Vangelo del 20 febbraio 2019


Vedi forse qualcosa?
Mc 8, 22-26

"In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. 

Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». 
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».

Meditando questo Vangelo della guarigione del cieco di Betsaida, ho pensato che tutto il Vangelo in effetti è una catechesi sulla scoperta della cecità e sulla possibilità di ritrovare la vista.
Aveva ben intuito Giovanni all'inizio del suo Vangelo, che Gesù è la Luce.
La sua irruzione nel mondo è l'annuncio della propagazione della luce in una umanità di ciechi e in un mondo di tenebre.
Gesù Cristo è colui che è venuto affinché la luce del Padre contagi tutti e tutto.(cfr. Gv 1, 1-4)
Paolo dice che la creazione geme e soffre le doglie del parto aspettando, nella speranza, la realizzazione del bene per il quale è stata plasmata dal nulla (cfr. Rom 8, 22-25).
Noi facciamo parte di questa creazione, e anche se l'umanità è dotata di più intelligenza rispetto a tutte le altre creature, il  bisogno di luce, che non è solo il bisogno del sole, è vitale e necessario.
Come una pianta che messa al buio tende a crescere verso la fonte di luce, così noi siamo attirati, siamo affascinati e siamo bisognosi di luce.

Molte sono le guarigioni di Gesù nei Vangeli, alcune sono proprio a ciechi e una delle più belle è proprio questo brano di Marco che ho scoperto rivoluzionario grazie al gesuita Silvano Fausti.
Con un lavoro prezioso, lungo tanti anni, ci ha lasciato le sue traduzioni a calco dei Vangeli e le catechesi a cui vi rimando per  approfondimenti veramente illuminanti.
La traduzione a calco è fatta direttamente dal greco. I termini sono più duri, meno armonici della nostra traduzione corrente, però più rispondenti al messaggio originale.
Le nostre orecchie, abituate a brani sentiti e risentiti, ne rimangono colpite e scoprono significati che il testo conosciuto non riesce facilmente a darci.
Questa è la sua traduzione:

"22 E giungono a Betsaida,
e portano a lui un cieco,
e lo pregano
perché lo tocchi.
23 E, afferrata la mano del cieco,
lo condusse fuori dal villaggio,
e, sputato sui suoi occhi
e imposte su di lui le mani,
gli chiedeva:
Vedi forse qualcosa?
24 E, guardando in su, diceva:
Vedo gli uomini,
poiché vedo come alberi, 
ma camminano.
25 E poi di nuovo impose le mani 
sui suoi occhi;
e vide perfettamente,
e fu ristabilito,
e intravedeva
tutto, chiaro e a distanza.
26 E lo inviò a casa sua,
dicendo:
Non entrare neppure nel villaggio".

La prima cosa che colpisce è questo afferrare la mano del cieco. Un gesto deciso, che avrà tolto una prima paura a quest'uomo spaventato dall'indecisione trasmessa da mani titubanti che si spaventavano di come guidarlo e dove portarlo.
Quella di Gesù, a cui è condotto, è una mano decisa, senza esitazioni: egli risponde subito all'invito di chi si è preso cura di un cieco e che lo ha portato, forse non del tutto consapevolmente, verso la luce.

Già nel brano che abbiamo meditato il 15 febbraio, c'era la stessa sollecitudine di amici anonimi e la risposta immediata di Gesù nell'imporre le mani ad un sordomuto per guarirlo e sciogliergli la lingua.
Il popolo dell'ascolto e della vista delle opere di Dio deve essere risanato tutto e portato alla pienezza.
Ecco perché quest'altro miracolo raccontato al rallentatore per far entrare nella luce e far guarire anche noi dalle tenebre.

Gesù usa ancora una volta la saliva: comunicazione intima e concreta e segno di come si è mischiato profondamente alla nostra umanità, donando un alito di vita creativo.
Questa volta è irrorata sugli occhi: non sarà piaciuto al cieco sentire sputare!
Chissà quante volte lo avranno schernito e imbrattato così e quante volte ha dovuto pararsi da aggressioni che gli venivano da ignoti nemici in cui era incappato camminando a tentoni.
Qui Gesù non aggredisce ma lenisce, impone le mani e non picchia, gli parla senza urlare.
Piano piano lo fa entrare in un altro modo di stare davanti ad un uomo: i gesti decisi ma che non feriscono sono cure progressive che fanno intravedere una relazione possibile e diversa.
In questa prima fase di guarigione, di cui il cieco deve prendere consapevolezza, Gesù fa una domanda importantissima:
"Vedi forse qualcosa?"
Gesù non pretende che la guarigione sia istantanea: spinge a guardare i piccoli spiragli, fa aprire gradualmente ad una luce.
Gli occhi devono abituarsi alla luce che non deve abbagliare, altrimenti si  richiuderebbero, ma rischiarare a poco a poco.

