Prima lettura del 10 marzo 2020

Imparate a fare il bene
Is 1, 10.16-20

"Ascoltate la parola del Signore,
capi di Sòdoma;
prestate orecchio all’insegnamento del nostro Dio,
popolo di Gomorra!
«Lavatevi, purificatevi,
allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni.
Cessate di fare il male,
imparate a fare il bene,
cercate la giustizia,
soccorrete l’oppresso,
rendete giustizia all’orfano,
difendete la causa della vedova».
«Su, venite e discutiamo
– dice il Signore.
Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come neve.
Se fossero rossi come porpora,
diventeranno come lana.
Se sarete docili e ascolterete,
mangerete i frutti della terra.
Ma se vi ostinate e vi ribellate,
sarete divorati dalla spada,
perché la bocca del Signore ha parlato»".


Sodoma e Gomorra, città citate al cap. 19 del libro della Genesi, divennero nel corso dei secoli tristemente note per essere luogo di grande peccato.
Nei testi della Scrittura sono le città per antonomasia bisognose di conversione e che i profeti, con la loro parola, vogliono condurre fuori dalla morte.
L'appello è indirizzato ai capi delle città perché da loro è partito il cammino verso la rovina e da loro deve iniziare il cammino di conversione che coinvolgerà tutto il popolo.

"Lavatevi, purificatevi,
allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni".

Usando il linguaggio dei lavaggi rituali, il profeta chiama ad una purificazione, all'azzeramento del male affinché il Signore possa ricostruire nel bene. Fermarsi, riconoscere che si è fuori strada, ritrovare le tracce della giusta direzione, è quello che chiedono tutti i profeti in ogni tempo.
Allontanare le azioni malvagie dagli occhi del Signore equivale a smettere di farle, dal momento che i suoi occhi arrivano dappertutto.
Inevitabile per noi, in questi giorni in cui il lavaggio delle mani non è rituale ma obbligatorio per evitare il contagio dei virus, riflettere sull'importanza delle conseguenze delle azioni di ognuno che si riversano, nel bene e nel male, su chi ci sta vicino.
L'illusione di essere isole indipendenti e che liberamente scelgono, si infrange sulla globalità della responsabilità del benessere comune, sia sanitario sia della tutela del creato, a cui tutti dobbiamo la sopravvivenza e il vivere salubre.

"Cessate di fare il male,
imparate a fare il bene".

Indicazione preziosa che mostra la necessità di dare un taglio a tanti nostri gesti e azioni e "imparare" con pazienza e perseveranza a percorrere la via del bene, purtroppo meno agevole di quella del male e dei fatti propri.
Il bene si impara, perché bisogna ascoltare chi ci aiuta a mettere da parte il nostro roccioso egocentrismo.

Rinunciare al nostro successo e al nostro arricchimento, per aprirsi a mentalità che ci interrogano e fanno riflettere, è imparare che esistono bisogni diversi dai nostri, tutti validi. Si impara che fare spazio agli altri nel mondo, senza prendersi tutto, fa nascere un bene più grande per noi. Questo si impara vivendo fraternamente!

"Cercate la giustizia,
soccorrete l’oppresso,
rendete giustizia all’orfano,
difendete la causa della vedova".

Fare giustizia per la Bibbia vuol dire eliminare le disparità che creano povertà ed emarginazione. Oppressi, orfani e vedove sono esempi di persone tra le più disagiate dell'antichità che aspettavano una mano clemente per essere risollevate. Non potevano avere aiuto per diritto o per "giustizia sociale". Solo la misericordia, che i profeti annunciavano, diventava la loro possibilità di sopravvivenza.

"Su, venite e discutiamo– dice il Signore".
Inizia ora un dialogo molto particolare in cui il Signore annuncia quale è il suo modo di purificare, di rimettere in moto il cammino della fede basato sull'ascolto.
La storia degli uomini con Dio è disseminata di tanti tradimenti, peccati, rivolte e disobbedienze nei suoi confronti, ma il Signore è sempre pronto a riprendere il dialogo, a cercare una nuova via di incontro, un nuovo tempo di cammino nella fede.
E non lo impone come precetto di un potente, ma chiede di parlarne. Con la parola si convertono gli animi, si toccano corde del cuore che invece gli obblighi irrigidiscono.

"Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come neve.
Se fossero rossi come porpora,
diventeranno come lana".

Grandezza della misericordia di Dio che ha il potere di sbiancare i colori può tenaci conosciuti nell'antichità: il porpora e lo scarlatto!
Sono immagini che dicono il desiderio e il potere di Dio di liberare il cammino dell'uomo da ogni intralcio e ostacolo, da tutto ciò che di torbido può inquinarlo. Non c'è niente che possa resistere al Signore, niente che può impedirgli di riportare a sé i cuori incrostati dalle complicazioni del peccato.

Non a caso di scarlatto e porpora erano tinti gli abiti pregiati dei notabili, dei ricchi, dei sacerdoti. Nessuno è fuori dalla misericordia del Signore, nessun peccato così grave da non poter essere trasformato in luce da lui. Il suo perdono può convertire i cuori di chi ha in mano le sorti dei poveri e degli oppressi.

