Prima lettura di domenica 24 febbraio 2019


Davide, figlio mio.

1 Sam 26

"1 Gli abitanti di Zif si recarono da Saul a Gàbaa e gli dissero: «Non sai che Davide è nascosto sulla collina di Achilà, di fronte alla steppa?». 2Saul si mosse e scese nel deserto di Zif, conducendo con sé tremila uomini scelti d'Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif.
3Saul si accampò sulla collina di Achilà di fronte alla steppa, presso la strada, mentre Davide si trovava nel deserto. Quando si accorse che Saul lo inseguiva nel deserto, 4Davide mandò alcune spie ed ebbe conferma che Saul era arrivato davvero.
5Allora Davide si alzò e venne al luogo dove si era accampato Saul. Davide notò il posto dove dormivano Saul e Abner, figlio di Ner, capo dell'esercito di lui: Saul dormiva tra i carriaggi e la truppa era accampata all'intorno.
6Davide si rivolse ad Achimèlec, l'Ittita, e ad Abisài, figlio di Seruià, fratello di Ioab, dicendo: «Chi vuol scendere con me da Saul nell'accampamento?». Rispose Abisài: «Scenderò io con te».
7Davide e Abisài scesero tra quella gente di notte, ed ecco Saul dormiva profondamente tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra presso il suo capo, mentre Abner con la truppa dormiva all'intorno.
8Abisài disse a Davide: «Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io l'inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerò il secondo».
9Ma Davide disse ad Abisài: «Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?».

10Davide soggiunse: «Per la vita del Signore, solo il Signore lo colpirà o perché arriverà il suo giorno e morirà o perché scenderà in battaglia e sarà tolto di mezzo.
11Il Signore mi guardi dallo stendere la mano sul consacrato del Signore! Ora prendi la lancia che sta presso il suo capo e la brocca dell'acqua e andiamocene». 

12Così Davide portò via la lancia e la brocca dell'acqua che era presso il capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore.
13Davide passò dall'altro lato e si fermò lontano sulla cima del monte; vi era una grande distanza tra loro.
14Allora Davide gridò alla truppa e ad Abner, figlio di Ner: «Abner, vuoi rispondere?». Abner rispose: «Chi sei tu che gridi al re?».15Davide rispose ad Abner: «Non sei un uomo tu? E chi è come te in Israele? E perché non hai fatto la guardia al re, tuo signore? È venuto infatti uno del popolo per uccidere il re, tuo signore.
16Non hai fatto certo una bella cosa. Per la vita del Signore, siete degni di morte voi che non avete fatto la guardia al vostro signore, al consacrato del Signore. E ora guarda dov'è la lancia del re e la brocca che era presso il suo capo».
17Saul riconobbe la voce di Davide e disse: «È questa la tua voce, Davide, figlio mio?». Rispose Davide: «È la mia voce, o re, mio signore». 18Aggiunse: «Perché il mio signore perseguita il suo servo? Che cosa ho fatto? Che male si trova in me? 19Ascolti dunque il re, mio signore, la parola del suo servo: se il Signore ti incita contro di me, voglia accettare il profumo di un'offerta; ma se sono gli uomini, siano maledetti davanti al Signore, perché oggi mi scacciano lontano, impedendomi di partecipare all'eredità del Signore, dicendo: «Va' a servire altri dèi».
20Almeno non sia versato sulla terra il mio sangue lontano dal Signore, ora che il re d'Israele è uscito in campo per ricercare una pulce, come si insegue una pernice sui monti».
21Saul rispose: «Ho peccato! Ritorna, Davide, figlio mio! Non ti farò più del male, perché la mia vita oggi è stata tanto preziosa ai tuoi occhi. Ho agito da sciocco e mi sono completamente ingannato».
22Rispose Davide: «Ecco la lancia del re: passi qui uno dei servitori e la prenda!
23Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore.
24Ed ecco, come è stata preziosa oggi la tua vita ai miei occhi, così sia preziosa la mia vita agli occhi del Signore ed egli mi liberi da ogni angustia».
25Saul rispose a Davide: «Benedetto tu sia, Davide, figlio mio. Certo, in ciò che farai avrai piena riuscita». Davide andò per la sua strada e Saul tornò alla sua dimora".

La prima lettura della liturgia di oggi è tratta dal cap. 26 della primo libro di Samuele, ma i versetti che vengono proposti (1Sam 26,2.7-.12-13.22-23) sono un estratto incomprensibile se non si conosce il contesto.
Ho scelto di metterlo integralmente e di riassumere brevemente gli antefatti per iniziare a gustarlo, sperando che questa breve meditazione vi faccia venire il desiderio di approfondire i libri storici della Bibbia.