E lo spiraglio c'è:
"Vedo gli uomini,
poiché vedo come alberi, 
ma camminano".

Un cieco teme gli alberi. Sono ostacoli muti che però può scansare tastando.
Ma gli uomini spesso sono più insidiosi. Vederli come ostacoli che si muovono è ancora più pericoloso per chi procede a tentoni. Non sa da dove possono spuntare all' improvviso, sono imprevedibili intralci.
Ma questa possiamo dirla guarigione?
Non è spesso questa la visione che abbiamo degli altri?
Ostacoli da evitare per non scontrarsi, impedimenti che ci vengono davanti come muri!
Non è certo il modo con cui li vede il Padre che ce li ha dati per aprirci alla relazione e all'amore.
Allora c'è bisogno di un'altra tappa di guarigione.

"25 E poi di nuovo impose le mani
sui suoi occhi;
e vide perfettamente,
e fu ristabilito,
e intravedeva
tutto, chiaro e a distanza."
Che descrizione meravigliosa fa Marco!
Ogni parola è un dono di luce!
Questo miracolo penetra negli occhi e nel cuore e ci fa scoprire quanta vista andava recuperata!
Non si vede perfettamente se non con gli occhi del Padre, perfetto perché: " fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti" (Mt 5, 45).
Non si è ristabiliti se non ci si lascia toccare dal Figlio "che ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del Vangelo" (2 Tim 1, 10)
Non si intravede tutto, chiaro e a distanza se non si desidera il fratello come il Padre che segue il figlio da lontano e aspetta di vederlo ritornare in vita. (cfr. Lc 15, 20)

Il cieco per poter entrare in una visione chiara della vita deve essere portato fuori dal villaggio per iniziare la guarigione e non deve ritornare nel villaggio finché questa non sarà completa.
Deve uscire dalla vecchia condizione del cieco del paese per scoprirsi vedente e veduto dal Padre.
Anche noi dobbiamo lasciarci condurre fuori dal nostro vissuto di cecità inconsapevole, ma comunque opprimente.
I ritiri di ascolto che facciamo spesso sono risposta alla sollecitudine di qualcuno che ha visto e creduto e che ci invita a farci riempire dello Spirito di Gesù che ha riempito lui.
Solo facendo un cambiamento di ottica, solo allontanandoci dal problema che ci rende ciechi e ci prostra in una tenebra di cui non vediamo la via d'uscita, troviamo il Signore e vediamo la salvezza. 

Mosè, sul Sinai vede il roveto che brucia senza consumarsi, si fa delle domande e si sposta per vedere meglio. Così Dio lo vede cambiare prospettiva e gli parla. (cfr Es 3, 3-4).
Il primo passo verso la guarigione è essere condotti fuori, come per gli schiavi in Egitto.
Fuori, a tu per tu, si scopre chi è l'Amato, si guarda nei suoi occhi e con i suoi occhi. Fuori il Signore mostra la realtà che ci sfuggiva da vicino, come per chi vuole vedere un bel quadro a pochi centimetri di distanza e, seppur apprezzerà le pennellate, non vede l'immagine che il pittore ha voluto trasmettere.
La nostra vista va guarita e sollevata in alto, nella prospettiva di chi vede la nostra vita nel suo insieme e l'apprezza perché è un capolavoro che lui stesso ha dipinto.
Guardare con gli occhi del Padre è tornare a vedere i fratelli per quello che sono: aiuto, compagnia, bisogno colmato e sostegno necessario.
Allora solo guardando a distanza si può tornare a vedere come ci vede lui.

