Vangelo di Domenica 3 febbraio 2019


Un anno di grazia del Signore.
Lc 4, 21-30

Oggi la liturgia propone la continuazione del Vangelo di domenica scorsa su cui mi ero ripromessa di fermarmi.
Gesù, entrato nella sinagoga a Nazareth,  aveva letto il brano del profeta Isaia che delineava molto bene la missione del Messia:
"Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare
ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette" (Lc 4, 18-20).
Un vero e proprio proclama con un programma da fare invidia ai nostri politici più fervidi!
Ma quelle di Isaia prima e quelle di Gesù dopo non sono frottole: sono promesse di Dio e lui non si rimangia quello che dice!


Proclamare la libertà ed effettivamente mettere in libertà gli oppressi, è la dimostrazione che alle promesse seguono i fatti di un liberatore affidabile.
La proclamazione viene prima ed apre alla speranza, fa intravedere la fine del tunnel, muove verso una meta senza catene.
È ridare la vista a chi non vedeva più salvezza, a chi è avvolto dalle tenebre dello scoraggiamento e si sente condannato a brancolare nella notte, senza certezze e senza riposo.
Questo è il messaggio annunciato ai poveri, a coloro che non hanno a che santo votarsi, coloro che riconoscono di non potersi salvare da soli.
Ci si sente molto poveri quando la vita si inaridisce e le possibilità delle nostre mani sono finite. Si è poveri quando si è soli, senza forze, bisognosi e senza nessuno a cui chiedere aiuto.
Il momento della liberazione viene dopo ed è l'ora della pienezza, del toccare con mano la speranza a cui ci si era affidati.
È la realizzazione delle promesse, l'anno di grazia, in cui il tempo si riempie di lode, la terra è una benedizione e gli altri hanno il volto di fratelli.
Gesù è il gratis di Dio che si può sperimentare e toccare.
Tutto questo fa ed è il Messia: non solo fa segni prodigiosi, ma è liberatore, speranza, luce, consolazione e pace.

Nota necessaria per capire  il nuovo modo di Gesù nell'annunciare e compiere la scrittura, di  realizzarla oltre che spiegarla, è notare che il brano di Isaia non finisce con la proclamazione dell'anno  di Grazia.
In effetti Gesù non legge l'ultimo rigo e dà già  un'interpretazione al brano!
Isaia finisce con: "e proclamare un giorno di vendetta del nostro Dio" (Is 61, 2).
Gesù omette questo giorno di vendetta che, rispetto ad un anno di grazia, è ben poco!
Ma con la sua venuta è finito il tempo della vendetta sui nemici a scapito della sua vita data fino alla morte.
La scrittura la conoscevano bene i nazaretani e questa omissione non sarà passata inosservata.

"Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?»"

Gesù si siede: è il momento della spiegazione.
Dice: oggi, nelle vostre orecchie questa parola è vera e realizzata!
Bhe, si capisce perché i suoi concittadini vivano risonanze contrastanti davanti a Gesù!
Prima la sua presenza è motivo di curiosità e di esultanza per aver in mezzo a loro uno nato a Nazareth che fa prodigi fuori dalla Galilea.
Poi omette la vendetta che è parte necessaria per la liberazione così come la intendeva la religiosità del tempo.
In più dice che la profezia è lì, davanti a loro: si mostra come l'Unto atteso e il realizzatore delle promesse del Padre!
Non fa una spiegazione da rabbino su quello che ha letto: attribuisce a sé la Scrittura!

Ma la cosa che più fa salire in collera gli astanti è dire che la salvezza che lui porta è per tutti!
"Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”».
Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. 
C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno."

Non è incredulità quello che blocca la loro accoglienza: hanno capito bene e credono che stia dicendo sul serio!
È proprio il linguaggio, duro per le loro orecchie, a farli imbestialire.
Non lo vogliono un Messia che non si vendica dei nemici.
Non vogliono un liberatore che toglie le catene a tutti.
Non accettano che i segni prodigiosi benefichino persone lontane dalla loro fede.
La misericordia per tutti è quello che li scandalizza profondamente!

"Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino."
Gesù sapeva che questo modo di essere profeta non sarebbe stato accolto e glielo aveva anche detto prima!
Non lo stupisce il rancore che sale man mano che annuncia questo nuovo volto di Dio remissivo e universale.
I concittadini non sono riusciti a tirarlo dalla loro parte e non gli basta cacciarlo dalla loro città: lo devono sopprimere!
Ma non riescono a bloccarlo, ad impossessarsene: egli continua a camminare nella promessa che si deve realizzare fino alla fine.

Evidentemente Gesù è venuto per sciogliere catene ad oppressi dalla legge, non a chi della legge se ne fa un vanto o un'arma contro gli altri.
È venuto per sfamare con la sua parola i poveri, non chi è ricco della presunzione di possedere la parola per nascita.
È venuto a ridare la vista a chi brancola nel buio, non a chi crede di vedere!
La Parola discerne e mette in luce. Distrugge catene e libera dal male.

San Paolo dirà che non siamo salvi né per la legge, né per le opere, né perché apparteniamo al popolo della promessa.
"Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio" (Ef 2, 19).
Siamo divenuti i concittadini di Cristo solo perché quel tempo di grazia, inaugurato nella Sinagoga di Nazareth, non è finito in un anno, ma si è esteso nel tempo e nella storia. E' una grazia che ci ha raggiunti, che ci fa vivere oggi e durerà per sempre.

Commenti

  1. 3 febbraio d

    Da dove poteva nascere uno sdegno così violento, tanto da spingere quegli ascoltatori a gettare Gesù dal monte? Aveva forse colpito qualcuno particolarmente potente o intoccabile? Si era scagliato contro interessi del villaggio? In realtà una sola era la colpa di Gesù: aver osato parlare con autorità, come un maestro cui tutti dovevano prestare ascolto. Anzi aveva detto di più: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura!» (v. 21). Con questa frase indicava se stesso come il Salvatore, colui che liberava i prigionieri, guariva i malati e sollevava i poveri dalla loro triste condizione. Di fronte a tale affermazione, l'obiezione dei nazaretani è chiara: «Non sei tu il figlio di Giuseppe? La tua famiglia ci è ben nota, come puoi arrogarti il titolo di maestro e di salvatore della nostra vita? L'inviato di Dio non può essere uno tra noi, un concittadino di Nazaret, uno che conosciamo, di cui ci sono noti i limiti e le debolezze». Queste furono le obiezioni dei nazaretani. Ma non sono anche le nostre? Non vogliamo anche noi segni o indicazioni straordinari per poter obbedire a qualcuno?
    (Vincenzo Paglia)

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  2. 3 febbraio g

    Ma Gesù “passando in mezzo a loro, camminava”, in direzione di Cafarnao (cf. Lc 4,31). “Transiens per medium illorum ibat”, attesta la Vulgata. Gesù che “passa in mezzo”, che “passa facendo il bene” (cf. At 10,38), che passa causando entusiasmo ma anche rigetto. Ieri come oggi, “Gesù passa in mezzo e va”, ma noi non ce ne accorgiamo… Passa in mezzo alla sua chiesa ma va oltre la chiesa; come Elia, come Eliseo, va tra i pagani che Dio ama. A Luca è cara questa immagine: Gesù passa e va. E a chi glielo vorrebbe impedire manda a dire: “Andate a dire a quella volpe – Gesù non nomina mai il nome di costui! –: “Ecco, io scaccio demoni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno terminerò. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente me ne vada per la mia strada” (Lc  13,32-33). Fino a che giunga l’ora degli avversari, “il potere delle tenebre” (Lc  22,53). Ma Gesù è pronto. (Enzo Bianchi)