I due libri di Samuele raccontano gli esordi della monarchia in Israele e si spingono sino alla fine del Regno di Davide.
Interessantissimi perché in Israele l'unico Re è il Signore. Allora il re unto sarà uno strumento docile al suo volere nel condurre il popolo.
Saul è il primo unto d'Israele su indicazione di Dio al profeta e sacerdote Samuele.
Egli lo unge come capo e principe e più tardi Saul verrà proclamato re dal popolo.
Il suo regno sarà segnato da tante vittorie sui popoli limitrofi ma la sua vita sarà molto angustiata e combattuta perché soffriva di depressione e manie di persecuzione.
Durante il suo regno Dio manda il profeta Samuele, contro il suo volere, a ungere un nuovo re: il più piccolo dei figli di Iesse, il pastore Davide.
Saul non sa dell'unzione, ma lo fa chiamare alla Reggia perché, suonando la cetra, il ragazzo placa le sue crisi. 
Così lo cura a corte come un figlio.
Davide inizia a crescere in fama e vittorie contro i nemici Filistei e questo però pian piano ingelosisce Saul che decide di ucciderlo in vari episodi, ma ogni volta la mano del Signore lo salva.
Uno degli attacchi è descritto nella liturgia di oggi.

Davide è stato costretto a scappare dalla reggia con un gruppo di uomini, ricercato dal re e non riesce a sfuggirgli perché è continuamente riconosciuto e segnalato.
La sua vita è in pericolo ed è in preda all'angoscia: non si può mai sentire al sicuro perché è braccato continuamente.
A niente valgono le dimostrazioni di lealtà verso il re come nel cap. 24 in cui Saul era ad un passo da Davide che si era nascosto in una caverna.
Davide gli prende un lembo di mantello ma non lo uccide e gli dimostra di essergli fedele.
La furia di Saul sembra fermarsi per un po' ma i delatori di Zif lo aizzano e lo rimettono sulle tracce del fuggitivo.
Avvisato della presenza di Davide sulla collina di Achilà, Saul con un esercito di tremila uomini arriva nel deserto di Zif e si accampa vicino alla collina.
Il fuggitivo doveva certo passare di lì e non avrebbe avuto scampo.
Ma Davide lo viene a sapere dai suoi esploratori e decide di entrare di notte nell'accampamento del re che è protetto dal capo dell'esercito di Saul, il valente Abner.
Dio lo aiuta in questa scorribanda in cui lo segue Abisài, il suo luogotenente e nessuno si accorge dei due incursori.

Tutti dormono, anche le sentinelle, perché un torpore che viene da Dio li ha abbattuti. Nessuno li vede, nessuno li sente.
La vita del re è di nuovo nelle mani di Davide.
Può vendicarsi come gli suggerisce Abisài che si presta a farlo al posto suo.
Finirebbe la lotta, finirebbe il pericolo, la latitanza e finalmente Davide potrebbe prendere il posto di re che sa di toccargli per volontà di Dio.
Ma Davide ferma la mano di Abisài.
Ruba la lancia e la brocca ed escono dall'accampamento.
Ancora una volta egli dimostra di essere stato vicinissimo alla vita di Saul ma di non averla ghermita.
I segni dell'incursione nella notte sono posizionati sull'altura di fronte: la lancia e la brocca mostrano a tutto l'esercito e al re che Davide non ha la volontà di uccidere.
Chiamando il capo dell'esercito lo schernisce per non aver fatto il suo dovere. Sarebbero passibili di morte lui e anche le sentinelle perché hanno messo in pericolo la vita di Saul.
Anche Abner quindi è graziato da quest'azione di Davide che vuole solo dimostrare che la loro potenza e le loro macchinazioni sono inutili se il Signore ha stabilito diversamente.

Davide perora la sua causa di innocente perseguitato ingiustamente: si dichiara una pulce, o una pernice braccata sui monti dai cacciatori.
Che pericolo può essere per un potente re?
Questo episodio ricorda la persecuzione sanguinaria di Erode contro l'inerme bambino Gesù dopo la visita e la partenza dei magi.
Il colosso che sa di non avere nessuna potenza da sé e che teme di tutto, si sente minacciato anche da un bambino e non può fare altro che desiderarne la morte.
Vita e morte, fedeltà e vendetta, riconoscenza e risentimento si confrontano nella notte.
Saul per questa caccia contro Davide, distrugge il suo regno e se stesso.
Non riconosce la clemenza e il rispetto di Davide che non lo ha ucciso quando poteva.
I suoi occhi sono accecati dall'invidia e dalla vendetta. Alla fine del brano lo benedice perché la sua vita gli è stata preziosa, ma sarà comunque una tregua passeggera.

