Prima lettura di domenica 15 novembre 2020

Apre le sue palme
Pr 31,10-13.19-20.30-31

"Una donna forte chi potrà trovarla?
Ben superiore alle perle è il suo valore.
In lei confida il cuore del marito
e non verrà a mancargli il profitto.
Gli dà felicità e non dispiacere
per tutti i giorni della sua vita.
Si procura lana e lino
e li lavora volentieri con le mani.
Stende la sua mano alla conocchia
e le sue dita tengono il fuso.
Apre le sue palme al misero,
stende la mano al povero.
Illusorio è il fascino e fugace la bellezza,
ma la donna che teme Dio è da lodare.
Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani
e le sue opere la lodino alle porte della città".


Leggo e penso: vorrei essere io quella donna! E' la mia aspirazione, quella di tutta l'umanità. La Parola di Dio ci mostra una realtà desiderata e realizzata solo da Dio, nella sua volontà che porta ogni cosa alla sua perfezione.
Per comprendere bene di chi si tratta ci viene in aiuto il libro della Sapienza:
"La sapienza è splendida e non sfiorisce,
facilmente si lascia vedere da coloro che la amano
e si lascia trovare da quelli che la cercano.
Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano (Sap 6, 12-13).

Esaltata qui è la donna-Sapienza, quella che abita tra gli uomini, che riempie di operosa armonia il creato.

"Una donna forte chi potrà trovarla?"
Classica domanda retorica che vuole esaltare una donna completa, provvidente, capace di occuparsi dei bisogni dei suoi cari.
Nella famiglia ebraica questo modello di donna era stato idealizzato come ruolo operoso all'interno della famiglia che bilanciava la dedizione religiosa e meditativa degli uomini, dediti allo studio della Thorà.
Ma per me è molto di più del modello di moglie e madre.
E' il braccio di Dio, la Sapienza che realizza il Regno, che agisce come mano provvidente del Creatore.
Chi la trova, scopre il suo tesoro, perché non è la sapienza teorica dei greci, ma la forza materna che dona benessere a chi gli è affidato.

"In lei confida il cuore del marito
e non verrà a mancargli il profitto.
Gli dà felicità e non dispiacere
per tutti i giorni della sua vita".

Come una donna che amministra le entrate in famiglia, così la Sapienza fa moltiplicare il bene e dona sicurezza a chi si affida alle sue cure.
Non solo porta al bene, ma è contagiosa per coloro che si fanno condurre da questa fede operosa; sprona a non ritenere un bene rinchiudersi nel proprio tornaconto ma a scoprire che il bene degli altri è la vera fecondità della vita.

"Si procura lana e lino
e li lavora volentieri con le mani.
Stende la sua mano alla conocchia
e le sue dita tengono il fuso.
Apre le sue palme al misero,
stende la mano al povero".

Provvede a quelli della sua casa senza dimenticare i poveri che bussano alla sua porta.
I lavori di trasformazione dei filati e della tessitura occupavano gran parte della vita lavorativa delle donne all'interno della casa, nei tempi antichi.
Tessere la lana e il lino dà l'idea di un lavoro continuo che dà sollievo in tutte le stagioni, riparando dal freddo e dando sollievo dal caldo.
E' caratteristica dell'umanità sapiente che è rigogliosa "come albero piantato lungo corsi d'acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene" (Sal 1, 3).
Mai ferma, sempre attenta, generosa: sono le caratteristiche della Sapienza che vengono effuse in chi ha una fede aperta alle tante necessità del prossimo.

"Illusorio è il fascino e fugace la bellezza,
ma la donna che teme Dio è da lodare".

Non apparenza e superficialità sono da lodare; sono beni effimeri che possono affascinare, ma che denotano un ripiegamento narcisistico su se stessi. La donna-Sapienza è mossa dall'attenzione amorevole, docile alle vie di carità fattive che il Signore mostra.
"Principio di sapienza è temere il Signore" (Sir 1, 14), cioè riconoscere che sua è la volontà salvifica, suo il progetto che porta al bene le esistenze di tutti.

"Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani
e le sue opere la lodino alle porte della città".

Questa sottolineatura delle porte di accesso alla città ci dice quale importanza abbia la donna-Sapienza.
Le porte delle città mesopotamiche o egiziane erano scolpite ed esaltavano le opere dei regnanti. Più importante era la città più stupivano i forestieri che erano in procinto di entrare.
Alle porte della città santa è la Sapienza ad essere lodata, ad introdurre in una dimora in cui Dio stesso regna per il bene di tutti coloro che sono assunti a cittadini.
Lode, gratitudine, apprezzamento, sgorgano dal cuore di chi ha trovato una dimora accogliente, in cui si sente figlio accudito da mani operose e confortanti.

Viviamo in un mondo pieno di problemi e bisogni, colmo di idiozie e operosità da malaffare che privano anziché essere una ricchezza per tutti.
Questa realtà della donna-Sapienza viene incontro alla nostra disillusione, ci ridona la speranza che esista una via d'uscita, che l'operosità a favore degli altri sia possibile.
La donna del nostro testo è un vero modello per la nostra carità spesso incerta e sonnolenta, troppo passiva e spaventata dalle tante urgenze che ci interpellano per colmare bisogni, per accogliere emarginati, per dare dignità a chi ne viene privato.
La vita è degna di essere vissuta intensamente e fino in fondo. Non siamo spettatori ma attori, cioè agiamo, insieme al Signore, protagonista con noi e sorretti dalla sua Sapienza.

Commenti

  1. Trentatreesima domenica del Tempo Ordinario
    Liturgia del Giorno


    Colore Liturgico Verde

    Prima lettura

    Pr 31,10-1

    Beato chi teme il Signore
    e cammina nelle sue vie.
    Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
    sarai felice e avrai ogni bene.

    La tua sposa come vite feconda
    nell’intimità della tua casa;
    i tuoi figli come virgulti d’ulivo
    intorno alla tua mensa.

    Ecco com’è benedetto
    l’uomo che teme il Signore.
    Ti benedica il Signore da Sion.
    Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
    tutti i giorni della tua vita

    RispondiElimina
  2. "Apre le sue palme al misero,
    stende la mano al povero". Mani aperte come il cuore. Occhi che vedono il povero, generosità che se ne prende cura. Le stesse mani levate nella preghiera si aprono per chi è nel bisogno.
    È benedizione condividere.
    È benedizione accogliere.
    È benedizione ospitare.
    È benedizione consolare.
    È benedizione curare.
    È benedizione sfamare.
    È benedizione dare il ricevuto.
    È benedetto chi chiede e chi dona. Benedetto il Signore di tutti.

    RispondiElimina
  3. La donna che teme DIO è da lodare
    Tutto è in funzione di DIO,del SUO insegnamento
    Opero con LUI in testa,nel cuore,nelle mani
    SEMPRE?
    No
    Quando dopo un ritiro nella "mia cella",la mia solitudine di FORMAZIONE,di ASCOLTO,MI RIEMPIO di LUI
    Solo dopo aver fatto carburante posso partire
    Fa che mi succeda spesso.....sono a scuola

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019