Vangelo del 7 marzo 2023

Non vogliono muoverli neppure con un dito
Mt 23, 1-12

"In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati "rabbì" dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide", perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato»".


Gesù e la legge di Mosè, Gesù e la tradizione di Israele dovrebbero mostrare lo sposalizio del Messia che incontra la verità che lo precede e che lo annuncia. Invece il Vangelo ci mostra la drammaticità di una incomprensione profonda, due opposti che si scontrano e sembrano inconciliabili.
Proprio la posizione che Gesù assume nei confronti della legge, centro della spiritualità di scribi e farisei, lo porterà verso la condanna a morte
Gesù chiede ai suoi discepoli, ligi alla legge, di superarla, di andare oltre (cfr. Mt 5, 20), ed entrare nella logica della riconciliazione e della gratuità che salva.

"Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei".
Mosè profeta, non è stato solo il condottiero che ha tratto il popolo dalla schiavitù, ma anche il legislatore, colui che ha messo per iscritto, in nome di Dio, norme scaturite da una saggezza profonda che ha caratterizzato la peculiarità di questo piccolo popolo, amministrato con lungimiranza e con regole precorritrici rispetto alle legislazioni dei popoli vicini.
Ma non sta nella lettera della norma la deviazione dal volere del Signore; piuttosto coloro che l'hanno interpretata, appunto scribi e farisei, ne hanno completamente stravolto il senso originario. Gesù lo dimostra facendo degli esempi.

"Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno".
Parole divenute proverbiali e che nel parlare comune spesso applichiamo al clero.
Ma il richiamo di Gesù non è uno scarica barile di responsabilità, né un addossare colpe a qualcuno solo perché appartenente ad una categoria.
Il pericolo è per ogni fedele. Egli punta il dito su una spiritualità che divide il cuore e non aiuta a vivere con sincerità, a fare scelte guidate dalla fede.
La legge è stata data da Dio, un sentiero che aiutava a discernere le proprie scelte, un pedagogo che incamminava verso il Padre (cfr. Gal 3, 24) prima che arrivasse la pienezza della sua comprensione nella storia del Figlio.

"Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito".
Esaltare la legge e sentirsene al di sopra è una tentazione ricorrente per ogni persona perché tutte le leggi portano in sé questa pretesa di giustezza in chi le amministra.
Ma usandola così la legge donata da Dio è diventata un giogo opprimente che, guarda caso, chi la insegnava, se la scaricava, appesantendo la vita degli altri. Siamo nel campo dei due pesi e due misure.
Gesù per scardinare questo meccanismo mortale non poteva "ergersi al di sopra" di qualsiasi giustiziere; alla fine sarebbe stato l'ennesimo a pesare sul groppone di fedeli incapaci di arrivare a capirne il centro.
Così ha scelto di "ergersi al di sotto", di subire il giogo di incomprensioni tra Dio e il popolo, caricandosi lui il male che l'applicazione della legge aveva prodotto.
Lui l'ha mosso quel peso, e non col dito puntato, ma con tutta la sua vita che ha subito le accuse e le trame per farlo tacere di scribi, farisei e di tutti coloro che manovravano la legge per i loro scopi.
La legge scritta col dito di Dio su tavole di pietra sceglie un altro percorso: essere incisa su cuori di carne (cfr. Ger 31, 33), scritta nella polvere di cui è fatta l'umanità, per liberare dal peccato adulteri (cfr. Gv 8, 6) e legalisti.
Per entrare nel Regno del Padre è necessario superare la legge di scribi e farisei (cfr. Mt 5, 20) e approdare alla non legge del Figlio che pone davanti a noi solo il servizio vitale dell'amore.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Is 1, 10.16-20
Commento del 10/03/2020

Salmo 50 (49)
Commento del 20/01/2020

Vangelo di
Mt 23, 1-12
Commento del 22/08/2020


Commenti

  1. "Essi dicono e non fanno".
    È una malattia dell'anima.
    È divisione del cuore.
    È fallimento di un cammino.
    "Essi dicono e non fanno".
    Dire e fare: una vita sincera.
    Dire e fare: unità interiore.
    Dire e fare: stile di vita nuova.
    "Essi dicono e non fanno".
    Signore guariscimi.
    Signore liberami.
    Signore rialzami.
    "Essi dicono e non fanno".

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  2. Praticate ed osservate tutto quello che vi dicono
    Tutto quello che viene vissuto alla LUCE del TUO insegnamento mi fa da apripista....
    Il resto è filtrato dalla TUA vicinanza a me
    Dal TUO frequentarmi..mi aiuti a discernere
    Fallo sempre
    Amen

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