Prima lettura del 25 febbraio 2019

Fonte della Sapienza è la Parola
Sir 1, 1-10

1 Ogni sapienza viene dal Signore

e con lui rimane per sempre.
2 La sabbia del mare, 
le gocce della pioggia
e i giorni dei secoli chi li potrà contare?
3 L'altezza del cielo, la distesa della terra
e le profondità dell'abisso 
chi le potrà esplorare?
4 Prima d'ogni cosa fu creata la sapienza
e l'intelligenza prudente è da sempre.
5 Fonte della sapienza 
è la parola di Dio nei cieli,
le sue vie sono i comandamenti eterni.
6 La radice della sapienza 
a chi fu rivelata?
E le sue sottigliezze chi le conosce?
7 Ciò che insegna la sapienza 
a chi fu manifestato?
La sua grande esperienza chi la comprende?
8 Uno solo è il sapiente e incute timore,
seduto sopra il suo trono.
9 Il Signore stesso ha creato la sapienza,
l'ha vista e l'ha misurata,
l'ha effusa su tutte le sue opere,
10 a ogni mortale l'ha donata 
con generosità,
l'ha elargita a quelli che lo amano.
L'amore del Signore è sapienza 
che dà gloria,
a quanti egli appare, 
la dona perché lo contemplino".

La prima lettura di oggi ci propone il primo capitolo di uno dei libri sapienziali, il Siracide.
L'autore è Gesù figlio di Sirach, da cui il nome del libro, che lo scrisse in ebraico verso il II secolo a.C.
La versione andò perduta e arrivò nel canone solo la traduzione in greco fatta da suo nipote, come riportato da lui nella nota editoriale del prologo.

I cristiani fin dal III sec. gli dettero il nome di «Ecclesiastico», perché era il libro più usato nelle chiese, come testo di catechesi per  istruire i catecumeni. 
"Figlio, se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione" (Sir 2, 1).
Già da questo versetto si evince che è un piccolo manuale per far riflettere e pregare chi si prepara al battesimo, chi cioè stava per passare dalla sapienza di questo mondo alla sapienza della croce.

Una nuova sapienza cercata con fatica già dall'autore del II secolo a. C. che vive in un contesto in cui, chi governava Israele, voleva imporre la cultura greca.
In risposta a questa "sofia" greca che partiva dalla filosofia pagana,  la riflessione ebraica  si attacca ancora di più alla "Sapienza",  dal latino "sapere" gusto, senso delle cose e la scopre proveniente dal Signore e dalla sua Parola.
Ma proprio perché derivante da Dio stesso, il Siradice ne riconosce la portata universale e il rispettoso riconoscimento da qualunque parte essa arrivi.

Così si apre il libro:
"Ogni sapienza viene dal Signore e con lui rimane per sempre". 
La prima caratteristica della Sapienza è la sua origine: il Padre.
Per questo non ha fine, rimane, è stabile.
Quando si scoprono i segni di sapienza nel mondo, nelle civiltà, nei popoli, non ci si può sbagliare: lì il Signore si è fatto presente e si è rivelato.
Questa apertura ecumenica del Siracide ne fa un libro prezioso non solo per i credenti cristiani, ma come punto di unione e di avvicinamento alle altre religioni e culture. Ogni uomo può ritrovarsi in questo libro e attingere alla Sapienza.

"La sabbia del mare, le gocce della pioggia

e i giorni dei secoli chi li potrà contare?
L'altezza del cielo, la distesa della terra
e le profondità dell'abisso chi le potrà esplorare?"
Dio per rivelarsi ad Abramo e per convincerlo del dono di una discendenza e della terra promessa lo portó, nella notte, fuori dalla tenda e gli chiese se riuscisse a contare le stelle del cielo.
Anche la sabbia del mare sarà tirata in ballo per convincerlo dell'enormità del dono che supererà la sua vita.
Il Siracide evidentemente riprende quella maestosa rivelazione e fa le stesse domande al lettore per introdurlo in una realtà sapienziale che gli fa alzare gli occhi fino a Dio.

Continua con una verità teologica e dice chi è questa sapienza:
"4 Prima d'ogni cosa fu creata la sapienza e l'intelligenza prudente è da sempre".
Facile per noi collegare questi versetti con:
" In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste" (Gv 1,1-3)
Giovanni nel Vangelo per presentare Gesù si rifà proprio a questo libro che canta la Sapienza preesistente a tutto e gli dà un nome e un volto: Cristo Gesù!

