Salmo di domenica 17 febbraio 2019


Albero che dà frutto
Salmo 1


1 Beato l'uomo che non entra
nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede
in compagnia degli arroganti,
2 ma nella legge del Signore
trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.
3 È come albero piantato
lungo corsi d'acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.
4 Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
5 perciò non si alzeranno
i malvagi nel giudizio
né i peccatori nell'assemblea dei giusti,
6 poiché il Signore
veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

Tutti i 150 salmi sono il modo con cui parliamo con Dio bocca a bocca, perché Dio li ha ispirati e noi li recitiamo.
Piace al Signore ascoltarli dalla nostra bocca e noi ci scopriamo conosciuti da sempre.
Ma il primo salmo è diverso dagli altri.
Il Salmo è primo, come il giorno primo della Genesi: non 1, ma primo perché chiave di lettura per tutti quelli che seguono.

È il salmo della beatitudine del giusto, un salmo sapienziale che prorompe con una beatitudine ma continua in modo direi anomalo: non descrive quello che un pio israelita deve fare dal punto di vista morale, ma le relazioni che non deve instaurare.
Tre modi di "non vita" sono descritti in progressione: dell'andare verso, attardarsi con e infine farsi compagni di malvagi, peccatori e arroganti.
Nella nostra traduzione del testo i termini non sono chiari, ma in ebraico dicono il modo con cui ci si pone in una comunità:
- entrare nel consiglio dei malvagi potremmo dirlo come incamminarsi insieme a coloro che non fanno il bene che il Signore vorrebbe per loro;
- restare nella via dei peccatori non è stare in piedi davanti al Signore, al suo cospetto, ma davanti a chi ha fatto scelte sbagliate per sé e per gli altri;
- infine sedersi in compagnia degli arroganti, o meglio sdraiarsi a pranzo, è vivere con chi si beffa di chi cammina col Signore.
Qui c'è la vita dell'uomo che si fa tirare in una direzione che non porta beatitudine, realizzazione e pace.
È un cammino che allontana dalla Parola e porta a scelte futili e dolorose che non hanno futuro.

Nei due versetti successivi invece si descrive come è l'uomo felice, l'uomo che ha trovato la via:
"2 ma nella legge del Signore
trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte".
La legge del Signore è la sua amata, ciò che gli sta' il cuore.
Meditarla, ripeterla, farla tornare sulla bocca giorno e notte vuol dire che tutta la vita trova senso se è agganciata a questa Parola.
Non c'è evento che possa essere letto al di fuori della volontà di Dio per ognuno di noi.
Quando entro e quando esco, ogni passo ne è guidato, ogni scelta si lascia condurre verso il bene. (cfr. Dt 6).
È la descrizione di un’adesione intima e profonda che ritroviamo ogni volta che il nostro cuore deve fare una scelta e  cercare una direzione.

"3 È come albero piantato
lungo corsi d'acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene".

È beato chi affonda le sue radici in un fiume che lo vivifica.
L'immagine è significativa se pensiamo alla difficoltà degli alberi di crescere in una terra molto arida e con poche precipitazioni come  la Palestina.
Un albero rigoglioso, che non ha radici superficiali come gli arbusti del deserto, ha una storia di radicamento profondo lungo un corso d'acqua e sicuramente è luogo di riposo, sosta e approvvigionamento per le carovane.
Penso ad Abramo che sceglie il luogo delle Querce di Mamre per accamparsi e lì, nella calura estiva, accoglie tre viandanti che si rivelano essere il Signore che gli annuncia la nascita imminente di Isacco.
È un luogo memoriale, vicino ad Ebron, molto di più di un altare di pietra perché le querce sono alberi secolari sempreverdi che danno la consapevolezza della stabilità e della sacralità.
E ad Ebron ho visto, nel viaggio in Terra Santa, che Abramo e Sara hanno lì il loro sepolcro. Riposano dove hanno incontrato il Signore faccia a faccia.

