Prima lettura del 16 novembre 2020

Beati coloro che ascoltano
Ap 1, 1-5; 2,1-5

"Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve. Ed egli la manifestò, inviandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni, il quale attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto. Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino.
Giovanni, alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. [Io udii il Signore che mi diceva]:
«All’angelo della Chiesa che è a Èfeso scrivi:
“Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro. Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua perseveranza, per cui non puoi sopportare i cattivi. Hai messo alla prova quelli che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi. Sei perseverante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti. Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore. Ricorda dunque da dove sei caduto, convèrtiti e compi le opere di prima”».


L'ultimo libro della Bibbia è affascinante e misterioso. Confrontarsi con l'Apocalisse di Giovanni vuol dire ripercorrere tutto il cammino delle Scritture nei suoi simboli più forti, immergersi nella ricchezza che arriva a Giovanni e farsi aiutare dall'apostolo per rileggere tutta la storia salvifica del Cristo. La pagina che leggiamo è ricca di sapienza e richiami profetici.

"Rivelazione di Gesù Cristo".
È proprio ciò che significa la parola greca "apokálypsis" significa "rivelazione". Di chi o di cosa? Di Gesù Cristo. Quindi per ascoltare questo libro finiamo di pensare ad "apocalisse" come sinonimo di catastrofe e scopriamo cosa ci vuole rivelare.
E' un libro profetico, ma non è la descrizione esatta di ciò che avverrà alla Parusia, al ritorno del Signore Gesù Cristo.
Fondamentalmente rivela il mistero del Messia morto e risorto, vincitore sulle potenze di questo mondo.
Dimenticando questa basilare chiave di lettura ci perdiamo nella foresta di immagini, per noi sconosciute e quindi destabilizzanti, ma che in effetti rimandano a fatti concreti della storia della salvezza, rilette sapientemente da chi ha incarnato il Vangelo.

"Al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve".
Attraverso Gesù Cristo il Padre "mostra" ai credenti il suo piano di salvezza. Ben detto mostra perché il Messia è icona del Padre, epifania che irrompe nella storia umana.

"Ed egli la manifestò, inviandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni, il quale attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto".
Sappiamo che Gesù è l'anello di congiunzione col Padre, ma non ci soffermiamo mai abbastanza sul fatto che gli apostoli sono l'altro anello che ci saldano a questa rivelazione.
Giovanni, apostolo ed evangelista, è testimone della resurrezione del crocifisso, ha visto e udito, e questo insegna.

"Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino".
Come in una proclamazione liturgica, c'è chi legge e chi ascolta: entrambi sono beati perché partecipi di questa parola profetica affidata alla comunità dei credenti.
La beatitudine inizia dal leggere, dall'ascoltare e si vive nel custodire la Parola affinché non venga affievolita o rubata.
Il tempo vicino non ci permette di distrarci: ogni momento è colmo di grazia, ogni presente è da vivere nell'attesa che si compiano tutte le profezie.

"Giovanni, alle sette Chiese che sono in Asia. Grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene".
Sette è il numero della completezza; la rivelazione infatti è per tutte le chiese, per tutti i credenti.
Il saluto è prezioso e fa scendere sugli ascoltatori la grazia e la pace del Veniente.
I verbi avrebbero dovuto essere: é, era e sarà.
Quel "viene" dice che non verrà in un futuro indefinito: viene sempre, viene continuamente incontro al suo popolo, è il presente che si estende per tutti i tempi.

"E dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono".
Torna il numero sette riferito allo Spirito settiforme, che ha cioè tutta la pienezza dei doni e dei poteri; questi stanno davanti al Signore pronti a muoversi per realizzare il suo piano di salvezza.

"E da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra".
Dopo il Padre e lo Spirito, viene nominato Gesù, il Cristo, testimone sino alla morte, il primo nato dalla morte, reso dal Padre superiore ad ogni potere, Re dei re, sovrano di ogni realtà creata.

"Io udii il Signore che mi diceva:
«All’angelo della Chiesa che è a Èfeso scrivi»".

