Prima lettura dell'11 novembre 2020
Diventassimo eredi
Tt 3,1-7
"Carissimo, ricorda [a tutti] di essere sottomessi alle autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini.
Anche noi un tempo eravamo insensati, disobbedienti, corrotti, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell’invidia, odiosi e odiandoci a vicenda.
Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,
e il suo amore per gli uomini,
egli ci ha salvati,
non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia,
con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna".
Continuano le istruzioni di Paolo al suo discepolo Tito, vescovo a capo della comunità di Creta fondata dalla stesso apostolo, come abbiamo visto nella liturgia di ieri.
"Ricorda [a tutti] di essere sottomessi alle autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini".
Mitezza e amore per tutti, sono, secondo Paolo, caratteristiche indispensabili per un discepolo di Gesù. Compito di Tito è esortare a vivere così in comunità e con gli altri che sono fuori dalla comunità.
Questa parola oggi "sottomessi alle autorità che governano" ci suona veramente strana, difficile da accogliere; ci è quasi impossibile reprimere la rabbia per i danni devastanti nella gestione delle priorità pubbliche, indispensabili come quella della salute.
Eppure è uno spunto alla riflessione che potrebbe spingerci all'equità, a non scagliarci per partito preso e a cercare soluzioni perché il bene comune compete a tutti, non solo a chi governa.
"Anche noi un tempo eravamo insensati, disobbedienti, corrotti, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell’invidia, odiosi e odiandoci a vicenda".
È importante ricordare da dove si è partiti per non sentirsi superiori e mettersi a giudicare gli "altri".
E questo non solo nei giudizi sulle macro questioni, in cui possiamo dire di essere quasi del tutto ignoranti, ma anche nei rapporti interpersonali, in quelli in famiglia, con amici e conoscenti. Noi non siamo esenti da ogni possibilità di peccato, non possiamo dire a priori: "a me non succederà mai!".
La descrizione di Paolo è molto fosca ma anche realistica: noi non siamo diversi dagli altri e il nostro punto di partenza comune è il peccato.
"Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,
e il suo amore per gli uomini,
egli ci ha salvati,
non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia".
Ecco mostrata la causa della novità che ha ribaltato il cammino che poteva essere solo fallimentare e disastroso: "È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini" ( Tt 2, 11), si è rivelata a tutti la bontà di Dio che attira a sé con la misericordia.
Non si ripeterà mai abbastanza: la salvezza non è frutto delle nostre opere giuste ma dipende solo dal Signore, dal suo amore per noi, dalla sua misericordia.
Paolo non è pessimista, ma conosce bene la tentazione di attribuire alla nostra presunta bontà il merito se le cose vanno bene, se pensiamo che i nostri sforzi per raggiungere la tranquillità siano più efficaci di quelli degli altri che si trovano nei guai; così ci toglie da una stupida illusione e annuncia il Vangelo!
"Con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro".
È un richiamo al battesimo nell'acqua e nello Spirito, in cui siamo stati immersi, morti al peccato che ci impediva di camminare nel bene e rinati alla vita nuova in Cristo risorto.
Egli è l’acqua viva che diviene in noi sorgente "che zampilla per la vita eterna" (Gv 4, 14). Come una fonte che non smette di far zampillare l'acqua, così i credenti ricevono doni su doni dall'amore di Dio.
"Affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna".
Paolo non ha dubbi e la fede lo fa essere sicuro della salvezza. E' assurdo sentire dei credenti dire: "Chissà se ci salveremo!".
Credere in Gesù Cristo è fondare la propria vita sul dono fatto sulla croce, è vivere di giustificazione, è attingere alla forza che ci viene da chi ha amato fino alla fine.
Da ingiusti siamo stati resi giusti, da lontani siamo ora i vicini, da pagani diventiamo figli ed eredi di questa immensa grazia. Tutto questo nella speranza, rimanendo in attesa, uniti insieme.
Non si può correre da soli, è un gioco di squadra, una staffetta che rafforza l'ardore e la gioia di raggiungere con i fratelli il traguardo, meta radiosa per tutti.
Insieme diveniamo speranza, insieme ereditiamo il nostro tesoro ed entriamo trionfanti con Cristo nella vita per sempre!
"apparvero la bontà di Dio,
RispondiEliminae il suo amore per gli uomini". Signore donami di essere un visionario. Apri i miei occhi perché veda la tua bontà. Apri il mio cuore perché creda al tuo amore per gli uomini. È il tuo volto, quello vero. Bontà e amore sono l'unica via per conoscerti veramente. Tu sei il bene, tutto il bene, ogni bene. Tu sei amante degli uomini. Liberami dalla paura di vedere la tua bontà, sciogli la mia lingua perché io parli di te come amore, come amante. Sono parole necessarie, sono parole che impegnano e perciò intimoriscono.
Fammi partecipe di questa apparizione, che finalmente io veda. I visionari della tua bontà e del tuo amore per noi, sono le vere sentinelle nel nostro mondo. Signore la tua bontà e il tuo amore sono apparsi: fammi rinascere da questa visione.
eredi della vita eterna"
RispondiEliminasi ,oggi è forte l'annuncio ed è così efficace e devo a mia volta gridarlo a squarciagola a tutti;non siamo soli in questi momenti di dolore,tutto passerà,LUI ha fatto per noi un rifugio UNICO,un'oasi di amore.
Così sia