Prima lettura del 4 giugno 2022

Accoglieva tutti
At 28, 16-20. 30-31

"Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per conto suo con un soldato di guardia.
Dopo tre giorni, egli fece chiamare i notabili dei Giudei e, quando giunsero, disse loro: «Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo o contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato nelle mani dei Romani. Questi, dopo avermi interrogato, volevano rimettermi in libertà, non avendo trovato in me alcuna colpa degna di morte. Ma poiché i Giudei si opponevano, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere, con questo, muovere accuse contro la mia gente. Ecco perché vi ho chiamati: per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza d’Israele che io sono legato da questa catena».
Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso in affitto e accoglieva tutti quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento".


Dopo tutte le peripezie che gli Atti degli Apostoli ci raccontano di Paolo, un finale così è sorprendente. L'apostolo in quanto cittadino romano aveva il diritto di appellarsi al giudizio dell'imperatore (At 25, 10- 12), ed è quello che richiede con lucidità e senza temere durante l'ultima udienza davanti al procuratore romano e al re Agrippa (cfr. At 26) .
Ha reso testimonianza in tutti i territori battuti da viaggi commerciali, anche i più irraggiungibili, e, mentre Gerusalemme era centro religioso nevralgico da cui tutto si era propagato, ora il Signore gli chiede di essere testimone a Roma, cuore di un vasto impero da cui l'evangelizzazione avrebbe pulsato fino agli estremi confini della terra.

Come in tutti i luoghi da lui toccati nei viaggi missionari, anche a Roma Paolo si fa conoscere dai fratelli in Cristo che vivono in città.
E così si conclude il racconto:
"Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso in affitto e accoglieva tutti quelli che venivano da lui".
Incredibile che la sua opera missionaria non si fermi neanche agli arresti domiciliari in attesa di essere giudicato dall'imperatore!
Anzi, da ospite itinerante della comunità, ora si fa egli stesso accoglienza stabile per coloro che lo cercano, che approdano alla megalopoli del tempo e trovano in lui refrigerio e parole di vita.
Paolo passa due anni interi a ricevere, discutere, costruire una comunità romana forte nella fede. Ha corso per mezzo mondo annunciando il Vangelo e adesso continua a farlo senza muoversi da casa.
Bloccato nei movimenti ma non certo nella Parola!

"Annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento".
Pur da prigioniero, pur in un mondo pagano e idolatra, Luca ci descrive l'apostolo in una condizione ideale di annunciatore e nulla lo può fermare.
Anche la morte, che lo raggiungerà dopo la condanna, non farà altro che essere cassa di risonanza della Chiesa nascente che si allargherà a macchia d'olio in ogni nazione.
La buona notizia di Gesù, Salvatore del mondo, è annunciata con "parresia", cioè con la libertà di dire tutto quello che lo Spirito gli suggeriva, con franchezza nell'esprimersi senza temere i suoi accusatori e neanche la morte.
Così Luca vuole che ricordiamo Paolo: come il discepolo sciolto da ogni catena umana di impedimenti e imposizioni, l'uomo animato dallo Spirito del Cristo e spinto dal dare il Vangelo ad ogni fratello.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Salmo 11 (10)
Commento del 30/05/2020

Vangelo di Gv 21, 20-25
Commento del 22/05/2021

Commenti

  1. Parresia,con tutta franchezza e senza nessun impedimento.
    Si permeati di Spirito si va dritti verso quello che è vitale per l'uomo,la verità,la giustizia,la qualità di vita,la consapevolezza che si è amati,che si ama per bene di sè stessi,soprattutto,e poi per i benefici all'ALTRO!
    Quest'ultimo è posto al primo gradino.
    Questo ed altro è farsi permeare da LUI!
    Grazie Signore

    RispondiElimina
  2. "Annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo".
    È il nostro dono al mondo.
    È la Parola che non viene meno sulle nostre labbra.
    È il motivo del nostro canto.
    "Annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo".
    Il Regno è qui.
    È l'Amore di Dio per me.
    È la sua presenza che motiva ogni gioia.
    "Annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo".

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019