Dal canto suo Davide sa che Saul è il consacrato di Dio e la consacrazione lo protegge nonostante le azioni folli e l'odio.
La vita di Saul non è in potere di Davide.
Il re appartiene al Signore, nonostante l'accanimento, la pazzia e il peccato.
Questa esperienza di protezione della vita di Saul da parte di Dio sono un memoriale per Davide e gli salveranno la vita dalla disperazione negli eventi che seguiranno quando lui stesso, da re, sì macchierá di peccati gravissimi.
Cosa ferma la mano di Davide che giustamente poteva richiedere la vita dell'amico diventato nemico?
Solo la certezza di non essere lui il padrone della vita e che la grazia ricevuta lo guida e lo protegge sempre.
È Dio il vero protagonista di tutte queste vicende perché è lui che sceglie, che concede il potere regale, che dice a Samuele di ungere i suoi re.
La prova continua a cui è sottoposto Davide lo apre a riconoscere che Dio lo fa sfuggire sempre dalla morte e che gli accorda grazia.
Per questo può dimostrare verso Saul misericordia e non vendicarsi per la sua caccia spietata.

Chi è Dio di questo brano?
Un padre che ferma la mano dei suoi figli, che li mette alla prova per formarli come condottieri e giudici del popolo.
Lui avrebbe potuto condannare e punire uomini che non erano più avveduti di Caino nell'alzare la mano contro il fratello.
Ma il Signore non condanna.
Davide dimostrerà che, nonostante il peccato, la promessa di Abramo della discendenza benedetta da Dio e numerosa come le stelle del cielo, non si è fermata.
Da lui, virgulto di Iesse nascerà il messia bello, quello che sarà veramente docile al volere del Padre e non alzerà la mano per uccidere coloro che gli vogliono togliere la vita.
Alla domanda di Davide : "Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?», rispondiamo l'umanità intera!
Nelle sue mani era stato consegnato il Figlio di Dio e la sua vita non è stata risparmiata.
Ma questa morte non vuole vendetta!
Veramente le parole di Davide sono state  profetiche: "Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà"!
Nella nuova alleanza "sua" non si intende la giustizia degli uomini, ma la Giustizia e la Fedeltà che sono in Dio!

Per il mito greco, Prometeo aveva voluto rubare il fuoco a Zeus e la condanna era stata eterna da parte degli dei.
Il desiderio di rubare ciò che appartiene a Dio non è cambiato.
È cambiato il volto di chi risponde alla privazione della vita.
Nessuna condanna è stata pronunciata sugli uomini, solo il riconoscimento che questi figli non sanno quello che fanno! 
(cfr LC 23,34).

Commenti

  1. IL TUO AMORE VALE PIÙ DELLA VITA!

    Quando Davide scrisse questo Salmo, si trovava nel deserto, in grande pericolo, lontano dal palazzo e lontano dal tempio di Dio.
    Nel brano che stiamo meditando contempliamo Davide uomo di fede e di preghiera.


    63,1Salmo. Di Davide, quando era nel deserto di Giuda.

    2O Dio, tu sei il mio Dio,
    dall’aurora io ti cerco,
    ha sete di te l’anima mia,
    desidera te la mia carne
    in terra arida, assetata, senz’acqua.

    3Così nel santuario ti ho contemplato,
    guardando la tua potenza e la tua gloria.

    4Poiché il tuo amore vale più della vita,
    le mie labbra canteranno la tua lode.

    5Così ti benedirò per tutta la vita:
    nel tuo nome alzerò le mie mani.

    6Come saziato dai cibi migliori,
    con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

    7Quando nel mio letto di te mi ricordo
    e penso a te nelle veglie notturne,

    8a te che sei stato il mio aiuto,
    esulto di gioia all’ombra delle tue ali.

    9A te si stringe l’anima mia:
    la tua destra mi sostiene.

    10Ma quelli che cercano di rovinarmi
    sprofondino sotto terra,

    11siano consegnati in mano alla spada,
    divengano preda di sciacalli.

    12Il re troverà in Dio la sua gioia;
    si glorierà chi giura per lui,
    perché ai mentitori verrà chiusa la bocca.

