Seconda lettura di domenica 1 novembre 2020

E lo siamo realmente!
1Gv 3, 1-3

"Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro".


La prima lettera di Giovanni mi è molto cara: è come un'enciclica o una lettera pastorale, ma comunque traspare da questo scritto quanto l'apostolo sia stato rapito dall'amore del Cristo e come sia per lui nutrimento continuo.
Questo è l'amore gratuito che trasmette e i suoi interlocutori non sono estranei alla sua vita, ma sono a lui "Carissimi"!

"Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!"
Stupore, riconoscenza, desiderio che tutti siano coinvolti in questa esperienza di amore profondo: questo ci tramette Giovanni, il discepolo amato!
Giovanni ne ha fatto esperienza e lo afferma con la forza della semplice verità evangelica: siamo figli di Dio, realmente, non in senso metaforico o simbolico.
Figli nel Figlio, suoi, gli apparteniamo e nessuno può strapparci dalle sue mani! (cfr. Gv 10, 29)
Col Cristo siamo diventati suoi consanguinei, scelti dal lui con l'adozione che ci ha fatto partecipi di questa grazia, come dice Paolo (cfr. Gal 4, 4)
Lo vediamo? Ne siamo convinti? Giovanni lo era e ce lo mostra affinché i nostri occhi si aprano a questa realtà meravigliosa.

"Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui".
Questo mistero d'amore, che a volte neanche noi vediamo, a maggior ragione è nascosto al mondo che non conosce il Cristo.
C'è una parte di umanità che, pur credendo in Dio, non ritiene possibile l'essere amati in questo modo speciale da Dio, perché lo credono lontano e disinteressato agli uomini. Sapersi figli e vedere Dio come Padre è sempre questione di fede.
E nasce solo da chi ha convertito il suo modo di vedersi e di vedere Dio a partire dal Vangelo del Cristo.

"Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato".
Siamo in attesa che si compia la rivelazione di quello che ci annuncia la Scrittura e che il nostro cuore sente come vero.
Siamo già figli suoi, già salvi intende Giovanni, già seduti nei cieli in Cristo (cfr. Ef 2, 6). Ma come il Cristo ancora deve rivelarsi pienamente al suo ritorno, così anche la nostra realtà attende la piena epifania.
E' come aver vinto un premio stratosferico, ma non aver ancora ritirato la vincita: comunque la nostra vita è già stracolma di bene adesso!
Questa realtà del "già e non ancora" ci fa vigilare nell'attesa e ricercare fiduciosi quello che ancora non è pienamente svelato.

"Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è".
L'esperienza di profonda intimità col Signore ci fa "sapere" quello che nella pienezza dei tempi si rivelerà. E' la caparra che già assaporiamo e che ci sostiene nel presente, incompleto e limitato, ma comunque parte di quel tassello del tempo che è nelle mani del Signore e che lui porterà al completamento.
Come la nostra realtà completa è intravista solo nella fede, anche la realtà di Dio per noi, ora, non è completamente chiara.
"Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto" (1Cor 13, 12).

"Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro".
La speranza del suo ritorno e del compimento di ogni cosa, purifica la nostra fede e la nostra vita.
I nostri occhi facilmente si lasciano confondere da una visione di Dio che è idolatria, modo umano e limitato di conoscerlo.
Ma anche ciò che vediamo di noi e dei fratelli, non è che un abbozzo che spesso ci fa dare giudizi parziali e quindi distruttivi, dovuti al bisogno di perfezione frustrato.
Giovanni ravviva la nostra speranza e ci conforta: quello che vorremmo , quello che desideriamo di più, cioè essere nel Signore, liberati dal male, in pace e in armonia con i fratelli, immersi in una creazione sanata e redenta, non è un'illusione vana!
Siamo realmente figli di Dio, amati e chiamati alla visione del Padre!
Curati e purificati da discepoli come Giovanni e Paolo, che si sono lasciati rapire da questa visione divina della realtà, guardiamo fiduciosi l'orizzonte di luce del mondo e della nostra vita, certi che tutto è condotto e tutto sarà rivelato dall'Amore.

Commenti

  1. "Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato". Sono come un ponte sospeso tra l'inizio e il compimento. Sono un fiore in boccio. Sono pane che lievita. Sono mosaico appena iniziato. Attendo e perciò spero. Sono già ma non ancora pienamente. Figlio nella penombra che spera luce, secondo la promessa a cui do fiducia. È un tempo faticoso da portare. È un tempo che solo la speranza rende vivibile. È un tempo in cui cresce il desiderio di vedere il sorriso del Padre. Il mio cuore intanto riposa nella certezza: sono figlio. Per questo, come Gesù, grido: Abbà.

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  2. CHIUNQUE ha speranza!
    LA SPERANZA, quella della comunione di tutti, assieme in una realtà di pace e non guerre. e tanto altro!
    Così sia

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