Vangelo del 6 febbraio 2019


Da dove gli vengono queste cose?  
Mc 6, 1-6

"In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando."

Il brano di oggi richiama quello di Luca 4,21-30 che abbiamo letto domenica scorsa.
Gesù dopo il battesimo torna a Nazareth e si propone come colui che insegna di sabato nella sinagoga.
"In quel tempo, Gesù venne nella sua patria"
Le risonanze alla sua presenza conosciuta da 30 anni di vita in quella comunità sminuiscono la portata della novità che egli annuncia.
Come deve essere un profeta per essere credibile?
Da dove deve venire, e che caratteristiche deve avere?
La prima cosa che ci verrebbe in mente sicuramente è la straordinarietà del modo con cui si presenta.
L'abito fa il monaco, spesso, e la quotidianità non aiuta a cogliere aspetti nuovi in visi familiari.
Gesù non aveva niente di straordinario: era di una famiglia conosciuta, un nazaretano e un maschio di 30 anni.
Per essere riconosciuto nell'Orto degli Ulivi, quando le guardie lo devono arrestare, c'è bisogno dell'identificazione da parte di uno dei suoi per distinguerlo dai discepoli.
Anche noi, quando vediamo persone che vengono da altre comunità, da altri posti della terra, veniamo attirati e poniamo attenzione perché ci aspettiamo cose mai viste né ascoltate.
Più difficile dare retta a uno di casa che parla di un una scoperta sensazionale che ha fatto da solo.

Ma qui c'è di più: Gesù parla con autorità e autorevolezza!
La grande difficoltà per un profeta nella sua patria è la diffidenza dei concittadini.
Infatti è difficile riconoscere che chi è al nostro pari fino a ieri adesso sia più importante e dimostri una conoscenza e una sapienza che non sappiamo da dove gli arrivi.
Da dove gli viene la novità che annuncia con tanta sicurezza?!
Come fa un figlio di Nazareth ad essere Messia?!
Come può mettersi col suo insegnamento al di sopra di quelli che fino ad ieri erano i suoi insegnanti?!
Almeno ci vogliono le prove!

Nel brano di Luca abbiamo visto che gli chiedono gli stessi prodigi, se non di più, naturalmente, di quelli fatti fuori dalla sua patria.
Sei dei nostri, benefica noi!
Ma il prodigio non è solo comandare al demonio di lasciare un uomo, non è solo comandare ai venti e alla tempesta di lasciare il mare.
La potenza di una Parola penetrante è comandare che la diffidenza, il giudizio negativo, il limite che si mette all'azione di Dio, lasci le orecchie di chi ascolta!
Se si è posseduti dalla precompressione di Dio come una potenza che mostra segni strabilianti, difficilmente si coglierà la presenza della straordinaria normalità e familiarità del Dio con noi.

Marco all'inizio del suo Vangelo dice che il Padre scende sul Giordano  aprendo i cieli e confermando il Figlio nella sua missione. Egli è l'Amato!
Più avanti lo Spirito lo prepara nel deserto al fallimento e alla tentazione, per 40 giorni, simbolo della vita nella sua interezza e "stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano" (Mc 1,13).
Tutte e due le realtà sono compresenti, tutte e due fanno parte della sua vita. Questa è la sua missione, voluta e benedetta dal Padre, senza illusioni.

Quando il Signore manda Ezechiele in missione lo prepara al fallimento:
"Mi disse: «Figlio dell'uomo, io ti mando agli Israeliti, a un popolo di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri hanno peccato contro di me fino ad oggi.  Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: Dice il Signore Dio.
Ascoltino o non ascoltino - perché sono una genìa di ribelli - sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro" (Ez 2, 3-5).

Anche il fallimento è nel progetto di Dio, è contemplato nella missione.
Il non ascolto non è un incidente che ha bloccato, limitato o sminuito l'azione del Padre.
Il profeta parla all'interno di una comunità di ribelli ed è mandato apposta proprio perché le orecchie sono dure e non ascoltano.
Il seme è gettato ma la verità della missione non dipende dal fatto che produca subito frutti copiosi.
Sapranno dopo che c'è un profeta in mezzo a loro: nella crescita e nel frutto del seme si mostrerà da dove veniva il seminatore.

"E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando."
Gesù non pretende tutto e subito dai suoi discepoli,  tanto meno da chi incontra sul cammino per un solo annuncio.
Ma ciò non diminuisce la meraviglia per la chiusura dei suoi, davanti ad una parola che faceva fare salti di gioia anche ai pagani.
Per questo volge la sua predicazione altrove, recandosi in altri villaggi dove Marco ci farà vedere come l'accoglienza sia più fruttuosa.

San Paolo, rivolto ai pagani convertiti dirà: "Ora, invece, in Cristo Gesù, voi, che un tempo eravate i lontani, siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo" (Ef 2,13).
Chiediamo al Signore che l'essere diventati concittadini di Cristo, battezzati e credenti, non ci immunizzi dalla novità della Parola.
Il suo essere familiare, il suo dono quotidiano, ci continui a riempire di gioia e di lode.

