Salmo del 3 luglio 2019


Cantate la sua lode!
Sal 117 (116)

"Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode,

perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Alleluia".


Il più piccolo Salmo del Salterio è composto da soli 2 versetti, molto belli.
E' un inno di lode poggiato sul fondamento certo della fede nell'Amore.

"Genti tutte lodate il Signore".
Il Salmo si apre con un respiro universale: la lode non è solo d'Israele perché il Signore manifesta la sua presenza amorevole in tutta la terra e in mezzo a tutti i popoli.
Le genti per la Bibbia sono i pagani, "gli altri", quelli che non hanno lo stesso Dio rivelato. Eppure a loro è rivolto l'invito alla lode, nella loro propria lingua, con i loro propri modi, secondo la loro propria fede.
Pur nella gelosia per questo Dio che si è rivelato in modo particolare ad un piccolo nucleo di persone che ha camminato guidato dalla Parola, Israele non può negare che il suo Dio è Padre di tutti.

Due sono i motivi di questa lode universale secondo il nostro salmo: il suo amore per noi "è forte", e la sua fedeltà "dura per sempre".

"Perché forte è il suo amore per noi".
Questa parola "forte" và interpretata alla luce della Parola.
Tutto l'Antico Testamento è il racconto di una battaglia in cui Dio si rivela il più forte.
Partendo dall'Esodo và in scena il suo braccio di ferro col forte del tempo, il faraone, nello stupore delle vicende che fanno da preludio al cammino del popolo nel deserto.
Dio non molla la presa, lotta e vince per la liberazione di questo figlio schiavo in Egitto e poi in continua lotta per la sopravvivenza e l'insediamento nella terra che Lui gli darà con potenza.
All'inizio del suo Vangelo, Matteo racconta l'entrata in campo di un personaggio forte nella predicazione, nell'intransigenza, nella vita ritirata e nella predicazione. Ma Giovanni Battista, che viveva nel deserto e immergeva nel Giordano "predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali" (Mt 1, 7).
Riconosce il Battista che lui è l'amico di uno sposo più "forte", con una dignità che lo supera quanto un re supera uno schiavo. E ne annuncia l'azione forte, con potenza, che immergerà tutto il popolo nello Spirito, cioè in Dio stesso.
Anche Gesù parla di sé come il "forte", quando lo accusano di scacciare i
demòni in nome di Beelzebùl, e invece lui è più forte perché lo vince strappandogli l'armatura in cui confidava e distribuisce il suo bottino, cioè siamo noi, solo in apparenza conquistati dal male.(cfr Lc 1, 20-22).

"La fedeltà del Signore dura per sempre".
Parlando della fedeltà non possiamo che partire da Abramo che risponde con la fede alla fedeltà di questo nuovo Dio che gli parla e cammina con lui.
Se pure la descrizione della debolezza di Abramo lo mostra infedele e peccatore, la fedeltà di Dio non viene meno al suo patto e da questo legame nasce un popolo immenso che non si può contare e che ha fede nel Fedele.
Il Salmo 24 si rivolge a Dio e lo supplica di fare memoria della cosa più salvifica per l'uomo "Ricordati, Signore, del tuo amore, della tua fedeltà che è da sempre"! (Sal 24, 6)
Nessun peccato, nessun allontanamento, niente può spezzare questa fedeltà che mai e per nessun motivo verrà meno.

Il suo amore forte per noi e la fedeltà a questo amore: questa è la fonte della nostra gioia e della nostra certezza di essere già salvi e vincitori con lui.
Paolo parlerà di questa certezza con una visione futura che dà forza al presente: "Da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù" (Ef 2, 5-6).

I canti di ogni religione conosciuta accolgono questi due motivi di preghiera e di stupore davanti al Dio Unico di tutta la terra.
È un invito alla lode universale, è l'invito ad aprire il nostro cuore immettendoci in questo ringraziamento corale e godendo di tutta l'umanità che canta all'unico Signore. Alleluia!

Commenti

  1. Il piccolo salmo 116 (117), costituito da soli due versetti,
    è un inno alla universalità della chiamata di Dio. Esso
    veniva cantato al termine della cena Pasquale ebraica per
    cui, nel momento stesso in cui Cristo lo cantò nell’ultima
    cena, questa parola cominciò a diventare realtà.
    San Paolo, nella lettera ai Romani, cita questo salmo
    (Rm. 15, 11) esortandoci: “Accoglietevi perciò gli uni gli
    altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Dico
    infatti che Cristo si è fatto servitore dei circoncisi in
    favore della veracità di Dio, per compiere le promesse
    dei padri; le nazioni pagane invece glorificano Dio per la
    sua misericordia…” (Rm. 15, 7-9). Ecco, possiamo dire
    che in queste poche righe l’Apostolo delle genti ha
    spiegato perfettamente il senso da dare a questi versi alla luce della rivelazione cristiana.
    (Vincenzo Toppa)

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  2. Oggi l’invito alla lode venga esplicitamente esteso a tutta l’umanità : “Genti tutte … Popoli tutti” (ver.1). Noi discepoli di Gesù siamo particolarmente invitati a questa universalità della lode che evidentemente significa ed esige la fratellanza universale, a far nostra questa breve preziosissima preghiera dedicandola con tutto il cuore alla pace tra tutte le genti del mondo. Gesù infatti ha destinato e inviato il suo Vangelo sino ai confini della terra! Quello che è già presente nella grande profezia ebraica, in Gesù si compie. Ma quanto noi siamo lontani, anche come comunità ecclesiale, da questo spirito di fratellanza universale!
    (Giovanni Nicolini)

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  3. Nell’invito rivolto a “tutti i popoli” e a”tutte le tribù” perché diano a Jahwèh l’omaggio della loro lode,
    si nasconde il pensiero, tipico di Isaia, dell’universalità della salvezza.
    Se in Israele Dio ha realizzato la manifestazione concreta della sua “misericordia” (v. 1a), la quale non
    verrà meno in futuro (v. 2a), anche le nazioni pagane, una volta estranee, anzi nemiche della nazione
    eletta, ora sono chiamate ad unirsi ad essa ed entrare così a beneficiare della divina “misericordia e
    fedeltà”.
    Paolo ha colto bene l’importanza di questo Salmo quando, insieme con altri testi veterotestamentari,
    cita il versetto introduttivo per provare che i pagani, congiuntamente al popolo d’Israele, sono chiamati
    alla divina “misericordia”, ad onorare Dio (Romani 15,1).
    (www.figliedellachiesa.org)

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  4. Grazie Signore per l' universalità del tuo Abbraccio
    Con tieni tutti...
    Grazie
    Io?
    Sono parziale, di parte, non ho qualità univoche nel giudizio
    Fallace

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  5. È questo salmo lode che esprime una grande preziosità è la sua circoncisione: una do la virgola non potrebbe che guastarlo. Così prego: alla forza e alla fedeltà del tuo amore, signore, risponda la lode corale di tutti i popoli.Amen!

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