Prima lettura del 24 ottobre 2020

Non saremo più fanciulli
Ef 4, 7-16

"Fratelli, a ciascuno di noi, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto:
«Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini».
Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.
Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.
Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore. Al contrario, agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità".


Quanta grazia elargisce il Signore?
Fino a che punto la sua misericordia perdona e continua a beneficare l'umanità?
Ce lo domandiamo quando il peccato del mondo ci sembra veramente arrivato al culmine e la nostra pazienza, certo, è finita da un pezzo.

"Fratelli, a ciascuno di noi, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo".
Ecco la risposta di Paolo, che ci sorprende: la misura della grazia è il Cristo!
Ed è data a ciascuno, cioè a me, a te, a quello che ci sta antipatico, a chi pensiamo non tocchi vivere di benedizioni gratis!
Sì, proprio a tutti! E questo è consolante nella misura in cui sappiamo di essere non meritevoli, in difetto, avari di bene per noi e escludenti verso gli altri.
Che dono è quello di Cristo? L'amore si può quantificare in chi, innocente, dona volontariamente e senza recriminare, la vita per coloro che lo hanno ucciso?

"Per questo è detto:
«Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini»".

Paolo fa l'esegesi del Salmo 68, 19 e lo vede realizzato nel Messia che non è tornato al Padre a mani vuote, ma rivestito della vittoria sul male, liberando i prigionieri dal peccato e facendo sgorgare dal suo costato trafitto lo Spirito per tutti.

"Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli".
L'ascensione è la prova della sua discesa e quindi dell'incarnazione.
Da lì è già partito il dono per tutti; già nel Verbo fatto carne si intravede la possibilità, per ogni carne, di essere assunta in Dio.

"Per essere pienezza di tutte le cose".
Questo il motivo per cui il Padre ha mandato il Figlio: affinché le cose limitate e immanenti trovassero pieno compimento e eternità nel Cristo.

"Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo".
Compiere il ministero, cioè mettersi al servizio gli uni con gli altri, non è prerogativa di pochi.
I doni che il Cristo ha elargito portano alla dinamicità di tutto il corpo che è la Chiesa; viene dato un carisma unico ad ognuno affinché tutti arrivino alla loro vocazione da fratelli e con i fratelli.
Gli apostoli, i profeti, gli evangelisti, sono guide che istruiscono mostrando la meta che certo si realizzerà. Tutti insieme quindi sono pietre vive dell'edificio che ha come pietra portante il Cristo, capo del corpo che porta tutti alla pienezza.

"Finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo".
A questo servono i ministeri, un solo fine è la diversità e la ricchezza dei carismi: arrivare tutti e insieme all'unità, a fare esperienza del Figlio, diventare in lui figli perfetti secondo la volontà del Padre.
Paolo lo ribadisce: il nostro desiderio di arrivare al Padre, di essere figli nel Figlio non è una pia illusione, non sarà frustato e impedito dal nostro e dall'altrui peccato.
E' volontà del Padre, ci ha fatti per questo e si realizzerà di certo.

"Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità".
Bella questa visione unitaria, come una macchina che può camminare se ogni ingranaggio è al suo posto!
Paolo valorizza così il compito di ogni persona, la ricchezza che ogni battezzato apporta affinché la comunione si realizzi.

Finisco con il versetto 14 che meriterebbe ben altri spazi di meditazione:
"Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore".
Fino a quando, Signore? Questo mi viene da dire ascoltando questa certezza che Paolo vede all'orizzonte del nostro cammino e che invece oggi sembra non arrivare mai!
Siamo proprio così, adulti mancati che si spaventano ad ogni tempesta, che non trovano la riva, che cercano sicurezza in questa o in quella speranza millantata come la più certa!
Dottrine fasulle, maestri che sono mercenari, astuti predicatori farisaici che non annunciano la Buona notizia ma antiche leggi camuffate da sante devozioni: questo assistiamo spesso in questa nostra amata Chiesa che va alla deriva e si svuota di fedeli perché si è smesso di annunciare il nuovo che il Cristo sta realizzando per tutta l'umanità.

Il Vangelo che perde per gli altri è stoltezza in questo mondo che cerca realizzazioni e sicurezze nella vita ricca e onorata da tutti. Ed è scandalo per chi vuole propinare un dio visto come un signore/padrone che va rispettato altrimenti lancia fulmini e saette.
Non lasciamoci intimorire da chi grida più forte e spinge negli errori che prima di Cristo erano plausibili, ma adesso cozzano con la gratuità del Vangelo.
"Agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo".
Che sia il vento dello Spirito a tenderci nel cammino: questo l'augurio di Paolo, questa sia la spinta profetica in tutta la Chiesa!

Commenti

  1. "A ciascuno di noi, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo". Resto senza fiato. Leggo, rileggo, cresce la mia gioia. Il dono mi è fatto non in base al mio merito, alla mia bravura, alla mia fede, al mio sforzo, ma secondo la misura del dono di Cristo! Il dono di Cristo è illimitato così come si è visto sulla croce. Il dono di Cristo è immeritato, come ci ha mostrato perdonando noi che non sappiamo ciò che facciamo. Il dono di Cristo è definitivo, niente e nessuno può separarci dal suo amore. Il mio canto nella notte è lode, benedizione, gratitudine. La mia attesa del giorno è già lucente di speranza.

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  2. Non saremo più fanciulli....

    Io sono ancora, per certi versi un fanciullo, abbisognevole di accompagnamento, di pedagogo, di UNO che mi coccola
    I passi li faccio un po' alla volta
    So che LUI mi prende per mano.
    Grazie

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