Prima lettura del 29 giugno 2023 - Messa della Vigilia dei Santi Pietro e Paolo

Mi chiamò con la sua grazia
Gal 1,11-20

"Fratelli, vi dichiaro che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.
Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri.
Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.
In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. In ciò che vi scrivo – lo dico davanti a Dio – non mentisco".

Paolo è ricordato e, dall'inizio si è considerato lui stesso, il tredicesimo apostolo, quello cioè aggiunto ai dodici per iniziativa diretta del Cristo risorto.
Porterà questa sua diversità e unicità per tutta la vita, dovendo continuamente giustificare il suo ruolo e la sua missione davanti agli apostoli, testimoni della missione pubblica di Gesù, e davanti alle comunità da lui fondate.
Possiamo dire che l'unicità di Pietro e quella di Paolo, diversissimi eppure animati dalla stessa passione per la Buona Notizia del Regno, hanno dato lo sprint iniziale alla Chiesa del Cristo, le hanno dato fecondità come un seme unico che non ha mai smesso di portare frutto.
Per questo oggi li festeggiamo entrambi, colonne di fede della grande e universale comunità dei credenti, uomini a cui dobbiamo molto per il loro cammino di discepoli autentici.

"Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo".
In questa pagina della lettera indirizzata ai convertiti della Galazia, Paolo mostra il suo cammino passato dalla fedeltà alla Legge di Israele, fino alla scoperta che Gesù è il compimento di quella stessa Legge.
Fieramente fariseo, diligente osservante delle tradizioni dei padri, era un maestro noto e di una certa autorità a Gerusalemme.
La sua notorietà era riferita ad una precisa missione di cui si faceva vanto.

"Perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri".
Di questa fama anche i Galati avevano certamente sentito parlare.
E Paolo non la nasconde, anzi, usa parole forti: "perseguitavo ferocemente, devastavo, accanito"... Sta parlando di sé con i toni di un fanatico sanguinario, un inquisitore determinato ad estirpare "l'eresia" dei discepoli di Gesù.
Nulla lasciava presagire un ribaltamento totale con la sua adesione al Vangelo.

"Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre".
L'intervento di Dio non spunta come un fungo. Paolo rilegge la sua storia e vi riconosce, come per gli antichi profeti, il sigillo di una chiamata che precede la sua stessa nascita, cioè totalmente indipendente dalla sua volontà, pura grazia, come afferma lui stesso:
"mi chiamò con la sua grazia".
È il senso più profondo del cambiamento radicale che sperimenta nella sua vita di fede.

"Si compiacque di rivelare in me il Figlio suo".
Al Signore è piaciuto rivelarsi! Tutti noi dovremmo approdare a questa certezza, anima e forza del vento dello Spirito che ha sospinto Paolo in ogni posto conosciuto al suo tempo!
Rivelazione iniziata sulla via di Damasco, durata tutta la vita, in cui il Signore risorto si occuperà di formare il suo cuore, di plasmarlo e inondarlo d'amore!
È una profonda esperienza interiore, non frutto delle sue indubbie abilità umane, ma una sorpresa della grazia divina.
Questa unicità lo renderà annunciatore "in mezzo alle genti", a coloro che non avrebbero potuto entrare nella cerchia dei salvati per l'antica Legge, a cui non era dovuto nulla in quanto alleanza e salvezza.
Il racconto del dono di Dio sorprende per primo l'apostolo e ogni volta tocca il nostro cuore. Anche noi, appartenenti alla cerchia delle genti, dobbiamo l'evangelizzazione che ci ha colmato di benedizioni a questa avventura bellissima del Vangelo gridato, proclamato, vissuto, fino agli estremi confini della terra.
Anche noi possiamo dire del Signore: "Mi chiamò con la sua grazia" in Paolo!

Link di approfondimento alla messa del giorno - festa dei Santi Pietro e Paolo:

Prima lettura At 12,1-11
Commento del 29/06/2021

Salmo 34 (33)
Commento del 23/07/2020

Seconda lettura di 2Tm 4,1-8
Commento del 06/06/2020

Vangelo di Mt 16, 13-19
Commento del 29/06/2022

Commenti

  1. "Mi chiamò con la sua grazia" in Paolo!
    Grazie Signore per questo mio ribaltamento in continuo...
    Ci vuole ancora tempo
    Ma continuo con TE
    Aiutami ad amare il nemico,questo mi è più faticoso
    Donami sempre un cuore pieno di TE e non più della mia logica
    Grazie,papà

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  2. "Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia".
    Da quando? Da sempre.
    Fino a quando? Per sempre.
    È questo l'orologio di Dio.
    Così il Signore misura il suo amore per noi.
    Chiamato dal seno di sua madre, Paolo.
    Chiamato dal sino di mia madre io, noi.
    L'amore di Dio mi precede.
    "Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia".

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