"Fonte della sapienza 

è la parola di Dio nei cieli,
le sue vie sono i comandamenti eterni" 
Questo versetto è prezioso. Spiega perché tanta sottolineatura nella Bibbia dei comandamenti del Signore.
A noi uomini moderni questa parola "comandamento" suona come una forzatura di Dio, una imposizione insindacabile dall'alto.
Appena sentiamo che qualcosa ci viene imposto, ci ribelliamo interiormente.
Ma comandamento è ben altro per l'uomo di fede.
Il Signore, dice il Siracide, dona i comandamenti come vie stabili, che durano in eterno.
Per noi trovare una via, una direzione sicura è proprio necessario!
Dover essere sempre ad un bivio, dubitare di ogni direzione da prendere, camminare nella paura di aver sbagliato, è mortifero per le nostre energie e per la pace del cuore.
Il comandamento è il modo per interiorizzare la Parola, per farla carne e per camminarci dentro.
Non legge esteriore, non precetto da subire, ma voce di un pastore che conduce ad acque tranquille e a pascoli rinfrancanti.
L'uomo, condotto dai comandamenti trova Dio e se ne riempie.

"La radice della sapienza a chi fu rivelata?

E le sue sottigliezze chi le conosce?
Ciò che insegna la sapienza 
a chi fu manifestato?
La sua grande esperienza chi la comprende?"
Questo versetto ricorda il lungo discorso di Dio con Giobbe al cap 38. Alla fine di tutte le vicende che lo hanno provato duramente, il Signore rivela al suo fedele che il progetto totale della sua vita è stato sempre e solo nelle sue mani.
"4 Quando ponevo le fondamenta della terra, 
tu dov'eri?
Dimmelo, se sei tanto intelligente!
5 Chi ha fissato le sue dimensioni, 
se lo sai,
o chi ha teso su di essa la corda per misurare?
6 Dove sono fissate le sue basi
o chi ha posto la sua pietra angolare,
7 mentre gioivano in coro 
le stelle del mattino
e acclamavano tutti i figli di Dio?" (Gb 38, 4-7)
Quando non riusciamo a cogliere il senso ultimo della nostra vita e quella degli altri questi versetti di Giobbe e del Siracide ci mostrano che qualcun altro ha la visione totale di un progetto di felicità che a lui non sfugge.
Dio solo è il sapiente. L'uomo sapiente attinge a questa fonte inesauribile di senso per tutta la realtà.

"8 Uno solo è il sapiente e incute timore,

seduto sopra il suo trono".
In questo versetto è introdotto il concetto di "timore del Signore".
Spesso non compreso, questa è la parola migliore che rivela l'atteggiamento dell'uomo dell'Antico Testamento di fronte a Dio.
Chi teme il Signore lo ama! Non c'è terrore, non c'è riverenza distaccata: il credente biblico riconosce nel Signore la fonte della vita e si sente sua creatura.
Potremmo tradurre questa posizione di felicità davanti a Dio con la fiducia e la figliolanza del Nuovo Testamento annunciata da Gesù.
Non c'è paura quindi ma confidenza, comunione, conoscenza.
Cito i versetti che seguono il nostro brano dal 11 al 14 perché familiarizzarsi con la parola timore è necessario alla nostra fede che spesso ha travisato una beatitudine come la necessità di aver paura di un Padre!
"11 Il timore del Signore è gloria e vanto,
gioia e corona d'esultanza.
12 Il timore del Signore allieta il cuore,
dà gioia, diletto e lunga vita.
Il timore del Signore è dono del Signore,
esso conduce sui sentieri dell'amore.
13 Chi teme il Signore 
avrà un esito felice,
nel giorno della sua morte sarà benedetto.
14 Principio di sapienza 
è temere il Signore;
essa fu creata con i fedeli 
nel seno materno".

Altro che terrore! Qui si parla della condizione di chi si gloria del Signore e si sente portato su sentieri di amore!
Il timore del Signore introduce proprio nella sapienza e fa gustare la vita facendoci riconoscere figli davanti un Padre che ci ama già prima della nascita.

"9 Il Signore stesso ha creato la sapienza,

l’ha vista e l’ha misurata,
l’ha effusa su tutte le sue opere"
Solo il Signore conosce veramente la sapienza e con generosità l'ha effusa in tutte le sue opere con misura, cioè ogni opera creata ne ha la giusta dose.
Anche in Proverbi leggiamo la stessa lode alla Sapienza che precede ogni cosa creata,  parlando in prima persona:
"Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all'origine!" (Pv 8, 22)
Le opere sono trasparenti di Dio perché sono abitate dalla Sapienza.
Ammirare la creazione, è trovare la presenza di un progetto sapiente e meraviglioso.

"A ogni mortale l'ha donata 
con generosità,
l'ha elargita a quelli che lo amano.
L'amore del Signore 
è sapienza che dà gloria,
a quanti egli appare, 
la dona perché lo contemplino".
Questa profusione di sapienza mi ricorda il dono che Dio fece a Salomone.
Lui stesso portó il giovane re a chiedere un dono, visto che succedeva al trono che era stato di suo padre Davide.
Salomone gli chiese la saggezza nel distinguere il bene dal male per rendere giustizia al popolo che doveva guidare. (cfr. 1Re, 3-5-13).