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  3. 3 febbraio f

    Il Vangelo d'oggi ci racconta il giorno in cui Gesù ha provato apertamente a dire ai suoi paesani che era proprio lui il Signore che cercavano, il messia tanto atteso. A provato anche a spiegargli i motivi della loro difficoltà a crederci, ma non c'è stato nulla da fare; troppo vicino, troppo semplice, o troppo presente. Per cui tutt'oggi la gente di Nazaret aspetta un salvatore, e qualche Nazareno si fa anche saltare per aria tanto è grande il loro malessere. Eppure il Signore è cresciuto lì, è stato con loro, è uno di loro. Che peccato! Quanta grazia sciupata.
    (Paul Devreux)

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  4. Non lo vogliono un Messia che non si vendica dei nemici.....la mia primissima risonanza a questa frase è stata: e mica solo loro? Quante volte anche io non lo voglio un Dio così!
    Ma poi arriva la ragione e vedo senza il velo sugli occhi, vedo un Dio Padre misericordioso con tutti e con me, che mi perdona, mi difende, mi protegge ,mi libera dal nemico sì da quel " nemico" ....da chi mi mette in prigione eh sì, quante cose mi mettono in prigione e mi impediscono di gioire dei doni gratuiti ricevuti!
    Ciò che spaventa ai nazeretani è anche l autorità di Gesù? Ma dico che ben venga la sua autorità, ha il potere di scacciare demoni, resuscitare i morti , dare la vista ai ciechi, far camminare i paralitici, cambiare il vecchio in nuovo, allontanare le tenebre , tirarmi fuori dal pericolo, perdonare i peccati e tanto altro e questi lo vogliono allontanare e uccidere?! Signore abbi pietà di noi perdonaci.Questo vangelo mi stana.....sempre più mi rendo conto di quanto io abbia bisogno della sua guarigione, di quanto io sia fragile e vulnerabile e che proprio per questo sono bisognosa del suo amore .

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  5. La pretesa è diversa dalla attesa.
    È un dono. Distruggi con la pretesa ciò che vien dato. I figli
    che pretendono, e pretendono sempre di più, non riconoscono assolutamente ciò che viene dato, che è dono e amore. Quindi è la
    distruzione dell’amore, della fiducia, cioè del principio della vita, questa pretesa.
    E allora dice “vedete, non ve lo posso dare, perché avete
    solo pretese, come già ai tempi di Elia profeta e di Eliseo fu guarita una vedova pagana, non una ebrea – fu resuscitato il figlio della vedova – e guarito un lebbroso pagano e non uno di noi perché quelli non si aspettavano nulla". La salvezza è un dono. È Amore e
    l’amore non può essere che dono. E davanti alla pretesa Dio non sa più cosa fare. Fin dal principio ha donato ad Adamo di essere a sua
    immagine e somiglianza, cioè di essere uguale a Lui e Adamo pretende di essere quello che già è come dono. Non puoi esserlo
    come pretesa. Distruggi il dono, distruggi l’amore. (Silvano Fausti)

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  6. La pretesa uccide ogni rapporto!
    E ' viziato, è interessato il rapportarsi esigendo QUALCOSA!
    La gratuita' è dono!
    Ma la logica ti porta a guadagnare le cose!
    L' orgoglio di chi SUDA per ottenere.
    Lo scandalo del dono a chi NON MERITA ,lo vivo pure io.
    Spero di accogliere e vivere questa GRATUITA' ,buttando via la calcolatrice.

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  7. La misericordia è per tutti.Chi attende vedetta da Dio è fregato,chi sa che ogni peccato davanti a Dio è uguale ,ecco che si può solo dire grazie per la dua misericordia

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  8. La misericordia è per tutti.Chi attende vedetta da Dio è fregato,chi sa che ogni peccato davanti a Dio è uguale ,ecco che si può solo dire grazie per la dua misericordia

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