    «Non possiamo chiederti nulla; tu conosci i nostri bisogni prima ancora che nascano; il nostro bisogno sei tu. Nel darci te stesso, ci dai tutto»
    (Kh. Gibran).


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  2. E mentre Davide fugge, soffre e vede le cattiverie di Saul, lo rispetta, lo chiama "padre mio "signore mio", lo riconosce come legittimo sovrano. E quando potrebbe ucciderlo e così porre fine alle sue sofferenze, non lo fa. Preferisce restare nel conflitto rispetto a una soluzione più semplice, ma meno vera. E così la Bibbia ci lancia un suo ennesimo messaggio di vita: imparare ad abitare le contraddizioni, ad accudire i conflitti, a preferire una non-soluzione difficile, ma più vera a una soluzione che appare più semplice solo perché è meno vera. (Luigino Bruni)

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  3. Saul e Davide, i primi due re di Israele, rappresentano due opposti atteggiamenti di fronte alla parola di Dio e alla vita. Saul è il tipo del re chiesto dagli uomini per ottenere potenza davanti agli uomini (1Samuele, capp. 8 e 9) e infatti esprime l’atteggiamento dell’uomo naturale che si lascia guidare da quello che vede e che sente, obbedendo così solo parzialmente alla parola di Dio. Davide invece è il tipo del re scelto dal Signore, che "si è cercato un uomo secondo il suo cuore" (1Samuele, 13,14), un uomo che, che a sua volta, cerca il regno di Dio.  (Ettore Panizon)

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  4. UN BEL RITRATTO DI DAVIDE RE E PROFETA

    Il Salmo 151 è un breve salmo biblico che si trova nella maggior parte delle copie della traduzione greca della Bibbia detta dei Settanta ma non nel testo masoretico della Bibbia ebraica. È riconosciuto come canonico solamente dalla Chiesa ortodossa, mentre per le altre confessioni cristiane rappresenta un apocrifo dell'Antico Testamento.


    1
    Ero piccolo tra i miei fratelli †
    e il più giovane nella casa di mio padre; *
    pascolavo tra le pecore di mio padre.
    2
    Le mie mani hanno fatto un flauto*
    e le mie dita hanno accordato un’arpa.
    3
    E chi lo annuncerà al mio Signore?*
    Lui, il Signore, lui stesso ascolta.
    4
    Lui ha mandato il suo angelo †
    e mi ha preso di tra le pecore di mio padre,*
    e mi ha unto con l’olio della sua unzione.
    5
    I miei fratelli erano belli e grandi*
    ma non si è compiaciuto di loro il Signore.
    6
    Sono uscito incontro allo straniero,*
    e mi ha maledetto con i suoi idoli.
    7Ma io, strappatogli la spada, l’ho decapitato
    e ho tolto l’obbrobrio dai figli d’Israele.

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  5. La narrazione che ci offre nella ptima lettura la liturgia di oggi ci mostra come l amore per il nemico sia una scelta possibile nella misura in cui osserviamo l altro non solo a partire dal nostro bisogno ma anche dalla sua relazione con l Altissimo: non ucciderlo..chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?" Davide avrebbe l occassione e forse anche il diritto di farsi giustizia contro il suo avversario.... eppure proprio quando il nostro " nemico " è alla portata delle nostre mani, abbiamo finalmente la possibilità di compiere l incessante passaggio dall uomo fatto di terra verso l uomo nuovo che viene dal cielo. NIK

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  6. Davide scopre di avere dentro di se i tratti essenziali della regalità nel momento in cui decide di non stendere la mano sull altro anche se nessuno poteva accorgersene:"tutti dormivano perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore". NIK

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  7. In realtà, la terra da cui tutti siamo tratti è il luogo in cui non conviene inchiodare nessuno, ma a cui possiamo farci inchiodare dalla logica dell amore più grande, fino a diventare simili al Signore " buono e grande nell amore" egli non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Nik

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  8. Non è semplise con le MIE sole capacità imitare le gesta del re Davide in questo passo!
    La capacità di rendersi docili al SUO Ascolto,non al mio..,mi può essere solo donata,in questo momento!
    Non ho ancora appianato il mio collo,non porgo l' altra guancia!
    Ecco devo allenarmi... continuare a farlo e CREDO alla fine di riuscire!

