Prima lettura del 21 ottobre 2020

La libertà di accedere
Ef 3, 2-12

"Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui vi ho già scritto brevemente. Leggendo ciò che ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho del mistero di Cristo.
Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo, del quale io sono divenuto ministro secondo il dono della grazia di Dio, che mi è stata concessa secondo l’efficacia della sua potenza.
A me, che sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo, affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui".


Paolo ripercorre le tappe più significative della sua esperienza cristiana, per mostrare come la grazia ha lavorato in lui e attraverso di lui.

"Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore".
Così Paolo concepisce il suo servizio missionario: come ministero della grazia di Dio a favore dei fratelli. L'apostolo è uomo per i fratelli, donato a loro, è uomo della grazia che lo ha ricolmato e trasmette quello che lui stesso ha ricevuto (cfr. 1Cor 15, 3).

"Per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui vi ho già scritto brevemente".
Il Vangelo che annuncia non è una costruzione umana: il Signore glielo ha rivelato. Nessuna presunzione da parte di Paolo: lui è solo al servizio del dono di Dio.

"Leggendo ciò che ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho del mistero di Cristo".
Nessuno più di Paolo ci ha lasciato il suo cuore, ciò che lo ha conquistato e attratto per tutta la vita. Con la sua fede ha colto il messaggio sulla grazia: dono gratuito del Signore per la salvezza di ogni uomo.
Il mistero di Cristo, rivelato pienamente nella vita donata sulla croce, è rivelazione del mistero del Padre e insieme del mistero dell'uomo che si scopre come l'amato.

"Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito".
La buona notizia ha una lunga preparazione nella storia del popolo di Dio e giunge al compimento col mistero rivelato ai discepoli che Paolo annuncia e difende da mistificazioni.

"Che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo".
Questo è il mistero disvelato: i pagani sono chiamati a condividere l'eredità che Israele pensava fosse solo sua. Cristo Gesù e il suo Vangelo hanno aperto al dono per tutti gli uomini. Adesso Israele e i popoli formano un solo corpo: l'umanità salvata dall'amore gratuito di Dio.

"Del quale io sono divenuto ministro secondo il dono della grazia di Dio, che mi è stata concessa secondo l’efficacia della sua potenza".
Paolo è al servizio di questo Vangelo universale. La grazia del Signore, così efficace in lui, lo sarà anche negli altri uomini raggiunti dall'annuncio.

"A me, che sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo".
Si sente tutta la meraviglia e la gratitudine di Paolo per il dono ricevuto; lui, ultimo tra gli apostoli, ha ricevuto la missione di rivelare al mondo il mistero nascosto, cioè la chiamata alla salvezza dei pagani mediante la fede.
Paolo ci annuncia che Colui che ha creato l'universo, vuole portarlo alla pienezza e alla salvezza.

"Affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore!"
È espresso qui in modo meraviglioso il senso e il compito della Chiesa: annunciare a tutti, nell'universo intero, che il Padre ha svelato la sua Sapienza proprio nella vicenda, che potrebbe sembrare fallimentare, del Figlio.

Per chi come Paolo ha vissuto tutta la vita in una organizzazione religiosa strutturata in modo rigido riguardo alla trasmissione delle verità e l'interpretazione della Scrittura, la libertà del Vangelo è prorompente come una falla che rompe una diga e inonda tutto ciò che incontra.
Tutti noi, in Cristo "abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui".
Non ci sono più balaustre che ci dividono dal sacro, non più privilegiati che possano entrare soli nel Santo dei Santi, non prerogative da leviti per gestire come un tesoro geloso il culto e l'accesso alle verità salvifiche.
La morte di Cristo ha squarciato dall'alto in basso, dal cielo alla terra, una volta per tutte, la coltre di separazione tra Dio e l'uomo (cfr. Mt 21, 51).
Illuminati dalle parole di Paolo e dei servitori che annunciano la Parola, abbiamo le chiavi per accedere, da liberi e da figli, alla salvezza.

Commenti

  1. "Illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio". È il desiderio di tutti i cercatori di Dio. Essere illuminati per illuminare. Il mistero nascosto è come una calamita che attira i cuori di chi è sulle tracce leggere del passaggio di Dio nelle nostre vie. Il Dio nascosto è il Dio presente, è il Dio attraente e sfuggente, è il Dio parlante e silente. Nessun mistero rivela quanto questo. Il mistero che si attua è nostra vita per sempre. Nascosto nelle profondità del tempo splende come speranza. Nascosto nelle profondità del cuore scorre come sorgente di ogni dono. Nascosto nelle profondità della fede è vita presente ed eterna.

    RispondiElimina
  2. Comunione di intenti e di azioni, rivolta alla piena realizzazione di equità.
    È il lavoro di ASCOLTO che fa ogni uomo e che dovrò fare io per desiderio di farlo, non per dovere.

    RispondiElimina
  3. 21 ottobre

    Efesini 3,2-12:

    "...le genti sono state chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo...".

    Il mistero che "ora è stato rivelato ai suoi Santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito" è un mistero di unità, non di divisione; di condivisione non di chiusura; di compimento delle promesse, non di attesa senza speranza...
    ORA, dice l'apostolo, chiunque sia l'autore effettivo di questa lettera meravigliosa, è il tempo in cui vi è rivelato e svelato tutto questo. In questo "ora" siamo chiamati a incontrarci, come nel tempo favorevole che è dato a ogni generazione per vedere la luce - non per teorie o progetti provenienti dal solo desiderio umano, ma perché possiamo fare esperienza di quello che dice il salmo 36:" nella tua luce noi vediamo la luce". La luce del mistero che si compie, ora e in ogni tempo, nella persona di Gesù il Messia, resta invisibile e nascosta finché non siamo consapevoli che essa è la sostanza stessa della vita umana, e di tutto ciò che vive. Una volta che abbiamo sperimentato che essa è in noi e intorno a noi, allora vediamo, non per visione, ma per fede, che questa è la luce del giorno "uno" della creazione, che unifica e attraversa ogni aspetto della vita. Essa fa di noi non solo gli eredi del patto che il Signore stabilì con Israele per sempre - intendiamo bene questa parola: per sempre! - ma anche i collaboratori nel compimento di questa alleanza nel tempo nostro, in questo , non in un altro! Questa è una chiamata legata al battesimo stesso: siamo consacrati nella missione stessa di Gesù, Messia atteso e sperato con cui noi siamo chiamati a collaborare. È il sacramento di una comunione che è reale e effettiva: siamo il popolo dell'alleanza, un solo popolo della stessa alleanza, e questa eredità non ci rende superiori a chi ci precede, ma figli della stessa alleanza ed eredi del suo compimento. Per noi essa si è già compiuta in Cristo, ma non illudiamoci di essere arrivati alla meta, noi che ormai sappiamo tutto, mentre i nostri fratelli ebrei ancora arrancano nel buio: no! Sarebbe una illusione che per superbia ci porterebbe molto lontano dal compimento : perché a noi, nel nostro tempo e nel nostro ambiente, è chiesto di cooperare al compimento già avvenuto nella persona di Gesù ma non ancora nella nostra... Ora è il tempo di aprire gli occhi e di renderci conto che ci è affidata, secondo il vangelo di oggi, una responsabilità molto più grande e più impegnativa: spetta a noi dunque credere, vivere e operare nella fede che questo mistero di salvezza e' un'opera di comunione e di appartenenza al popolo dell'alleanza...e proprio perché ci e' stato "affidato molto", ci sarà richiesto " molto di più"...Mirella Muia

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019