Il Siracide annuncia che questo dono è fatto a tutti gli uomini, non solo ai grandi come Salomone.
È effusa col suo Spirito su tutti i mortali che hanno alito di vita.
La creazione di Adamo è realizzata con questa condivisione di alito tra Dio e la creatura.
Il Siracide sottolinea che la Sapienza  ha due effetti: dà gloria a chi appare e dà capacità di contemplare Dio.
Coloro che amano il Signore la scoprono, se ne rallegrano e riescono a vederlo per quello che è: Amore!
Grande allora l'insegnamento del Siracide, travisato spesso come un insieme di norme morali da seguire, si scopre, ad una lettura più attenta, come un vero Vangelo che ci introduce da figli amati nella sapienza che dà gusto, direzione e senso alla nostra esistenza.

Commenti

  1. Lunedì 25

    Leggere Siracide può essere di aiuto a chi, soffrendo di insonnia, alla sera a letto vuol rivedere i propri ingranaggi
    spirituali e rinfrescarsi le principali norme che devono regolare la vita di un uomo giusto. Lungo i cinquantuno capitoli troverà di volta in volta consigli ed aiuto come se leggesse una specie di oraco-
    lo orientale come l’I-Ching o un decalogo cattolico allungato ed applicato a centinaia di casi e di ipotesi.
    Mi si permetta un’unica osservazione: le massime contenute in questo libro per la maggior parte sono valide tutt’oggi e sono anche regolarmente ignorate dalla maggior parte degli uomini.
    (Giuseppe Amato)

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  2. La sapienza: viene dal Signore e rimane per sempre con lui, insegna Siracide. Ecco il dono che ha la sua radice e l'abitazione permanente nel Signore che la effonde su ogni creatura, la dona generosamente ad ogni mortale, la elargisce a quelli che la amano. Ecco la sapienza che irrompe docilmente nel nostro essere, ci svela le vie del bene, ci fa gustare il bene, ci aiuta a distinguerlo dal male, ci sorregge nella fatica della scelta e nell'adempimento del bene, con intelligenza prudente.

    Vieni, Spirito di sapienza, mistero nascosto nel cuore della Trinità, rivelaci il mistero di Dio e donaci di saper cercare e gustare ciò che è bene e rigettare ciò che è male.
    (Casa di preghiera s. Biagio)

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  3. L’uomo non può avere una conoscenza totale dell’universo. Conoscere l’universo significa
    essere capace di contarne gli elementi, come i granelli di sabbia su tutte le spiagge o le gocce di pioggia che cadono sulla terra e sul mare, ma anche quelle che sono già cadute da quando il
    mondo esiste. Né l’uomo è in grado di precisare quante volte il sole si è levato sul nostro
    mondo da quando ha cominciato a esistere.
    C’è di più: l’immensità del mondo sfugge all’uomo. Ben Sira intende la totalità quando utilizza le due dimensioni dello spazio: la verticalità e l’orizzontalità (cf. Ef 3,18). E ancora ai nostri giorni, chi può pretendere d’aver misurato le dimensioni dell’universo?
    «Prima d’ogni cosa fu creata la Sapienza
    e la perspicacia dell’intelligenza dall’eternità» (Sir 1,4).
    La Sapienza è inaccessibile essendo essa anteriore a questo mondo che tanto male noi conosciamo (cf Pr 8,22-26): la Sapienza esisteva ben prima del mondo. Fu il Signore a dare l’essere ad essa.
    Chi allora potrà conoscere le profondità più nascoste della Sapienza (cf. Sir 1,6)?
    (dal web)

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  4. Signore fammi essere saggio nelle mie scelte quotidiane,orientarle al bene.
    Basta questo!
    Grazie

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  5. Sia la tua Sapienza o Signore a guidare ogni giorno i miei passi sulla via del bene.

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  6. La Sapienza un dono primario, uno strumento per "ridimensionare" L'ARROGANZA dell'uomo.
    L' uomo che pensa di poter controllare TUTTO. L'uomo sapiente sa che non potrà mai contare i granelli di sabbia, le gocce di pioggia etc etc. L'uomo sapiente riconosce di non essere Dio e riconosce di aver bisogno di aiuto per poter distinguere il BENE dal MALE.

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  7. Quanta bontà Signore è dentro di Te e che consolazione sapere che la dai a noi senza riserve. Il dono della sapienza che Tu ci fai , illumina la nostra strada che ci fa vedere chiaro e lontano, ci aiuta a fare discernimento e ci fa gustare il tuo amore smisurato ...che gioia e quanto è dolce il dono della sapienza!
    IL DONO DELLA SAPIENZA
    Sapienza (7,22-26)

    Nella Sapienza c’è uno spirito intelligente,
    santo, unico, molteplice, sottile, mobile, penetrante,
    senza macchia, terso, inoffensivo, amante del bene,
    acuto, libero, benefico, amico dell’uomo, stabile, sicuro, senz’affanni.
    Onnipotente, onniveggente
    e che pervade tutti gli spiriti intelligenti, puri, sottilissimi.
    È un’emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria dell’Onnipotente,
    per questo nulla di contaminato in essa s’infiltra.
    È un riflesso della Luce perenne, uno specchio senza macchia
    dell’attività di Dio e un’immagine della sua bontà.

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