Vangelo del 9 febbraio 2019

Riposatevi un po'
Mc 6, 30-34

"In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 
Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. 
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose."

All'inizio del cap 6 Marco aveva narrato come Gesù ha inviato i discepoli a due a due.

La loro missione  è fruttuosa come quella del Maestro:
"Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano" (Mc 6, 12-13).
Ritornano e raccontano, probabilmente infervorati, come l'esordio del loro predicare abbia prodotto frutti buoni.
Ma Gesù sa com'è faticoso spendersi per gli altri e li invita a riposarsi.
Il luogo scelto con tanta tenerezza e comprensione è, non a caso, deserto, per loro soli.
Quando noi leggiamo nel Vangelo che Giovanni Battista abitava nel deserto o quando Gesù viene spinto dallo Spirito nel deserto, pensiamo a privazioni, sacrifici, solitudine sofferta.
Qui si intuisce che non è visto come luogo di privazioni, ma di grazia e arricchimento!
La dimora è stata scelta da Gesù nell'ottica biblica.

I 40 anni di vita nel deserto prima di arrivare nella terra promessa, sono il cammino della vita di un'intera generazione.

Dall'Egitto alla Palestina il percorso, se pur tortuoso e lento, non avrebbe dovuto protrarsi oltre un anno di cammino.
Allora perché far soggiornare così a lungo il popolo in un luogo tanto infido arido di acqua, scarso di ristoro?
Israele nelle sue riflessioni su quel periodo così importante, giunge ad una conclusione: è il tempo dell'innamoramento, della luna di miele diremmo noi, tra Dio e il popolo.
Osea descriverà proprio con parole di amante quella parentesi speciale di dedizione l'uno all'altro: "Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore" (Os 2, 16).
È il tempo del fidanzamento, un tempo "rimpianto" dal Signore perché lì Israele impara a conoscere nella fedeltà chi è il suo Dio.

Quindi il deserto è simbolo di un luogo dove ritrovare se stessi e il rapporto unico col Padre, dove riposarsi, accuditi e nutriti, per poi riprendere con forza il cammino.

Andare con Gesù, solo loro, in un luogo dove non c'è la calca e la pretesa della folla, ricarica e dà senso alla missione.

"Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare".

I discepoli non hanno il tempo di mangiare: forse Marco non allude al cibo.
Hanno dato tanto, devono attingere alla sorgente della salvezza che è il loro maestro.
Non vi può essere missione se non ci si abbevera continuamente dell'acqua della vita!

Ma anche la gente, che cerca il predicatore Gesù, è affamata e vuole ancora cibarsi di parola!

Come segugi si mettono sulle sue tracce, intuendo che approderà con la barca sulla riva opposta.
Camminando a piedi lungo la riva del mare di Tiberiade, arrivano fino al luogo in cui lo attendono.
Marco sottolinea incredibilmente che addirittura lo precedono!
Quando la barca si avvicina all'altra sponda, sono già là ad aspettarli.
Viene da pensare che la folla sia prima di tutto inopportuna per non lasciare tregua al Maestro, poi oltremodo soffocante perché toglie vita, affama Gesù e i discepoli che avevano bisogno di riposo, infine non nasconde il suo bisogno, ma corre per soddisfarlo.

La folla è inopportuna e pressante con i suoi bisogni?

Tornano in mente le parole accorate di Paolo al Vescovo Timoteo che lo esortano: "Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina" (2Tim 4, 2)
Non c'è momento in cui la Parola non abbia l'opportunità di agire e non c'è richiesta della Parola che sia inopportuna!
Questa è una bella notizia per noi che siamo oppressi e giudichiamo in nostri bisogni, e molto di più quelli degli altri, come un problema da sopprimere e mettere a tacere
La folla è soffocante e toglie vita?!
Quella vita tanto desiderata da noi, Gesù è venuto a darla volontariamente.
Egli, alla donna samaritana incontrata al pozzo dice:
"Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: "Dammi da bere", tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell'acqua viva" (Gv 4, 10)
La vita non se l'è risparmiata, non l'ha considerata un tesoro geloso, persino ha rinunciato alla dignità che gli veniva dal Padre.
Per questo la finale di questo Vangelo non è il rifiuto scontroso, o la fuga davanti alla folla affamata di lui.

"Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose".

Egli è il Pastore che ha cura delle pecore, le pasce, le nutre, le conduce.
Com-patisce con loro, com-mangia con loro, le com- prende nella sua vita.
Sì, la vita gli viene risucchiata da tanta sofferenza, solitudine, desiderio e bisogno.
Ma lui è il Pastore bello che dà la vita per le pecore e mai si è tirato indietro.
Nessuno gliela toglie, ma egli la dà perché questo è manifestare l'amore e la volontà del Padre (cfr. Gv 10, 11-18).
Sono approdati non in un luogo deserto per loro soli, ma dove tutti coloro che hanno sete e fame hanno un posto per riposarsi.

Commenti

  1. Per quelli che conoscono il senso mistico delle Scritture, l'invito al mistero rivolto agli apostoli si identifica con l'invito del Cantico: "Mangiate, amici, inebriatevi". Qui e là, infatti, si dice: "Mangiate e bevete"...E l'ebbrezza è il Cristo stesso. (Gregorio di Nissa, Omelie sul Cantico, 10)

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  2. L'incontro domenicale con il Signore non ci separa dal tempo ordinario della vita, semmai fa come da cerniera tra la settimana passata e quella che sta per iniziare; è come una luce che illumina il tempo di ieri, per comprenderlo, e quello di domani, per tracciarne il percorso. Ed è, appunto, quanto accade nel racconto evangelico. Gesù e i discepoli salgono sulla barca per passare all'altra riva.
    (Vincenzo Paglia)

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  3. Dice appunto:”Ne ebbe compassione e si mise ad insegnare loro molte cose”. Perché? Perché abbiamo un bisogno immenso di parole vere, di parole buone come ai tempi del profeta Amos. Abbiamo tutti, anche oggi, oggi più che mai, fame e sete di udire la Parola di Dio, perché è vero quello che Gesù disse a Satana, il diavolo, la famosa prima tentazione, quando il diavolo gli dice:”Ma trasforma queste pietre in pane, dato che hai fame dopo quaranta giorni e quaranta notti di digiuno!”. E Gesù, pur avendo fame, gli risponde citando una parola del Deuteronomio: “Non di pane soltanto vivrà l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”, cioè è vero che abbiamo bisogno di pane per il corpo, ma non siamo solo corpo. Abbiamo bisogno di un pane anche per l’anima e la compassione di Gesù riguardo a questa folla era appunto che era affamata con due fami, quella che poi sazierà con la moltiplicazione, ma prima c’è quell’altra, la fame appunto di udire la Parola di Dio e non delle dottrine che sono dei precetti umani.
    (Paolo Ricca)

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    1. Signore tu hai parole di vita eterna .... è necessario che ci nutriamo della parola allo stesso modo in cui ci nutriamo quotidianamente del pane. Deve impregnare tutta la nostra anima per poterla rafforzare e farla diventare eterna. ❤

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  4. E, notiamo questo particolare “sceso dalla barca” – l’evangelista avrebbe dovuto scrivere ‘scesero dalla
    barca’. No, i discepoli rimangono sulla barca, Gesù li distanzia dalla folla. “Gesù vide una gran folla ed
    ebbe compassione”. Questo ‘avere compassione’ è un termine tecnico dell’Antico Testamento e anche
    del Nuovo che è adoperato esclusivamente per Dio. Gli uomini hanno misericordia, ma è solo Dio che ha compassione. La ‘compassione’ non è un sentimento, ma un’azione divina con la quale si restituisce vita
    a chi vita non ce l’ha.
    Nell’Antico Testamento è riservata esclusivamente a Dio, nel Nuovo a Dio e a Gesù. Ebbene la compassione di Gesù verso questo popolo che non ha vita è perché erano “pecore che non hanno pastore”. Mosè aveva chiesto che ci fosse sempre un pastore nel suo popolo perché il gregge non fosse sbandato e invece la folla è come ‘pecore che non hanno pastore’. Ma in realtà i pastori ce li avevano,
    tanti, forse anche troppi, è che questi pastori non si curavano del bene del popolo, ma soltanto dei propri interessi. Non curavano la salute, la vita del popolo, ma difendevano i propri privilegi; non
    servivano il gregge, ma lo dominavano.
    Allora Gesù, di fronte a questa situazione che era stata già denunciata dai profeti, prende lui il ruolo di pastore.
    Da questo mo mento Gesù sarà il vero pastore di Israele. “E si mise a insegnare loro molte cose”. Gesù
    non insegna dottrine per dominare le persone, ma, lo vedremo, si fa alimento, comunicazione vitale, che
    consente al popolo di vivere. (Alberto Maggi)

