Salmo dell'8 febbraio 2019

Il Signore mi ha raccolto.
Sal 27 (26)

"1 Di Davide.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

2 Quando mi assalgono i malvagi
per divorarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.

3 Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me si scatena una guerra,
anche allora ho fiducia.

4 Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

5 Nella sua dimora mi offre riparo
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua tenda,
sopra una roccia mi innalza.

6 E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano.
Immolerò nella sua tenda sacrifici di vittoria,
inni di gioia canterò al Signore.

7 Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!

8 Il mio cuore ripete il tuo invito: 
"Cercate il mio volto!".
Il tuo volto, Signore, io cerco.

9 Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

10 Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.

11 Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
perché mi tendono insidie.

12 Non gettarmi in preda ai miei avversari.
Contro di me si sono alzàti falsi testimoni
che soffiano violenza.

13 Sono certo di contemplare 
la bontà del Signore
nella terra dei viventi.

14 Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore."

Questo salmo più lo leggi e più ti conforta!
È uno dei più belli del salterio; ogni versetto può essere preso a se stante come breve atto di fede da ripetere durante il giorno.
Più lo preghi e più è tuo: non avrebbe bisogno di spiegazioni perché è poesia e parla la propria lingua intima, una lingua universale che lenisce e cura!
Mi soffermo solo su alcune delle cose che mi colpiscono.

Il Salmo si apre con due domande anche se è già premessa la risposta.
Il salmista ci invita a farle arrivare alla bocca perché è necessario formularle e affrontare una risposta: di chi devo temere? Cosa mi potrebbe gettare nelle tenebre?!
Arriva ad una profonda fiducia chi prega con queste parole, pur conoscendo il male e pur temendo per la propria vita.
La fede nasce ripetendo le parole che Dio stesso mette sulla bocca, accresce l'abbandono e fa scoprire un padre a cui guardare:
"8 Il mio cuore ripete il tuo invito: 
"Cercate il mio volto!".
Il tuo volto, Signore, io cerco.
9 Non nascondermi il tuo volto.

Il v. 10 mi colpisce profondamente:
"Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto."

In Esodo l'adozione a figli di questo popolo è mostrata con una affettività drammatica e viscerale da parte di Dio.
Egli lotta contro chi vuole strappargli questo gruppo di ebrei che ha pure perso la memoria delle promesse fatte ad Abramo.
Più che una mamma, lui non dimenticherà mai a chi ha promesso amore, perché è figlio delle sue viscere! (Is 49,15)
Manda Mosè e Aronne davanti al Faraone, per rivendicare il figlio mai abbandonato e per riaverlo indietro, con queste parole:
"Allora tu dirai al faraone: 
“Così dice il Signore: Israele è il mio figlio primogenito!" Es 4,22
Alle nostre orecchie che conoscono l'Incarnazione del Figlio primogenito, queste parole emozionano e suonano già come la volontà dell'adozione di un gruppo di figli, reietti e orfani, che cammineranno nel deserto come un bambino accanto a sua madre.
Il Faraone viene spodestato dalla sua funzione di padre del popolo perché è ormai un aguzzino che ghermisce la vita dei primogeniti. 
Egli è il nemico per antonomasia e nel v. 3 si sente ancora la paura di Israele di fronte al suo esercito che lo cerca come una preda per distruggerlo.

Anche in terra promessa gli ebrei troveranno degli dei che richiederanno  la vita dei primogeniti con sacrifici umani di bambini per placare la loro ira. Ma il Padre di Israele non è un Moloch sanguinario.
Egli raccoglie il figlio abbandonato e non riconosciuto e lo fa addirittura suo primogenito, cioè l'erede delle sue sostanze e di tutta la sua vita!

Ezechiele 16, 7 fa da eco al v.10:
".. il giorno della tua nascita, passai vicino a te e ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue e ti dissi: Vivi nel tuo sangue e cresci come l'erba del campo"
Essere raccolto dal Signore non è solo trovare una casa e un nome:  è l'esperienza essenziale di non essere rifiutati come un aborto, camminando sicuri dietro chi ci conduce al bene.

Questa è l'alleanza con Israele: non è un patto con regole e leggi da subire ma un rapporto dove il figlio trova riparo e ristoro.
"5 Nella sua dimora mi offre riparo
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua tenda,
sopra una roccia mi innalza"
La certezza che il salmo contagia e sussurra al nostro cuore malato d'amore è che già abitiamo in un luogo protetto, in cui contemplare, ora e per sempre, il volto dell'amante amato.
Sí, "sono certo di contemplare 
la bontà del Signore
nella terra dei viventi!"