"Se sarete docili e ascolterete,
mangerete i frutti della terra".

Docilità e ascolto fanno ereditare la terra promessa ai padri. L'ascolto della voce del Signore e la docilità ai suoi comandi rendono feconda la nostra vita, colmandola della sazietà offerta da chi prepara nutrimento in abbondanza.
"Prendete e mangiate" (Mt 26, 26) è l'invito del Signore che provvede il cibo ad ogni vivente.

"Ma se vi ostinate e vi ribellate,
sarete divorati dalla spada,
perché la bocca del Signore ha parlato".

Chiudere il cuore alla parola e ribellarsi ai suoi comandi che mostrano la strada necessaria per vivere, fanno precipitare i nostri sentieri nelle tenebre.

Dio supplica il suo popolo e ognuno di noi ad abbandonare la via della morte e dirigerci decisamente sulla via della vita.

Il brano della liturgia di oggi ci insegna, in momenti così difficili per il mondo intero, che la docilità alla Parola del Signore è un appiglio sicuro che dà conforto e trae fuori dalla paura e dalla confusione.
La fraternità, che i profeti insegnano, è ciò di cui abbiamo bisogno; ogni male, ogni calamità può essere motivo per crescere nella consapevolezza che al prossimo siamo legati indissolubilmente.

Con l'azione salvifica del Padre e insieme ai fratelli possiamo guardare fiduciosi al futuro, e incamminarci verso orizzonti di vita.

Commenti

  1. «Ognuno di noi — ha infatti spiegato Francesco — ogni giorno fa qualcosa di brutto: la Bibbia dice che il più santo pecca sette volte al giorno... Ma il problema sta nel fatto di non abituarsi a vivere nelle cose brutte». Così, ha proseguito, «se io faccio una cosa brutta me ne accorgo e ho voglia di allontanarmi». Dice in proposito Isaia: «Allontanatevi dal male», da «quello che avvelena l’anima, che rimpicciolisce l’anima, che ti fa malato». Quindi ecco il primo atteggiamento richiesto: «allontanarsi dal male».

    Ma non basta. Perché poi si legge: «Imparate a fare il bene». E, ha riconosciuto il Papa, «non è facile fare il bene: dobbiamo impararlo, sempre». Fortunatamente c’è il Signore che «insegna». Perciò gli uomini devono fare «come i bambini» e «imparare». Ciò significa che «nella strada della vita, della vita cristiana si impara tutti i giorni. 
    (Papa Francesco)

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  2. Sembra proprio che l'uomo si stia specializzando in bestialità:
    non passa giorno che non si senta qualche notizia da far accapponare la pelle
    per l'inaudita e feroce azione di uomini contro i propri fratelli.
    E' diventato così facile per l'uomo compiere il male,
    lasciare che siano i propri istinti a guidare le sue azioni,
    e sembra proprio che si sia dimenticato di come si faceva il bene.
    Sicuramente l'uomo deve imparare a fare il bene, perché non gli è più connaturale,
    vista la corruzione che ha in sé, l'egoismo,
    l'amor proprio, la sete di potere, la sete di piacere e di gloria.
    Abbiamo un Maestro, il Padre ce l'ha mandato, affinché, imitando Lui,
    riscopriamo la nostra vera natura umana, orientata alla pace, alla concordia,
    al vivere edificandoci a vicenda, mettendo a beneficio comune le doti che il Signore ci ha donato.
    Dobbiamo imparare a metterci nei panni degli altri, con semplicità ed umiltà,
    gioendo della felicità altrui, che è la nostra stessa gioia,
    perché insieme, fra fratelli, figli di un unico Padre,
    formiamo un solo corpo nello Spirito, il corpo mistico di Cristo, la Chiesa.
    (martaemaria.it)

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  3. La parola del profeta oggi risuona con tutta la sua forza perché in essa è custodito l accorato desiderio di salvezza che Dio vuole per ciascuno di noi. Questo desiderio di fa appello per la nostra conversione a cambiare il cammino della nostra vita per renderla conforme al vere di Dio. Questa Parola se accolta con cuore docile, diventa salvezza perché può trasformare la nostra esistenza:"anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,di entreranno bianchi come neve" solo Dio può compiere questo miracolo e lo può fare un cuore che si lascia trafiggere da questa parola.ogni parola di Dio ferisce e guarisce, e in questo paradosso sta la salvezza.

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  4. "cessate di fare il male, imparate a fare il bene "

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  5. "Sono forse io il custode di mio fratello?" e con questa scusante abbiamo portato avanti la vita fin qui, dove siamo adesso.... oggi possiamo rispondere: si, sono il custode di mio fratello e lui il mio e insieme siamo i custodi di questo mondo e di ciò che esso contiene... e se non siamo stati capaci di custodirlo finora, sappiamo che tu continui a mostrarci la via come hai sempre fatto...... rendici docili alla tua Parola

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