Prima lettura dell'11 febbraio 2021

Voglio fargli un aiuto
Gn 2, 18-25

"Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome.
Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.
Allora l’uomo disse:
«Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall’uomo è stata tolta».
Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.
Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna".


La creazione dell'uomo e della donna, già abbozzata nel primo racconto (cfr. Gen 1, 27-28), è il miracolo della creazione mai del tutto esplorato. Per questo il secondo racconto si sofferma su particolari molto importanti che hanno alimentato gli scritti successivi per migliaia di anni, senza finire mai di attingere ad una così preziosa riflessione antropologica.

"Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda»".
Dopo tanta benedizione sgorgata dalla bocca del Signore, dopo la cura per dare uno spirito vitale e un luogo ospitale all'uomo tratto dal terreno, stupisce questa constatazione: ancora manca qualcosa, il bene non è completo, c'è una lacuna da sanare e subito!
Se questo periodo di pandemia è servito a qualcosa, è sicuramente il crollo di tutte le teorie sulla solitudine, "divinizzata" come meta ultima dell'uomo arrivato, di coloro che hanno capito tutto dalla vita!
Non è così: siamo creati per la compagnia, plasmati per la comunione. Già in quella prima relazione, tra il giardiniere-Dio e la nuova creatura bisognosa di cure, si intravedeva il rapporto fondamentale dell'essere l'uno per l'altro.
Tutti abbiamo bisogno di "un aiuto che ci corrisponda", che si incastri nella nostra vita, come i tasselli di un puzzle.
Ognuno di noi, nel profondo, avverte il bisogno dell'altro, l'impossibilità di bastare a sé stessi; e contemporaneamente esiste l'esigenza di servire e accogliere, di donarsi senza paure e limiti; due facce della stessa medaglia che non possono esistere da sole.
E' l'amore la risposta a questo desiderio di avere e di dare, il sentimento che stana dal proprio egoismo, che ci fa estroflettere verso il diverso da noi, ma così necessario, così somigliante.

"Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome".
Grande pazienza e creatività da parte di Dio che si ingegna per trovare una soluzione a questo male che ancora isola il terrestre.
Si mette all'opera per creare una compagnia tagliata a misura dell'uomo e va per tentativi. Sarà l'uomo a riconoscere l'aiuto vero.

"Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse".
Il Signore delega all'uomo un potere che dovrebbe esercitare lui: imporre il nome è dare un posto nel mondo, riconoscerne l'identità unica, riconoscere e apprezzare.
Ma la lunga ricerca dell'aiuto-contro rimane senza risultato. La compagnia vitale, quella che porta bene all'uomo non può essere chiunque, non può essere scelta dal caso.
In tutta la moltitudine degli uccelli, animali, pesci che popolano il giardino meraviglioso, l'uomo non trova l'aiuto adatto per lui. Nessun animale potrà mai sostituire un essere umano!

"Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto".
L'anestesia serve a mettere fuori gioco l'uomo: l'aiuto corrispondente è un progetto di vita, la creatura che fa da specchio all'uomo; il terrestre non sarà solo colui che dà un'identità, come per gli animali, ma che viene identificato dall'altro, riceve un nome e riconosce il suo posto nel mondo.
La relazione è un dono del Signore, non uso, possesso, frutto di una manipolazione funzionale.
Dal fianco dell'uomo, sul suo stesso livello, è tratta la "carne" che sarà in grado di colmare la sua solitudine.

"Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo".
Il Signore-vasaio, che aveva plasmato l'uomo dal suolo, adesso plasma la donna dalla sua carne; come padre della nuova creatura, la presenta allo sposo-uomo. Ed ecco la prova della verità: l'uomo riconoscerà finalmente l'aiuto corrispondente in colei che gli viene infine condotta davanti?

"Allora l’uomo disse:
«Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne".

La Bibbia ci fa sentire finalmente le parole che escono dalla bocca del terrestre! Il primo parlare è verso chi gli corrisponde ed è un canto gioioso, l'esultanza che lo fa uscire dalla solitudine! La ricerca è giunta al termine, questa è la creatura giusta, il bene della sua vita!
La donna è diversa da lui ma fatta della sua stessa carne!

"La si chiamerà donna,
perché dall’uomo è stata tolta".

In italiano questa affermazione non ha molto senso. In ebraico la stessa parola è usata al maschile e poi al femminile (ish e ishà) per indicare due realtà fatte della stessa pasta. L'identità della donna, il suo nome, non è esterno all'uomo, ma la sua estensione, un nome che suona familiare pronunciandolo.

"Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne."
Davanti ai due un cammino di unità e completamento che inizierà con una divisione, atto vitale per la Bibbia, e continuerà come lavoro di tutta la vita. Staccarsi dalla famiglia di origine e camminare con chi colma veramente la solitudine, è una via di vita e di pienezza.

"Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna".
L'uomo e sua moglie possono viversi nel dono reciproco anche il limite e la povertà della propria natura. Niente turba la loro serenità nell'essere nudi, cioè senza protezioni o coperture che nascondono i limiti e ne esaltano le dignità.
Questa ultima annotazione dice che la solitudine è svanita. Scegliere di stare soli è protezione da tutti, rinchiudere in sé tutta la ricchezza ma anche coprire e nascondere la propria povertà.

La solitudine, sembra dire la Scrittura, nasce dalla diffidenza dell'altro, dalla vergogna di mostrarsi, dalla paura di essere giudicato e scoperto.
E per quanto vogliamo giustificarla, la solitudine resta un male da cui l'umanità va estirpata. La volontà salvifica sta nel dare, alla famiglia umana, la fratellanza, la comunione, il completamento reciproco.
Il Dio-comunione spinge verso la diversità creaturale, verso la condivisione senza veli e senza timore per trovare la verità di sé stessi e la preziosa unione con i propri "aiuti corrispondenti", nell'amore.

Commenti



  1. "Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna". È la libertà del povero. È la pace di chi accoglie il proprio limite. È la serenità di chi accetta la realtà. Sapersi nudo senza provare vergogna. Sapersi nudo e restare senza agitazione. Sapersi nudo e continuare la propria storia benedicendo. Mi vergogno della mia nudità quando non sono come vorrei, come dovrei. Se vivo pensando a come sarebbe bello che fossi odierò la mia nudità. Tutto è nudo ai tuoi occhi Signore. Nudo sono uscito dal grembo della vita e nudo vi ritornerò. Rivestimi della tua tenerezza Signore e avrò pace.

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  2. "Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto".

    E' una sorta d'intervento chir. praticato in anestesia blanda.
    Non è un intervento DEMOLITIVO,mutilante;la costola serve a qualcos'altro;tipo utilizzo di un tessuto in chir.plastica o chir.trapianto.
    DA' VITA.
    Ecco Signore,grazie di questa consapevolezza:devo donare parte di me,per far fluire la vita,con consigli,aiuti materiali,indirizzo,gestione di un conflitto,risoluzione di un fastidioso intreccio ...
    Grazie Signore per la VITA che mi fai continuamente gustare:
    è solo opera TUA!

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  3. La nudità è quasi una necessità, perché al momento iniziale mi porta. Iniziale della mia esistenza, iniziale nell' avvio dell' umanità. Necessità che sento quando come un impulso interiore tu mio Dio mi porti a togliermi materialmente, ma soprattutto interiormente qualcosa che sento di troppo, che mi ingombra.dinnanzi a Te posso essere nudo nella mia situazione più vera e so che tu fasci di benevolenza la mia nudità

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