Commenti

  1. Ai vv. 2-3.6.12 si parla di nemici che assediano il credente. Il salmo viene
    applicato alla passione di Cristo; sembra fare da sfondo a Mc 14,56: “Molti attestavano il falso contro di lui”, e a Eb 5,7: “Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti
    grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà”. Chi sono i nemici per il cristiano che prega questo salmo? È tutto ciò che tenta di distogliere il credente dal
    Signore, dalla sua parola. Paolo nella lettera ai cristiani di Efeso scrive che la nostra lotta non è contro “creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di
    questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef 6,12).
    Potremmo dire che la nostra lotta è contro il peccato, non contro il peccatore; contro la morte e ogni forma di morte che si insinua nella nostra vita. Ma bisogna imparare a discernere i nemici,
    altrimenti finiamo per crearci dei nemici di carne e sangue, alcune persone discriminate in base alla razza, alla religione, alla loro diversità. I padri monastici diranno che i nemici contro cui dobbiamo
    lottare sono i loghismói, i pensieri malvagi, le passioni che vogliono condurci su vie di morte:
    l’amore esclusivo di sé che porta all’arroganza, alla prepotenza, all’odio ... Per riconoscerli
    dobbiamo imparare a interrogarci, a interrogarli. Imparare a porre domande è la prima via per
    opporsi al male. Consigliano i padri del deserto: “Ad ogni pensiero che ti assale chiedi: ‘Sei dei nostri o vieni dall’Avversario?’ (cf. Gs 5,13)” (Detti dei padri del deserto, collezione anonima: Nau
    99). La lettera agli efesini elenca le armi della lotta: “State ben fermi, cinti i fianchi con la verità,
    rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potete spegnere i dardi
    infuocati del Maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito cioè la Parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente ...” (Ef 6,14-18). [Evagrio Pontico, sintetizzando la tradizione
    dei padri del deserto, elabora il metodo antirretico: come contraddire, come opporre ai pensieri che ci assalgono dei versetti delle Scritture, cioè i pensieri di Cristo].
    “Non dipende da noi che le passioni tormentino l’anima e la spingano alla lotta, ma dipende
    da noi che i loro pensieri si attardino in noi e che le passioni si eccitino; nel primo caso non v’è
    peccato, dal momento che non dipende da noi; nel secondo, se combatteremo valorosamente, ne
    otterremo la vittoria” (Teodoro di Edessa, Capitoli 9). Certamente a volte queste passioni malvagie
    si esprimono attraverso istituzioni umane, ideologie, poteri ...
    “Di chi avrò timore? Di chi avrò paura?” queste domande sembrano riecheggiare nella
    lettera ai romani: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? ... Chi ci separerà dall’amore di Cristo?
    (Lisa Cremaschi)

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  2. Il Sal.26 affronta un tema di estremo rilievo per l'esistenza umana: quello della paura. La paura accompagna tutta l'esistenza dell'uomo, a partire dalla paura della morte che tiene schiava tutta l'esistenza e che è sorgente spesso segreta di molti meccanismi di aggressività e di violenza. O di religiosità di evasione che tentano di trasferire gli adepti in una condizione irreale fuori dalla storia. Qui invece si vede come la paura sia controllata e vinta per la forza dell'alleanza e della vicinanza del Signore. Noi restiamo sempre deboli, ma siamo con Lui, o meglio Lui è con noi. Tutto vediamo e affrontiamo attraverso di Lui. Egli "è mia luce e mia salvezza...difesa della mia vita". Diversamente quindi da illusioni religiose alienanti, il credente resta immerso nella grande lotta della vita con tutti i suoi pericoli e le sue aggressività, ma"il mio cuore non teme", e "se contro di me si scatena una guerra, anche allora ho fiducia"(ver.3). La salvezza dell'uomo è la sua comunione con Dio che Dio stesso gli dona.
    Intima e profonda è questa comunione con Lui. I termini "casa del Signore"e "santuario"(ver.4), "dimora" e "tenda"(ver.5), e ancora "tenda" al ver.6, si riferiscono al Tempio, e per noi, fratelli e discepoli di Gesù, dicono la nostra comunione intima e profonda con il Figlio di Dio, la possibilità di stare con Lui e in Lui tutti i giorni della nostra vita, contemplando la sua bellezza (ver.4). Egli infatti "offre riparo nel giorno della sventura" nascondendoci "nel segreto della sua tenda" e innalzandoci sopra la "roccia"(ver.5) della sua Persona e della sua opera pasquale di morte e di risurrezione. Solo questo ci consente di rialzare la testa sui nemici che ci circondano e di offrire a Lui sacrifici di salvezza e di gioia (ver.6). Dunque, non una fuga dalla storia, ma una battaglia dell'esistenza affrontata con Lui.  (Giovanni  Niccolini)

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  3. Grazie al Padre che ci ha benedetti
    fin dall'alba del mondo nel Cristo:
    pur se madri abbandonano i figli
    non il Padre un uomo abbandona!


    Dio, tu hai detto: «Non mi cerchereste
    se non mi aveste già trovato»,
    poiché sappiamo che tu ti nascondi
    anche quando ti riveli,
    liberaci dalla supponenza di sapere chi tu sia;
    donaci di cercarti sempre,
    dirada le nostre tenebre
    perchè possiamo scorgere la via
    che conduce alla tua tenda:
    nella speranza di contemplare un giorno
    il tuo volto.
    Amen.  (Davide M. Turoldo)

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  4. Grazie Signore per tutti i momenti del mio quotidiano; soprattutto quando non ti avverto!
    Non sono solo???!!!
    Fammi percepire sempre la tua vicinanza!

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  5. Wow...leggendo il salmo 26 e tutto quello che ne segue gia mi sento di aver vinto....di essere uscita da una lotta sanguinaria, una volta un amico mi disse: ricordati sempre che Dio non è mai un lottatore contro l uomo, ma combatte col male che è nell uomo o meglio il male che mette in pericolo la vita dell uomo...bene! Questa raccomandazione fu per me una manna dal cielo ,perché quando mi assalgono pensieri malvagi o passioni distruttive mi ricordo e prego questo salmo e il salmo 23 .Ringrazio il Signore che diventa mio scudo, mio difensore col suo Spirito Santo e mio riparo, come farei senza la sua pronta armatura contro il male? Niente e nessuno hanno la forza di proteggermi, solo un Padre amorevole e misericordioso verso i suoi figli può farlo, ti benedico Signore perché hai cura di me e perché solo con te si esce dalla lotta sicuri vittoriosi .

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  6. Signore allontanami dalle intemperie ,tu sei il mio scudo la mia salvezza custodiscimi sotto le tue ali. Anche se andassi in una valle oscura non temerö alcun male il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza . Signore da chi andro,' tu solo hai parole di vita eterna. Tu sei la mia roccia in cui confido amen amen.

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