità fondata in Galazia, in cui l'annuncio del Vangelo rischia di naufragare, annegando nelle pastoie della Legge ebraica che alcuni portano come normativa anche per i cristiani convertiti.
Difficile estirpare una mentalità fondata sul merito e sull'osservazione passiva e servile della Legge! Per questo Paolo si serve di un esempio illuminante.
"Fratelli, sta scritto che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma il figlio della schiava è nato secondo la carne; il figlio della donna libera, in virtù della promessa".
Sull'esperienza di Abramo nessuno può dubitare: egli è padre della fede di tutti, ebrei e cristiani in questo caso, e dalla sua vicenda prende l'avvio un modo di vivere la fede originale e condiviso da tutti.
Ismaele era figlio di Abramo, avuto con la schiava Agar, mentre Isacco era figlio della moglie sterile Sara che, dopo tanti anni, lo aveva partorito secondo la promessa inaudita di Dio.
"Ora, queste cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due alleanze".
Due donne, due parti, due alleanze: alla luce della rilettura di Paolo, l'esperienza delle due donne diventa una parabola che concretamente mostra la differenza tra la Legge antica, l'alleanza del Sinai, e la nuova alleanza, quella sul monte in cui è innalzato il Figlio al quale tutti adesso rivolgono lo sguardo.
Non è più necessario ingraziarsi Dio con una religiosità di sacrifici, ma è Dio che si sacrifica nel Figlio per l'umanità intera.
"Una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, è rappresentata da Agar. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la madre di tutti noi".
Il monte Sinai, luogo della Legge mosaica, mostra la via dei comandamenti che Paolo vede come un giogo opprimente, che rende l'uomo schiavo di un Dio padrone.
La prima alleanza è valida se vista nell'ottica di Dio che rispetta i tempi di crescita dell'umanità: come un pedagogo accompagna dalla religiosità ebraica al fatto cristiano, dalla fanciullezza di Israele alla maturità dei credenti in Cristo.
"Rallégrati, sterile, tu che non partorisci,
grida di gioia, tu che non conosci i dolori del parto,
perché molti sono i figli dell’abbandonata,
più di quelli della donna che ha marito".
Questo piccolo inno, al centro del brano, è la citazione del profeta Isaia (cfr. Is 54, 1) che mostra Israele fare salti di gioia quando scopre la predilezione del Signore e che non è mai stata abbandonata, sposa feconda e madre di una moltitudine di figli.
Interessante notare che la sterilità nella Scrittura sia, paradossalmente, un canale privilegiato di fecondità, segno che Dio promette un futuro, una discendenza e, qualsiasi sia la condizione del grembo che riceve la promessa, essa si realizza!
Anche il profeta Sofonia dice: "Rallégrati, figlia di Sion" (Sof 3, 14) , parlando di Israele che torna dalla deportazione, senza più lacrime ma con la gioia della liberazione.
Questo diventa l'annuncio della fecondità più grande che l'umanità mai avrebbe potuto immaginare: la gioia che si fa carne in una donna, Maria perché porta in grembo il figlio di Dio (cfr. Lc 1, 28).
"Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma della donna libera.
Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù".
Non siamo figli della Legge, soggetti ad un peso che ci impedisce di alzare gli occhi verso colui che è Padre e non un giudice iniquo.
Siamo stati "liberati per la libertà"! Come dirlo meglio!
Come il Figlio è libero dalla Legge, a lui soggetta e che in lui trova il vero compimento, così noi possiamo scoprire che non abbiamo "ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura", ma abbiamo già lo Spirito del Figlio e, come lui, ci rivolgiamo al Padre che ci ama! (cfr. Rm 8, 15)
Il Signore ci ha portati alla libertà per farci entrare in una relazione unica, da figli maturi nella fede che possono abbandonarsi nelle sue braccia senza temerlo, senza vergogna o condanne.
Liberi dal terrore di Dio che sembrava opprimerci, possiamo gridare di gioia e aprirci alla fecondità che il Signore inizia oggi e che realizzerà pienamente nella "Gerusalemme di lassù".
"Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma della donna libera.
Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù".
Non siamo figli della Legge, soggetti ad un peso che ci impedisce di alzare gli occhi verso colui che è Padre e non un giudice iniquo.
Siamo stati "liberati per la libertà"! Come dirlo meglio!
Come il Figlio è libero dalla Legge, a lui soggetta e che in lui trova il vero compimento, così noi possiamo scoprire che non abbiamo "ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura", ma abbiamo già lo Spirito del Figlio e, come lui, ci rivolgiamo al Padre che ci ama! (cfr. Rm 8, 15)
Il Signore ci ha portati alla libertà per farci entrare in una relazione unica, da figli maturi nella fede che possono abbandonarsi nelle sue braccia senza temerlo, senza vergogna o condanne.
Liberi dal terrore di Dio che sembrava opprimerci, possiamo gridare di gioia e aprirci alla fecondità che il Signore inizia oggi e che realizzerà pienamente nella "Gerusalemme di lassù".
"Cristo ci ha liberati per la libertà!" Liberati per la libertà. Liberati per crescere nella libertà. Liberati per la libertà piena. È un seme ricevuto in dono, che cresce. È aperta la strada per la libertà. Il Cristo ha fatto questo per noi. Già liberi ma non ancora in pienezza. Il dono di oggi diventerà ancora più grande. Camminiamo verso la libertà definitiva. La nostra sete di libertà viene lentamente colmata, con un acqua che ci disseta ogni giorno.
RispondiEliminaRallegrati sterile tu che non partorisci.
RispondiEliminaBiblicamente sterilità non è l'ultima Parola,
Il Signore è presente anche lì per portare fecondità.
Non fermarsi al primo impatto nelle negatività, sperare ed essere certo che LUI interviene.
Così sia
Purifica i nostri cuori Signore, liberaci da noi stessi, ricreaci ogni giorno con la Tua Parola
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