Commenti

  1. Una cosa sola non riuscirono a sopportare: che un uomo come lui, che tutti conoscevano benissimo, potesse però avere autorità su di loro, ossia che pretendesse in nome di Dio un cambiamento della loro vita, del loro cuore, dei loro sentimenti. Tutto ciò non potevano accettarlo da un uomo "normale", appunto, da uno di loro.

    Ma questo è lo scandalo dell'incarnazione: Dio agisce attraverso l'uomo, con tutta la pochezza e la debolezza della carne; Dio non si serve di gente fuori dal comune, ma di persone qualsiasi; non si presenta con prodigi o parole stravaganti, bensì con la semplice parola evangelica e con i gesti concreti della carità. Il Vangelo predicato e la carità vissuta sono i segni ordinari della straordinaria presenza di Dio nella storia. L'apostolo Paolo scrive ai Corinzi: "I Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio." (1Cor l,22-25). Sappiamo bene tutti quanto poco sia accolta dalla mentalità comune (di cui tutti siamo figli) questa logica evangelica.
    (Vincenzo Paglia)

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  2. "E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì" (v.5). I miracoli di Gesù sono una risposta alla sincerità dell'uomo che cerca la verità; non sono il tentativo di forzare, in ogni modo, il cuore dell'uomo. Diversamente dagli uomini, Dio non usa la violenza per imporre i propri diritti. E neppure fa miracoli per permettere agli uomini di esimersi dal rischio e dalla fatica del credere.
    (Lino Pedron)

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  3. Sì, Gesù era un uomo come gli altri, si presentava senza tratti straordinari, appariva fragile come ogni essere umano. Così quotidiano, così dimesso, senza qualcosa che nelle sue vesti proclamasse la sua gloria e la sua funzione, senza un “cerimoniale” fatto di persone che lo accompagnassero e lo rendessero solenne nell’apparire tra gli altri.

    No, troppo umano! Ma se non c’è in lui nulla di “straordinario”, come poterlo accogliere? Con ogni probabilità, Gesù non aveva neppure una parola seducente, non si atteggiava in modo da essere ammirato o venerato. Era troppo umano, e per questo “si scandalizzavano di lui” (eskandalízonto en autô), cioè sentivano proprio in quello che vedevano, in quella sua umanità così quotidiana, un ostacolo a mettere fiducia in lui e nella sua parola. Dunque quel ritorno al villaggio natale è stato un fallimento. (Enzo Bianchi)

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  4. La grande difficoltà nella sua patria è riconoscere che chi è al mio pari fino a ieri adesso sia più importante e dimostri una conoscenza e una sapienza che non sappiamo da dove gli arrivi........da queste parole e da quelle che ha scritto Giorgio mi sono sentita anche io in pieno accordo con chi non credeva , mi sono detta: ma questo anche io l ho penserei , chi non penserebbe che quel semplice uomo che di tanto in tanto si vede in giro e che si sa poco o niente su di lui ....all improvviso diventa quasi un dio?! Ecco lo scandalo , ecco lo sgomento e l incredulità. È veramente difficile credere che Dio si è fatto piccolo e semplice uomo, per entrare nella mia umanità e mettersi al pari mio..... ho proprio bisogno di una conversione continua ,perché alla prima distrazione mi creo un idolo, un dio che è distante da me, un dio della mitologia .Signore converti il mio cuore duro, aprilo alla tua verità, che io sia riconoscente e piena di gioia sapendoti vicino a me, con me e in me.

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  5. Non è facile accettare la sapienza del vicino,mi rode un po'!
    Ecco non è uno scandalo l' invidia se bloccata sul nascere;io la metabolizzo e la blocco:
    Non da solo; quando in me NON prevale la megalomania,ma la certezza che l' insegnante può essere anche il vicino in questione!
    E questo è frutto di ASCOLTO, sofferto inizialmente,ma poi senz' altro liberante.

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  6. Pur essendo un uomo come tanti, senza nulla di straordinario nel suo modo di vivere, è l'unico che è morto per me. E questo mi basta per potermi fidare di Lui.

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  7. Nel commento al parallelo vangelo di Luca, P. Armellini diceva che quando i presenti dicono " ma non è il figlio di Giuseppe " intendono chiedersi come mai Gesù non è osservante della Legge come suo padre. Mi piace questa connotazione. Ecco Gesù scandalizza perché non obbedisce ad una legge che schiaccia l'uomo ed allontana da Dio. Io oggi lo accolgo e lo seguo, eppure con le mie "leggi" chissà quante volte sono di danno all'uomo e di ostacolo a Dio!

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  8. “Non ti chiedo miracoli o visioni, ma la forza di affrontare il quotidiano. Preservami dal timore di poter perdere qualcosa della vita. Non darmi ciò che desidero ma ciò di cui ho bisogno. Insegnami l’arte dei piccoli passi…”( Il Piccolo Principe)

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  9. Non è costui il falegname?e già quante volte per far valere il mio pensiero ho dovuto rimanere nell”anonimato servendomi di chi aveva più titoli

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