Prima lettura di Domenica 7 luglio 2019
Voi lo vedrete!
Is 66, 10-14
"Rallegratevi con Gerusalemme,esultate per essa tutti voi che l’amate.
Sfavillate con essa di gioia
tutti voi che per essa eravate in lutto.
Così sarete allattati e vi sazierete
al seno delle sue consolazioni;
succhierete e vi delizierete
al petto della sua gloria.
Perché così dice il Signore:
«Ecco, io farò scorrere verso di essa,
come un fiume, la pace;
come un torrente in piena, la gloria delle genti.
Voi sarete allattati e portati in braccio,
e sulle ginocchia sarete accarezzati.
Come una madre consola un figlio,
così io vi consolerò;
a Gerusalemme sarete consolati.
Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore,
le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba.
La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi»".
Il capitolo 66 è l'ultimo di Isaia, il libro profetico più lungo della Bibbia, la cui terza parte (capitoli 56 - 66), è stata scritta al ritorno dall'esilio babilonese, per incoraggiare i superstiti poveri e senza speranza a credere in un futuro possibile nella patria devastata.
È un bellissimo canto che celebra Gerusalemme come madre, la stessa visione contenuta nel Salmo 86 (87).
"Rallegratevi con Gerusalemme". È un invito alla gioia dopo i giorni della sofferenza e del lutto, tempi in cui si rischia di dimenticare l'importanza della dimora del popolo, la città amata:
"Se mi dimentico di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra;
mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo,
se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia" (Salmo 137,5-6).
Rallegratevi, sfavillate: la gioia per il ritorno in patria è incontenibile e si legge sul viso, per la fine dell'esilio e per la salvezza che non è più solo un miraggio.
"Così sarete allattati e vi sazierete al seno delle sue consolazioni".
I figli ritrovano la madre Gerusalemme che finalmente può tornare a prendersi cura dei suoi piccoli.
Isaia aveva già dato una bellissima immagine di questa maternità gerosolimitana che è uscita dal lutto per essere stata depredata dei suoi figli:
"Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio" (Is 60,4).
Un seno di consolazioni e delizie riserva la città santa a quanti vanno per attingere in lei vita!
I padri hanno interpretato il seno come il cibo materno che donano le Sacre Scritture. Origene parla della parola di Dio come le mammelle di Cristo.
Gerusalemme è stata, dal Re Davide in poi, croce e delizia del popolo ebraico: luogo della promessa eppure tanto contesa; la tenda stabile della presenza del Signore più volte distrutta; il monte a cui tutti i popoli avrebbero attinto la salvezza ma da cui anche tanti mali sarebbero sgorgati su Israele stesso.
"Ecco, io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace".
Niente però può fermare la promessa e Isaia ora parla in nome del Signore e annuncia lo shalom, la pace che scorrerà impetuosa e inarrestabile, come i torrenti che irrigano tumultuosamente la terra promessa nella stagione delle piogge.
La promessa di pace è la principale tra le promesse profetiche.
La pace, lo shalom, sarà l'ultima opera di Dio nella storia degli uomini. L'umanità cammina verso questa pace profonda e duratura.
Il nome Gerusalemme d'altronde significa “visione di pace”, "città dello shalom".
Come non riandare alla promessa realizzata in Gesù che grida, l'ultimo giorno della festa delle capanne: "Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno"(Gv 7, 37-38).
Gesù è la Gerusalemme arrivata al compimento, la dimora di tutti, e sul Golgota, dall'alto della città, egli è la madre che sazia ogni vivente. il monte a cui tutti saranno attirati, la sorgente dal cui petto sgorga la vita!
"Voi sarete allattati".
L'immagine materna di Gerusalemme ora è applicata a Dio stesso.
È lui Madre del suo popolo e di ogni suo figlio. Può suonare un po' strano per noi, ma Dio è Padre e Madre, che porta in braccio i suoi figli e li accarezza teneramente tenendoli sulle sue ginocchia: "Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò".
Clemente Alessandrino diceva: "Per la sua misteriosa divinità Dio è Padre. Ma la tenerezza che ha per noi lo fa diventare Madre", figura rispesa da Papa Luciani che per primo la ripropose alla chiesa il 10 settembre 1978: "Noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. È papà; più ancora è madre."
"Voi lo vedrete".
È una promessa che presto gli esuli vedranno realizzata, e così il cuore sarà nella gioa e "cioè le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba", ci sarà quasi un ritorno alla giovinezza. L'invecchiamento maturato in esilio sembra annullato da questo tempo nuovo che porta vita ed esultanza giovanile.