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  9. Il brano di oggi mi propone una grande lezione di vita. Come sempre, gli eventi della vita stessa ci pongono davanti due strade, quella del bene e quella del male. Seguire la via del bene è dato da Dio, attraverso l'ascolto della Sua Parola, perché come un seme piantato nel nostro cuore, cresce per poi dare frutti di amore. Per Dio sono entrambi suoi consacrati, Saul e Davide, entrambi amati, non per meriti, ma per dono. Grazie Signore per questa tua Parola salvifica, donami gli stessi occhi di Davide, di Gesù che guardano i propri nemici con amore

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  10. Signore,volgi i miei pensieri al BENE:nelle situazioni difficili sii TU la mia voce, il mio agire venga da TE che sei Padre di tutti e su tutti spendi la Tua Misericordia

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  11. "eppure proprio quando il nostro " nemico " è alla portata delle nostre mani, abbiamo finalmente la possibilità di compiere l' incessante passaggio dall' uomo fatto di terra verso l uomo nuovo che viene dal cielo."
    bellissima questa risonanza! mi colpisce nel profondo...
    dal primo momento in cui avevo letto S Paolo mi ero chiesta come potesse avvenire il passaggio dall' uomo terreno all'uomo celeste, oggi questo fratello mi ha fornito la risposta.
    o Dio che sei padre mio e padre del mio nemico donami un cuore nuovo e uno sguardo d'amore che superi i miei limiti "terreni"

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  12. «La divinità si incontra laddove l’umanità diventa integra e profonda, quando si vede una persona senza difese e senza potere che è capace di darsi totalmente. Questo è il momento in cui il Gesù umano ci apre gli occhi a tutto ciò che significa Dio e ci permette di vedere tutto ciò che Dio è» (John Spong).

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  13. La scelta di non uccidere l'unto del Signore è obbedienza a Dio. Davide teme il Signore. Sa che la sua vita è nelle mani di Dio e non il contrario. Cioè la sua salvezza non dipende dalle sue buone o cattive azioni. Davide non sceglie il bene o il male. Sceglie tra Vita e Morte. E sceglie Vita, convinto che è il suo è il dio della Vita ed è fedele.

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  14. La spiegazione chiara del brano di Davide mi fa riflettere di quanto accanimento mettiamo quando per invidia desideriamo la morte dell altro, e da illusi crediamo che solo uccidendo il nostro " nemico" troviamo pace....che stolti !
    Ciò che mi colpisce sempre è l atteggiamento del Signore che è benevolo e misericordioso in ogni caso e in qualsiasi situazione, quello che interessa a Lui è sempre e solo il nostro bene sia che siamo gli oppressi o gli oppressori il suo grande amore all infinito per noi non cambia , resta immutabile e questo è veramente disarmante , fa scandalo!
    Signore Tu solo l unico vero Dio , Padre Santo ti benedico e col cuore pieno di gioia ti dico grazie.

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  15. Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
    e coperto il peccato.

    Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
    e nel cui spirito non è inganno.
    (Salmo 32)31.

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  16. Queste riflessioni sulla scelta tra Vita e Morte mi hanno fatto venire in mente come il cap. 15 del Siracide la descriva in modo illuminante:

    "16 Egli ti ha posto davanti il fuoco e l'acqua;
    là dove vuoi stenderai la tua mano.
    17 Davanti agli uomini stanno la vita e la morte;
    a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
    18 Grande infatti è la sapienza del Signore,
    egli è onnipotente e vede tutto.
    19 I suoi occhi su coloro
    che lo temono,
    egli conosce ogni azione
    degli uomini.
    20 Egli non ha comandato a nessuno di essere empio
    e non ha dato a nessuno il permesso di peccare".
    La scelta di Vita fatta da Davide puo essere per lui un male, ma rispetta la vita e la consacrazione che Dio ha fatto in Saul.
    Per cio che è Dio, e non per ciò che è Saul, non stende la mano per ucciderlo.

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  17. Il brano della prova di coraggio di Davide ci indica una strada, un obiettivo da raggiungere.
    Perché ci vuole coraggio a non uccidere un nemico!
    Perché da soli come possiamo rendere bene a chi ci fa del male?
    Ma senza uno che Ti aiuta e ti sorregge è impossibile
    Senza Dio non si può fare niente. E la pedagogia del Signore è permanente. Ognuno di noi chi a casa chi nel lavoro, chi in caserma, chi in qualsiasi altro posto non è mai li per caso.
    Il Signore mi ha portato in un cammino per essere portatore di vita come lui.
    Chiedo sempre di più a Dio di accrescere la mia fede. Solo lui può aiutare nella prova.
    Marco

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