Prima lettura del 2 novembre 2020

La speranza non delude
Rm 5, 5-11

"Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione".


La speranza delle speranze è quella che riguarda la vita eterna. E' quella che, davanti alla morte di una persona cara, vorremmo avere solida e stabile nel cuore. Di questa speranza non delusa e che non ci deluderà, ci parla Paolo e la Chiesa ce la ripropone nella liturgia che fa memoria di tutti gli uomini e le donne che ci hanno preceduto nelle braccia del Padre. Tutto è fondato in Cristo e nel suo sacrificio pasquale.

"Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato".
Speranza e delusione: noi facciamo l'altalena tra una e l'altra, sballottati come in una tempesta, sempre spinti a toccare un'approdo sicuro, ma poi rispediti tra i flutti del dubbio.
Paolo non ha dubbi: quella cristiana è la Speranza, dono di Dio, fondata in lui e nella sua fedeltà.
Non è solo una vaga promessa, perché, ricevendo il dono dello Spirito, l'amore di Dio abita nei nostri cuori. Abbiamo già un anticipo del dono, di questa consolazione possiamo vivere!

"Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi".
Quanta tenerezza in questa immagine! Noi ammalati, deboli, come spossati da una febbre che ci ha resi incapaci di lottare e Cristo invece che ha lottato contro il male, per noi, che si è buttato in quella morte che ci avrebbe distrutti!
Egli muore affinché possiamo riprendere vigore, solo lui può essere la medicina per la nostra esistenza ferita e limitata.

"Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona".
Cristo sacrifica la sua vita per chi non merita questo dono.
Perciò Paolo stupito e grato, sottolinea che a fatica, tra di noi, si trova qualcuno che dia la sua vita per una persona meritevole. E lo chiamiamo eroe!
Ma il dono di Cristo si realizza prima di ogni merito, quando nessuno si sarebbe sacrificato per l'umanità peccatrice, destinata a perdersi nell'empietà (cfr. Sal 1, 4).
E questo donare la vita sulla croce ci urta quasi, la sentiamo come una stoltezza; in fondo pensiamo che noi avremmo trovato una via migliore per salvare l'umanità!
Nella nostra pretesa di fare i conti in tasca a Dio, non pensiamo che, di questo spreco di vita, i beneficiati siamo proprio noi!

"Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi".

È la buona notizia, il cuore del Vangelo: nella croce di Gesù, vista col Vangelo che ci catechizza sul dono, vediamo l'amore di Dio immeritato e gratuito.
Sulla croce Gesù ha parole di perdono per chi lo issato sul calvario, perché non hanno capito, perché accecati dal male non vedono il Salvatore.

"A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita".
Paolo tira le conclusioni, che sono un invito alla fiducia nella bontà di Dio, che distruggono una volte per tutta il volto di Dio temuto nella sua ira distruttiva.
Ci ha mostrato il suo grande amore mentre eravamo schiavi del peccato tanto più ora che siamo stati da lui liberati ci mostrerà il suo amore che salva, amore che già ha realizzato la nostra riconciliazione con lui.

"Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione".
Addirittura possiamo gloriaci del Signore e della sua amicizia, ed essere grati al Cristo che ci ha riconciliati con il Padre. Questo è il compito al quale Cristo ci ha inviati: andare in tutto il mondo e testimoniare, glorificando Dio, di quale e quanto amore egli ci ha amati!
La croce di Cristo è riconciliazione definitiva tra Dio e l'uomo, è la distruzione del dubbio che ci meritiamo la condanna e che la morte sia la nostra meta per sempre. La Parola ci ridà il nostro approdo, il faro sicuro di cui fidarci nella notte.
In questo giorno celebriamo la morte dei nostri cari: non hanno lasciato tutto e per sempre, ma sono riconciliati, giustificati e portati alla salvezza da colui che ha dato alla Speranza la certezza che ci mancava con la prima e definitiva Resurrezione.

Commenti

  1. "Quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo". Benedetta questa morte che ci ha ridato l'amicizia con Dio. Benedetta riconciliazione che ci ha riaperto all'abbraccio di Dio. Benedetto il Figlio che ha fatto della sua vita terra d'incontro per ogni uomo con il Dio vivente. Benedetto il Signore instancabile cercatore di uomini. Benedetto il Padre che non ha risparmiato il Figlio per noi. Benedetta la vita che ci porta l'esperienza di questo amore. Benedetta la morte che è diventata un canale di vita.

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  2. Nella seconda lettura di oggi ,mi colpisce tutto.
    Segnalo di più,la mia poca inclinazione ad accettare la morte per una causa giusta!
    Non mi sento pronto,ad essere martire.
    Vivo da vivo e non da morto........Ma devo apprendere tantissimo alla Tua scuola,non ho la capacità di guidare una folla di rivoltosi..............

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