L'uomo paragonato a questo albero è colui che ha costruito le sue fondamenta su una sorgente stabile che continuamente lo disseta.
L'affondare le radici vuol dire che da lì è nato e lì dimora per nutrirsene ogni giorno.
La fonte della vita è la Parola.
Questo albero porta frutto a suo tempo, cioè non forza le stagioni ma il frutto è dato e goduto nel tempo giusto.
Necessaria questa specificazione perché spesso il male della nostra vita nasce dal volere i frutti in tempi non adatti.
Cerchiamo la pienezza quando non è possibile averla, non ci accontentiamo del frutto di una stagione ma vorremmo tutto e subito.
Le foglie che non cadono sono segno della forza vitale continua e del bene che riesce, è nelle possibilità di quest'uomo.

"4 Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde".
Questo salmo è detto anche delle due vie: una via dell'uomo che sceglie il male, e una di chi sceglie il bene.
Ma il Salmo non ha connotazioni morali nella versione ebraica.
Non c'è accusa per il peccato ma solo constatazione delle conseguenze di un modo di vivere insalvabilmente.
La via è una sola: quella che porta felicità, che realizza l'uomo, che fa radicare nel Signore, portando il frutto che nasce dall'aver ingoiato, mangiato, interiorizzato la sua Parola.
L'altra possibilità non è una via: tristemente si perde e non se ne trova più traccia.

"5 perciò non si alzeranno
i malvagi nel giudizio
né i peccatori nell'assemblea dei giusti"
E qui viene subito in soccorso San Paolo:
“Chi accuserà gli eletti di Dio? 
Dio è colui che li giustifica. 
Chi li condannerà? 
Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi” (Rom 8, 33-34).
Non c'è possibilità di vittoria per chi o per cosa denigra, si prende gioco o testimonia il falso contro chi cammina col Signore.
Il giudizio è già realizzato nella morte del Figlio che intercede per noi.
Lui il nostro avvocato, e nessun altro si può alzare nel giudizio, cioè nessun altro sta' più in alto del Figlio che ci giustifica presso il Padre.
Il salmo primo legge la totalità della vita, non  solo quindi le scelte che portano bene o male.
Nessuno sceglie il male coscientemente, ma il peccato per la Bibbia è fallire il bersaglio, non realizzare la verità di se stessi.
La Sapienza interpreta la vita in chiave di fecondità che ci realizza o sterilità che ci fà disseccare e inaridire.

"6 poiché il Signore
veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina".

La traduzione più attinente al testo è che della via degli empi se ne perdono le tracce.
Va' in rovina cioè non arriva alla conclusione come il progetto franoso della torre di Babele che voleva carpire il cielo.
Ci si volta e quella che sembrava un progetto dannoso e duraturo non si vede più.
Assenza di persistenza del male perché assenza di direzione, assenza di futuro.
In ultima analisi possiamo dire che il male non ha l'ultima parola, ma l'unica eternità possibile è la vita di Dio.
Il cammino dei giusti ha un Padre che veglia, che accompagna e sostiene nel cammino.

Già all'inizio del salterio, nel Salmo 1 abbiamo la buona notizia che la vita è chiamata alla fecondità, al bene, all'essere giustificata e fecondata dalla Parola.
Un salmo prezioso da custodire come chiave di lettura e di conforto a tutta la nostra esistenza.

Commenti

  1.  
    "BEATO l'uomo...": che bello che il libro dei salmi cominci con questa parola: è l'augurio e la garanzia della beatitudine, cioè della felicità! L'idea di Dio è spesso associata in noi con pensieri di sacrificio, di limitazioni, pesi e mortificazioni (abbiamo inventato anche i "fioretti", la privazione volontaria di una cosa buona..., quasi che a Lui possa far piacere); per non parlare poi dei sensi di colpa, rimorsi e scrupoli, che nemmeno la confessione riesce a eliminare. E invece Dio ci vuole felici, realizzati: "Come albero piantato lungo corsi d'acqua... Tutto quello che intraprende riesce bene...". Dalla bocca di Gesù conosceremo poi il vertice delle beatitudini, con un insegnamento decisivo: la felicità non ci viene da quello che gli altri fanno per noi, ma da quello che noi facciamo per gli altri. 
    (ROBERTO TUFARIELLO)