Sembra di ascoltare, in una nuova e feconda immagine, la promessa del contemporaneo Ezechiele a cui il Signore chiede di profetizzare sulle ossa inaridite del popolo morto perché senza speranza, che non crede più alla salvezza e alla patria: "Figlio dell'uomo, queste ossa sono tutta la gente d'Israele. Ecco, essi vanno dicendo: Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti. Perciò profetizza e annunzia loro: Dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d'Israele" (Ez 37, 11-12).
"La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi".
La mano indica l'operosità, l'agire salvifico di Dio. Finalmente i suoi figli, che hanno dubitato nel terribile esilio babilonese di questa mano forte, la vedranno di nuovo all'opera per la salvezza.
Conosce chi fa esperienza; chi vive conosce, sa, e così finalmente Israele farà esperienza dall'amore paterno e materno di Dio.
Queste promesse le sento forti per la mia, per la nostra vita: "io vi consolerò", "voi lo vedrete"!
Quanto bisogno ne abbiamo in questi tempi così bombardati mediaticamente, ma mai così "ignoranti" di pace e verità!
Abbiamo bisogno di fare esperienza di Dio Madre, della salvezza che sgorga dall'Emmanuele, presente e operante accanto a noi nella storia.
Si, verremo allattati e saremo consolati di tante brutture e crimini contro fratelli inermi, contro un mondo deturpato che perde il senso del dono per cui è stato fatto.
La mano potente del Signore si farà presente e ci toglierà dall'affanno, dalla tristezza e dal lutto, portandoci a sfavillare di gioia con tutti i fratelli, nel torrente in piena della grazia!
L’annunzio fatto da Isaia al suo popolo è straordinario e unico. Per la prima volta, infatti, Dio si presenta con le stesse intenzioni amorevoli di una madre. Egli, che sempre è stato rappresentato come figura paterna, viene ora annunziato dal profeta con chiare manifestazioni teneramente femminili. Un amore materno di cui i figli non possono che "rallegrare... esultare... sfavillare di gioia". Sono tre imperativi che percorrono tutto il nostro testo.
RispondiEliminaQuesta gioia dirompente è motivata dal fatto che la città di Dio, ridotta ad una sorta di vedovanza e solitudine, è tornata alla vita, è risorta dalle ceneri della rovina: "Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l'amate. Sfavillate con essa di gioia tutti voi che per essa eravate in lutto" (v 10). JHWH padre/madre ha aperto per lei un nuovo futuro, il tempo del lutto, ovvero della disperazione, è ormai lasciato definitivamente alle spalle.
(Attilio Franco Fabbris)
Noi ci poniamo ora in ascolto di un maestro della tradizione ARMENA, Gregorio di Narek (ca. 950-1010), che nel suo Discorso panegirico della beatissima Vergine Maria così si rivolge alla Vergine: «Rifugiandoci sotto la tua degnissima e potente intercessione, noi siamo protetti, o santa Genitrice di Dio, trovando ristoro e riposo sotto l’ombra della tua protezione come a riparo di un muro ben fortificato: muro ornato, incastonato graziosamente da brillanti purissimi; muro avvolto di fuoco, perciò inespugnabile agli assalti dei ladroni; muro fiammeggiante faville, inarrivabile ed inaccessibile ai crudeli traditori; muro circondato da tutte le parti, secondo Davide, le cui fondamenta furono gettate dall’Altissimo (cf Sal 86,1.5); muro possente della città superna, secondo Paolo (cf Gal 4,26; Eb 12,22), ove accogliesti tutti come abitanti, perché mediante la nascita corporale di Dio rendesti figli della Gerusalemme di lassù i figli della Gerusalemme terrena. Perciò le loro labbra benedicono il tuo grembo verginale e tutti ti confessano abitazione e tempio di Colui che è della stessa essenza del Padre. Giustamente dunque conviene a te il detto del profeta: “Fosti per noi casa di rifugio e aiuto contro i tormenti nei giorni di angoscia” (cf Sal 45,2)»
RispondiElimina«Il popolo ebraico ha passato un tempo momenti difficili e si è rivolto al Signore lamentandosi dicendo: « Ci hai abbandonati, ci hai dimenticati! ». « No! - ha risposto per mezzo
RispondiEliminadi Isaia Profeta - può forse una mamma dimenticare il proprio bambino?
Ma anche se succedesse, mai Dio dimenticherà il suo popolo (cfr. Is. 49,15)».
Anche noi che siamo qui, abbiamo gli stessi sentimenti; noi siamo oggetti da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. È papà; più ancora è madre.»
(Papa Luciani, Giovanni Paolo I)
Non posso che ringraziarti di questo allattamento
RispondiEliminaAnche se mi vorrei svezzare e nutrirmi di cibo che non mi fa essere SOLO DIPENDENTE da TE,
ma capace a mia volta di alimentare quanti ancora oggi, non hanno mai bevuto alla tua fonte spirituale.
Non solo sfamare letteralmente, chi mi è più prossimo
Grazie, mio Signore