Gli scritti nell'antichità non erano così diffusi come lo sono nella nostra quotidianità. Solo i re, i sacerdoti, gli uomini di potere facevano incidere o mettere per iscritto messaggi importanti che dovevano passare alla storia.
Giovanni, testimone, è investito di questo compito e lo deve trasmettere "all'angelo", cioè al vescovo, a chi guida la chiesa di Efeso.

“Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro".
Chi parla è colui che tiene saldamente nelle sue mani il destino delle sette chiese (le stelle) e che è presente in mezzo alle sue sette comunità (candelabri). È il Dio vicino, il Dio con noi, l'Emmanuele che si rivolge al suo popolo.

"Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua perseveranza, per cui non puoi sopportare i cattivi. Hai messo alla prova quelli che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi".
Non è un Dio estraneo che parla, ma colui che vede e rivela le ferite aperte della comunità di Efeso.
Alcuni falsi apostoli confondono la comunità, ma questa, ben istruita, riesce a riconoscere i mercenari che si approfittano del gregge e si difende.

"Sei perseverante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti".
Pazienza, perseveranza, sopportazione: è il cammino della croce nelle cose della vita di ogni giorno. Perseverare, "pregare sempre senza stancarsi mai" (Lc 18, 1), erano gli inviti continui che Giovanni aveva sentito tante volte dalla bocca del Maestro.
Adesso queste doti sono riconosciute alla chiesa di Efeso, che continua nel cammino nonostante le sofferenze.

"Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore. Ricorda dunque da dove sei caduto, convèrtiti e compi le opere di prima”.
Ecco il vero motivo della lettera agli Efesini: la comunità non si rende conto di questo calo si tensione, di un certo raffreddamento.
Le lettere dell'Apocalisse mirano a rinsaldare la fede in tutte le chiese e a correggerne eventuali cadute.
Non si tratta mai di punizioni, ma di amorevoli incoraggiamenti che rimettono nel giusto orizzonte la fede della comunità.
Ritrovare l'entusiasmo che ha messo in cammino i cristiani di Efeso, confortarli con i doni dello Spirito e con la presenza del Veniente, è compito del messaggio ed è urgente che venga recapitato presto.

Anche noi, come gli efesini, siamo tentati, nelle avversità, nel dolore e nelle preoccupazioni mortali che ci opprimono, di scoraggiarci e dimenticare di quanta grazia e di quali immensi doni il Signore ci abbia ricolmati.
Ma il Signore conosce le nostre opere e la nostra fatica: lui ci solleverà, ci riempirà di gioia e ci rivelerà l'amore che ha conquistato l'apostolo Giovanni e che fa beati anche noi.

Commenti

  1. "Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino". L'Apocalisse riattraversa la mia strada. Mi costringe a fermarmi e guardare. Il tempo è vicino. Il tempo di Dio. Il mio tempo finalmente compiuto. È vicino il tempo che fa luce su ogni tempo, su ogni storia. Quanto manca al giorno pieno? Intanto vivo la beatitudine di chi legge e di chi ascolta. Già ora è tempo benedetto. Perché già ora è data la Parola profetica. Nell'attesa custodisco ogni parola preziosa che ascolto della Parola di Dio, profetica e sacra. Beati quelli che la leggono. Beati quelli che l'ascoltano. Beato me quando la leggo. Beato me quando l'ascolto. Beati quelli che leggono, ascoltano e custodiscono questo pane del futuro, del regno, di Dio.

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  2. Sei perseverante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti".
    Signore tieni a bada la mia perseveranza,non è da me essere costante.
    Stammi vicino.Non abbandonarmi ad una logica evasiva.
    Così sia.

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  3. Ricordare la mia caduta ..per nn dimenticare il giorno in cui il Signore mi ha risollevata.....tenere acceso quel fuoco che riscalda il mio cuore...con La Parola viva .che accolgo ascolto medito e custodisco ogni giorno....da questa Attingo gioia pace e pazienza..per continuare...nel mio cammino d'amore con il mio Gesù...mio Dio che mi sostiene nella mia nuova vita ...la mia Rinascita... Grazie...🙏🙏♥️

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  4. Quanto Bene
    mi viene
    dal leggere
    dall'ascoltare
    dal custodire
    la Tua Parola.
    Grazie Signore

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