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  2. Nel Salmo 1, la prima parola in ebraico comincia con la prima lettera dell’alfabeto ebraico (‘alef), mentre l’ultima parola si chiude con l’ultima lettera dell’alfabeto (tau): il salmo, che fa da portale d’ingresso alla collezione delle preghiere bibliche, sintetizza in sé l’arco intero delle parole, cioè della vita. (Gianfranco Ravasi)

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  3. L’empio non è in grado di assorbire il male in se stesso. Il male non è l’opposto del bene: ne è solo l’assenza. Stare con gli empi, dunque, ci fa del male; ma il male non potrà mai diventare parte del nostro essere.
    (Anna O'Neil)

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  4. Interessante l'ultimo verso tradotto da padre Turoldo:

    6 è il Signore l'approdo degli uomini pii,
    mentre gli empi svaniscon nel nulla.

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  5. I vers.4-6 ci dicono che la realtà umana è inevitabilmente fragile. L’esito negativo non sembra quindi dipendere tanto da errori o peccati, quanto dall’essersi privati del dono della Parola. Allo stesso modo i “giusti” del ver.5 non appaiono tali perchè hanno fatto grandi cose, e neppure viene detto che hanno rigorosamente adempiuto ad ogni precetto, ma semplicemente ci sono vissuti dentro. Dico questo perchè mi sembra bene evitare di precipitare subito su un piano etico. Il giusto è colui che fa di questa parola il suo irrinunciabile e costante nutrimento. (Giovanni Nicolini)

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  6. Dal libro dei Proverbi:

    3,31 Non invidiare l’uomo violento
    e non irritarti per tutti i suoi successi.

    22,24-25 Non ti associare a un collerico
    e non praticare un uomo iracondo,
    per non abituarti alle sue maniere
    e procurarti una trappola per la tua vita.

    23,17-18 Non invidiare in cuor tuo i peccatori,
    ma resta sempre nel timore del Signore,
    perché così avrai un avvenire
    e la tua speranza non sarà stroncata.

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  7. Quante interpretazioni sbagliate di questo salmo.
    Il salmo di Fra Emanuele,quello che lui strimpellava ai primi incontri con Gesù Vero!
    I primi innamoramenti,le mie iniezioni di speranza nel tempo più difficile della mia esistenza!
    La Croce!
    Questa l' ambientale,per far partecipe chi legge , del momento che vivevo.
    E questo salmo cantato mi dava speranza!
    Il salmo che guida alle scelte di vita,
    Che non condanna
    Non distingue i buoni dai cattivi, ma appunto e un invito al bene!
    Desiderarlo ,perche,' nel male non c'è il bene!
    Grande questo per me; il bene ed il male non sono l' antitesi,
    Ma il male è la realtà ove non trovo il bene.

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  8. Associo questo bellissimo salmo ad un altro altrettanto bello, il salmo 118 "Lampada per i miei più passi è la tua Parola, luce sul mio cammino". Come un Padre, Egli ci guida, il Suo spirito ci consiglia, il suo amore mette nelle nostre esistenze una forza che continuamente ci stana, ci porta fuori dai nostri egoismi, e ci fa gioire anche nelle avversità, nelle difficoltà, nella sofferenza perché Lui è il mio tutto. Ci possiede, cellula per cellula. Fa o Signore che io sia sempre attenta alla tua parola, che possa portare frutti di vita eterna.

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  9. È veramente dono e grazia di Dio avere la possibilità di pregare con i salmi, sono una benedizione per chi cerca un dialogo con Lui ,durante il cammino, essi dissetano e sfamano l intera umanità, che bella cosa! Anche a me del salmo 1 ha colpito tanto l inizio: Beato L uomo.....subito ho pensato: e veramente Signore mi sento beata per aver incontrato Te nella mia vita, Tu il mio re, Tu il mio pastore, Tu il mio agnello.

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  10. Le parole dell uomo sono inadeguate e incapaci di lodare con purita' e pienezza il Signore, per questo la fonte principale e fondamentale della liturgia ebraica è costituita dai salmi, che infatti sono«parola di Dio».
    I salmi sono appelli a Dio compiuti da uomini diversi, ma sono anche risposte di Dio all uomo, in questo sta l unicità dei salmi si distinguono da altre preghiere, perché essi sono la preghiera norma e regola della preghiera.( Enzo Bianchi)

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