Questo Vangelo ci scopre ciechi, ottenebrati, confusi.
La nostra vista non è obiettiva come pensavamo, non è giusta perché non vede il bello che sta' dentro la realtà creata con amore.
Abbiamo bisogno di essere guariti dallo Spirito, di essere benedetti più e più volte, di essere risanati pian piano, a tappe sempre più penetranti e profonde.
Allora, perfettamente ristabiliti, vedremo attorno a noi solo fratelli e, intravedendo tutto chiaramente, scopriremo di quanto amore ci ha circondato il Signore.



Commenti

  1. E poi di nuovo impose le mani sui suoi occhi;
    e vide perfettamente,
    e fu ristabilito,
    e intravedeva
    tutto, chiaro e a distanza.

    E proprio questo modo di vedere, attraverso l’amore, e qui dice “fu ristabilito”, in greco c’è la parola apocatastasi, che vuol dire che fu rifatto come era al principio. Supponi che c’è una casa tutta
    crollata, un monumento a pezzi, ecco viene rimesso insieme tutto come era prima. Cioè l’uomo torna ad essere uomo, immagine di
    Dio.  (Silvano Fausti)

    RispondiElimina
  2. Una cosa è certa: nel vangelo di oggi ci viene detto che tutta la vita ci è necessaria per conoscere il Signore Gesù, che tutta la vita ci è necessaria per ricevere luce a sufficienza per annunciarlo là dove siamo. Con pazienza, allora, che sia il Signore a illuminare il nostro sguardo!
    (Paolo Curtaz)

    RispondiElimina
  3. La guarigione del cieco di Betsaida avviene in due tempi, ed è un fatto unico in tutto il Vangelo: si presta a simboleggiare il viaggio della fede, che avviene progressivamente e non senza esitazioni.

    Questa guarigione è un gesto profetico di Gesù e simboleggia lo schiudersi degli occhi dei suoi discepoli alla sua messianicità.
    (Lino Pedron)

    RispondiElimina
  4. Marco guarisce gradualmente in due tappe... c è la pazienza di Dio che incontra quella degli uomini. La salvezza opera efficacemente ma di distende nel tempo perché lenta è la guarigione del cuore umano. Nello stesso tempo abbiamo bisogno di tempo per conoscere il volto di Dio in tutto lo splendore della sua rivelazione.

    RispondiElimina
  5. È come se ogni volta Marco volesse ricordarci che abbiamo bisogno di ricevere il dono della vista per poter conoscere meglio Gesù e seguirlo lungo la Sua via.

    RispondiElimina
  6. Signore Gesù donarci la beatitudine di chi può contemplare il tuo mistero, sa ascoltare la tua parola, imparare a vedere gli altri con la tua stessa compassione e tenerezza. Siamo ciechi abbiamo bisogno della tua guarigione. Torna a imporre la tua mano sui nostri occhi. Donarci la gioia di incontrare il tuo rado che si posa su di noi è ci dona la possibilità di vedere come tu vedi, ciò che tu vedi.

    RispondiElimina
  7. Cieco è buio pesto
    E' privazione della luce
    È fuori da rapporto con il VERO?
    Immagina....
    Ecco non essere capace di capire quello che mi circonda, è abbastanza usuale.
    Essere SOLO in mezzo a tanti.
    Quante persone incontro giornalmente ,eppure sono solo.
    Isolato, riverso,intento alle mie " cose"
    Penso appunto a ciò che mi conviene,mi confa',mi si addice.
    E' un un isolamento voluto,
    Non godo di cose futili
    ( a mio giudizio):
    quindi non le seguo!
    Rapporto formale.
    Invece LUI vuole per me attenzione,presenza REALE...
    Senza ostacoli, alberi.....

    RispondiElimina
  8. Vedere il fratello da lontano nella sua complessità ti è più facile capirlo ,amarlo .solo cosi potrai perdonarlo .guardare da lontano non vedi le imperfezioni , giustifichi il suo operato ,magari ti sembrerà anche bello.guardare da lontano vedi che il suo fare che a te non piace non è rivolto alla tua persona ma è un modo di proteggersi

    RispondiElimina
  9. Wow....questo vangelo mi fa sobbalzare dalla sedia. Quante cose mi colpiscono e mi fanno pensare: Ma io veramente sono cieca!
    Il cieco nel primo momento vede uomini come alberi che camminano e che per lui sono comunque da intralcio, da ostacolo, ecco la mia vista è così! è limitata, offuscata, confusa ,vedere gli altri come ostacolo è non vedere bene per questo si ha bisogno di una immediata guarigione. Il desiderio di vedere altri come fratelli c'è , è vederli come intralcio alla propria vita che è sbagliato, è chiusura, è sterilità ...Gesù dice amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi , non poteva desiderare cosa più giusta e più bella, la condivisione, la cura ,la compassione di Gesù verso gli altri sono spiazzanti. SIgnore guarisci la mia vista, dammi la Tua luce perché io possa vedere uomini come fratelli non come intralcio , ma che arricchiscono e colorano la mia vita . Fa che io veda il mondo con gli occhi dell amore.