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  5. Bella l' attesa di CIBO VERO...
    Vivo ogni giorno la calca per cose di poco conto...
    Quanta disinformazione,quanta calca per un NULLA.
    Fa che io possa EDUCARE al TUO seguito e non al mio!!!!

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  6. Oggi mi e chiara una cosa. Spesso sento il bisogno di isolarmi, di allontanarmi dalla "calca" che mi soffoca, in realtà e solo bisogno di ritrovarmi con momenti di vera vita, bisogno di appartamenti per nutrirmi della Parola di Dio, che poi mi porta ad andare come pecora (ma con un Pastore) in mezzo ai lupi

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  7. Bellissima spiegazione, mette in luce tante parole lette e non comprese, mi ha colpito tanto cosa significa "compassione" di Gesù ,che bella notizia, che sollievo...!.Signore abbi sempre compassione del tuo popolo, abbiamo bisogno di questo, ho bisogno che Tu mi dia vita continuamente, sii Tu il mio pastore .

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  8. È lui che perdona le tue colpe
    Il medico delle tue malattie
    Il redentore della tua vita dalla tomba che ti avvolge con amore e tenerezza
    Che sazia la tua vecchiaia di bontà: tu rinnovi la tua giovinezza come l aquila.
    (Salmo 103).....Signore e Padre mio come sei tenero .

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  9. Quando conobbi fra' Pacifico, durante una sua catechesi,
    mi ricordo una domanda che ancora oggi mi accompagna e che mi è rimasta impressa nel ❤:
    Cosa diresti se ti trovassi nella barca con Gesù?
    Non sono mai riuscita a trovare le parole,
    ma ora so perché......
    Perché le parole non sono importanti in quel luogo. L'importante è STARE CON il MIO SIGNORE ......... e quando ci ritiriamo con don Giorgio in un luogo appartato, nel "deserto" .....
    che è quella barca in mezzo al mare,
    non mi occorre altro
    poiché, RAPITA,
    mi inebrio di LUI e brindo con un calice traboccante di SPIRITO SANTO,
    gustando la SUA PRESENZA che riempie ogni mio vuoto, ogni mia mancanza,
    vivendo in LUI e per LUI....
    Lá .....in quel luogo,
    dove parla il silenzio,
    "SENTO" e
    ascolto la VITA.
    Amen

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  10. La compassione di Gesù mi commuove come mi commosse e mi meravigliò la prima volta che ascoltai la "Parola":
    ero una bambina....
    Non pensavo che il figlio di Dio si potesse commuovere.
    "Erano come pecore smarrite e LUI ne ebbe compassione".
    Era così umano che quasi non ci credevo, però le distanze parevano essersi accorciate;
    lo "sentivo" più vicino di quanto mai avessi immaginato.
    Era umano.....
    figlio di Dio,
    ma anche fratello mio,
    nostro.
    Questa tenerezza di Gesù è disarmante, ancora oggi.
    Sì !!! .......Umano come noi,
    ma che mai e poi mai potrà abbandonarci o deluderci, o ancora tradirci;
    non è nato per questo, ma per salvarci e non permetterà che nessuno di noi andrá perso nell'oscurità, perché LUI l'ha vinta la morte.
    Non ci resta altro che abbandonarci a LUI completamente......

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