    RispondiElimina
  10. Una altra cosa che mi colpisce è la gradualità della guarigione che Gesù usa, è così attento, tenero e accorto a non spaventare chi deve essere guarito, che mi commuove.Chi è così attento a me? Chi non ha altro desiderio di quello di toglierti dalla morte per farti rinascere? Chi mi tocca o mi parla o mi tiene compagnia anche se sono una peccatrice o un' impura? Chi mi libera dal male? Grazie Padre Santo , solo Tu puoi farlo, in Te io confido.

    RispondiElimina
  11. Oggi incontrando un fratello ho condiviso il grande dono della Parola di oggi è ho con lui pregato: Signore ridonami la vista,fa che io veda. Io so che tu sei Luce ma spesso sono avvolta dalle tenebre. Donami la tua Luce

    RispondiElimina
  12. I suoi discepoli gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. Sapevano che Gesù con il suo tocco purifica e guarisce. Questa è la preghiera che mi piace perché, credo, è mossa dalla compassione. Quella che Gesù stesso prova davanti all'uomo, quella che in un precedente post è stato descritto benissimo. Penso che pregare così sia curativo della propensione all'egocentrismo, alla troppa stima di se, alla presunzione di sapere. Quello che so è "Signore basta un tuo tocco, una tua parola".

    RispondiElimina
  13. La luce è calore, colore, movimento, trasparenza, vita e così è chi vive di luce. Il cieco invece vive nel buio, nel freddo, nell'incertezza. Gesù rivela sempre, in ogni momento l'amore del Padre, compie gesti già fatti da Dio perché è Dio. Ciò che mi colpisce è che quando Dio entra in relazione con la sua creatura invita sempre a fare un gesto, per me salubre, in tutti i sensi "guardare verso l'alto". Anche qui il cieco guarda verso su, esce dalla condizione di chi è ripiegato su stesso, con lo sguardo verso il basso, accovacciato. E l'inizio di un nuovo, di un uscire fuori dai propri schemi, dai propri egoismi, è il principio di un'altra vita, con la voglia di arrivare a vedere sempre di più, di voler essere pieni di questa Luce per guardare come Dio ci guarda. Quanta consolazione in queste parole profetiche, mi richiamano all'Inno di San Paolo, anche se adesso vedo in modo imperfetto, come in uno specchio, so che un giorno vedrò in modo perfetto.

    RispondiElimina
  14. Questi versetti di Marco mi riempiono di gioia e mi tranquillizzano perché la guarigione di Gesù avviene gradualmente in due tempi. A rimarcare la sua tenerezza e la sua vicinanza. Dio non si ferma davanti al mio peccato, alla mia testardaggine e al mio indurimento del cuore. Dio continua nella sua opera di guarigione e di salvezza.La Creazione non è finita!. Dio continua a creare. Come dice Matteo: E' il Dio con noi. Siamo in buone mani

    RispondiElimina
  15. Mi piace molto questo verso del Vangelo perché e' proprio quello che dice

    RispondiElimina
  16. C'è sempre qualcosa di fisico nelle guarigioni. Gesù subito "afferra" il cieco per mano, un gesto forte, portandolo fuori dal contesto, dalla condizione, in cui era stato fino a quel momento ( fuori dal villaggio) e gli offre un'altra prospettiva. Una guarigione in due tempi, la prima gli permette di vedere grossolanamente, la luce, le sagome indistinte, la seconda gli permette di vedere gli uomini in maniera distinta. Mi colpisce quanto ci sia di "vita normale" ; cambiare il contesto, cambiare prospettiva, guardare le cose da un altro punto di vista. Non si può guarire se non si esce dalla condizione preesistente.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019